&Egrave; bastato che i suoi avversari lo vedessero l&igrave;, vicino, per tirarsi indietro. Evidentemente Marc Marquez li ha spaventati solo con la sua presenza. Nessuno ha opposto resistenza quando il campione del mondo &egrave; andato progressivamente avanti (ha impiegato un giro per passare dalla sesta alla seconda posizione) e nessuno ha cercato di attaccarlo mentre imponeva il ritmo a suo piacimento.  Prendete Jorge Lorenzo: si &egrave; fatto da parte quando Marc, nel sedicesimo giro, stanco di stargli alle spalle, lo ha attaccato; appena si &egrave; fatto vedere all&rsquo;interno, l&rsquo;asfalto era gi&agrave; libero, Jorge non ha nemmeno pensato di chiudere la porta. E quando, nel finale, Dani Pedrosa si &egrave; avvicinato, dopo essersi liberato di Lorenzo, Marc si permesso il lusso di continuare ad andare al di sotto del suo limite e si &egrave; voltato forse per la curiosit&agrave; di capire cosa stessero facendo quelli dietro. Si stava annoiando, come in Texas.  Il campione del mondo sembra impegnato in un campionato tutto suo, cio&egrave; in una sfida contro se stesso. I suoi avversari dicono che non bisogna mollare, ma &egrave; pi&ugrave; facile dirlo che farlo. E le parole di Valentino Rossi sono eloquenti: &laquo;Marc va pi&ugrave; forte dello scorso anno, e soprattutto non sbaglia pi&ugrave;. E la Honda adesso va pi&ugrave; forte della Yamaha&raquo;.  L&rsquo;articolo completo di Enrico Borghi lo potete leggere sul numero 17 di Motosprint, in edicola da marted&igrave; 29 aprile.&nbsp;

3 GP, 3 vittorie: nessuno tiene testa a Marquez. Ma domenica a Jerez sono in 3 a volerlo battere

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