        When talking about racing and extreme challenges, one of the first names that comes to mind is undoubtedly that of Guy Martin. A road racing icon of the modern era, as well as one of the fastest riders to have never won a Tourist Trophy, in recent years Martin has made a number of speed-based record attempts and taken on challenges that have made him a TV icon too, particular in the UK. From the Hayabusa to the Crighton  Guy rode his Suzuki Hayabusa at the Straightliners Top Speed in Elvington, a well-known spot for drag racing enthusiasts. He achieved a top speed of 260 mph (418.4 km/h), but the main goal is still to break the 300 mph barrier (482.8 km/h). But the most interesting development is that the English rider made a series of shakedowns with the Crighton CR700W, reaching 188 mph, so more than 300 km/h. A result that can improved upon according to both the rider and Brian Crighton (a rotary engine specialist), with a different gear ratio and aerodynamic protection to better suit Martin&rsquo;s build. With the right modifications, they will soon attempt to exceed 200 mph with a bike complete with Wankel engine for the first time. The CR700W: a weight/power ratio better than the MotoGP bikes  The British manufacturer&rsquo;s bike is one of the most interesting experiments seen in recent years. It features a number of carbon components and a 699 cc Wankel rotary engine weighing just 43 kg. In addition, with its 220 horsepower and dry weight of just 129.5 kg, it presents a weight/power ratio of 1.69 hp/kg, very similar if not better than that of a MotoGP. With only 25 units produced, five of which are reserved for the British market, the Crighton CR700W is sold at the stratospheric price of 112,000 euro and can be used exclusively on track, though not for racing. Guy Martin himself, riding it at Cadwell Park, called it a &ldquo;real track weapon&rdquo;&hellip; And if a rider of his caliber says so... Translated by Heather Watson BSB, to race at Brands Hatch: a real opportunity for Tom Sykes       

The road racing icon will aim to exceed 320 km/h with the lightweight Crighton complete with rotary piston engine, with which he already achieved 188 mph at Elvington

New challenge for Guy Martin: reaching 200 mph with a Wankel engine

        Quando si parla di gare e sfide estreme, uno dei primi nomi che saltano alla mente &egrave; senza ombra di dubbio quello di Guy Martin. Icona delle corse su strada dell'era moderna, nonch&eacute; uno dei piloti pi&ugrave; forti di sempre a non aver mai vinto un Tourist Trophy, negli ultimi anni Martin si &egrave; cimentato in numerosi tentativi di record di velocit&agrave; e altre sfide che l'hanno reso anche un'icona della TV, specialmente nel Regno Unito. BSB, si corre a Brands Hatch: una grande occasione per Tom Sykes Dalla Hayabusa alla Crighton  Allo Straightliners Top Speed di Elvington, luogo celebre tra gli amanti delle corse di accelerazione, Guy ha guidato la propria Suzuki Hayabusa con cui ha raggiunto le 260 miglia orarie di velocit&agrave; massima (418,4 km/h), con la quale l'obiettivo principale resta quello di superare la barriera delle 300 miglia (482,8 km/h). Il grande motivo d'interesse &egrave; stato per&ograve; quello riguardante la Crighton CR700W, con cui ha effettuati diversi shakedown raggiungendo le 188 miglia orarie, superando quindi i 300 km/h. Un risultato migliorabile sia secondo il pilota, sia secondo Brian Crighton (grande specialista del motore rotativo), attraverso una diversa rapportatura del cambio e una protezione aerodinamica pi&ugrave; adatta alla corporatura di Martin. Con le dovute modifiche, prossimamente proveranno a superare per la prima volta le 200 miglia orarie con una moto dotata di un motore Wankel. Tuuli dopo l'amputazione: "Guidare fa male, ma spingo per tornare" La CR700W: un rapporto peso-potenza migliore delle MotoGP  La moto della Casa britannica &egrave; uno degli esperimenti pi&ugrave; interessanti e particolari degli ultimi anni: presenta numerose componenti in carbonio, un motore Wankel a pistoni rotativi di soli 43 kg da 699cc. Inoltre, con i suoi 220 cavalli e soli 129,5 kg a secco, presenta un rapporto peso-potenza di 1,69 cv/kg, molto simile se non addirittura migliore rispetto a quello di una MotoGP. Prodotta in soli venticinque esemplari, di cui cinque riservati al mercato britannico, la Crighton CR700W viene venduta allo stratosferico prezzo di 112mila euro e pu&ograve; essere utilizzata esclusivamente in circuito, seppur non in gara. Lo stesso Guy Martin, guidandola sul tracciato di Cadwell Park, l'ha definita &ldquo;una vera e propria arma da pista&rdquo;. E se lo dice uno come lui... Delbianco in pista con Vinales: "Che bello spingere cos&igrave;"       

L'icona delle corse su strada punter&agrave; a superare i 320 km/h con la leggerissima Crighton dotata di motore a pistoni rotativi, con cui ha gi&agrave; sfrecciato a 188 mph a Elvington

Nuova sfida per Guy Martin: raggiungere le 200 mph con un motore Wankel

Lo scorso fine settimana ha segnato il ritorno delle corse su strada nordirlandesi, con il circuito cittadino di Armoy che ha ospitato ben tredici gare tra Superbike, Supersport, Lightweight, Moto3 e moto storiche con numerosi piloti esperti della disciplina pronti a darsi battaglia.  Dunlop mattatore dell&#39;evento   L&#39;assoluto protagonista dell&#39;evento &egrave; stato Michael Dunlop. Tra i piloti pi&ugrave; attesi, il diciannove volte vincitore al Tourist Trophy ha trionfato (con tanto di nuovo record sul giro nel corso del weekend) in diverse gare tra cui la Race of Legends, vero e proprio &quot;main event&quot; in cui, in sella alla BMW M1000RR del Synetiq Racing Team (ex team Tyco), ha tagliato il traguardo in prima posizione davanti a Davey Todd e Derek McGee.  Oltre alla Race of Legends, Dunlop ha vinto anche nella Open A precedendo un altro pilota esperto quale Derek Sheils, in entrambe le gare della classe Supersport, davanti ad Adam McLean e al gi&agrave; citato McGee, e nella 250. Inoltre, va segnalata anche la vittoria in Moto3 di Michael Browne in sella alla moto del Joey&#39;s Bar MCC Racing di Gary Dunlop, figlio del leggendario Joey.  Come va la Honda CBR1000RR-R SP di serie nelle mani di un pilota?  Guy Martin a podio   Tra i motivi d&#39;interesse dell&#39;evento c&#39;era anche la presenza di Guy Martin, ormai icona dell&#39;intero mondo del motorsport, il quale ha preso parte alla gara riservata alle moto storiche nella classe Senior 1000 confermandosi uno specialista della categoria chiudendo in seconda posizione alle spalle di un altro grande delle road races come Ian Lougher.  Il prossimo evento per quel che riguarda il mondo delle corse su strada sar&agrave; nel weekend del 14 e 15 agosto, in cui si svolger&agrave; il secondo appuntamento stagionale dell&#39;IRRC sul circuito di Horice in Repubblica Ceca.  BSB: tripletta e leadership di campionato per O&#39;Halloran a Thruxton 

Nella celebre corsa su strada nordirlandese, &quot;MD6&quot; &egrave; stato l&#39;assoluto protagonista dell&#39;evento in sella alla BMW M1000RR. Presente anche Guy Martin, a podio tra le moto storiche

Road Races: Michael Dunlop vince la Race of Legends di Armoy

        One of the few races remaining on the 2021 calendar is the Armoy Road Race, and Guy Martin may well appear on the entry list. One of the motorcycle world&rsquo;s best-loved personalities, the Englishman has admitted that he is interested in competing in one of the classic bike races. "If they are able to do Armoy this year and have a classic 750 or Open race, I&rsquo;ll be there on the grid, no doubt about it&rdquo;, Martin told the BBC. "Nothing compares to the Irish road races"  Despite the serious accidents that the 39-year old has been involved in in the past, including those at the TT in 2010 and 2017, and the wet Ulster incident in 2015, Martin's passion for road racing (and particularly the Irish Nationals) lives on and he continues to have fun competing with the classic bikes, an arena in which he&rsquo;s scored some excellent results and wins in recent years. "The atmosphere in the road races, especially in Ireland, is like nothing else in the world&rdquo;, explains Guy. "I&rsquo;ve stopped racing the big sports bikes, but I still love the classic races and last year I really missed them, as it was the first time I didn&rsquo;t compete in any event of that kind". Martin also thinks back to his National origins: "I still remember my first win at Antrim in 2005 as one of the best moments in my career, because I finished ahead of my idol Ryan Farquhar. He taught me to love these races, him and other legends like Adrian Archibald and Martin Finnegan, so beating him was like a dream come true&rdquo;. Translated by Heather Watson WorldSBK, Cresson explores Most: &ldquo;Like Donington, but difficult to pass&rdquo;       

Having never officially retired and now one of the most famous faces in racing, the 39-year old Brit may well compete in the classic bike series again this year

Road Races, Guy Martin: a return to racing at Armoy?

Tra le poche corse rimaste in calendario in questo 2021, c&#39;&egrave; la Road Race di Armoy che potrebbe annoverare al via Guy Martin. Il britannico, da anni una delle personalit&agrave; pi&ugrave; importanti ed apprezzate dell&#39;intero mondo del motociclismo, ha infatti ammesso di essere interessanto ad un eventuale ingresso tra le moto classiche.  &quot;Se si potr&agrave; davvero gareggiare ad Armoy quest&#39;anno ed avranno una corsa dedicata alle classiche 750 o Open, sar&ograve; l&igrave; in griglia di partenza, senza alcun dubbio&quot;,&nbsp;ha detto Martin ai microfoni della BBC.  Carl Fogarty, il Campione allergico alla sconfitta  &quot;Non c&#39;&egrave; nulla di simile alle road races irlandesi&quot;   Nonostante i rovinosi incidenti di cui si &egrave; reso protagonista il 39enne di Grimsby, come quelli al Tourist Trophy del 2010 e del 2017 o quello all&#39;Ulster GP del 2015 sotto la pioggia, la passione per le corse su strada (e in particolar modo le National irlandesi) non &egrave; mai svanita e Martin ha continuato a divertirsi e a correre tra le moto classiche, dove ha ottenuto ottimi risultati e diverse vittorie in questi ultimi anni.  &quot;L&#39;atmosfera che c&#39;&egrave; nelle road races, specialmente in quelle irlandesi, non ha nulla a che vedere con qualunque altra cosa al mondo&quot;, spiega Guy. &quot;Ho smesso di correre con le supersportive moderne di grossa cilindrata, ma le corse classiche mi appassionano ancora e lo scorso anno, che &egrave; stato il primo in cui non ho preso parte a nessuna manifestazione di questo tipo, ne ho davvero sentito la mancanza&quot;.  Infine, non &egrave; mancato un pensiero ai suoi esordi nelle corse National: &quot;Ricordo&nbsp;ancora la mia vittoria ad Antrim nel 2005 come uno dei momenti pi&ugrave; belli della mia carriera, perch&egrave; trionfai davanti al mio idolo Ryan Farquhar. E&#39; da lui che ho imparato ad apprezzare queste gare, insieme ad altre leggende come Adrian Archibald e Martin Finnegan, perci&ograve; mettergli le ruote davanti fu come un sogno&quot;.  Road Races: tanti piloti di livello al via della Spring Cup 

Mai ritiratosi ufficialmente e divenuto una delle personalit&agrave; pi&ugrave; celebri nel mondo delle corse su strada e non solo, il 39enne di Grimsby potrebbe tornare a correre tra le moto classiche anche quest&#39;anno

Road Races, Guy Martin: ad Armoy il ritorno in gara?

Nel mondo del motociclismo moderno, uno dei personaggi pi&ugrave; controversi e, al tempo stesso, amati dell&#39;ambiente &egrave; senza ombra di dubbio Guy Martin, ex road racer e pilota delle gare con moto classiche, che negli ultimi anni si &egrave; cimentato in numerose sfide altamente stimolanti.  Da meccanico della Williams per un weekend di gara in Formula 1 alla riproposizione del celebre salto del film &quot;La Grande Fuga&quot;, il basettone pi&ugrave; veloce del mondo le ha provate tutte, ma si &egrave; prefissato un nuovo obiettivo: raggiungere le 300 miglia orarie in moto con una Suzuki Hayabusa appositamente preparata.    Michael Dunlop al via della 79esima 200 Miglia di Daytona  &quot;Pronto a morire&quot; pur di riuscire nell&#39;impresa   &quot;Il Tourist Trophy &egrave; una corsa estrema, ma dopo un po&#39; di anni diventa monotono. Si tratta sempre dello stesso tracciato&quot;,&nbsp;ha detto Martin in un&#39;intervista con uno sponsor. E, dopo aver rischiato la vita per ben due volte sul Mountain, &egrave; arrivato per lui il momento di cercare altri stimoli.  Guy ha gi&agrave; tentato in precedenza l&#39;assalto al record con la sua Hayabusa, facendo registrare una velocit&agrave; di 453,8 km/h lo scorso anno. Ci riprover&agrave; in questo 2021, dove all&#39;aeroporto Elvington Airfield tenter&agrave; di abbattere il muro delle 300 miglia, ovvero 483 km/h dichiarando di essere &quot;pronto a morire&quot; pur di riuscire nel suo intento.  Hayden sempre pi&ugrave; leggenda: Nicky entra nella Motorsports Hall of Fame 

L&#39;asso delle corse su strada e amante delle sfide &egrave; pronto a tornare in sella alla sua Suzuki Hayabusa sovralimentata, con l&#39;obiettivo di migliorare il record di velocit&agrave; massima...ad ogni costo

Guy Martin &quot;pronto a morire&quot; per sfiorare i 500 km/h in moto

Che Guy Martin fosse l&igrave; l&igrave; per smettere con le corse su strada, si sapeva da mesi, in giro, ma era bene tacere per non far la figura dei gossippari saputelli, senn&ograve; sai che sveltezza. Doveva essere lui, e soltanto lui, a dare l&rsquo;annuncio sui piani per la sua vita e cos&igrave; &egrave; stato, nei giorni scorsi. Gi&agrave; ben prima del TT, a inizio primavera, la fidanzata Sharon gli aveva comunicato d&rsquo;aspettare un beb&egrave; &ndash; la cui nascita &egrave; attesa in ottobre &ndash; e cos&igrave; Guy s&rsquo;&egrave; risparato a 300 all&rsquo;ora gi&ugrave; da Bray Hill non esattamente nella condizione d&rsquo;aggredire il mondo.  L&#39;INCIDENTE CON LA FIREBLADE? SOLO UN PRETESTO - Lasciate stare i casini della nuova Fireblade imbizzarrita, che aveva ferito in modo devastante John McGuinness nelle prove della North West e che con il cambio bloccato in folle ha sparato via, a sfiorare un muricciolo a Doran&rsquo;s Bend, in aperta campagna, persino lo stesso Guy, al primo giro della gara TT Superbike dell&rsquo;Isola di Man, lasciandolo miracolosamente illeso. Quello &egrave; soltanto il pretesto, la motivazione sopravvenuta e elegante, la causale comoda per dire basta. Guy Martin di fatto era ex pilota di corse su strada fin dalla terribile caduta all&rsquo;Ulster GP del 2015, quando, disarcionato dalla sua Tyco-BMW e picchiando violentemente sull&rsquo;asfalto, s&rsquo;era rotto per davvero. Prima perdendo momentaneamente conoscenza, e poi la voglia d&rsquo;essere road racer fino in fondo.  DOMANDE AMMICCANTI - L&igrave;, ben oltre le radiografie, qualcosa s&rsquo;era incrinato dentro e forse per sempre. un anno abbondante dopo, a fine autunno 2016, nella tipica sera fredda e infinita che ispira voglia di tepore e adrenalina, smentendo clamorosamente il suo terzo libro d&rsquo;autobiografia &ndash; &laquo;Mai pi&ugrave; nelle Road Races e mai e poi mai con una grande Casa&raquo; &ndash; aveva detto s&igrave; alle offerte del boss Honda, Neil Tuxworth. Intendiamoci, &egrave; stato soltanto perch&eacute; la vita &egrave; strana, e certe volte ti ammicca fornendoti occasioni inattese, nemmeno cercate ma guarnite della domanda bastarda &laquo;E se dici no, quanto rosicherai rimuginando, per il resto dei tuoi giorni?&raquo;.  QUESTIONE DI FEELING - Cos&igrave; Guy. imbevuto dal gusto di darsi torto. aveva detto s&igrave;, perch&eacute;, accidenti, sono peggio i rimorsi dei rimpianti. Tuttavia, nato l&rsquo;anno nuovo, proprio niente s&rsquo;era messo ad andare per il verso giusto. Le Honda ufficiali, specialmente la new Fireblade 1000, sembravano bestie strane e matte, mentre con la 600, ben pi&ugrave; approcciabile, il feeling non &egrave; mai tornato. Tanto che aveva provato a fare il fornitore supplente perfino il vecchio Wilson Craig, magnate delle patate che era stato suo boss nel 2010, l&rsquo;anno in cui Guy stup&igrave; il mondo facendo da rider performer e protagonista nell&rsquo;acclamato docu-film &ldquo;Closer to The Edge&rdquo;, sublimazione del TT come instant-movie, entusiasmante, tragico e struggente. Con Mister Basetta a gigioneggiare dall&rsquo;inizio alla fine, sventolando un curriculum sull&rsquo;Isola di Man fatto di mille gare, cento podi e zero vittorie.  LA FIAMMA SI E&#39; SPENTA - in questo 2017, tra un forfait e l&rsquo;altro, pendente il crash devastante di McGuinness a Primrose Hill, le rinunce Honda e qualche galoppatina anonima in 600, &egrave; arrivato tempo di TT ma Guy sembrava proprio non averne voglia. Perch&eacute; a parte le disgraziatissime big bikes, in Supersport, senza apparenti problemi di moto, il guerriero tenero e spaventato navigava a fatica a ridosso della top 20. Catastrofe annunciata, quindi. Con il botto nella prima gara, tante rinunce successive, vedi Supersport e Superstock, nonch&eacute; la presenza nel TT con la Mugen elettrica. Dove ha recitato da paggetto al vincitore Anstey, prendendo una vita di distacco al chilometro. Quindi la fuga dall&rsquo;ultima gara di venerd&igrave; 9 giugno &ndash; quella che pi&ugrave; aveva sognato di vincere e che sette anni prima l&rsquo;aveva quasi ammazzato a Ballagarey &ndash; la Senior. Nell&rsquo;ultima sessione di warm up del mercoled&igrave;, giusto due giorni prima della Senior Race, Martin era stato involontario testimone del crash mortale di Alan Bonner &ndash; scivolato senza colpa su una chiazza d&rsquo;olio &ndash; uscendone letteralmente sconvolto.  IL PUNTO DI NON RITORNO - Ero al box Honda, quella sera, al tramonto, un imbrunire strano, tutto luce calda, storta e vento tagliente, quando Guy &egrave; tornato dalla Montagna, scendendo dalla moto con gli occhi fuori dalle orbite, narrando poi per un&rsquo;ora di fila, come un disco rotto, il casino irreparabile che aveva visto accadere, lass&ugrave;. Alzava la voce e raccontava, gesticolava, indugiava sui particolari e scuoteva la testa. Tutte cose che di solito un top rider non fa. Perch&eacute;, al contrario, di regola tace, deglutisce, minimizza e rimuove. S&igrave;, lateralizza, guarda e pensa altrove, autocensura qualsiasi elemento perturbatore. Invece lui no, zoomava, quasi enfatizzava neomasochisticamente quella nuova favola nera che lo tormentava, riproiettandosela davanti in loop. Il segnale psico-esistenziale del punto di non ritorno.  RIMARRA&#39; UN SIMBOLO - Il successivo forfait anche dalla Southern 100, seguito da quello in vista dell&rsquo;Ulster GP, sono poi soltanto prodromi dell&rsquo;addio definitivo alle corse su strada, annunciato con tanto di tonitruante intervista. Perch&eacute; ormai su Guy Martin, in Gran Bretagna e non soltanto l&igrave;, tutto fa spettacolo. e allora ciao, Guy. Mancherai infinitamente ai tanti, compreso il sottoscritto, che hanno passato un milione di sere di vigilia delle gare al TT sognando nelle tenebre fredde, col vento a fischio, una tua vittoria il giorno successivo. Perch&eacute; sei stato, eri, e forse sarai per sempre il simbolo della sfida impossibile, del trionfo al TT vissuto come target meritato che &egrave; l&igrave; a due milimetri ma che ogni volta diventa inafferrabile nell&rsquo;atto di ghermirlo. Una metafora esistenziale della vita che promette e mica sempre mantiene, lasciandoci pi&ugrave; vecchi, tonti e romantici che mai. Un ideale eroe esistenzialmente tragico, ossessivo, compulsivo, bello ma a suo dire una frana con le donne. D&rsquo;una bellezza apprezzata anche da maschi orgogliosamente etero, perch&eacute; quasi clamorosa e plebiscitaria ma nello stesso tempo accattivante, lampeggiante d&rsquo;intelligenza e ironia a tratti acida, obliqua, sghemba, sdrammatizzante e strana, ma mai stupida.  UN PERSONAGGIO FEDELE A SE STESSO - Guy aveva detto che non si sarebbe mai piegato alle esigenze e allo stile ferreo richiesti da una corporation. &Egrave; stato di parola fino in fondo: nei pochi km che ha percorso in gara con la Honda al TT, il suo casco recava la dicitura NRC, piuttosto che la sacra Honda Racing Corporation. Una sigla in cui la N stava per Nigel, il cane di Guy. Tutto questo ha creato il personaggio narrativamente perfetto, fatalmente nato adatto ma mutilato al solo desiderio liberatorio di vincere il TT. Uno che sarebbe piaciuto ai classici greci cos&igrave; come a Dante Alighieri e che nondimeno diventa star televisiva britannica perch&eacute; in fondo, se spacchi davvero, finisci sul palcoscenico: che ti chiami Guy Martin, Bruce Willis o Ugo Pagliai, poco sposta. Il tuo posto &egrave; sotto il cono di luce.  I DATI SECCHI DICONO POCO E NIENTE - Otto secondi posti e 17 podi al TT, dove debutt&ograve; nel 2004 insieme a Stefano Bonetti, andando quasi uguale, ma pure tre volte consecutive campione &ldquo;Solo&rdquo; nella raggelante Southern 100 dell&rsquo;Isola di Man, dal 2013 al 2015, eguagliando Joey Dunlop. Pi&ugrave; 11 vittorie all&rsquo;Ulster GP dal 2006 a oggi. Un secondo posto alla 24 Ore di Le Mans 2013 sulla Suzuki e la vittoria di classe alla Pike&rsquo;s Peak 2014 con l&rsquo;autocostruita Martek Custom Turbo da 550 cavalli, didascalizzata dal numero 8 di gara, imprescindibile feticcio. E da l&igrave; la trasformazione progressiva in un ambasciatore del rischio televisizzato in prime time, specie di ircocervo telegenicamente arrapante, met&agrave; figlio di Piero Angela, ma pi&ugrave; maledetto e paraculo, met&agrave; Steve McQueen redivivo, stavolta salutista e pure biciclettaro.  O LO AMI... O LO ODI - Bravo ad affascinare in TV famiglie britanniche desiderose di storie strane ma carine, costruendosi una barca a motore con le proprie mani, viaggiando tra i gioielli della rivoluzione industriale, in India, sul muro della morte in moto, con un carrettino aerodinamico, sfidando una Formula 1 guidata da David Coulthard in sella alla sua Tyco-BMW, diventando inoltre il ciclista pi&ugrave; veloce del mondo, perigliosamente in scia a un bestione. E cos&igrave; via. Il confine tra lo stupendo e affascinante ambasciatore del motorport e il wrestler che guadagna tanto fingendosi supereroe mica &egrave; sempre nettissimo. Ma Guy mantiene il magnetismo strano di chi non ha vinto tutto, non &egrave; in assoluto il pi&ugrave; simpatico, il pi&ugrave; buono, il pi&ugrave; disponibile e il meno umorale, eppure piace. Anzi, o ti sta sulle scatole dal principio o finisci per amarlo per sempre, ecco. Perch&eacute; di motorsport &egrave; terribilmente colto e assetatamente curioso e innamorato, anche se avrebbe tutti i motivi per pensare a altro.  ATTRIBUTI D&#39;ACCIAIO - Forse, tra tutte le etichette, quella di Steve McQueen formato famiglia, potrebbe anche andare. Magari il McQueen del docu-move &ldquo;On Any Sunday&rdquo;, quello interdisciplinare e perdutamente innamorato delle due ruote. Tanto da invogliare a conoscerlo pure Valentino Rossi, che previo invito trascorre con lui ore liete al Ranch, tanto per gradire. poi,chi non lo strozza racconta sempre il TT 2015, quello in cui Guy si presenta soltanto con moto vincenti, le invidiatissime Tyco-BMW tra le Mille e le Triumph in Supersport. &Egrave; la grande chance: o sfonda o smette. Ma lui, un po&rsquo; per sfortuna, un po&rsquo; perch&eacute; &egrave; devastato dalla pressione, non fa meglio che terzo, spiegando al mondo che a questo punto il TT non lo vincer&agrave; mai. Ma all&rsquo;ultimo giro della Senior pianta una tornata strepitosa, che lo rende tuttora il sesto veloce di tutti i tempi sull&rsquo;Isola di Man. Roba da attributi d&rsquo;acciaio. A conferma dell&rsquo;immagine di uomo stellare e fragile, di classe e deconcentrato, perdente ma adorato, scostante e magnetico, dotato della doppia e contraddittoria struggente meraviglia delle opere d&rsquo;arte sfaccettate, preziose e incompiute. Insomma, a forza di volerti vincente al TT, ci siamo accontentati, e l&rsquo;abbiamo capito, alla fine: la parte davvero importante di tutta la faccenda in fondo eri tu, mica la coppa. E adesso ti vogliamo esclusivamente bene. In bocca al lupo, Guy. Auguri e figli Martin. 

Dopo il flop all&rsquo;isola di Man, e con il primo figlio in arrivo, lo street racer pi&ugrave; celebre lascia la scena. Un viaggio nell&rsquo;animo di un pilota, simbolo di rischio e glamour

Guy Martin, il saluto dell&rsquo;ultimo eroe

Che Guy Martin oltre ad essere un pilota e un conduttore televisivo sia anche un meccanico non &egrave; un segreto per nessuno: l&rsquo;inglese si &egrave; fatto spesso riprendere dalle telecamere nella sua officina, dove si dedica principalmente all&rsquo;assistenza dei camion, che costituiscono un&rsquo;altra sua grande passione.  I MILLE VOLTI DI GUY - Ora, per&ograve;, il pilota famoso per le sue imprese nel Tourist Trophy e per le sue conduzioni televisive sta facendo un&rsquo;altra esperienza &ldquo;da record&rdquo;: &egrave; approdato infatti direttamente nel mondo delle monoposto di F1, in qualit&agrave; di meccanico d&rsquo;eccezione del team Williams Martini. Il suo debutto &egrave; appena avvenuto al GP del Belgio, dove sta assistendo Felipe Massa e Lance Stroll. &nbsp;  PITSTOP CRUCIALI &ndash; Guy Martin ha iniziato il suo lavoro allestendo il box per poi seguire le due sessioni di prove da 90 minuti del venerd&igrave;, un&rsquo;ulteriore ora di prove il sabato e poi i tre turni di qualifiche prima di arrivare alla gara. Il team di meccanici seguir&agrave; entrambi i piloti durante la gara, dove ogni pitstop &egrave; &nbsp;cruciale. Guy sta lavorando con il team pi&ugrave; veloce in assoluto, che ha siglato il pitstop pi&ugrave; veloce della stagione in appena 2 secondi e 02.  Il lavoro di Guy Martin viene seguito da Channel4, che realizzer&agrave; una trasmissione in programma domenica 17 settembre. 

Il pilota del TT &egrave; in pista con il team Williams Martini questo weekend al GP del Belgio, per assistere Felipe Massa e Lance Stroll. Per esigenze TV ma non solo

Guy Martin meccanico di F1

         Dopo l'assenza dello scorso anno,&nbsp;in molti si erano chiesti se Guy Martin sarebbe pi&ugrave; tornato al Tourist Trophy.&nbsp;Ma in fondo nessuno di noi voleva crederci veramente e gli appassionati delle corse su strada hanno continuato a sperare in un suo ripensamento.&nbsp;Vederlo sfrecciare sul circuito del Mountain &egrave; un'emozione alla quale &egrave; difficile rinunciare.&nbsp;E a maggior ragione deve esserlo per lui, che &egrave; notoriamente un amante del rischio e delle sfide impossibili, che spesso vanno anche oltre la partecipazione alle corse su strada. Ora arriva la conferma pi&ugrave; attesa: Guy Martin torner&agrave; a correre nel TT gi&agrave; quest'anno, e lo far&agrave; in sella ad una Fireblade.&nbsp;La notizia &egrave; doppia: il ritorno di Guy Martin alle corse su strada e il passaggio alla Fireblade, nel team ufficiale Honda. La maggior parte dei fan, infatti, si aspettava che se mai fosse tornato a correre&nbsp;lo avrebbe fatto in sella ad una Triumph Daytona 675.&nbsp;Soprattutto dopo il recente tentativo di record di velocit&agrave; su terra disputato proprio con la Casa inglese. "Ho ancora qualche lavoro da portare a termine con le moto", ha detto Guy Martin alla testata MCNnews.com "Non si pu&ograve; parlare di un ritorno perch&eacute; non sono mai andato via. Ho fatto gare in moto fino all'anno scorso, anche se nel dirt-track! "Corre perch&eacute; mi piace correre. Ovviamente voglio dannatamente vincere e se non avessi una chance di vincere non sarei qui. Andr&ograve; al TT per vincere, non prt bighellonare o fare numero, ma tutto deve essere in ordine", aggiunge Guy Martin. "Ho sempre guardato alle corse come un hobby, ma sono giunto alla conclusione che correndo come hobby ho fatto bene a met&agrave;. Ma se voglio fare meglio devo dedicarci tutta la mia vita. Adesso &egrave; un lavoro", conclude Martin, che prover&agrave; la nuova Honda Fireblase nei test prestagionali a marzo prima di disputare la North West 200 a maggio. Correr&agrave; anche alla Southern 100 e all'Ulster Grand Prix con i colori Honda. L'ultima corsa su strada di Guy Martin &egrave; stata all'Ulster Grand Prix del 2015,&nbsp;dove &egrave; stato protagonista di una brutta caduta. Da allora si &egrave; concentrato a lavorare per la TV e sulla scrittura di un altro libro, rifiutando diverse offerte da top team e senza far trapelare nulla sul suo possibile ritorno all'Isola di Man.&nbsp;       

"Non si pu&ograve; parlare di ritorno perch&eacute; non sono mai andato via", dice Guy Martin. "Ovviamente voglio vincere, non fare numero". Sar&agrave; in squadra con McGuinness

Tourist Trophy, Guy Martin correrà con Honda

        Guy Martin ce l'ha messa tutta, ma per il momento il sogno di entrare nel Guinness dei Primati con il record di velocit&agrave; su terra &egrave; rimandata. L'obiettivo &egrave; estremamente ambizioso e difficile, perch&eacute; attualmente il record si attesta sulla velocit&agrave; di 376,363 mph (605.697 km/h), raggiunta nel 2010 da Rocky Robinson in sella alla Top Oil-Ack Attack Streamliner. Le speranze di Guy Martin, che ha tentato il record con Triumph, sono naufragate dopo il primo miglio sul Lago Salato, quando il britannico ha perso il controllo dell'Infor Rocket Streamliner. "Le condizioni difficili del leggendario Bonneville Salt Flats si sono rivelate impegnative nell'ultima fase del tentativo di record su terra di Triumph Motorcycles", dicono i portavoce della Casa inglese. "Con il sole e venza vento Guy Martin &egrave; partito ottimamente e stava facendo un'ottima prestazione nel primo miglio quando il Triumph Infor Rocket Streamliner ha perso trazione in una sezione umida della superficie salata, causando l'uscita di traiettoria del posteriore e l'uscita di pista dello Streamliner. Guy non si &egrave; fatto niente nell'incidente, ma lo Streamliner ora richieder&agrave; una revisione prima di poter fare ulteriori tentativi". "Fa parte del lavoro, ragazzi", ha commentato Guy Martin senza perdere il buonumore. "Penso che se fosse una cosa facile lo avrebbero gi&agrave; fatto tutti. Quindi ora faremo un piano e pianificheremo la prossima uscita non appena avremo la possibilit&agrave;".        

Una caduta sul Lago Salato mette fine al tentativo di entrare nel Guinness dei Primati. "Se fosse una cosa facile, tutti l'avrebbero fatto", ha dichiarato Martin.

Guy Martin: una caduta e nessun record

Sono passati quasi 70 anni da quando Rollie Free mise a segno&nbsp;il record di velocit&agrave; su due ruote in casco e mutande (vedi foto in basso) e 50 anni dall&#39;impresa a 300 all&#39;ora del neozelandese Burt Munro e della sua vecchia Indian ( conquistando gloria eternaanche grazie al bel film sulla sua impresa interpretato da Anthony Hopkins). Cambiano i protagonisti ma il palcoscenico rimane sempre lo stesso, la piana salata di Bonneville e ora &egrave; il turno di Guy Martin e Triumph.  Il pilota britannico, reduce dal &quot;muro della morte&quot; in bicicletta, &egrave; arrivato quattro giorni fa nello Utah e si sta preparando a entrare nel Guinness cavalcando il razzo Triumph da 1000 cavalli. L&#39;obiettivo &egrave; non solo superare l&#39;attuale primato, 377 miglia orarie, ma di raggiungere le 400, ossia 645 chilometri orari circa. Matt Markstaller, l&#39;ingegnere a capo del progetto, ha dichiarato: &quot;E&#39; la sfida pi&ugrave; difficile che abbiamo mai affrontato e probabilmente solo un uomo su un milione potrebbe farcela&quot;. E Guy Martin &egrave; l&#39;uomo giusto.&nbsp;  Questa mattina alle 7.30 locali il team Triumph &egrave; tornato sul sale di Bonneville per una nuova sessione di test: l&#39;erore del Tourist Trophy ha percorso sette miglia per perfezionare il bilanciamento e a breve Martin tenter&agrave; di entrare nella storia. Per l&#39;ennesima volta.&nbsp; 

La leggenda del TT sul lago salato col missile Triumph da 1000 cv: il tentativo di record &egrave; alle porte

Guy Martin a Bonneville: pronto per entrare nella storia

Il pilota britannico &egrave; pronto a entrare nel Guinness dei primati cavalcando il Triumph Infor Rocket Streamliner da 1000 cavalli tentanto di oltrepassare i 640 km/h.&nbsp;

Guy Martin e Triumph a Bonneville per il record di velocità

La notizia &egrave; di quelle destinate a fare scalpore: Guy Martin, l'asso britannico delle corse su strada, ha annunciato che non parteciper&agrave; alla prossima edizione del Tourist Trophy, la leggendaria gara sull'Isola di Man che lo ha visto pi&ugrave; volte sfiorare la vittoria senza per&ograve; mai riuscire a conquistarla. A dichiarare la sua rinuncia &egrave; lo stesso Guy Martin, tramite il suo profilo social.    "Un sacco di gente mi ha chiesto cosa far&ograve; quest'anno", scrive Guy Martin. "Immagino un cambiamento di scenario. Ho corso il TT per 11 anni. Tutto quello che ho davvero fatto da quando avevo 18 anni, tranne lavorare sui camion, &egrave; correre sulle moto da competizione e il mio cervello ha bisogno di qualcosa di diverso.  "Ogni anno &egrave; la stessa cosa: i test, le corse, e poi si ricomincia.&nbsp; Ci ho pensato mentre ero sdraiato in ospedale dopo l'incidente di Ulster Grand Prix. Penso da tre anni al &ldquo;Divide Tour&rdquo;, la pi&ugrave; dura corsa ciclistica al mondo, e ho pensato che in un batter d'occhio mi ritrover&ograve; a 45 anni, cos&igrave; ho intenzione di farlo quest'anno. Mi piace sfidarmi mentalmente e il &ldquo;Divide Tour&ldquo; sar&agrave; duro, ma &egrave; cos&igrave; anche&nbsp; al TT, e questo mi ha costretto a fare una scelta.  "Non ho finito con le moto. Tenter&ograve; il record del Muro della Morte in primavera e quest'estate tenter&ograve; il record di velocit&agrave; su terra e se correr&ograve; su strada sar&agrave; con il team TAS.  "Dopo il Divide Tour&nbsp;potrei non voler pi&ugrave; vedere una&nbsp; bicicletta - oppure potrei non voler pi&ugrave; disputare una corsa su strada, non lo so. Ma so che Bruce Anstey e John McGuinness corrono ancora nel TT, e hanno un paio di anni pi&ugrave; di me, cos&igrave; forse torner&ograve; l'anno prossimo. O forse trover&ograve; qualcos'altro di interessante da fare. Ho pi&ugrave; interessi oltre alle moto e penso che sia il caso di seguirli.  "Grazie come sempre per il supporto", conclude Guy Martin, che ha compiuto trentaquattro anni lo scorso novembre e che, effettivamente, dal punto di vista anagrafico pu&ograve; permettersi di saltare un'edizione del Tourist Trophy per tornare - forse - l'anno prossimo. Oppure diventer&agrave; pi&ugrave; semplicemente un ciclista. Nemmeno lui sa prevederlo.  Fiammetta La Guidara  &nbsp;

"Da quando avevo 18 anni corro in  moto e il mio cervello ha bisogno di qualcosa di diverso", dice Guy Martin

Guy Martin non correr&agrave; al TT

Guy Martin, il pilota inglese specialista delle gare su strada, ha avuto un incidente mentre stava gareggiando alla velocissima Dundrod 150, gara che si svolge in Irlanda, durante il weekend del noto Ulster GP.  Martin ha subito numerose fratture, che hanno reso necessario effettuare un intervento chirurgico, per&ograve;, stando alle prime informazioni che ci sono pervenute, il pilota non &egrave; in pericolo di vita. Martin stava gareggiando nella classe Superbike ed era in sella ad una BMW S 1000 RR.  Era in testa quando ha perso il controllo della sua moto a causa di una repentina perdita di aderenza al retrotreno. Tutto &egrave; avvenuto molto velocemente. L'inglese &egrave; finito a terra, &egrave; scivolato fuori dal nastro di asfalto, per fortuna in un tratto dove era presente una via di fuga.  Alla fine della caduta Guy Martin ha urtato contro una protezione ed &egrave; rimasto a terra fino all'arrivo dei soccorsi. Inutile sottolineare che l'inglese non parteciper&agrave; all'UlsterGP. Per la cronaca, la gara &egrave; stata vinta da Bruce Anstey, in sella alla Honda CBR1000RR.  https://www.youtube.com/watch?v=jxdm0_urUjw  Riccardo Piergentili

Il pilota ha riportato numerose fratture ma non &egrave; in pericolo di vita

Guy Martin: il video dell'incidente alla Dundrod 150

Il britannico Guy Martin &egrave; uno dei piloti pi&ugrave; popolari in Inghilterra, soprattutto per le sue partecipazioni alle corse su strada: ha preso parte a 11 edizioni del Tourist Trophy conquistando 15 volte il podio.  Non solo: il simpatico protagonista dell'Isola di Man ultimamente si cimenta anche come "attore". Tanto per non smentirsi, per&ograve;, il titolo della serie TV che ha girato per Channel4 &egrave; "Speed", ovvero "Velocit&agrave;".  Nelle numerose puntate - tutte di 50 minuti - Guy Martin, che nella vita di tutti i giorni fa il meccanico e ripara camion - affronta sfide di velocit&agrave; con moto, biciclette, aerei e cos&igrave; via: l'importante &egrave; sfidare le leggi della fisica e imparare tutto sulla scienza della velocit&agrave;!  Guy Martin sar&agrave; ospite d'eccezione al Motor Bike Expo, il Salone della Moto di Verona, in calendario dal 23 al 25 gennaio e sar&agrave; un modo per conoscere pi&ugrave; da vicino questo personaggio davvero fuori dagli schemi. Guy Martin, infatti, vive in un paesino di 200 abitanti, in una casa senza tv n&eacute; internet, "perch&eacute; quando voglio vedere un amico lo chiamo", dice il pilota britannico. Ma non &egrave; per un problema con la tecnologia!  "Amo la tecnologia", aggiunge. "Del resto fa anche parte del mio lavoro, perch&eacute; io sono meccanico di camion, e sui camion ce n'&egrave; molta. Amo molto anche la Formula 1 e penso che, sotto questo piano, le moto sono ancora indietro. Nel tempo libero costruisco motori da corsa".  Quest'anno parteciper&agrave; al Tourist Trophy con una BMW. Ma forse sar&agrave; l'ultimo. "Non mi diverto pi&ugrave;, ci sono troppe persone. E' diventato difficile persino uscire dal mio motorhome. E siccome per me il motociclismo &egrave; un hobby, se non mi diverto non c'&egrave; motivo di farlo", spiega Guy. Ma la sua prossima sfida la ha gi&agrave; in mente: "Sono appena tornato da un viaggio di lavoro in India e sto studiando un viaggio in moto da Goa, nel Sud del Paese, fino alla base dell'Everest, in Nepal". Fiammetta La Guidara Un video per apprezzare la guida veloce di Guy Martin al Tourist Trophy.    &nbsp;

Il britannico interpreta  "Speed", serie TV sulla velocit&agrave;. Un video che lo vede protagonista al TT in attesa di incontrarlo al Motor Bike Expo a Verona!

Guy Martin, che attore!

&ldquo;Vincere &egrave; un&rsquo;eventualit&agrave;, morire anche. E se non rischi di morire, non puoi vincere&rdquo;. In questa ormai celebre (e un po&rsquo; spericolata) affermazione c&rsquo;&egrave; tutto Guy Martin, una leggenda vivente del motociclismo, testimonial Dainese, annunciato come una delle grandi vedette del Motor Bike Expo 2015.  Il nome del trentatreenne inglese &egrave; legato a doppio filo alle gare su strada &ndash; con cui continua a misurarsi, puntando sempre alla vittoria &ndash; ma anche ad un modo pressoch&eacute; unico di vivere la passione per il motociclismo.  Il pubblico italiano potr&agrave; quindi incontrare e conoscere questo straordinario personaggio che, correndo in moto per hobby, ha vinto la Road Race Southern 100, la North West 200 e l&rsquo;Ulster Grand Prix (tutte, pazzesche classiche su strada); per quindici volte &ndash; di cui tre quest&rsquo;anno &ndash; &egrave; salito sul podio del Tourist Trophy, all&rsquo;Isola di Man; &egrave; arrivato una volta secondo alla 24 Ore di Le Mans e, ultima impresa in ordine di tempo, ha vinto la leggendaria cronoscalata Pikes Peak, in Colorado, nella categoria UTV/Exhibition, in sella ad una Suzuki GSX-R 1100 da lui stesso trasformata in turbo e capace di erogare la mostruosa potenza di 550 CV!  Si, pare impossibile che un pilota capace di simili prestazioni, apparentemente folli, in realt&agrave; frutto di un rigoroso controllo, possa correre per hobby; ma Guy, che pure &egrave; diventato un volto noto della televisione, sviluppa (come Valentino Rossi) i sistemi di sicurezza Dainese ed &egrave; seguito come un idolo da decine di migliaia di fans sui social network, continua a lavorare come meccanico di camion, insieme al padre Ian ed al fratello Stewart, in una remotissima localit&agrave; nell&rsquo;est dell&rsquo;Inghilterra.  C&rsquo;&egrave; da giurare che chi incontrer&agrave; Guy non potr&agrave; rimanere insensibile davanti all&rsquo;aura leggendaria che emanano le sue storie sportive ma anche al carisma ed all&rsquo;energia positiva che sprigiona questo ragazzo.  A Verona Martin indosser&agrave; i capi della nuovissima collezione &ldquo;36060&rdquo; di Dainese, una capsule collection, caratterizzata da un&rsquo;impronta stilistica uniforme e dalla possibilit&agrave; di intercambiare i diversi elementi che la formano. Si tratta di giacche, maglieria, guanti e scarpe per uomo da utilizzare ogni giorno, una linea rivoluzionaria per Dainese che enfatizza lo stile senza per&ograve; mai perdere di vista il confort e la sicurezza che rendono questo marchio un riferimento per i motociclisti di tutto il mondo.  La collaborazione tra Dainese e Motor Bike Expo, che per l&rsquo;edizione 2014 si concretizz&ograve; nella presenza di Tom Sykes, acclamato dagli oltre 140.000 visitatori del salone, avr&agrave; due poli di attrazione. Presso lo stand dell&rsquo;azienda veneta sar&agrave; possibile incontrare Guy Martin ed ammirare i capi della nuova linea mentre il D-Mobile, lo stesso che segue il motomondiale, sar&agrave;&nbsp; il punto di riferimento per chi, con l&rsquo;ausilio dei tecnici della casa, vorr&agrave; progettare la propria tuta su misura, e per chi intender&agrave; conoscere il D-air, il primo airbag per motociclisti.  Il Motor Bike Expo 2015 sar&agrave; aperto da venerd&igrave; 23 a domenica 25 gennaio, con orario continuato 10.00 &ndash; 19.00; biglietto d&rsquo;ingresso 16,00 Euro, acquistabile presso le casse di Veronafiere o in prevendita sul circuito Ticketone; il prezzo &egrave; bloccato dal 2009.  Il Motor Bike Expo, che nel 2015 si terr&agrave; per la settima edizione consecutiva a Veronafiere, &egrave; il prodotto di venti anni di attivit&agrave; organizzativa di Paola Somma e Francesco Agnoletto, soprattutto nell&rsquo;ambito delle fiere. MBE 2014 ha occupato sette padiglioni del quartiere fieristico veronese per un totale di 67.000 metri quadrati di esposizione al coperto, con 568 espositori e 490 operatori dell&rsquo;informazione e della comunicazione; in tre giorni ha superato i 140.000 visitatori.

A Verona arriver&agrave; il britannico vincitore di gare come la Road Race Southern 100, la North West 200 e l&rsquo;Ulster Grand Prix e autore di 11 podi al TT

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