        Jerez de la Frontera, sede scelta dai team SBK per probanti e indicativi test invernali. Pi&ugrave; che invernali, diremmo "autunnali", perch&eacute; la cosiddetta "stagione fredda" comincia il 21 dicembre ma, perlomeno nel Vecchio Continente, le basse temperature, la pioggia e il vento arrivano anche prima. Lo abbiamo visto poche settimane fa, lo abbiamo rivisto nei giorni scorsi. Le squadre hanno girato poco e niente, ne &egrave; quindi valsa la pena recarsi sino all'Angel Nieto? SBK, niente test di gruppo nell'Off Season  La MotoGP rispetta il seguente modus operandi: test di gruppo, organizzati da IRTA e Dorna. Parliamo dei piloti titolari, iscritti al campionato in qualit&agrave; di presenza fissa, che scendono tutti assieme in pista nelle giornate allestite ad hoc. Nel periodo invernale europeo, solitamente, le squadre si recano a Sepang, dove &egrave; molto facile trovare sole e caldo. Oddio, in Malesia &egrave; facile imbattersi anche nel classico Monsone locale, ma questo accade anche in primavera, estate, autunno... sempre. L'acquazzone arriva nel pomeriggio, con una precisione svizzera. Fatta la precisazione, aggiugendo che pure i collaudatori delle varie Case si impegnano nelle sessioni dedicate, la top class &egrave; solita a raggruppare i propri iscritti in ogni uscita stagionale. Lo far&agrave; a Portimao, lo far&agrave; nelle seguenti giornate previste per il 2023. In SBK no, tranne nei canonici test pre-evento ufficiale. Ricordiamo gli approdi di febbraio a Phillip Island, a precedere il primo round dell'anno. Succeder&agrave; ancora, tra pochi mesi: sessioni di prove in Australia, tappa mondiale a consegnare trofei e assegnare punti. Tutto "normale", come normale &egrave; che, avendo a disposizione esclusivamente quanto spiegato, chi lavora nelle derivate di serie debba organizzarsi come e quando pu&ograve;, tenendo sotto controllo viaggi, costi e meteo. Appunto. A Jerez piove spesso in inverno, e la pista non &egrave; nel calendario SBK  Comprendiamo quanto sia importante ottimizzare le spese di trasferta, eccome se lo comprendiamo. Ecco perch&eacute; ci chiediamo che senso abbia partire alla volta di un posto che, in questo periodo dell'anno, nove volte su dieci si trova pioggia, accompagnata da vento.&nbsp; Pure Dominique Aegerter &egrave; d'accordo con noi, malgrado lo svizzero avesse la necessit&agrave; reale di compiere giri cronometrati all'Angel Nieto. Per lui si trattava del debutto a bordo di una Superbike, giusto &egrave; stato guidare con ogni condizione offerta. Ma gli altri? Perch&eacute; spendere soldi, sapendo che, sopratutto nei tempi recenti, in Andalusia sar&agrave; quasi impossibile o poco sensato effettuare test indicativi? Non sarebbe meglio puntare altrove, magarsi aggiungendo qualche euro alla nota, per&ograve; convinti di portare avanti lavoro e sviluppo? Ci rendiamo conto che il tracciato di Jerez offra un layout "completo", sul quale poter trovare assetti di ogni tipo. Non capiamo, per&ograve;, perch&eacute; ostinarsi ad andare laggi&ugrave;, in considerazione che la pista non fa parte del calendario SBK. Oltre al maltempo gi&agrave; descritto, che ha impedito l'assaggio della MotoGP a Pedro Acosta.       

Vento, pioggia, buio e condizioni oltre il limite della praticabilit&agrave;: &egrave; sempre maltempo in questo periodo dell'anno, e l'Angel Nieto non &egrave; inserito nel calendario iridato. Eppure, le squadre continuano a scegliere la pista andalusa

SBK, che senso hanno i test di Jerez a metà dicembre?

Pablo e Gelete Nieto, figli del leggendario Angel, autentica leggenda del motociclismo spagnolo e mondiale, vogliono rendere omaggio alle imprese compiute dal padre realizzando un lungometraggio sulla sua carriera.  Non si sa ancora su quale piattaforma sar&agrave; visibile: &quot;&Egrave; ancora presto, perch&eacute; stiamo iniziando il progetto e abbiamo molto da fare. Non sappiamo ancora su quale piattaforma o formato verr&agrave; realizzato&rdquo;, ha raccontato Gelete al quotidiano ABC.  Un tributo alla carriera   &ldquo;Vogliamo che sia un tributo alla sua carriera&quot;, ha continuato il figlio d&#39;arte. &quot;Le nuove generazioni non sanno chi fosse mio padre, quindi la nostra idea &egrave; di partire da quando era bambino. Il documentario dovrebbe terminare, anche se non &egrave; del tutto deciso, con la vittoria del suo ultimo titolo mondiale. &Egrave; un progetto molto ambizioso e vogliamo farlo bene&quot;.  A interpretare il 12+1 campione del mondo dovrebbe essere l&#39;attore spagnolo Juan Jose Ballesta.  Riaperto il caso sulla morte   Ancora oggi, continua a far discutere&nbsp;la morte di Angel Nieto, avvenuta il 3 dicembre 2017 in seguito all&rsquo;incidente tra una vettura ed il quad guidato dal pluricampione spagnolo. La donna 41enne tedesca ritenuta responsabile dell&rsquo;incidente che dovr&agrave; rispondere di omicidio &ldquo;sconsiderato&rdquo; verr&agrave; ascoltata il 17 marzo prossimo dall&rsquo;Audencia Provincial di Palma.  Iannone euforico: &ldquo;Sono tornato in moto ed &egrave; stato bellissimo&rdquo; 

I figli del pluricampione iberico vogliono rendere omaggio alla carriera del padre attraverso la realizzazione di un documentario sulla sua vita&nbsp;

MotoGP: &egrave; in arrivo un film su Angel Nieto

Vengono chiamati &quot;Winter Test&quot; perch&egrave;, effettivamente, le sessioni dedicate allo sviluppo delle moto vengono svolte nei mesi freddi europei, cio&egrave;, quelli compresi tra l&#39;autunno e l&#39;inverno. Appunto, il meteo &egrave; duro nel Vecchio Continente, durante questo periodo dell&#39;anno.  Fuori dai confini, si possono trovare posti pi&ugrave; miti. Quando i team potevano (e volevano), si recavano in Australia, Sudafrica, Sudamerica e California. Certo, farlo costava molto di pi&ugrave;, ma nove volte su dieci il tentativo andava a buon fine, con tantissimi giri di pista completati ed una mole di dati sui quali lavorare.  A Jerez non &egrave; andata cos&igrave;. Ma come, non &egrave; il Sud della Spagna la miglior meta disponibile nel mese di gennaio?! A quanto pare, no. O meglio, dipende. Nei giorni a precedere i test il cielo era limpido e le temperatura ideali, e pure quando eravamo in aeroporto per tornare a casa. Sfortuna o statistica? Ricordiamo che esattamente un anno fa - gennaio 2020 - la situazione era la medesima. Acqua a catinelle e freddo.    Perch&eacute; non provarci? Ormai i soldi erano stati spesi   Avete mai sentito le dichiarazioni dei piloti X ed Y, spiegare questo concetto: &quot;La mia &egrave; stata una gara dura, in difesa. Pioveva molto oggi ed io non avevo mai provato prima la moto in condizioni simili. Non avevo parametri per il bagnato, n&eacute; feeling in sella. Volevo evitare di cadere, ecco perch&eacute; risultavo lento ed impacciato&quot;.  S&igrave; che vi &egrave; capitato di sentire certe frasi. Almeno una volta, da entrambi i paddock. MotoGP e SBK. Alibi o verit&agrave;? Entrambi, ma soffermiamoci ad una analisi. In parecchie occasioni abbiamo visto team o corridori inattivi, e a Jerez &egrave; successo proprio cos&igrave;.&nbsp;  Nessuno ha voluto girare, complice anche il regolamento legato alle giornate di test: solo 10 stint, cio&egrave;, solo 10 giorni disponibili nel computo della stagione, idea voluta per limitare i costi. Appunto, ha avuto senso recarsi sino all&#39;Andalusia e non compiere nemmeno un passaggio di pista? Denaro e tempi erano stati ormai spesi, non sarebbe stato utile prepare il pacchetto per eventuali situazioni future bagnate?    Tre posti citati a caso: Assen, Donington, Magny-Cours   L&#39;Olanda - salvo problemi dei quali abbiamo parlato sino allo stress estremo - aprir&agrave; il Mondiale SBK 2021. Spettacolare il Van Drenthe, bello sostenere il primo esame dell&#39;anno dall&#39;Universit&agrave; delle due ruote. Non sarebbe insolito trovare giorni di pioggia, nei Paesi bassi ad aprile. Vero?  Oppure, Donington Park. Da quelle parti Giove Pluvio saluta il popolo spesso e volentieri. Ecco perch&eacute; gli specialisti britannici fanno spesso la differenza. E in Francia? Ricordate Magny-Cours 2020? L&#39;acqua era tanta che si temevano allagamenti, anzi, ci sono stati allagamenti.&nbsp;  Eppure, le frasi di circostanza ci sono state. Diversi piloti hanno tirato in ballo la questione. Non conoscevano il comportamento delle gomme Pirelli in caso di pioggia, tantomeno la moto. E poi, non avevano dati disponibili sui quali lavorare.&nbsp;  Paura di farsi male? Non per Leonardo Taccini     Ovviamente, meglio evitare infortuni e telai spezzati. Per esempio, il team ERC Ducati ha effettuato i test di Jerez. La squadra Endurance ha provato con Louis Rossi, Ondra Jezek e Sylvain Barrier. Due le cadute, moto danneggiate, piloti che, per fortuna, stavano bene. Per&ograve;, perlomeno, il &quot;battesimo dell&#39;acqua&quot; c&#39;&egrave; stato.&nbsp;  No, i team SBK hanno preferito non rischiare. I piloti hanno voluto evitare guai. Anche se, a dire il vero, alcuni di loro erano intutati e pronti alla guida. Sono stati i manager a fermarli. Michele Pirro, Johann Zarco e Stefan Bradl hanno fatto un lavoro diverso: il francese si allenava, il pugliese comparava parti per il team Barni, il tedesco doveva - s&igrave;, doveva - comunque saggiare le novit&agrave; HRC.  Perci&ograve;, l&#39;eroe di Jerez &egrave; stato Leonardo Taccini, diciottenne romano, proveniente dalla Moto3. Per il neocquisto Orelac, il debutto su una 600 quattro cilindri era carico di motivI: tutto nuovo per lui, pioggia a catinelle, pozzanghere traditrici e vento gelido. &quot;Non gliene pu&ograve; fregare di meno&quot; ha detto mamma Roberta, infatti, il numero 24 si &egrave; divertito come un matto. Andando pure forte.&nbsp;  Che fine ha fatto John Kocinski? 

Considerando il meteo inclemente e i 10 giorni disponibili di test, nessun pilota ha effettuato un singolo passaggio della pista di Jerez. Giusta prudenza od occasione perduta? Leonardo Taccini non si &egrave; fatto problemi, debuttando in condizioni difficili

SBK, con la pioggia meglio fermarsi o girare?

        Jan de Vries, two-time world champion in the 50 class, has died suddenly at the age of 77 following a heart attack. The Dutch rider passed away in his hometown of Purmerend on Thursday 14 January. The winner of 14 Grand Prix, Jan De Vries also reached the podium on 27 occasions, which makes him the most successful Dutch speed rider of all time, closely followed by Egbert Streuer, the winner of three sidecar championships. The championship "shared" with Nieto  Born on 5 January 1944, he was recruited by Van Veen in the late 60s. In 1967 he won the Dutch national title and in 1971 De Vries won his first world championship in the 50 class, a feat he repeated two years later, in 1973, again with a Van Veen Kreidler. His rivalry with Angel Nieto was legendary, the pair sharing a world title in 1972. At the end of the season the two riders had the same number of points and so the title came down to a time calculation, which saw Nieto win by just 21 seconds and 3 tenths. In 1972, Jan De Vries consoled himself with a second national title. The Dutch rider continued to ride the Kridler throughout his career in the cadet class. He also made three appearances in the 125 class, aboard MZ, scoring seven points in all in 1970. De Vries retired from competition in 1973, having won his second world title. Following his success as a rider, the Dutch champion worked with Van Veen for ten years, preparing race bikes. This even saw him become a mechanic for his biggest rival, Angel Nieto, who was crowned 1975 world champion in the 50cc class aboard a Van Veen-Kreidler. Motosprint extends its condolences to the family and friends of Jan Van De Vries. Translated by Heather Watson Cagiva, Kocinski&rsquo;s winning C593 up for auction       

Two-time world champion in the 50 class, De Vries has passed away following a heart attack

Farewell Jan De Vries, the flying Dutchman

Il caso sulla morte di Angel Nieto, avvenuta il 3 agosto 2017 in seguito all&rsquo;incidente tra una vettura ed il quad guidato proprio dal pluricampione spagnolo, verr&agrave; riaperto. L&rsquo;Audencia Provincial di Palma ha accolto la richiesta di Pablo e Gelete, figli di Angel, di riaprire il caso e catalogarlo come omicidio &ldquo;sconsiderato&rdquo;.&nbsp;  Nel dicembre del 2017 il tribunale di Ibiza, dove &egrave; avvenuto l&rsquo;incidente, ha chiuso l&rsquo;inchiesta e la conducente dell&rsquo;auto che ha investito il quad con alla guida il 12+1 volte campione &egrave; stata riconosciuta parzialmente responsabile del fatto in quanto Nieto viaggiava con il casco allentato e le luci del quad sporche di terra. A chiusura di quella prima udienza, la famiglia Nieto era stata risarcita con 900.000 &euro; per la morte del loro congiunto, sopraggiunta dopo una settimana in ospedale a seguito proprio dell&rsquo;incidente.&nbsp;  Nieto: superata la prima notte  Come riportato oggi dal quotidiano spagnolo Marca, i figli Pablo e Gelete, hanno chiesto all&rsquo;Audencia Provincial di Palma di riaprire il caso in quanto in possesso di prove pi&ugrave; chiare sul sinistro costato la vita al padre. Verr&agrave; riascoltata il prossimo 17 marzo la 41enne tedesca ritenuta responsabile dell&rsquo;incidente che dovr&agrave; rispondere di omicidio &ldquo;sconsiderato&rdquo;.  Il ricordo: Angel Nieto, l&rsquo;origine del Mito 

Pablo e Gelete, figli dell&rsquo;indiementicato 12+1 volte campione del mondo, hanno chiesto alla Procura di Palma di Maiorca, di riaprire il caso sulla morte del padre, avvenuta il 3 agosto 2017

Motomondiale: riaperto il caso Angel Nieto

Correva l'anno 2008 quando Diego Armando Maradona – scomparso oggi mercoledì 25 novembre 2020, all'età di 60 anni – incontrò Valentino Rossi a Misano e l’argentino baciò la mano all’italiano, rendendo omaggio alle sue vittorie sportive. ‘’Mi ha detto che sono parte della storia, io ho risposto che lui è la storia’’, disse allora il pilota campione del mondo. In quella occasione Maradona s’intrattenne a parlare anche con il pluricampione del mondo Angel Nieto.  Nel 2015, al Gran Premio di Argentina di Termas de Rio Hondo Valentino Rossi salì sul podio con la maglia numero 10 del “pibe de oro”, che lo ringraziò pubblicamente, postando sul proprio profilo Facebook la foto di Rossi con la maglia a strisce biancocelesti e scrivendo “Grazie mille Valentino!”  

Diego Armando Maradona e quell'incontro con Rossi: “Tu sei la storia” - FOTO

  Nella vita&nbsp;di un pilota, arriva il momento di dire basta, quel giorno in cui ci si lascia alle spalle un&rsquo;intera vita dedicata ai GP, una vita di adrenalina.&nbsp;Piloti che sono stati protagonisti per anni, che ci hanno fatto saltare sulla sedia per l&rsquo;eccitazione, e che ci hanno fatto soffrire per le loro cadute, quei piloti hanno compiuto un passo per lasciare spazio ai pi&ugrave; giovani. Piloti che per due decenni avevano riempito gli schermi, hanno deciso di smettere: Dani Pedrosa poco pi&ugrave; di un anno fa, Jorge Lorenzo meno di 4 mesi fa &ndash; ma a Sepang &egrave; gi&agrave; risalito in sella come collaudatore Yamaha &ndash; sono andati sul muro delle leggende. La loro decisione &egrave; stata difficile, perch&eacute; hanno smesso con ci&ograve; che facevano meglio di tutti.&nbsp;    Giorno di gloria   Se veniamo ai giorni nostri, a Valentino Rossi basterebbe una sola vittoria - una goccia nel mare di una carriera che fin qui l&rsquo;ha visto vincitore 115 volte - per giustificare la prosecuzione della carriera nei GP. Tutto per rivivere un giorno di gloria, che oggi avrebbe un&rsquo;importanza paragonabile a un Mondiale.  Vincere a 41 anni dopo un digiuno cos&igrave; lungo, arrivato a 46 (triste coincidenza) gare, porterebbe ancora pi&ugrave; su la leggenda di uno dei pi&ugrave; grandi piloti di sempre. Senza contare quello che sarebbe l&rsquo;impatto mediatico, nonch&eacute; la festa per un pilota che ha tifosi in tutto il Mondo. Purtroppo, per&ograve;, quel tipo di epilogo romantico non sempre avviene nei GP, e pochi piloti hanno assaporato la gloria sul finale.&nbsp;&nbsp;  Tra i fortunati ci sono Eddie Lawson e Wayne Gardner. Il californiano, iridato con Yamaha e Honda, scelse di chiudere la carriera con una sfida differente, la Cagiva: &quot;L&rsquo;obiettivo &egrave; un podio il primo anno e una vittoria il secondo&quot;. Lawson non poteva essere pi&ugrave; profetico: la moto italiana non era competitiva come le giapponesi, e la promessa di Eddie non sembrava potersi concretizzare. Ma, fedele al suo stile e lavorando sodo, la moto pi&ugrave; bella mai progettata nei GP arriv&ograve; a battere Honda, Yamaha e Suzuki.  Merito anche di condizioni particolari come quelle del GP Ungheria, dove la gara part&igrave; con il bagnato ma Lawson decise di rischiare montando - caso pressoch&eacute; unico quel giorno - le gomme da asciutto. A met&agrave; gara, la Cagiva era a pi&ugrave; di 50 secondi dalla vetta, ma Eddie rimase in pista aspettando il momento giusto, e soprattutto una traiettoria asciutta. Quando questa arriv&ograve;, all&rsquo;improvviso il quattro volte iridato divenne il pilota pi&ugrave; veloce in pista, fino a guadagnare sei (!) secondi al giro sui primi. Lawson si prese il comando, vinse e mantenne la promessa.&nbsp;  In quello stesso 1992, Gardner esalt&ograve; tutti al GP Gran Bretagna, lieto fine di un&rsquo;annata iniziata con un grave infortunio rimediato con la caduta sotto il diluvio a Suzuka. La seconda caduta di quel giorno, dato che dopo la prima l&rsquo;australiano era stato capace di rimontare nonostante il cupolino rotto e gli scarichi danneggiati. Ma nella seconda caduta Gardner fin&igrave; violentemente contro le barriere e le sette fratture alla gamba destra lo tennero lontano dai GP per mesi.&nbsp;  Ma a Donington, dove alla vigilia annunci&ograve; il ritiro a suo modo (&quot;L&rsquo;asfalto sta diventando sempre pi&ugrave; duro&quot;) vinse la gara interrompendo un digiuno durato due anni, nei quali Gardner aveva perso la speranza di poter aggiungere un trofeo alla sua bacheca. Quel giorno, sul podio Wayne cap&igrave; che era il suo giorno speciale, e le lacrime di dolore del gioved&igrave; divennero di gioia.&nbsp;  &nbsp;  I 28 titoli di Ago e Nieto   GP Austria 1986: Angel Nieto &egrave; sulla griglia della classe 80, in mezzo a giovani promesse che da un po&rsquo; di tempo precedono il campionissimo. Gente che non si lascia abbagliare dagli innumerevoli trofei del trentanovenne, che ormai ha abbandonato i propositi di agganciare Giacomo Agostini a 15 Mondiali (lui che &egrave; a 12+1) e di salire nella 250. &quot;Cosa sto facendo qui?&quot; si chiede Nieto. &Egrave; il momento in cui capisce che &egrave; ora di smettere. Il campione pi&ugrave; titolato del motociclismo spagnolo, il dominatore delle categorie pi&ugrave; piccole, metter&agrave; fine alla propria carriera a fine stagione.  Ogni pilota sa che, prima o poi, quel momento arriver&agrave;, anche se non &egrave; facile da accettare. Il grande Ago, per esempio, decise di lasciare una volta compreso di non poter pi&ugrave; vincere secondo le abitudini. Persi due titoli di fila nella 500, Agostini recuper&ograve; nel 1975, e il 15&deg; titolo divenne il suo zenith, l&rsquo;addizione perfetta per completare una carriera da leggenda.  Il cambio generazionale, incarnato da Barry Sheene, grazie al carisma e alle vittorie, e il mancato supporto ufficiale di una Casa fecero realizzare a &ldquo;Mino&rdquo; che l&rsquo;epilogo era arrivato. Senza pi&ugrave; nulla da dimostrare, e con un conto in banca molto pi&ugrave; che rispettabile, Agostini decise di ritirarsi a 35 anni.&nbsp;  Addio al top   Dire addio dopo una vittoria. &Egrave; il 1983, e il caso &egrave; quello di Kenny Roberts, che a Imola conquista una delle pi&ugrave; belle gare di sempre, inutile per&ograve; per conquistare il titolo della 500 nel duello con Freddie Spencer. Il californiano chiude la carriera dal gradino pi&ugrave; alto del podio, anche se pesa di pi&ugrave; il titolo sfuggito dopo un&rsquo;annata in cui lui e l&rsquo;astro nascente Spencer si sono spartiti tutte le vittorie.&nbsp;&nbsp;  Il successo di Imola di Roberts si rivela inutile perch&eacute; nella gara precedente, in Svezia, Freddie aveva vinto il duello con una manovra rischiosa quasi al punto di sembrare suicida. Dopo aver rischiato di finire a terra assieme a Spencer, autore della manovra, Roberts aveva capito di non essere pi&ugrave; disposto a rischiare la vita per un Mondiale: &quot;Un titolo non &egrave; sufficiente per rischiare fuori dall&rsquo;ordinario&quot;. A Imola King Kenny vince e mette fine a una carriera iridata breve (sei anni) quanto leggendaria.&nbsp;  Per capire quella decisione, serve contestualizzarla e tornare agli anni &lsquo;80, quando i viaggi transoceanici non erano paragonabili a quelli di oggi. Per correre nel Mondiale, Roberts era costretto a trascorrere tanto tempo lontano da casa e dalla famiglia, passando mesi interi senza vedere i suoi figli.  Yesterday: Kenny Roberts Junior  &nbsp;  Il ritiro forzato   &quot;Guardatemi, sembro avere 100 anni&hellip; questo &egrave; ci&ograve; che le gare mi hanno lasciato&quot;. A dirlo &egrave; Mike Hailwood, parlando con un amico, a 27 anni, poco prima di lasciare il Motomondiale.  In quel momento, Mike viene da due titoli consecutivi sfuggiti nella 500 contro Agostini e la MV Agusta, mentre la Honda dell&rsquo;inglese &egrave; veloce quando difficile da guidare e scarsamente affidabile. &Egrave; il 1967 e Hailwood - reduce dal successo nell&rsquo;ultimo GP dell&rsquo;anno precedente - viaggia alla volta del Giappone prima di inizio stagione, convinto di poter aiutare la Casa a sviluppare il nuovo motore V4. In realt&agrave; la convocazione &egrave; per un&rsquo;altra ragione: la Honda si ritira dalle competizioni.&nbsp;  Si disse che la Casa giapponese elarg&igrave; all&rsquo;inglese una cospicua somma di denaro per non farlo correre per un&rsquo;altra Marca, ma la realt&agrave; era ancora pi&ugrave; semplice: nessuna altra moto poteva consentire al leggendario Hailwood di sfidare Agostini e la MV. Per questo &ldquo;The Bike&rdquo; scelse di passare alle auto, diventando anche un pilota - di buon livello - in Formula 1, pur non avendo mezzi competitivi.  Hailwood avrebbe continuato a correre in moto in maniera sporadica, ma fuori dal Motomondiale. Il momento storico fu nel 1978, quando torn&ograve; al Tourist Trophy: una teorica follia, ma nella gara che vedeva Phil Read favorito, sulla Honda, Mike fece &ldquo;risorgere&rdquo; una Ducati virtualmente Stock.  E andando contro il parere degli amici, che gli consigliarono di non correre perch&eacute; avrebbe rischiato di intaccare la propria reputazione, Hailwood diede vita a una storia degna di Hollywood, con il successo numero tredici sull&rsquo;Isola, buono per rafforzarla ulteriormente, la sua reputazione.  Ti ricordano per...   Tra i grandi ritiri, una delle storie pi&ugrave; singolari &egrave; quella di Freddie Spencer. Iridato in 500 nel 1983 dopo la straordinaria battaglia con Roberts, viene spodestato nel 1984 anche per colpa di una moto-laboratorio equipaggiata con tutte le invenzioni che gli ingegneri della Honda potevano sognare. Nel 1985, Spencer non lascia ma raddoppia, e diventa l&rsquo;ultimo pilota in grado di compiere una doppietta iridata nello stesso anno, in 250 e 500. Da l&igrave; in poi, basta, nemmeno un podio: dall&rsquo;Olimpo al Limbo dei Dimenticati.&nbsp;&nbsp;  E dire che il 1986 sembra iniziare sulla scia dell&rsquo;anno precedente, con il dominio dello statunitense nella 500 a Jarama, un dominio interrotto da un sovraccarico muscolare all&rsquo;avambraccio (arm pump). &Egrave; l&rsquo;inizio di una lunga serie di guai fisici tali da mettere in dubbio, di volta in volta, la presenza di Spencer in gara, un dubbio che trova risposta soltanto all&rsquo;immediata vigilia del GP. Nel 1987, tutto sembra risolversi ma Spencer si infortuna alla Daytona 200, poco prima del Mondiale. Il ritorno non avviene prima di Donington, nono GP stagionale, dove l&rsquo;inizio &egrave; epico, con il primo giro vissuto al comando della gara, ma poi Fast Freddie deve ritirarsi per noie meccaniche. L&rsquo;87 finisce senza gloria, il 1988 nemmeno comincia e nel 1989, a 27 anni, Spencer riceve un&rsquo;occasione dalla Yamaha del Team Agostini e un contratto munifico, giudicato da molti il maggiore incentivo.  Si tratta di un pilota che sembra aver imboccato da un pezzo il viale del tramonto, eppure ha soltanto 27 anni, ed &egrave; pi&ugrave; giovane dei successori nell&rsquo;albo d&rsquo;oro iridato, Lawson e Gardner, quindi avrebbe il tempo per rimettere in piedi la carriera. Invece Spencer non ingrana, e a met&agrave; stagione viene persino appiedato - in seguito al ritiro nel GP Francia senza un&rsquo;apparente ragione - dopo aver trovato un accordo economico per la separazione.&nbsp;  L&rsquo;incredibile &egrave; che il 1989 non &egrave; l&rsquo;ultima stagione, perch&eacute; un nuovo tentativo arriva nel 1993, quando da &ldquo;Fast&rdquo;, veloce, &egrave; diventato &ldquo;Fat&rdquo;, grasso. Fuori forma e senza il passo per correre nel Mondiale contro grandissimi avversari, l&rsquo;immagine di Spencer che rotola sull&rsquo;asfalto di Eastern Creek come una bambola di pezza &egrave; un colpo al cuore degli appassionati. Altre due gare con la Roc-Yamaha e poi l&rsquo;addio definitivo.  Per fortuna, il ricordo di Spencer resta quello dei primi anni &lsquo;80, con il primo Mondiale della Honda in top class, un titolo vinto da iridato pi&ugrave; giovane di sempre battendo Roberts, e poi per l&rsquo;incredibile doppietta del 1985.&nbsp;  &nbsp;  A casa   Uno dei ritiri pi&ugrave; sorprendenti &egrave; quello annunciato a soltanto 26 anni da Casey Stoner, in quel momento al top dopo due titoli della MotoGP.    &Egrave; il 2012 e a Indianapolis, l&rsquo;australiano rimedia un brutto infortunio a un piede, che lo costringe a saltare quattro GP. Le chance di titolo svaniscono, ma non la possibilit&agrave; di vivere un ultimo giorno di gloria. E avviene in casa, a Phillip Island, dove Casey &egrave; imbattuto da cinque anni. Il sesto successo arriva alla maniera di Stoner, con ritmo fenomenale, senza bisogno di sorpassi.  Nel modo peggiore&nbsp;   Il motociclismo ha compiuto passi da gigante a livello di sicurezza, non soltanto per quanto riguarda i tracciati, ma anche per le moto, che non causano con la frequenza di un tempo cadute violente, come le 500 che spesso scaraventavano via i piloti con gli high side. Quelle 500 che hanno costretto campioni del Mondo in carica a dire basta in maniera traumatica. Come Wayne Rainey e Mick Doohan.    &Egrave; il 1993 e il californiano, tre volte campione in carica, &egrave; al comando della gara di Misano, terzultimo appuntamento, ma la caduta alla prima curva lo lascia paralizzato dalla vita in gi&ugrave;. &Egrave; il modo crudele in cui Rainey deve chiudere con l&rsquo;attivit&agrave; tanto amata.  Doohan, invece, dice addio nel 1999, sette anni dopo l&rsquo;infortunio alla gamba ad Assen, dove aveva dato l&rsquo;addio al titolo - dopo un avvio da dominatore - e aveva rischiato l&rsquo;amputazione dell&rsquo;arto. Dopo oltre un anno di guida in condizione menomate, Doohan era tornato al top, assicurandosi cinque titoli consecutivi, sfruttando anche il ritiro di Kevin Schwantz nel 1995, a sua volta per guai fisici. Ma la corsa al sesto Mondiale di Doohan si ferma nelle prove di Jerez, con una terribile caduta che mette fine alla sua carriera.  Melandri su Rossi: &ldquo;Pi&ugrave; difficile ritirarsi che continuare andando male&rdquo; 

Se lo domand&ograve; Angel Nieto&nbsp;nel 1986: fu il segno&nbsp;che la sua leggendaria carriera era finita. Come lui, Agostini, Roberts, Hailwood, Spencer, Stoner, Lawson e Gardner dimostrano che l&rsquo;addio ha mille volti. E che la riflessione davanti a Rossi &egrave; complicata

Ritiri eccellenti: cosa sto facendo qui?

        Brutte notizie arrivano dall'Angel Nieto Team per ci&ograve; che riguarda il Mondiale Moto3.Il pilota di punta della scuderia, infatti, si &egrave; infortunato durante un allenamento in bici e sar&agrave; costretto a saltare il Gp dell'Argentina che si svolger&agrave; in questo fine settimana. IL COMUNICATO - A dare la notizia, con un comunicato stampa, &egrave; stato il team stesso:&rdquo;il pilota del Sama Qatar Angel Nieto Team Albert Arenas &ndash; si legge - non parteciper&agrave; al grand premio di Argentina a causa di alcune lesioni. Arenas &egrave; stato vittima di una caduta in bicicletta mentre si allenava per prepararsi alla seconda gara della stagione e non potr&agrave; prendere parte alla competizione che si svolger&agrave; a Termas de Rio Hondo.&rdquo; TEAM IN DIFFICOLTA' - In Argentina, quindi, il team sar&agrave; costretto a scendere in pista con il solo pilota rimasto, il rookie Raul Fernandez.Per l'Angel Nieto, grazie all'infortunato Arenas, il Gp del Qatar era partito sotto il segno di una buona stella dato che il pilota della Moto3 era riuscito a prendersi il sesto posto in una gara difficile combattuta dall'inizio alla fine in un grande gruppo omogeneo.Chiss&agrave; se per il Gp del Texas, Arenas si sar&agrave; rimesso definitivamente: al momento, non si conosce l'entit&agrave; del suo infortunio.       

Il pilotino dell'Angel Nieto team ha sub&igrave;to un infortunio dopo una caduta dalla bici durante un allenamento

Moto3: Albert Arenas salta la gara in Argentina

I pezzi del &ldquo;tetris&rdquo; australiano stanno andando al loro posto. Confermata la notizia dell&rsquo;approdo di Alvaro Bautista sulla Desmosedici ufficiale (lasciata libera da Jorge Lorenzo causa infortunio), &egrave; arrivato anche il nome del suo sostituto nel team di Angel Nieto. Si tratta del &ldquo;padrone di casa&rdquo; Mike Jones: 24enne di Brisbane, &egrave; il pupillo della leggenda della Superbike, Troy Bayliss, e l&rsquo;anno scorso nella Stock 1000 europea ha chiuso al quinto posto in classifica generale.  ASSAGGIO MONDIALE - Jones non &egrave; nuovo agli appuntamenti iridati: nel 2016 ha debuttato proprio in Australia nella Superbike (con un 14esimo posto in gara1 come miglior risultato) e, sempre nello stesso anno, ha fatto il suo debutto in MotoGP: due gare con la Ducati del Team Avintia, chiuse al 18esimo posto (a Motegi) e al 15esimo posto sempre nella &ldquo;sua&rdquo; Phillip Island, dove ha conquistato il primo punto mondiale. Che sia di buon auspicio per un altro week-end da incorniciare? 

Sar&agrave; Mike Jones a salire sulla Ducati lasciata libera dallo spagnolo, che sostituir&agrave; nel team ufficiale l&rsquo;infortunato Lorenzo

MotoGP Australia: il pupillo di Bayliss al posto di Bautista

        E&rsquo; ufficiale: Albert Arenas e Raul Fernandez saranno i piloti dell&rsquo;Angel Nieto Team Moto3 per la prossima stagione. Il primo continuer&agrave; l&rsquo;avventura forte della vittoria nel GP di Francia mentre il secondo far&agrave; il debutto nella formazione che porta il nome dello spagnolo capace di conquistare &ldquo;dodici volte pi&ugrave; una titoli&rdquo; mondiali, come lo stesso Nieto amava dire. Confermato anche il costruttore: Arenas e Fernandez saranno in sella alla KTM 250cc. La partnership con la Casa austriaca sar&agrave; estesa alla Moto2 nel 2019, e ha gi&agrave; dimostrato di essere uno di successo nella sua prima stagione. La squadra &egrave; tornata sul gradino pi&ugrave; alto del podio nel 2018 con Arenas, un pilota che sta mostrando grandi progressi e continuer&agrave; la sua esperienza con la squadra, puntando a diventare un concorrente per il titolo nel 2019. Il confermato Arenas divider&agrave; dunque il box con l&rsquo;attuale leader del &lsquo;mondialino&rsquo;&nbsp; che ha fatto il suo debutto in Moto3 proprio con i colori del team Aspar: il giovane ha sei presenze in GP con il suo nome gi&agrave; come wildcard o pilota sostitutivo, con il miglior risultato del nono posto in Germania. Nel mondiale Junior, Raul Fernandez ha due vittorie e quattro podi al suo attivo. ARENAS: &ldquo;SIAMO FORTI&rdquo; - "Sono davvero felice di disputare un'altra stagione in Moto3 con il Team Angel Nieto&rdquo;, ha detto Arenas. &ldquo;La verit&agrave; &egrave; che insieme abbiamo portato la nostra KTM ad un buon livello, lottiamo costantemente per il podio e siamo competitivi. Stare con la stessa squadra per un'altra stagione ha molti aspetti positivi. che vorranno dire che saremo &nbsp;di nuovo forti. Sono felice di poter ora concentrarmi esclusivamente sulle gare che restano di questa stagione, che sono parecchie. Continuer&ograve; a dare il massimo e a sviluppare ci&ograve; che ho imparato, per migliorare insieme e raggiungere i nostri obiettivi&rdquo;.  FERNANDEZ: &ldquo;PRIMA IL TITOLO, POI IL MONDIALE&rdquo; -"L&rsquo;&Aacute;ngel Nieto Team &egrave; la squadra che mi ha supportato e mi ha cresciuto fino ad oggi nella mia carriera. Sono molto felice di correre con loro nel mondiale&rdquo;, ha detto Ra&uacute;l Fern&aacute;ndez. &ldquo;Ora tutto ci&ograve; a cui devo pensare &egrave; combattere per il titolo FIM CEV Moto3. Attualmente sono in testa e continueremo a lavorare come abbiamo fatto finora, ma con un po' meno peso sulle mie spalle. Il mio futuro &egrave; nel campionato del mondo, nella squadra con cui sto combattendo per diventare campione del mondo Junior Moto3. Sono felice di continuare a crescere con questa squadra, anche se so che non sar&agrave; facile e nei primi turni ci sar&agrave; il caso di adattarsi ai circuiti, alla moto e al livello. Spero di poter lottare per diventare un campione del mondo in un futuro non troppo lontano", annuncia Fernandez. &nbsp;       

Annunciato il nuovo pilota che l'anno prossimo divider&agrave; il box di Aspar Martinez con Arenas: &egrave; Raul Fernandez, leader del mondiale Junior

Team Nieto: confermato Arenas, arriva Fernandez

Jorge Martinez &lsquo;Aspar&rsquo;, quattro volte campione del mondo e oggi team manager, rende omaggio ad Angel Nieto dando alla sua formazione il nome del mito sportivo scomparso da pochi mesi: Angel Nieto Team. Un mito sportivo quello del 12+1 volte campione, ancora in pista grazie anche all&rsquo;impegno di Gelete Nieto, figlio maggiore di Angel, ora team principal della formazione. Il nome pi&ugrave; grande della velocit&agrave; in Spagna accompagner&agrave; quindi l&rsquo;avventura di successo di Jorge Martinez, da molte stagioni impegnato dal FIM CEV Repsol Moto3&nbsp;alla massima serie del MotoGP.  IN FAMIGLIA - &ldquo;Angel Nieto &egrave; sinonimo di motociclismo, sport e vittorie - ha commentato Jorge Martinez - &egrave; stato un riferimento del motociclismo e dare al nostro team il suo nome &egrave; un onore grandissimo. Nieto &egrave; stato un grande rivale ma ancora di pi&ugrave; un grande amico&rdquo;. Gelete Nieto ha corso con il team Aspar tra il 1993 e il 1997. Adesso fa ritorno nella stessa scuderia ma con in ruolo direttivo nella classe regina. &ldquo;Ho mosso i primi passi come pilota proprio con questa squadra conquistando podi - spiega - un team da tanti anni protagonista del motomondiale nel quale mi impegner&ograve; per dare il mio contributo&rdquo;, Gelete Nieto seguir&agrave; anche le orme del fratello Pablo, oggi alla guida dello Sky Racing Team VR46 di Valentino Rossi. 

La scuderia spagnola rende omaggio al pluricampione del motociclismo spagnolo con una dedica importante

Il Team Aspar diventa Angel Nieto Team

Dopo il tragico incidente avvenuto a fine luglio mentre si trovava ad Ibiza, nella giornata di domani, sabato 16 settembre, si svolger&agrave; a Madrid la commemorazione di Angel Nieto. Fu lo stesso Carmelo Ezpeleta che, durante il Gran Premio della Repubblica Ceca, quando era appena giunta la notizia della morte dell&#39;ex pilota, disse che la famiglia aveva deciso di attende settembre per ricordare Angel, dando cos&igrave; a tutti i pioti la possibilit&agrave; di partecipare.  MEGLIO 12 + 1 - &ldquo;Abbiamo parlato con la famiglia &ndash; disse Ezpeleta nell&#39;occasione &ndash; che ha deciso che la celebrazione ci sar&agrave; a settembre per dare la possibilit&agrave; alla sua gente del motomondiale di partecipare. Il motociclismo non sarebbe quello che &egrave; se non ci fosse stato uno come Angel.&rdquo; Il pilota spagnolo tredici volte campione del mondo - o come preferiva dire lui dodici volte + uno, in quanto era molto superstizioso - sar&agrave; ricordato domani mattina allo stadio Santiago Bernab&eacute;u di Madrid. Dopodich&egrave;, come si legge dal manifesto realizzato per la commemorazione, i partecipanti, alle 12:30,&nbsp; si dirigeranno verso il circuito di Jarama che si trova appena fuori Madrid.  TUTTI PER ANGEL - Una valanga di piloti di qualsiasi nazionalit&agrave;, da diversi giorni sta condividendo sui social network la notizia di questa celebrazione, e tra questi Hector Barber&agrave; che sar&agrave; presente domani a Madrid per ricordare un campione che ha fatto la storia del motociclismo: &ldquo;un orgoglio, un&#39;istituzione, un eroe, un esempio per tutti i piloti. Il 16 settembre invito tutti ad esserci per dare ad Angel l&#39;addio pi&ugrave; bello che si merita&rdquo;.  LE PAROLE PIU&#39; BELLE - Anche il nipote e pilota Fonsi Nieto ha invitato tutti i fans e gli appassionati ad esserci domani per dire addio come si deve ad un indimenticabile campione: &ldquo;Un eroe &ndash; ha scritto su Instagram &ndash; una leggenda, un angelo, coloro che amano questo sport non possono mancare.&rdquo; E ancora: &ldquo;domani renderemo omaggio &ndash; scrive Dani Pedrosa, pilota Honda &ndash; ad uno dei pi&ugrave; grandi del nostro sport. Al maestro Angel Nieto! Sempre nel nostro cuore&rdquo;. 

Domani mattina a Madrid si svolger&agrave; la commemorazione in ricordo del maestro del motociclismo scomparso quest&#39;estate in un incidente stradale

Al Santiago Bernab&eacute;u il ricordo ad Angel Nieto

        Rimangono gravi le condizioni di Angel Nieto, che per&ograve; ha superato la prima notte, nel Policlinico Nuestra Se&ntilde;ora del Rosario di Ibiza dopo l'intervento che si &egrave; reso necessario ieri per ridurre il trauma cranico dopo l'incidente. A dare un aggiornamento sulle condizioni del pluricampione del mondo &egrave; la figlia Carlota, tramite il suo profilo social: "Come prima cosa voglio ringraziare tutti per la quantit&agrave; di testimonianze di affetto che sono arrivate a tutta la famiglia", scrive Carlota. "Per il resto, diciamo che dobbiamo essere pazienti e prudenti, perch&eacute; sar&agrave; una cosa lunga... ma la notte &egrave; passata bene e questo &egrave; importante. Siamo fiduciosi ma ci vorr&agrave; tempo prima che si possa dire qualcosa di pi&ugrave; concreto", conclude la figlia di Angel Nieto. Fra le testimonianza di solidariet&agrave;, quella di Jorge Lorenzo "Il mio cuore &egrave; con te, Angel! Continua a lottare e di sicuro ne uscirai e torneremo a vederci presto". Anche da Marc Marquez un messaggio di incoraggiamento: "Forza maestro! Vincerai anche questa gara!" IL FATTO - Mercoled&igrave; 26 luglio, la mattina intorno alle 10 e 30. il 12+1 volta iridato Angel Nieto, che oggi ha 70 anni, si trovava a bordo del suo quad quando &egrave; stato tamponato violentemente da un'autovettura sulla via di Santa Gertrudis a Ibiza, dove il pluricampione del mondo &egrave; residente.  Secondo quanto riportato dal Diario de Ibiza la guidatrice dell'autoveicolo non si era accorta che il quad stesse frenando e ha investito Nieto, che &egrave; stato sbalzato dal quad e ha battuto la testa. La donna &egrave; stata sottoposta ad alcool test che ha dato esito negativo. Angel Nieto &egrave; attualmente in gravi condizioni e intubato al Policlinico Nuestra Se&ntilde;ora del Rosario, a Ibiza, dove &egrave; stato operato per il trauma cranico.       

Rimangono gravi le condizioni del 12+1 volte campione del mondo tamponato a Ibiza sul quad. "Per sapere qualcosa di pi&ugrave; concreto bisogner&agrave; aspettare", annuncia la figlia Carlota

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