&Egrave; un messaggio toccante quello che Marc Marquez ha inviato dapprima ad un membro del suo team e poi pubblicato sui social coprendo col testo parzialmente il volto ma lasciando ben visibili gli occhi rossi e colmi di lacrime. La separazione da Honda non &egrave; indolore per lo spagnolo che in HRC &egrave; arrivato poco pi&ugrave; che maggiorenne e se ne andr&agrave; 11 stagioni dopo ormai trentenne e uomo maturo.  MOTOGP: MARC MARQUEZ ED HONDA SI SEPARANO A FINE 2023  Decisione difficile ma fatta per vincere  Il primo messaggio pubblico di Marc Marquez dopo l&rsquo;annuncio della separazione dal team col quale ha collezionato sei titoli mondiali in MotoGP, 59 vittorie e 101 podi chiarisce le difficolt&agrave; dello spagnolo nel prendere questa decisione. Una scelta quella di lasciare HRC fatta contro il proprio cuore ma di testa e coraggio per tornare ad essere il miglior pilota del mondo.    Di seguito la traduzione del messaggio pubblicato sui social di Marc Marquez:  &ldquo;Voglio condividere con voi questo messaggio che ho inviato a un membro del team:  Non so da dove cominciare, non so se sto facendo bene o male, non so cosa accadr&agrave; in futuro, non so se tutto questo andr&agrave; bene, ma quello che so &egrave; tutto quello che abbiamo ottenuto insieme.  &Egrave; stata la decisione pi&ugrave; difficile della mia vita, guidata dalla mia testa e dal mio coraggio, NON dal mio cuore. La mia squadra nel cuore sarete sempre voi, quelli di SEMPRE, quelli che mi hanno sostenuto e mi sosterranno. Ma ho una cosa chiara: voglio provare a essere di nuovo il miglior pilota del mondo e per questo ho bisogno di godermi il gioco.  Ho utilizzato una teoria che l&#39;alpinista ha detto nel libro che mi hai lasciato leggere. Se riesco a scalare l&#39;Everest in 3 giorni, perch&eacute; scalarlo in 5? Logicamente &egrave; molto pi&ugrave; rischioso scalarlo in 3 giorni, ti esponi molto di pi&ugrave; e potrebbe non essere possibile, ma se non ci provo non lo sapr&ograve; mai.  Me lo hai sempre detto e io l&#39;ho applicato: Segui il tuo istinto, nessuno ti batte con il carattere e le palle.  E, come ben sai, il nostro rapporto &egrave; molto speciale, quindi spero che le nostre strade si incrocino di nuovo. Godiamoci queste 6 feste che ci rimangono quest&#39;anno&rdquo;.    ADDIO HONDA MA MARC MARQUEZ &ldquo;CADE&rdquo; IN PIEDI: LE POSSIBILI OPZIONI 

Attraverso una storia di Instagram il pilota di Cervera riporta il messaggio che ha inviato ad un membro del suo team

Marquez rompe il silenzio: &ldquo;La mia squadra del cuore sarete sempre voi&rdquo;

Stanco di aspettare, stanco del disprezzo della Ducati, Dovizioso ha annunciato pubblicamente la decisione maturata: rompere il legame che lo legava con la Casa di Borgo Panigale. La fine di un rapporto che, fino a quel momento, aveva portato 13 vittore e tre secondi posti nel campionato del mondo.  Alla fine, &egrave; stato Andrea Dovizioso a prendere la decisione. &Egrave; vero che la Ducati per un periodo ha considerato la possibilit&agrave; di chiudere con lui, ma Dovi ha anticipato la mossa con una dichiarazione: &quot;Grazie, &egrave; stato bello, ma non c&#39;&egrave; motivo di continuare&quot;. Questo quanto Andrea ha detto al suo manager Simone Battistella, che lo ha poi comunicato alla Ducati. Gli incontri successivi sono serviti ad accordarsi su come diffondere la notizia.  Un passo preso senza tentennamenti, come nello stile di Dovizioso, che nei recenti mesi, o meglio anni, ha sofferto ogni tipo di affronto dalla Ducati. Altri avrebbero perso la pazienza molto prima ma, al contrario, Dovizioso ha mandato gi&ugrave; il rospo con grande professionalit&agrave;. Alla fine per&ograve;, quanto accaduto tra il 2019 e il 2020 &egrave; stato troppo anche per lui: dall&#39;agosto dello scorso anno, la Ducati ha rincorso tutti i piloti liberi, facendo offerte a destra e manca, mettendo sotto contratto Jack Miller e Pecco Bagnaia, &quot;dimenticando&quot; il pilota che ha ottenuto i migliori risultati con la DesmosediciGP, e con una serie di scuse a dir poco irritanti.  Prima si parlava della mancanza di un accordo finanziario, ma in realt&agrave; la Ducati non aveva fatto a Dovizioso alcuna offerta concreta. Poi si diceva che a Borgo Panigale avrebbero aspettato un paio di gare per vedere se c&#39;era ancora motivazione, incolpando il pilota. Poi &egrave; stato fatto notare che Dovizioso durante l&#39;inverno aveva guardato alla KTM, quasi che la Ducati avesse il diritto di contattare chiunque mentre Dovizioso non poteva cercarsi un&#39;alternativa. Infine, si &egrave; deciso di aspettare i due GP al Red Bull RIng, per una conclusione che suonava pi&ugrave; o meno cos&igrave;: &quot;abbiamo gi&agrave; preso la nostra decisione, ma se Andrea vincer&agrave; i prossimi due GP, ci metter&agrave; nei guai, non possiamo certo licenziare un vincitore, come abbiamo fatto con Lorenzo&quot;.  That was the last straw and Dovizioso decided to say enough is enough. &ldquo;My future is in the hands of Gigi Dall&rsquo;Igna,&rdquo; he said mildly yesterday, in a statement that now sounds very different, a kind of different, like saying: &ldquo;I decide my future, I don&rsquo;t care what you think.&rdquo;  Questa &egrave; stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E Dovizioso ha deciso di dire basta. &quot;Il&nbsp;mio futuro &egrave; nelle mani di Gigi Dall&#39;Igna&quot;, ha detto in una dichiarazione il giorno prima dell&#39;annuncio, che letta a posteriori&nbsp;suona molto diversa, come a voler dire: &quot;decido io il mio futuro, non mi interessa quel che pensate&quot;.  Cos&igrave; &egrave; finita una storia iniziata nel 2013, quando Dovizioso si un&igrave; alla Ducati come rimpiazzo di Valentino Rossi. &quot;Sono cos&igrave; fortunato ad essere andato cos&igrave; male, che non potr&ograve; fare di peggio&quot;, scherzava Dovi durante la presentazione del progetto Ducati a Madonna di Campiglio. Il primo anno &egrave; stato molto difficile, ma l&#39;arrivo dell&#39;ingegner Gigi Dell&#39;Igna ha cambiato la situazione radicalmente.  Inizialmente l&#39;armonia era totale: &quot;Gigi ha portato ordine e un metodo di lavoro&quot;. Tuttavia presto i rapporti si sono deteriorati e alla vigilia del GP d&#39;Italia del 2017, Andrea ha deciso di lasciare la Ducati. Dovizioso ha spiegato il suo piano agli amici a cena, prima del weekend di gara, ma poi si &egrave; convinto a restare con Dall&#39;Igna.  Qualche giorno dopo, al Mugello, Dovizioso ha vinto la gara e da allora ha battagliato per il titolo mondiale con Marc Marquez fino all&#39;ultima corsa. Accanto a lui nel box c&#39;era Jorge Lorenzo, con uno stipendio di 25 milioni di Euro in due anni, contro il suo stipendio di un milione e mezzo l&#39;anno. Mentre Dovi vinceva, Lorenzo combatteva alle sue spalle, nel gruppo di coda della MotoGP. Se non fosse stato per il pilota italiano, la stagione della Ducati sarebbe stata un disastro. Ma Dall&#39;Igna non ha dimostrato nessuna gratitudine nei confronti di Andrea, che di fatto gli aveva salvato il posto di lavoro. Mentre guardando i soli risultati di Jorge il fallimento sarebbe stato totale.  Alla fine del 2018, il rinnovo del contratto &egrave; stato nuovamente estenuante. E nel 2019 in Austria, Dovizioso ha dovuto ingoiare un altro boccone amaro, quando ha scoperto che la Ducati stava facendo tutto il possibile per portare di nuovo Lorenzo tra le proprie fila, a prendere il posto di Jack MIller nel team Pramac, dopo aver cercato di metterlo in sostituzione di Dovizioso.  Nel 2020 c&#39;&egrave; stato l&#39;ultimo oltraggio. Ma Dovizioso ha detto basta e ha preso la sua decisione, anche a costo di compromettere la sua carriera. Da allora Dovizioso ha potuto pensare solo al Campionato, sereno e senza altre distrazioni contrattuali... certo, chiudere questa storia vincendo il titolo, sarebbe un&rsquo;autentica follia...  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i &ldquo;mantra&rdquo; di Andrea 

Agosto 2020 - Stanco del tira e molla con Ducati, Dovi ha annunciato il suo addio alla Casa di Borgo Panigale.

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati

&nbsp;  In generale, gli appassionati della MotoGP fanno dei piloti i loro eroi per quello che sono capaci di fare in pista e/o per le immagini che emanano come atleti. Questa ammirazione fa s&igrave; che, nella maggior parte dei casi, i tifosi dimentichino che dietro l&#39;immagine c&#39;&egrave; una persona con i propri punti di forza e di debolezza, con una personalit&agrave; quasi sempre estranea ai dedicatari della gara.  Come sono quei motociclisti quando si tolgono la tuta? Come sono lontano dalla pista? Hanno preoccupazioni diverse da quelle dei &quot;mortali&quot;? Con quale dei sette peccati capitali sono pi&ugrave; intransigenti? E con quali sono pi&ugrave; indulgenti?&nbsp;  Ebbene, per cercare di conoscere quel lato non pubblico dei piloti, abbiamo una proposta per alcuni di loro: guardarsi allo specchio. Un esercizio in cui, come vedrete qui sotto, abbiamo fatto loro delle domande a cui non sono abituati... e di cui non avevano alcuna conoscenza. &Egrave; stato un esercizio interessante e arricchente perch&eacute; ci ha aiutato a completare il profilo che avevamo di loro. In alcuni casi per il bene, in altri per confermare quello che pensavamo.  Questualche mese fa abbiamo messo davanti allo specchio Andrea Dovizioso, un pilota finito sulla bocca di tutti per l&#39;ennesima trattativa di rinnovo con la Ducati. Non &egrave; un segreto che queste trattative non siano mai state facili. Una delle cose che &egrave; stata detta in questi giorni &egrave; che Dovi starebbe considerando la possibilit&agrave; di appendere il casco al chiodo.  C&#39;&egrave; chi crede che questo sia impossibile, chi si chiede perch&eacute; un pilota con un contratto da milioni di dollari si sia preso la briga di dimettersi. Ma dopo aver letto questo &#39;Andrea Dovizioso allo Specchio&#39; vi renderete conto che Andrea ha una personalit&agrave; fuori dal comune. Qual &egrave; la caratteristica che lo definisce di pi&ugrave;? Secondo me, &egrave; molto chiaro su ci&ograve; che non vuole... Pu&ograve; essere solo una deduzione personale; ma leggete qui sotto e vedete cosa ne pensate.  Cosa vede Andrea Dovizioso quando si guarda allo specchio?  &quot;Una persona serena e felice di vivere il suo sogno. Sono sereno rispetto alla maggior parte delle persone di cui mi circondo e questa &egrave; una soddisfazione personale che mi piace&quot;.  &Egrave; sempre stato cos&igrave;?  &quot;No, posso guardarmi cos&igrave; da tre o quattro anni&quot;.  Ti piace quello che vedi?  &quot;Mi piace, anche se essere competitivi e ambiziosi non &egrave; mai abbastanza. Vuoi sempre di pi&ugrave;&quot;.  Questo vale anche a livello personale?  &quot;S&igrave;, si pu&ograve; sempre migliorare. Ti rendi conto che litighi con le persone e non puoi essere d&#39;accordo con tutti, quindi significa che devi migliorare qualcosa&quot;.  In cosa vorresti essere diverso quando guardi te stesso?  &quot;Una cosa che devo migliorare &egrave; che non sono la persona migliore per tirare fuori il meglio dagli altri. Quindi, saper tirare fuori il 100% in coloro che mi circondano&quot;.  Ho la sensazione che tu mantenga sempre una sorta di barriera tra te e il tuo intervistatore. Mi sbaglio?  &quot;Non direi che &egrave; una barriera. Ammetto di essere sempre stato molto egoista, ma non in senso negativo. Penso che il pilota debba sempre essere in grado di dare sempre di pi&ugrave;. Sarebbe meglio essere un po&#39; meno cos&igrave;&quot;.  In spagnolo c&#39;&egrave; un detto che dice &#39;Il lavoro fa una persona&#39; ... Significa che un poliziotto &egrave; un poliziotto 24 ore su 24, che un giornalista dubita sempre di tutto quello che dice... E tu mi dici che un pilota deve essere egoista di proposito...  &quot;S&igrave;, deve essere cos&igrave;. Perch&eacute; devi raggiungere un livello cos&igrave; alto che quello che hai non &egrave; sufficiente, quindi richiede sempre pi&ugrave; sforzi&quot;.  E questo non ti porta ad essere molto esigente con chi ti sta intorno?  &quot;S&igrave;, molto&quot;.  Con quale peccato sei pi&ugrave; intransigente?  &quot;Una cattiva educazione&quot;.  La cosa pi&ugrave; importante della mia vita &egrave;...  &quot;La felicit&agrave; e la serenit&agrave;. &Egrave; banale, ma &egrave; vero&quot;.  Ci&ograve; che ti irrita di pi&ugrave; nella tua vita &egrave;...  &quot;Non essere compreso&quot;.  Che sapore ha la vittoria?  &quot;Ogni vittoria ha un sapore diverso&quot;.  E com&#39;&egrave; stato riconquistare quel sapore dopo anni senza&nbsp;aver vinto? Che sapore ha avuto?  &quot;&Egrave; speciale, unico e molto forte. &Egrave; come segnare un gol ai Mondiali per un calciatore, non solo nel campionato nazionale. Ogni gara ha la sua storia. Sai, ci sono gare che non ti danno quell&#39;emozione e che non sono cos&igrave; belle da vincere per la sensazione che ti danno&quot;.  Cosa ti pesa di pi&ugrave; in una gara che perdi all&#39;ultima curva: la rabbia di perdere o la soddisfazione di aver fatto una buona gara?  &quot;La perdita, ma dipende sempre da chi &egrave; l&#39;altro corridore, e da come l&#39;hai persa...&quot;  Cosa ti d&agrave; pi&ugrave; fastidio nel mondo delle corse?  &quot;Dopo un po&#39;, i viaggi, il tempo passato senza fare niente... Mi d&agrave; fastidio il fatto che non posso fare tutto quello che voglio in un weekend perch&eacute; ci sono persone che ti condizionano. &Egrave; bello perch&eacute; ci sono molte persone che vengono a trovarti ma... quando sei una persona importante, le persone vengono anche quando vai ad allenarti in una pista da motocross e a volte questo &egrave; fastidioso. Perch&eacute; come quando non eri una persona importante hai fatto una cosa perch&eacute; ti piaceva, quando diventi una persona importante la fai perch&eacute; ti piace lo stesso. Ma non puoi pi&ugrave; farlo come prima. &Egrave; qualcosa che gli estranei non possono capire bene - non avere la totale libert&agrave; di passare un giorno intero a fare esattamente quello che vuoi. Con il tempo diventa un po&#39; fastidioso. Non &egrave; un problema, ma &egrave; fastidioso&quot;.  Ultimamente il linguaggio del corpo comunica che venire alle corse &egrave; come andare in ufficio. Quando si parla di motocross si sorride sempre, ma quando si parla della propria professione non si sorride allo stesso modo.  &quot;Se prendi dei piloti che sono stati nel Campionato del Mondo per qualche anno, &egrave; normale che non abbiano pi&ugrave; l&#39;entusiasmo che avevano all&#39;inizio. &Egrave; normale, anzi fondamentale, che sia stato qualcosa di diverso che ti piaceva di pi&ugrave; in passato. Se non ti piace fare qualcos&#39;altro, non ti fermerai mai. Se un giorno non potrai lasciare il Campionato del Mondo, sar&agrave; un problema perch&eacute; sarai costretto ad andartene. O si continua perch&eacute; si pu&ograve; e si vuole, o si continua perch&eacute; si vuole ottenere un risultato, ma arriva sempre un giorno in cui non va bene e non si pu&ograve; controllare&quot;.  Come mai hai questo amore per il motocross?  &quot;Quando sei a casa devi staccare la spina. Avere la possibilit&agrave; di allenarsi e prepararsi meglio per la&nbsp;MotoGP con un&#39;altra passione &egrave; la cosa migliore che ti pu&ograve; capitare. Per me il motocross va fatto con passione, con desiderio e con un metodo per allenarsi nel modo migliore. Se fossi un professionista del motocross avrei avuto lo stesso problema, &egrave; normale. Quando un uomo fa una cosa tante volte, un po&#39; esce e va in cerca di altre cose. Chi corre nel Mondiale Motocross deve passare cos&igrave; tanto tempo in moto che diventa difficile e vorrebbe fare qualcos&#39;altro. Lo stesso accade a noi, anche se con caratteristiche diverse. Bisogna essere bravi agestire la situazione. Non deve essere visto come una cosa negativa. &Egrave; inevitabile e l&#39;importante &egrave; che tu abbia il desiderio di realizzare certe cose dentro di te. Se non le hai, in&nbsp;MotoGP non ottieni risultati. Senza passione non si ottengono. Il livello &egrave; cos&igrave; alto e raggiungere un risultato importante ogni domenica &egrave; cos&igrave; difficile che se non si ottiene qualcosa, non si ottiene un risultato. &Egrave; come quando pensi a qualcosa che non hai mai fatto e quando lo fai hai una sensazione diversa. &Egrave; cos&igrave; difficile ottenere un risultato. Se non hai voglia di farlo non puoi rimanere in questo mondo&quot;.  PS: Questa intervista con Andrea &egrave; stata realizzata lo scorso ottobre. Diciamo questo, perch&eacute; nessuno pensi che le sue risposte siano condizionate o legate alla sua attuale situazione con la Ducati. No, l&#39;Andrea Dovizioso appena letto &egrave; quello vero. Detto questo, appare pi&ugrave; evidente perch&eacute; Andrea non abbia firmato il rinnovo, giusto per aumentare il suo gi&agrave; sano conto in banca?  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i &ldquo;mantra&rdquo; di Andrea 

Luglio 2019 - Ci&nbsp; sono persone che si chiedono come possa un pilota con un contratto che vale milioni prendere anche solo in considerazione l&#39;idea di dimettersi. ma leggendo questa intervista, vi renderete conto di come Andrea Dovizioso abbia una personalit&agrave; fuori dal comune

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio

&nbsp;  Gigi Dall&rsquo;Igna incarna Davide nella lotta di Davide contro Golia, che contrappone un&rsquo;azienda delle dimensioni della Ducati ai tre giganteschi Brand Giapponesi. L&rsquo;ingegnere italiano sa perfettamente che deve trovare la competitivit&agrave; in modi alternativi  Priorit&agrave; di sviluppo: il telaio e&hellip;   &ldquo;La priorit&agrave; &egrave; sicuramente il telai,o ma i team di sviluppo del telaio e del motore sono composti da persone diverse. Si pu&ograve; quindi lavorare su entrambi. Sicuramente i piloti si lamentano molto della percorrenza della moto&nbsp;e certamente dobbiamo migliorare su questo ma, sinceramente, una volta raggiunto questo obiettivo, sar&agrave; pi&ugrave; importante avere la velocit&agrave; necessaria per vincere la gara. Perch&eacute; &egrave; pi&ugrave; facile vincere la gara se hai la moto pi&ugrave; veloce della pista. Quando hai potenza, puoi decidere se usarla o meno. Per controllare la gara &egrave; importante avere pi&ugrave; cavalli dei tuoi avversari. Se non hai i cavalli necessari, devi essere disposto a lottare molto di pi&ugrave; per vincere la gara&rdquo;.  Le nuove gomme Michelin   &ldquo;Sicuramente &egrave; un cambiamento importante non solo in termini di prestazione, ma anche in termini di gestione di ci&ograve; che si ha. Abbiamo visto che con le nuove gomme c&#39;&egrave; pi&ugrave; grip, ma anche che proprio per questo la moto &egrave;&nbsp;pi&ugrave; nervosa da guidare. Va trovato il giusto set up non solo per il telaio, ma anche in termini di elettronica e cos&igrave; via. Sembra un piccolo cambiamento, ma potrebbe avere ripercussioni importanti&rdquo;.  Ognuno ha il suo ruolo   &ldquo;Tutti si sentono stimolati a fare del proprio meglio e a farlo fare agli altri. &Egrave; normale. I piloti lo fanno con me e io con loro. &Egrave; importante capire che siamo tutti sulla stessa barca. Non dobbiamo litigare tra di noi, ma aiutare i piloti a raggiungere il miglior risultato possibile. Credo che i piloti dare il meglio a inizio stagione per avere una posizione di forza al momento di ridiscutere i loro contratti. Sicuramente questo rappresenta uno stimolo in pi&ugrave;&quot;.&nbsp;  Il mercato piloti: una discussione ogni stagione   &ldquo;Generalmente quando arriva il momento di rinnovare i contratti, l&rsquo;atmosfera non &egrave; delle migliori. Ma le performance dipendono sempre dal pilota. Alle volte &egrave; meglio firmare il rinnovo prima possibile altre invece &egrave; meglio aspettare, in modo da dare pi&ugrave; stimoli al pilota. Nel nostro caso, in questa stagione credo che non avremo fretta di rinnovare i contratti dei piloti. Quando ho messo sotto contratto Petrucci, gli ho proposto un annuale, in modo che le date di scadenza dei contratti dei nostri piloti, fossero differenti fra loro. Questa &egrave; la mia filosofia, ora e per il futuro, ma non so se riuscir&ograve; a raggiungere questo obiettivo. In ogni caso preferisco discutere un rinnovo contrattuale all&rsquo;anno&rdquo;.  Lo sbarco ufficiale di Ducati nell&rsquo;EWC   &quot;Penso sia importante entrare nell&#39;Endurance, perch&eacute; non sappiamo come&nbsp;saranno le regole in futuro. Credo sia molto importante riuscire a capire come funziona questo campionato. Personalmente &egrave; un tipo di corse che mi piace molto, ma anche Ducati ha molta esperienza in questo genere di gare. &Egrave; un modo di correre completamente diverso dalla motoGP o dalla Superbike ed &egrave; difficile capire come fare per ottenere buoni risultati. Alcuni possibili collegamenti tra campionato Superbike e gare Endurance potrebbero rivelarsi interessanti. L&rsquo;affidabilit&agrave; &egrave; importante per le moto stradali e i clienti possono apprezzarla proprio grazie alle gare di Endurance. Analogamente anche le prestazioni sono importanti sulle moto sportive da strada, cos&igrave; la ricerca di entrambe queste peculiarit&agrave; potrebbe essere stimolante e portare a un modo diverso di approcciare il campionato MotoGP&quot;.  Lavorare con Marc Marquez   &ldquo;Quanto mi piacerebbe lavorare con Marc Marquez? &Egrave; anche difficile da spiegare. Ho vinto il titolo mondiale in 125cc, in 250cc, in Superbike, &nbsp;ma non l&rsquo;ho mai vinto in MotoGP. Ecco, il mio obiettivo &egrave; vincere il titolo in MotoGP. Credo la mia risposta sia stata esaustiva&hellip;&quot;   I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall'Igna I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall'Igna I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i “mantra” di Andrea 

Febbraio 2020 - Ancor prima del via del campionato 2020&nbsp;il Direttore di Ducati Corse aveva messo in chiaro il suo punto di vista sulla stagione Ducati, anche in merito alla questione piloti. Ecco il suo pensiero

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall&#39;Igna

1. C&#39;&egrave; un&#39;opinione secondo la quale Ducati non sa gestire i propri piloti. Lo dico perch&eacute; in Ducati si ripetono situazioni che potremmo definire conflittuali. Prima lo scontro tra Iannone e Dovizioso; poi tutta la storia del mancato rinnovo di Lorenzo e Petrucci che ha parlato delle differenze nei rinnovi dei contratti. La mia domanda &egrave;: &egrave; il Reparto Corse a gestire i piloti? &Egrave; una persona sola che se ne occupa, o un gruppo?  &quot;Per prima cosa, &egrave; Gigi Dall&#39;Igna a gestire il Reparto Corse. Della gestione dei piloti, di solito, ce ne occupiamo Gigi Dall&rsquo;Igna, Davide Tardozzi e io. Ed &egrave; incluso anche Claudio Domenicali nella decisione di ingaggiare un pilota. Detto questo, devo dire che non sono d&#39;accordo con ci&ograve; che &egrave; stato detto sulla cattiva gestione Ducati. Non capisco perch&eacute; i giornalisti critichino costantemente Ducati, perch&eacute; penso ci siano situazioni molto complicate in altri team, se non peggiori&quot;.  Per esempio, come &egrave; stata gestita la partenza di Lorenzo dalla Ducati?  &quot;Con Jorge, il problema &egrave; stato il fatto che c&#39;&egrave; voluta una stagione e mezza per essere competitivi. Come sappiamo, metterlo sotto contratto &egrave; stato un investimento molto importante. E per valutare le performance di un pilota devi sempre valutare i risultati che ottieni considerando il loro costo. E per valutare le prestazioni di un pilota devi sempre valutare i risultati che stai ottenendo considerando il loro costo. &Egrave; logico, no?&quot;  Abbiamo assunto Jorge per essere Campione del Mondo, o almeno per provare a lottare per il titolo nel primo anno, ma le cose sono andate come sono andate. Il secondo anno, il modo in cui sono iniziate le cose ha creato una situazione difficile. Penso sia perfettamente comprensibile che a un certo punto stessimo pensando di fare qualcosa di diverso. Questo &egrave; ci&ograve; che &egrave; successo. La decisione &egrave; stata presa dopo Le Mans. Sapete dov&#39;era Jorge a Le Mans in termini di profitti&hellip;&quot;  &quot;Dopo la Francia era gi&agrave; stato deciso che non sarebbe stato positivo per lui o per noi continuare su questa linea. Se adesso mi chiedi: avreste preso una decisione diversa dopo il Mugello e Barcellona, dopo due vittorie? Sarei completamente onesto: certamente! Ma ci sono momenti in cui devi prendere una decisione. E in quel momento quello che succesde, succede&quot;.  Ma l&#39;accordo &egrave; stato rescisso dal Reparto Corse, o &egrave; stato lui a firmare per Honda prima che comunicaste la vostra decisione?  &quot;Sono successe diverse cose, Jorge ha deciso di firmare con Honda prima che gli comunicassimo la nostra decisione, perch&eacute; credo pensasse di non avere chance di restare in Ducati. Per questa ragione ha firmato con Honda. Ma &egrave; anche vero, devo dire, che stavamo gi&agrave; parlando con Petrucci. Non era un segreto perch&eacute; siamo stati molto chiari con il manager di jorge, dicendogli che avremmo aspettato, ma che se i risultati avessero continuato ad essere quelli che erano, non ci sarebbe stata alcuna possibilit&agrave; di continuare&quot;.  2. Quanto risente oggi la Ducati dell&#39;impatto dell&#39;ingaggio di Jorge Lorenzo?  &quot;Quando abbiamo deciso di scommettere su Jorge Lorenzo, la situazione generale era abbastanza diversa; adesso &egrave; un&#39;altra cosa. Abbiamo ancora un budget importante, ma dobbiamo prestare un pochino pi&ugrave; attenzione a quanto spendiamo in generale, per i piloti, ecc&quot;.  All&#39;epoca, l&#39;arrivo di Jorge Lorenzo era stato deciso con Audi?  &quot;La decisione era stata presa da Ducati, ma era stata approvata dal consiglio Audi, perch&eacute; era un investimento davvero importante. &Egrave; stata una procedura al di fuori delle normali regolamenti Ducati&quot;.  C&#39;&egrave; stato un supporto economico da parte di Audi per portare a termine il contratto con Jorge Lorenzo?  &quot;Sono dettagli che non possono essere condivisi, ma Ducati fa sempre ci&ograve; che deve fare con i suoi soldi&quot;.  Il budget con cui lavora il Reparto Corse &egrave; un freno alla lotta con la Honda, la vostra grande rivale? Se aveste pi&ugrave; budget sareste pi&ugrave; competitivi? Intendo a livello tecnico.  &ldquo;Per un ingegnere il budget non &egrave; mai sufficiente, ma questo &egrave; normale, &egrave; nel DNA di tutti gli ingegneri. Se hai un budget illimitato puoi pensare di provare soluzioni che potrebbero avere il 10% di possibilit&agrave; di successo&hellip; Ricordi quando &egrave; iniziata la MotoGP 4T? Non so se sia vero, ma dicono che un costruttore giapponese abbia realizzato un 3 cilindri, un 4 cilindri e un 5 cilindri per vedere quale fosse la soluzione migliore. Nel nostro caso penso che al Reparto Corse Ducati facciamo tutto quello che dobbiamo fare e abbiamo un budget sufficiente per far evolvere la moto come vogliamo. Devi concentrarti di pi&ugrave; sulle cose concrete, non puoi lanciare le cose per aria per vedere come vanno...&quot;  3. Sogni un giorno di avere in Ducati Marc Marquez?  &quot;Penso che in questo momento tutti i team e i costruttori, un giorno, vorrebbero vedere cosa sarebbe capace di fare Marc Marquez con la loro moto. Ma adesso siamo concentrati sul presente e su ci&ograve; che accadr&agrave; nel 2021. I sogni non sono pratici in questo mondo, devi lavorare e vedere che succede. Se qualcuno come la Honda ha il miglior pilota, qualcosa che promuove i suoi risultati, l&#39;unico modo per batterlo &egrave; dare dare ai tuoi piloti un vantaggio tecnico o cercare un&#39;alternativa, puntando su qualcuno nuovo&quot;.   &quot;In linea di principio questa &egrave; la teoria. Ma non dobbiamo dimenticare che l&#39;anno scorso abbiamo vinto sette gare e l&#39;anno precedente sei&hellip; Vale a dire, che &egrave; possibile battere Marquez; non &egrave; imbattibile. &Egrave; chiaro che, in alcuni circuiti, quando abbiamo vinto, avevamo un vantaggio tecnico, non &egrave; un segreto. In questa stagione i nostri rivali hanno evoluto le loro moto: la Yamaha a quanto pare sta andando bene, non tanto con Valentino, ma con Quartararo quasi sempre e a volte con Maverick; Suzuki c&#39;&egrave; quasi sempre con Rins e qualche volta anche con Mir; Anche la Honda si &egrave; evoluta molto. Questo &egrave; un campionato pi&ugrave; competitivo. In questo momento, logicamente, stiamo lavorando per migliorare la nostra moto, cosa che al Reparto Corse non abbiamo mai smesso di fare; non ci si ferma mai&quot;.  Hai sempre detto molto chiaramente che Ducati non &egrave; in MotoGP per stare al secondo posto, ma per vincere.  &quot;Esatto, non siamo felici di essere secondi, non &egrave; l&#39;obiettivo Ducati: non lo &egrave; mai stato n&eacute; lo sar&agrave; mai. Ti dico anche che sappiamo tutti che Marquez &egrave; un pilota eccezionale e che senza di lui la Honda non avrebbe vinto nessun titolo mondiale dopo Stoner nel 2011. Senza Marquez i loro numeri sarebbero stati molto diversi, nonostante fino allo scorso anno avesse nelle proprie fila un campione come Pedrosa, e dal 2015 a un altro grande pilota come Crutchlow nel team LCR&quot;.  &quot;Continueremo a lavorare per migliorare ed evolvere la moto per dare ad Andrea e Danilo qualcosa in pi&ugrave; che permetta loro di combattere sempre davanti. I piloti stessi possono anche evolversi e migliorare; penso che potrebbero lottare pi&ugrave; in alto di quanto non siano adesso, almeno su alcuni circuiti. Loro lo sanno e stanno lavorando sulle proprie parti ... direi che abbiamo un ottimo pacchetto&quot;.  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall'Igna I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall'Igna I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i “mantra” di Andrea

Luglio 2019 - Per capire meglio la gestione dei piloti della Casa di Borgo Panigale, abbiamo fatto una chiaccierata con il Direttore Sportivo di Ducati Corse, che ci ha parlato della partenza di Jorge Lorenzo

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti

Ci&ograve; che non si discute &egrave; che la Desmosedici di Dall&rsquo;Igna sia una moto vincente, come testimonia il fatto che tutti i piloti che hanno corso con il team ufficiale dall&#39;inserimento di Gigi nel Reparto Corse hanno vinto almeno un GP. Iannone vinse il GP d&#39;Austria nel 2016, Dovizioso ha vinto 12 volte, Lorenzo ha vinto al Mugello, al Montmelo e in Austria nel 2018 e Petrucci al Mugello, lo scorso anno. E come sapete, sono tutti piloti con un differente stile di guida.  Prima che diciate che vincere delle gare &egrave; una cosa e il campionato un&#39;altra, come che la moto pu&ograve; essere particolarmente efficace su certe piste ma meno efficiente su altre, vi dir&ograve; che le moto Dall&#39;Igna hanno vinto in Qatar, a Brno, a Valencia, al Mugello, al Montmel&oacute;, in Austria, a Motegi, a Misano, a Sepang e a Silverstone, e hanno agguantato la pole ad Assen e Aragon. Vale a dire che i numeri parlano di una Ducati competitiva su 13 dei 19 circuiti del Mondiale.  Nelle corse c&#39;&egrave; un dato di fatto: i titoli si vincono vincendo gare e, dove non &egrave; possibile vincere, minimizzando i danni. Come mostrano le statistiche, la Ducati ha la possibilit&agrave; di vincere su 12 dei 19 &ldquo;teatri di battaglia&rdquo; del campionato. Ci&ograve; dimostra certamente la competitivit&agrave; della moto.  Non metto in dubbio che la Desmosedici sia una moto con caratteristiche speciali, tra cui un &ldquo;telaio rigido&rdquo;, ma quale moto &egrave; perfetta? La Honda ha un avantreno critico, il motore Yamaha &egrave; lento come quello Suzuki, e cos&igrave; via. Voglio dire che la moto perfetta non esiste; hanno tutte i loro pro e contro. E infine voglio ricordarvi due cose:  La prima &egrave; che Jorge Lorenzo ha dovuto reimparare a guidare una MotoGP quando &egrave; arrivato nel garage Ducati nel 2017. Parlando con suo padre, mi ha spiegato quanto &egrave; stato complicato per lui e come sia dovuto andare contro il suo naturale stile di guida per adadattarsi e riuscirci.  La seconda cosa riguarda ci&ograve; che &egrave; successo in Australia nel 2018. Phillip Island &egrave; stato l&#39;appuntamento pi&ugrave; difficile del calendario per la Ducati e fino a due stagini fa Dovizioso, arrivato l&igrave;, si &egrave; sempre rassegnato a fare &quot;il meglio possibile&quot;. Ma ricordate come un certo Bautista abbia fatto volare Andrea a Phillip Island, portandolo a chiudere sul podio? A volte devi spingerti oltre i tuoi limiti e lasciare la tua comfort zone, soprattutto se vuoi diventare Campione del Mondo. 

Giugno 2019 - Un dato a sostengo del lavoro di Dall&#39;Igna &egrave; il fattu che tutti i piloti che hanno corso con il team ufficiale dal suo innesto nel Reparto Corse hanno vinto almeno un GP

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall&#39;Igna

Prima di tutto, Andrea Dovizioso non &egrave; il primo a dire che Gigi Dall&rsquo;Igna non lo ascolta.  Ricordate la ragione per cui Casey Stoner ha smesso i panni di collaudatore Ducati? Sostanzialmente per lo stesso motivo: &ldquo;Non c&#39;&egrave; alcuna ragione per me per continuare ,visto che nessuno prende in considerazione i miei input e suggerimenti. Non c&#39;&egrave; alcun motivo per me per continuare a girare, per nulla&rdquo;. Ci&ograve; significa che deve esserci del vero in ci&ograve; che si dice sul Direttore di Ducati Corse.  Dall&rsquo;Igna a parte, il vero problema, forse, non sta in ci&ograve; che &egrave; a disposizione Perch&eacute; quando ti trovi a lottare con un &ldquo;alieno,&rdquo; non &egrave; mai abbastanza. &ldquo;Se Marquez non fosse stato qui, avrei vinto due Mondiali. Ma Marc c&#39;&egrave;, perci&ograve; non basta&rdquo; ha detto Dovizioso&nbsp;dopo Le Mans 2019. Sa che in una discipilina dove la competizione &egrave; esasperata come in MotoGP, conta ogni dettaglio. &ldquo;Vogliamo lottare per vincere il titolo. Dobbiamo trovare qualcosa. Siamo vicini a Marquez, ma non abbastanza: la situazione attuale dice che non abbiamo assi nella manica da usare contro Marc&rdquo;.  Nella sua carriera in Rosso, il forlivese&nbsp;ha accompagnato la crescita della Ducati. Dal difficile anno del post-Rossi, passando per il delicato cambio di leadership aziendale, per arrivare all&#39;epoca attuale. E cos&igrave; sa meglio di chiunque altro che la Ducati, nel 2019, ha vissuto la fase pi&ugrave; brillante degli ultimi dieci anni: dal 2010 in poi, infatti, nessun pilota di Borgo Panigale era partito con tanti punti e con un distacco cos&igrave; contenuto dal leader del campionato.  Per vincere un titolo Mondiale, la progressione dei primi posti &egrave; fondamentale, e in questo Marquez, lo scorso anno, &egrave; stato un esempio perfetto. La Ducati invece ha faticato a tenere il passo con la Honda, non tanto in termini di punti presi quanto di distacchi.  L&#39;esperienza di Dovizioso con la Ducati &egrave; indiscutibile, quindi anche se non &egrave; d&#39;accordo con l&#39;opinione del suo pilota, Dall&rsquo;Igna dovrebbe dargli quello che chiede. Se dovesse funzionare, fantastico, in caso contrario, almeno Andrea capirebbe il suo errore e sentirebbe di essere stato ascoltato E questo, in un rapporto che deve durare fino alla fine del 2020, &egrave; molto importante. Perch&eacute; immaginare il miglior pilota della Ducati a disagio nel suo garage non &egrave; il massimo.  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i &ldquo;mantra&rdquo; di Andrea 

Giugno 2019 - &ldquo;Siamo vicini a Marquez, ma non abbastanza&rdquo;, ripete DesmoDovi. Anche se non concorda con il suo pilota, Dall&rsquo;Igna dovrebbe dargli ci&ograve; che chiede. Se dovesse funzionare, fantastico, in caso contrario, Andrea capirebbe il suo errore e si sentirebbe finalmente ascoltato

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea

&quot;La moto non gira&quot; ... &quot;Ci serve di pi&ugrave;&quot; ... &quot;Abbiamo gli stessi problemi di sempre&quot;. Queste dichiarazioni sono diventate i mantra di Dovizioso. Come se si fosse perso nel deserto, negli ultimi due anni li&nbsp;ha rivolti&nbsp;al vento, apparentemente, senza nessuno ad&nbsp;ascoltarlo. Beh, probabilmente &egrave; stato ascoltato, ma non &egrave; stato compreso.  Da che Andrea Dovizioso &egrave; diventato il pi&ugrave; grande rivale del vincente Marc Marquez, il pilota italiano ha chiesto una cosa: fare il passo successivo, andare oltre l&#39;essere una squadra vincente solo su piste adatte alla Ducati. Ci&ograve; implica che la Desmosedici abbia bisogno di evolvere il suo comportamento dinamico. Vale a dire, che deve correggere il suo caratteristico sottosterzo quando accelera in uscita di curva con un rapporto in aumento.  Ma Dovizioso insiste sul fatto che nessuno degli aggiornamenti &egrave; riuscito a migliorare questo difetto. Magari un pochino, ma su circuiti come Phillip Island, Sachsenring o Jerez, Ducati continua a soffrire. Nelle parole di Andrea, semplicemente non &egrave; competitiva. Nel senso che non &egrave; in grado di confrontarsi con Marquez e la sua Honda, che sono i rivali che definiscono lo standard.  In privato, Andrea si lamenta del fatto che Dall&rsquo;Igna non ascolta. Non solo fa orecchie da mercante ai suoi commenti, ma concentra anche lo sviluppo della moto sul miglioramento di quelle aree che sono gi&agrave; competitive: il motore e l&#39;aerodinamica.  Un&#39;affermazione che Andrea non ha esitato a ripetere al CEO Ducati Motor, Claudio Domenicali, in un lungo incontro dopo il GP di Spagna a Jerez del 2019, gara in cui un frustrato Dovizioso &egrave; arrivato quinto. Non abbiamo conferma del fatto che i responsabili di&nbsp;Ducati Motor e del Reparto Corse abbiano parlato di questa conversazione , ma immaginiamo che l&#39;abbiano fatto. Perch&eacute; il commento post-gara di Dall&rsquo;Igna a Le Mans, dove Dovizioso e Petrucci sono arrivati secondo e terzo, non &egrave; stata una dichiarazione casuale. Ha commentato che la sua moto avrebbe dovuto far meglio della seconda posizione quel giorno, il che significava chiaramente &quot;non stai sfruttando al meglio la mia moto&quot;.  La vittoria di Petrucci al Mugello, due settimane dopo, non ha rinforzato la posizione di Dovizioso. Piuttosto, ha rafforzato l&#39;affermazione di Dall&rsquo;Igna che tutti i piloti che hanno corso con il team ufficiale dal suo arrivo in Ducati hanno vinto con le sue moto. Piloti con stili diversi come Iannone, Dovizioso, Lorenzo o Petrucci sono riusciti a vincere dei GP con la stessa moto, il che farebbe credere che non sia un&nbsp;mezzo cos&igrave; complicato.    Il rapporto tra Dall&rsquo;Igna e Dovizioso ha sicuramente attraversato un momento che potremmo definire teso. Dovizioso, giustamente, lamenta di essere ripetutamente ignorato. In fondo &egrave; stato lui a mettere la Ducati nelle condizioni di aspirare a vincere il titolo MotoGP nelle ultime due stagioni, e ha vinto ben 11 gare. Con la partenza di Lorenzo &egrave; diventato l&#39;alfiere Ducati in MotoGP e quindi il Reparto Corse dovrebbe lavorare per lui ... Ma Dall&rsquo;Igna non ascolta.  Il responsabile del Reparto Corse Ducati d&agrave; invece la priorit&agrave; a ci&ograve; in cui crede. La sua esperienza, unita all&#39;enorme mole di dati che gestisce, gli danno una visione che sembra essere molto diversa da quella dei piloti. Non &egrave; un segreto che Gigi abbia una passione per i motori, il settore in cui ha brillato di pi&ugrave; durante la sua carriera professionale.  La seconda area in cui cui non smette di lavorare &egrave; l&#39;aerodinamica, un campo in cui &egrave; stato pioniere assoluto quattro anni fa. Ducati non smette di introdurre innovazioni tecniche e soluzioni che costringono i suoi rivali a lavorare 24 ore su 24 per recuperare il ritardo. Prima le alette, poi la famosa chiglia sul forcellone, la semicarena anteriore, e al Mugello quella stessa semicarena posta sulla ruota posteriore della moto di Michele Pirro.  Dovizioso &egrave; sempre parso molto scettico sulle ultime &quot;invenzioni&quot;. Quando gli &egrave; stato chiesto quali siano i vantaggi delle nuove parti sulla moto, ha sempre risposto&nbsp;zero. Vorrebbe meno parti in fibra di carbonio (che non hanno quasi alcun effetto sulle prestazioni della moto), per avere invece ci&ograve; che chiede.  D&#39;altra parte, fino a non molto tempo fa, la Ducati stava ancora pagando le conseguenze di dare a un pilota la decisione sulla linea di sviluppo della propria moto. Ci riferiamo alle due disastrose stagioni di Valentino Rossi in Ducati. Immagino che in questo senso gli ingegneri siano molto attenti a lasciare che sia qualcun altro oltre a loro a segnare la linea dell&#39;evoluzione delle loro moto.  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 7, Andrea dice basta! Ciao ciao Ducati  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 6, Andrea allo specchio  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 5, il decalogo di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 4, 3 domande scomode a Paolo Ciabatti  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 3, le argomentazioni di Dall&#39;Igna  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 2, le argomentazioni di Andrea  I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i &ldquo;mantra&rdquo; di Andrea 

Giugno 2019 - Da che Andrea Dovizioso &egrave; diventato il pi&ugrave; grande rivale del vincente Marc Marquez, il pilota italiano ha chiesto una cosa: fare il passo successivo, ma Andrea insiste sul fatto che nessuno lo ascolti e gli dia ci&ograve; che chiede

I 7 passi del divorzio Dovizioso - Ducati: 1, i &ldquo;mantra&rdquo; di Andrea

Dopo 297 gare, 152 podi, 68 vittorie e 5 titoli iridati, si è conclusa a Valencia, a soli 32 anni, la carriera di Jorge Lorenzo. Uno dei più forti piloti di tutti i tempi.

MotoGP Valencia, le IMMAGINI dell'addio di Lorenzo

Dopo la clamorosa notizia dell&#39;addio di Jorge Lorenzo al mondo delle corse, una riflessione nasce spontanea. Il team Honda, infatti, ha mandato &ldquo;in pensione&rdquo; due piloti in due anni: prima Dani Pedrosa che si &egrave; ritirato a fine stagione 2018 e quest&#39;anno Jorge Lorenzo che si ritirer&agrave; dopo la gara di Valencia di questo weekend. Un qualcosa che ha davvero dell&#39;incredibile se si pensa al calibro di due campioni come loro, in proporzione a quella che &egrave; stata la loro &ldquo;uscita di scena&rdquo;. Quali potrebbero, quindi, essere le cause? La Honda &egrave; coinvolta, o si tratta soltanto di una casualit&agrave;?  IL CASO PEDROSA - Una casualit&agrave; forse non &egrave;, basti pensare alla carriera di Dani Pedrosa. Lo spagnolo ha militato al team alato per ben 17 anni: era il 2001 quando il piccolo samurai di allora sal&igrave; per la prima volta in sella ad una Honda nella categoria 125cc e ci &egrave; rimasto fino al 14 novembre 2018, ovvero fino alla gara di Valencia dello scorso anno. Lui, che ha lasciato il mondo delle competizioni a 32 anni ha vissuto tanti cambiamenti all&#39;interno del team cos&igrave; come l&#39;arrivo e la partenza di tanti compagni di squadra. Una scelta di ritirarsi arrivata dopo tanti infortuni e anche un po&#39; di sfortuna, dove lo spagnolo eterno secondo non &egrave; mai riuscito a centrare il titolo iridato nella classe regina pur sfiorandolo in diverse occasioni. Per lui, l&#39;ultima stagione in Motogp, complici anche alcune cadute e successivi infortuni, era stata molto altalenante senza mai arrivare a podio, ottenendo come risultato l&#39;undicesimo posto nella classifica mondiale (nel 2017 era quarto). A tutto questo va aggiunto un aspetto importantissimo, ovvero che la RC213V era diventata per lui troppo difficile da gestire sotto diversi aspetti tanto da decidere che l&#39;opzione migliore fosse il ritiro.  IL CASO JORGE - Aspetti che Jorge Lorenzo si &egrave; ritrovato ad affrontare pochi mesi dopo in quanto una volta sceso di moto Dani, &egrave; salito subito in sella Jorge, sulla stessa moto che sembra riuscire a guidarla (o per lo meno fino ad oggi solo lui ci riesce) un Marc Marquez che in fatto di risultati &egrave; imbattibile. Il maiorchino, che arrivava da due anni difficili in Ducati (ma che era riuscito a recuperare), una volta salito sulla RC213V, durante i test invernali, non ne aveva parlato poi cos&igrave; in negativo. Forse era solo facciata, certo, o forse in un primo momento la Honda sembrava pi&ugrave; guidabile rispetto ad una Ducati, a lui che, arrivato da una Yamaha sulla quale era stato per ben 9 anni (dal 2008 al 2016) ormai aveva capito che come l&#39;M1 non esisteva nessun altra. Anche lui, come una sorta di &ldquo;maledizione&rdquo; tramandata da Dani Pedrosa, ha vissuto una stagione all&#39;insegna di gravi infortuni che lo hanno portato in pi&ugrave; occasioni a dover saltare delle gare o a tornare in pista non al 100%. Questo sicuramente ha aggravato la situazione, aggiungendo un carico da 90 su una moto che non riusciva a guidare come avrebbe voluto: vuoi per l&#39;usura delle gomme diversa da altre moto, vuoi per problemi tecnici dei quali Jorge ha parlato durante tutta la stagione.  MARQUEZ IL &ldquo;COLPEVOLE&rdquo;? - A tutto ci&ograve; va aggiunto un fattore emotivo rilevante, ovvero un compagno di squadra di nome Marc Marquez molto scomodo. E si che di compagni dai nomi altisonanti questi due protagonisti ne hanno avuti come Valentino Rossi o Casey Stoner, eppure mai come con Marquez la batosta &egrave; arrivata. Sicuramente una botta non dovuta soltanto ai risultati del compagno di team, quanto al fatto che Honda si sia dedicata soprattutto a lui nel &ldquo;trasformare&rdquo; la moto. Una RC213V costruita per calzare a pennello sulle caratteristiche di guida di Marquez che evidentemente sono &ldquo;uniche&rdquo; (in positivo e negativo) rispetto agli altri piloti.  CHI SARA&#39; IL PROSSIMO? - In tutta questa vicenda, sia che la &ldquo;colpevole&rdquo; sia o meno la Casa alata, resta comunque l&#39;amaro in bocca per la &ldquo;perdita&rdquo; di due grandi campioni come Pedrosa e Lorenzo che oltretutto sono andati a concludere la loro carriera nel peggiore dei modi, non tanto agli occhi dei tifosi quanto per loro stessi, ritrovandosi a dover dire &ldquo;addio&rdquo; al motoclismo sfiduciati dall&#39;idea che continuare a correre potesse essere ancora l&#39;opzione migliore. Adesso resta da capire chi sar&agrave; il prossimo ad arrivare in Honda, anche se con una maledizione del genere che pende sulla testa del futuro prescelto, il peso da sopportare sar&agrave; notevole. O forse no. Venire smentiti, in questo caso, sarebbe davvero bello. 

La Casa alata ha visto prima l&#39;addio al mondo delle competizioni di Dani Pedrosa e adesso quello di Jorge Lorenzo facendo perdere al Motomondiale due grandi protagonisti

Honda manda &ldquo;in pensione&rdquo; 2 piloti in 2 anni: qual &egrave; il problema?

&quot;Sar&agrave; molto speciale perch&egrave; sar&agrave; il mio ultimo granpremio e le sensazioni saranno diverse dalle solite&quot;

Dani Pedrosa, l’addio a Valencia - FOTO

La notizia &egrave; arrivata in tarda mattinata, come un fulmine a ciel sereno: quella che era una collaborazione che andava avanti da oltre vent&#39;anni tra Tech 3 e Yamaha, dal 2019 non esister&agrave; pi&ugrave;. Herv&egrave; Poncharal manager del team, ha fatto sapere della separazione con la casa di Iwata a causa di una ghiotta occasione che gli &egrave; stata proposta e che non poteva proprio rifiutare. Una scossa importante nel mondo della Motogp che potrebbe rivoluzionare molte scelte future di team e case motociclistiche. Intanto il toto scommesse &egrave; partito: chi avr&agrave; fatto la proposta a Poncharal? Che sia stata KTM? E chi sar&agrave; il nuovo team satellite di Yamaha dal 2019?    LA PAROLA AL MANAGER - &#39;Descrivere vent&rsquo;anni di partnership tra Tech3 e Yamaha in poche parole &egrave; impossibile. &ndash; ha spigato Herv&egrave; Poncharal -&nbsp; insieme abbiamo fatto uno straordinario percorso e ho bellissimi ricordi di tutti i nostri successi. Chiudere il rapporto &egrave; stata una grande e importante decisione e voglio ringraziare ancora tutta la famiglia Yamaha per averci sostenuto. Tech3 &egrave; una piccola societ&agrave; che sta guardando al futuro, ma fino all&rsquo;ultimo GP saremo il team Monster Yamaha con Johann&nbsp; e Hafizh Syahrin pronti a lottare per le migliori posizioni. Senza dubbio la casa d Iwata ci aiuter&agrave; come prima per raggiungere i nostri obiettivi. Spero in ogni caso che Yamaha trovi presto un nuovo team satellite&#39;. Per il campionato 2018 che partir&agrave; il 18 marzo in Qatar, Tech3 collaborer&agrave; come sempre con Yamaha, ma dal 2019 le strade si divideranno: &rdquo;Chiaramente, porre fine a questo tipo di partnership &egrave; una decisione importante per me: ringrazio la Yamaha, i vari Tsuji, Tsuya, Jarvis e Nakajima e tutti i ragazzi che ci hanno sostenuto. Ci &egrave; stato offerto un accordo, che include qualcosa che stavamo aspettando da quando abbiamo iniziato con Tech3 e non ho potuto dire di no.&quot;    ANCHE YAMAHA GUARDERA&#39; AL FUTURO - A parlare in merito a questa importante decisione &egrave; poi Kouichi Tsuji, general manager Yamaha che afferma: &ldquo;Solo recentemente sono stato informato dalla squadra di Herv&eacute; Poncharal di questa decisione. Dopo un confronto &egrave; emersa la chiara volont&agrave; da parte della scuderia di chiudere il rapporto. Rispetto la decisione. La fine di una lunga e importante relazione &egrave; sempre qualche cosa di brutto. Insieme abbiamo raccolto tanti successi e sono grato ad Herv&eacute; per la lealt&agrave; e il supporto verso il marchio Yamaha. L&rsquo;impegno sar&agrave; intatto in questa stagione e valuteremo poi le nostre scelte per il Motogp 2019 e oltre&rdquo;. 

La notizia &egrave; stata data dal manager del team Herv&egrave; Poncharal che dal 2019 avr&agrave; una nuova collaborazione

Clamoroso: Tech3 lascia Yamaha, Poncharal punta a KTM?

La comunicazione di lasciare il motomondiale da parte di Juanfran Guevara, pilota 22enne di Moto3 &egrave; arrivata con gli ultimi giorni del 2017. La sua decisione definitiva, invece, &egrave; stata molto pi&ugrave; ponderata e pensata nel corso dei mesi.  IL COMUNICATO &ndash; Con un comunicato lungo e meditato il giovane pilota spagnolo che nel 2017 aveva disputato uno dei suoi mondiali pi&ugrave; belli, ha voluto spiegare il perch&egrave; della sua scelta: &ldquo;si tratta di una decisione molto dura&nbsp; &ndash; aveva dichiarato Guevara il 27 gennaio - presa con l&rsquo;aiuto soprattutto della mia famiglia, di tutto il Fan Club e dei principali sponsor che mi hanno appoggiato nel corso di questi anni. La mia passione per il motociclismo non &egrave; assolutamente cambiata, ma per motivi economici e principalmente personali ho preso questa decisione irrevocabile. Ho deciso di concentrare i miei sforzi nel mondo dell&rsquo;impresa, studi che ho portato avanti in questi anni mentre correvo. E&rsquo; arrivato per&ograve; il momento in cui ritengo di poter crescere di pi&ugrave; come persona in questo modo, dedicando pi&ugrave; tempo a differenti progetti che ho sviluppato durante questi ultimi anni e che finora non ho potuto portare avanti come avrebbero meritato. Tutti quelli che sono parte di questo mondo, o ne hanno fatto parte, sanno cosa significhi sacrificarsi per dare il massimo in ogni circuito. Voglio dedicare pi&ugrave; tempo alla mia famiglia e recuperare in qualche modo amici e persone che ho trascurato.&rdquo;  L&#39;INTERVISTA &ndash; Il giornale spagnolo Motociclismo.es, ha deciso di approfondire quanto dichiarato dal pilotino di Moto3 con un&#39;intervista che &egrave; andata a scavare a fondo sui retroscena della decisione presa dal giovane talento di Murcia: &ldquo;Un anno fa ancora non pensavo di lasciare &ndash; racconta &ndash; ma poi alcuni piccoli eventi come la caduta di Silverstone e altre cose che sono successe alla fine dell&#39;anno mi hanno fatto vedere la realt&agrave; un po &#39;di pi&ugrave;. La vita di un pilota e? di &ldquo;puta madre&rdquo;. Ci sono piloti che possono permettersi di pensare a fare solo il pilota, altri come me che quando tornano a casa devono pensare a trovare sponsor, studiare, allenarsi. Alcune settimane fa stavo tornando a casa dall&#39;universit&agrave; quando mi si &egrave; annebbiata la vista e il dottore mi ha detto che era per il troppo stress, &egrave; stato a quel punto che ho detto a me stesso che dovevo cambiare qualcosa.&rdquo; Per il giovane Guevara, oltre allo stress, la vita del paddock era diventata un po&#39; troppo &ldquo;stretta&rdquo;: &ldquo;mi sono fermato a pesare ad alcune cose , e ho detto: wow! Tutto ci&ograve; che ho perso, la mia famiglia e cos&igrave; via, compensa davvero il fatto di essere qui?&nbsp; Anche se sembra che sia qualcosa di stratosferico, per me la vita nel paddock era come far parte di una famiglia. Vai a tutte le gare insieme, sei d&#39;accordo sulla maggior parte degli aerei e arriva un momento in cui ti senti a casa e la cosa peggiore, &egrave; stata il doppio volto della gente. Tutto &egrave; falsato dagli interessi e ci sono pochissime persone che ti dicono le cose con sincerit&agrave;. Vengo da una citt&agrave; di 300 abitanti e questo, per me, &egrave; stata la cosa pi&ugrave; difficile da capire. Ci&ograve; che ti dicono in faccia non &egrave; poi lo stesso di quello che ti dicono dietro.&quot;  IL FUTURO &ndash; Toltosi quindi qualche sassolino dalle scarpe Juanfran vuole adesso pensare esclusivamente al suo futuro, con la speranza che le sue dichiarazioni e la sua difficile scelta possano portare altri piloti ad aprire gli occhi: &ldquo;penso che, forse, quello che ho fatto serva come precedente,&nbsp; - conclude &ndash; e che possa essere la prima pietra a cambiare un po &#39;la storia. Certamente non sar&agrave; facile cambiare: &egrave; un business e ora mi dedicher&ograve; ad altre attivit&agrave;, perch&eacute; non vedo me stesso apprezzato l&igrave;. Io ne ho fatto parte per quattro o cinque anni, ma ci sono piloti che hanno un sacco di talento e che non hanno nemmeno avuto l&#39;opportunit&agrave; di arrivare. E al contrario, ci sono piloti che forse non hanno talento e sono stati in Coppa del mondo per dieci anni.&rdquo; 

Il pilota spagnolo della&nbsp;Moto3 si racconta dopo la sua decisione di lasciare il mondo delle corse &nbsp;

Guevara dopo l&#39;addio: &#39;Le persone nel paddock hanno una doppia faccia&#39;

La curiosit&agrave; sul futuro dei piloti di Motogp &egrave; sempre molta, ma quando si parla di lui lo &egrave; ancor di pi&ugrave;. Valentino Rossi, nove volte campione del mondo &egrave; ancora a caccia della decima vittoria iridata, ma i suoi 38 anni compiuti non lasciano di certo un ampio margine. Ecco allora che le sue decisioni per il futuro sono sempre al centro dell&#39;attenzione, non solo da parte dei tifosi, ma anche degli addetti ai lavori, perch&egrave; Dottor Rossi nei suoi anni da pilota ha dato moltissimo al motociclismo e pu&ograve; ancora dare qualcosa. &ldquo;Vedr&ograve; come andranno le prime gare della stagione 2018, poi decider&ograve; cosa fare&rdquo; - queste le parole che Valentino Rossi aveva detto durante l&#39;ultimo Gp di Valencia, dopo che con non poca insistenza continuavano a chiedergli se avrebbe smesso di correre. Una decisone non facile quella del pilota di Tavullia che ogni volta che scende in pista, come ha dichiarato in un&#39;intervista fatta al giornale tedesco Speedweek, ha sempre tre obiettivi in testa: &ldquo;vincere il Mondiale, vincere le gare, arrivare sul podio.&rdquo;  IL FUTURO FA PAURA &ndash; Con un occhio al futuro da chi ha trascorso tutta la vita in sella ad una moto e in giro per i circuiti di tutto il mondo, vincendo gare su gare e scrivendo un capitolo importante della storia del motociclismo, Rossi ha paura per ci&ograve; che lo aspetter&agrave;: &ldquo;sar&agrave; difficile trovare qualcos&#39;altro da fare, potrei fondare un team ma non &egrave; la stessa cosa. Ho paura di smettere perch&egrave; sar&agrave; difficile trovare altro, la Motogp &egrave; tutta la mia vita.&rdquo;  LA PROSSIMA STAGIONE &ndash; Intanto, Valentino guarda al 2018, anno in cui gli scadr&agrave; il contratto con il team Movistar Yamaha (il contratto &egrave; biennale e va dal 2016 al 2018) e dopo alcune gare, decider&agrave; se continuare per un altro anno o due oppure se lasciare. Di una cosa, per&ograve;, il portacolori Yamaha &egrave; certo: &ldquo;finch&egrave; riuscir&ograve; a tenere il passo con gli altri piloti, continuer&ograve;.&rdquo;&nbsp; 

Valentino, in un&#39;intervista a Speedweek, ha dichiarato di pensare al momento in cui smetter&agrave; di correre &nbsp;

Rossi sul futuro: &ldquo;Ho paura di smettere, la Motogp &egrave; la mia vita&rdquo;

Una notizia data durante la conferenza stampa della Honda che si &egrave; tenuta oggi a Valencia e che lascia a bocca aperta l&#39;intero mondo dei motori. Livio Suppo, che &egrave; stato &ldquo;dietro&rdquo; ai pi&ugrave; grandi campioni di sempre, ha deciso di lasciare il mondo delle corse e di prendersi una pausa. E&#39; questa la decisione comunicata dal team manager Honda ad un giorno dalla vittoria mondiale di Marc Marquez. Una decisione alla quale tutti stentano a credere ma che Livio, 53enne di Torino ha deciso di prendere dopo una serie di riflessioni: &ldquo;Lascio il mondo delle corse di moto. Sento il peso della ripetitivit&agrave; di un lavoro bellissimo e ho bisogno di ricaricare le batterie. Voglio trascorrere un po&#39; di tempo con la mia famiglia.&rdquo; - ha dichiarato in conferenza stampa.  IL &ldquo;PAPA&#39;&rdquo; DI TANTI CAMPIONI &ndash; E&#39; stato lui il primo a credere in Casey Stoner e portarlo in Ducati facendo vincere alla casa italiana il titolo mondiale nel 2007. Sempre lui lo port&ograve; poi in Honda dove nel 2011 vinse un altro titolo iridato. E in Honda &egrave; rimasto per ben sette anni ed &egrave; stato il primo italiano ad essere team manager della casa alata. Una carriera che si pu&ograve; riassumere con una sola parola: strepitosa. Sua fu l&#39;idea di passare dalle gomme Michelin alle gomme Bridgestone quando faceva parte del team Ducati, e anche questa scelta si rivel&ograve; vincente. Caparbio, determinato, severo con i &ldquo;suoi&rdquo; piloti e al tempo stesso un amico: quando Marc Marquez arriv&ograve; nel 2013 in Motogp, a causa di una manovra un po&#39; azzardata ai danni del compagno di squadra Dani Pedrosa, lo defin&igrave; troppo aggressivo, ma poi &egrave; riuscito insieme a lui a far vincere alla Honda ben quattro titoli iridati.  IL MOMENTO GIUSTO PER LASCIARE - Per Honda sar&agrave; difficile trovare adesso un sostituto:&ldquo;Ho preso la mia decisione, - ha concluso Suppo - una scelta di vita dopo 22 anni trascorsi nel paddock del motomondiale. Per questo motivo voglio ringraziare Nakamoto che mi ha portato in Honda., E&#39; stato davvero un onore lavorare per HRC negli ultimi 8 anni, una grande esperienza professionale e umana. Lascio&nbsp;sapendo che nel 2018, Marc, Dani e la squadra saranno di nuovo competitivi. Adesso &egrave; arrivato il momento di cercare nuove sfide.&nbsp;&nbsp;Decisione che &egrave; arrivata nonostante il team manager avesse ancora un altro anno di contratto: &ldquo;credo che sia una decisione presa al momento giusto, Hrc ha tutto sotto controllo.&rdquo; 

La decisione ufficiale &egrave; stata comunicata dal team manager italiano durante una conferenza stampa Hrc che si &egrave; svolta a Valencia &nbsp;

Honda shock: Livio Suppo dice addio alla casa alata

Che Guy Martin fosse l&igrave; l&igrave; per smettere con le corse su strada, si sapeva da mesi, in giro, ma era bene tacere per non far la figura dei gossippari saputelli, senn&ograve; sai che sveltezza. Doveva essere lui, e soltanto lui, a dare l&rsquo;annuncio sui piani per la sua vita e cos&igrave; &egrave; stato, nei giorni scorsi. Gi&agrave; ben prima del TT, a inizio primavera, la fidanzata Sharon gli aveva comunicato d&rsquo;aspettare un beb&egrave; &ndash; la cui nascita &egrave; attesa in ottobre &ndash; e cos&igrave; Guy s&rsquo;&egrave; risparato a 300 all&rsquo;ora gi&ugrave; da Bray Hill non esattamente nella condizione d&rsquo;aggredire il mondo.  L&#39;INCIDENTE CON LA FIREBLADE? SOLO UN PRETESTO - Lasciate stare i casini della nuova Fireblade imbizzarrita, che aveva ferito in modo devastante John McGuinness nelle prove della North West e che con il cambio bloccato in folle ha sparato via, a sfiorare un muricciolo a Doran&rsquo;s Bend, in aperta campagna, persino lo stesso Guy, al primo giro della gara TT Superbike dell&rsquo;Isola di Man, lasciandolo miracolosamente illeso. Quello &egrave; soltanto il pretesto, la motivazione sopravvenuta e elegante, la causale comoda per dire basta. Guy Martin di fatto era ex pilota di corse su strada fin dalla terribile caduta all&rsquo;Ulster GP del 2015, quando, disarcionato dalla sua Tyco-BMW e picchiando violentemente sull&rsquo;asfalto, s&rsquo;era rotto per davvero. Prima perdendo momentaneamente conoscenza, e poi la voglia d&rsquo;essere road racer fino in fondo.  DOMANDE AMMICCANTI - L&igrave;, ben oltre le radiografie, qualcosa s&rsquo;era incrinato dentro e forse per sempre. un anno abbondante dopo, a fine autunno 2016, nella tipica sera fredda e infinita che ispira voglia di tepore e adrenalina, smentendo clamorosamente il suo terzo libro d&rsquo;autobiografia &ndash; &laquo;Mai pi&ugrave; nelle Road Races e mai e poi mai con una grande Casa&raquo; &ndash; aveva detto s&igrave; alle offerte del boss Honda, Neil Tuxworth. Intendiamoci, &egrave; stato soltanto perch&eacute; la vita &egrave; strana, e certe volte ti ammicca fornendoti occasioni inattese, nemmeno cercate ma guarnite della domanda bastarda &laquo;E se dici no, quanto rosicherai rimuginando, per il resto dei tuoi giorni?&raquo;.  QUESTIONE DI FEELING - Cos&igrave; Guy. imbevuto dal gusto di darsi torto. aveva detto s&igrave;, perch&eacute;, accidenti, sono peggio i rimorsi dei rimpianti. Tuttavia, nato l&rsquo;anno nuovo, proprio niente s&rsquo;era messo ad andare per il verso giusto. Le Honda ufficiali, specialmente la new Fireblade 1000, sembravano bestie strane e matte, mentre con la 600, ben pi&ugrave; approcciabile, il feeling non &egrave; mai tornato. Tanto che aveva provato a fare il fornitore supplente perfino il vecchio Wilson Craig, magnate delle patate che era stato suo boss nel 2010, l&rsquo;anno in cui Guy stup&igrave; il mondo facendo da rider performer e protagonista nell&rsquo;acclamato docu-film &ldquo;Closer to The Edge&rdquo;, sublimazione del TT come instant-movie, entusiasmante, tragico e struggente. Con Mister Basetta a gigioneggiare dall&rsquo;inizio alla fine, sventolando un curriculum sull&rsquo;Isola di Man fatto di mille gare, cento podi e zero vittorie.  LA FIAMMA SI E&#39; SPENTA - in questo 2017, tra un forfait e l&rsquo;altro, pendente il crash devastante di McGuinness a Primrose Hill, le rinunce Honda e qualche galoppatina anonima in 600, &egrave; arrivato tempo di TT ma Guy sembrava proprio non averne voglia. Perch&eacute; a parte le disgraziatissime big bikes, in Supersport, senza apparenti problemi di moto, il guerriero tenero e spaventato navigava a fatica a ridosso della top 20. Catastrofe annunciata, quindi. Con il botto nella prima gara, tante rinunce successive, vedi Supersport e Superstock, nonch&eacute; la presenza nel TT con la Mugen elettrica. Dove ha recitato da paggetto al vincitore Anstey, prendendo una vita di distacco al chilometro. Quindi la fuga dall&rsquo;ultima gara di venerd&igrave; 9 giugno &ndash; quella che pi&ugrave; aveva sognato di vincere e che sette anni prima l&rsquo;aveva quasi ammazzato a Ballagarey &ndash; la Senior. Nell&rsquo;ultima sessione di warm up del mercoled&igrave;, giusto due giorni prima della Senior Race, Martin era stato involontario testimone del crash mortale di Alan Bonner &ndash; scivolato senza colpa su una chiazza d&rsquo;olio &ndash; uscendone letteralmente sconvolto.  IL PUNTO DI NON RITORNO - Ero al box Honda, quella sera, al tramonto, un imbrunire strano, tutto luce calda, storta e vento tagliente, quando Guy &egrave; tornato dalla Montagna, scendendo dalla moto con gli occhi fuori dalle orbite, narrando poi per un&rsquo;ora di fila, come un disco rotto, il casino irreparabile che aveva visto accadere, lass&ugrave;. Alzava la voce e raccontava, gesticolava, indugiava sui particolari e scuoteva la testa. Tutte cose che di solito un top rider non fa. Perch&eacute;, al contrario, di regola tace, deglutisce, minimizza e rimuove. S&igrave;, lateralizza, guarda e pensa altrove, autocensura qualsiasi elemento perturbatore. Invece lui no, zoomava, quasi enfatizzava neomasochisticamente quella nuova favola nera che lo tormentava, riproiettandosela davanti in loop. Il segnale psico-esistenziale del punto di non ritorno.  RIMARRA&#39; UN SIMBOLO - Il successivo forfait anche dalla Southern 100, seguito da quello in vista dell&rsquo;Ulster GP, sono poi soltanto prodromi dell&rsquo;addio definitivo alle corse su strada, annunciato con tanto di tonitruante intervista. Perch&eacute; ormai su Guy Martin, in Gran Bretagna e non soltanto l&igrave;, tutto fa spettacolo. e allora ciao, Guy. Mancherai infinitamente ai tanti, compreso il sottoscritto, che hanno passato un milione di sere di vigilia delle gare al TT sognando nelle tenebre fredde, col vento a fischio, una tua vittoria il giorno successivo. Perch&eacute; sei stato, eri, e forse sarai per sempre il simbolo della sfida impossibile, del trionfo al TT vissuto come target meritato che &egrave; l&igrave; a due milimetri ma che ogni volta diventa inafferrabile nell&rsquo;atto di ghermirlo. Una metafora esistenziale della vita che promette e mica sempre mantiene, lasciandoci pi&ugrave; vecchi, tonti e romantici che mai. Un ideale eroe esistenzialmente tragico, ossessivo, compulsivo, bello ma a suo dire una frana con le donne. D&rsquo;una bellezza apprezzata anche da maschi orgogliosamente etero, perch&eacute; quasi clamorosa e plebiscitaria ma nello stesso tempo accattivante, lampeggiante d&rsquo;intelligenza e ironia a tratti acida, obliqua, sghemba, sdrammatizzante e strana, ma mai stupida.  UN PERSONAGGIO FEDELE A SE STESSO - Guy aveva detto che non si sarebbe mai piegato alle esigenze e allo stile ferreo richiesti da una corporation. &Egrave; stato di parola fino in fondo: nei pochi km che ha percorso in gara con la Honda al TT, il suo casco recava la dicitura NRC, piuttosto che la sacra Honda Racing Corporation. Una sigla in cui la N stava per Nigel, il cane di Guy. Tutto questo ha creato il personaggio narrativamente perfetto, fatalmente nato adatto ma mutilato al solo desiderio liberatorio di vincere il TT. Uno che sarebbe piaciuto ai classici greci cos&igrave; come a Dante Alighieri e che nondimeno diventa star televisiva britannica perch&eacute; in fondo, se spacchi davvero, finisci sul palcoscenico: che ti chiami Guy Martin, Bruce Willis o Ugo Pagliai, poco sposta. Il tuo posto &egrave; sotto il cono di luce.  I DATI SECCHI DICONO POCO E NIENTE - Otto secondi posti e 17 podi al TT, dove debutt&ograve; nel 2004 insieme a Stefano Bonetti, andando quasi uguale, ma pure tre volte consecutive campione &ldquo;Solo&rdquo; nella raggelante Southern 100 dell&rsquo;Isola di Man, dal 2013 al 2015, eguagliando Joey Dunlop. Pi&ugrave; 11 vittorie all&rsquo;Ulster GP dal 2006 a oggi. Un secondo posto alla 24 Ore di Le Mans 2013 sulla Suzuki e la vittoria di classe alla Pike&rsquo;s Peak 2014 con l&rsquo;autocostruita Martek Custom Turbo da 550 cavalli, didascalizzata dal numero 8 di gara, imprescindibile feticcio. E da l&igrave; la trasformazione progressiva in un ambasciatore del rischio televisizzato in prime time, specie di ircocervo telegenicamente arrapante, met&agrave; figlio di Piero Angela, ma pi&ugrave; maledetto e paraculo, met&agrave; Steve McQueen redivivo, stavolta salutista e pure biciclettaro.  O LO AMI... O LO ODI - Bravo ad affascinare in TV famiglie britanniche desiderose di storie strane ma carine, costruendosi una barca a motore con le proprie mani, viaggiando tra i gioielli della rivoluzione industriale, in India, sul muro della morte in moto, con un carrettino aerodinamico, sfidando una Formula 1 guidata da David Coulthard in sella alla sua Tyco-BMW, diventando inoltre il ciclista pi&ugrave; veloce del mondo, perigliosamente in scia a un bestione. E cos&igrave; via. Il confine tra lo stupendo e affascinante ambasciatore del motorport e il wrestler che guadagna tanto fingendosi supereroe mica &egrave; sempre nettissimo. Ma Guy mantiene il magnetismo strano di chi non ha vinto tutto, non &egrave; in assoluto il pi&ugrave; simpatico, il pi&ugrave; buono, il pi&ugrave; disponibile e il meno umorale, eppure piace. Anzi, o ti sta sulle scatole dal principio o finisci per amarlo per sempre, ecco. Perch&eacute; di motorsport &egrave; terribilmente colto e assetatamente curioso e innamorato, anche se avrebbe tutti i motivi per pensare a altro.  ATTRIBUTI D&#39;ACCIAIO - Forse, tra tutte le etichette, quella di Steve McQueen formato famiglia, potrebbe anche andare. Magari il McQueen del docu-move &ldquo;On Any Sunday&rdquo;, quello interdisciplinare e perdutamente innamorato delle due ruote. Tanto da invogliare a conoscerlo pure Valentino Rossi, che previo invito trascorre con lui ore liete al Ranch, tanto per gradire. poi,chi non lo strozza racconta sempre il TT 2015, quello in cui Guy si presenta soltanto con moto vincenti, le invidiatissime Tyco-BMW tra le Mille e le Triumph in Supersport. &Egrave; la grande chance: o sfonda o smette. Ma lui, un po&rsquo; per sfortuna, un po&rsquo; perch&eacute; &egrave; devastato dalla pressione, non fa meglio che terzo, spiegando al mondo che a questo punto il TT non lo vincer&agrave; mai. Ma all&rsquo;ultimo giro della Senior pianta una tornata strepitosa, che lo rende tuttora il sesto veloce di tutti i tempi sull&rsquo;Isola di Man. Roba da attributi d&rsquo;acciaio. A conferma dell&rsquo;immagine di uomo stellare e fragile, di classe e deconcentrato, perdente ma adorato, scostante e magnetico, dotato della doppia e contraddittoria struggente meraviglia delle opere d&rsquo;arte sfaccettate, preziose e incompiute. Insomma, a forza di volerti vincente al TT, ci siamo accontentati, e l&rsquo;abbiamo capito, alla fine: la parte davvero importante di tutta la faccenda in fondo eri tu, mica la coppa. E adesso ti vogliamo esclusivamente bene. In bocca al lupo, Guy. Auguri e figli Martin. 

Dopo il flop all&rsquo;isola di Man, e con il primo figlio in arrivo, lo street racer pi&ugrave; celebre lascia la scena. Un viaggio nell&rsquo;animo di un pilota, simbolo di rischio e glamour

Guy Martin, il saluto dell&rsquo;ultimo eroe

Quella di Imola &egrave; stata l&rsquo;ultima gara di Michel Fabrizio in sella alla Kawasaki EVO del team Grillini. Un mesto addio, dato che il pilota romano si &egrave; ritirato sia in gara 1 che in gara 2.  Di comune accordo Fabrizio e la squadra hanno deciso di rescindere anticipatamente il contratto che li legava ed il romano &egrave; alla ricerca di una sella per concludere la stagione.  Sulla sua moto, dalla gara di Donington Park, salir&agrave; l&rsquo;australiano Bryan Staring, vecchia conoscenza della SBK, impegnato lo scorso anno con una CTR della MotoGP.

A Imola, l&rsquo;ultima gara con il Team Grillini (Staring a Donington)

Fabrizio: mesto addio alla Kawasaki EVO

&laquo;La parte pi&ugrave; dura &egrave; vedere che manco a tanti miei fan. Grazie davvero a tutti&raquo;: con queste parole Ben Spies ha ringraziato i suoi tifosi dopo l&rsquo;annuncio dell&rsquo;addio alle corse, qualche gorno fa.  &laquo;Non sono mai stato una persona che sta sotto i riflettori, eppure vedo che sono stati tanti quelli che mi hanno seguito&raquo;.&nbsp;  C&rsquo;&egrave; indubbiamente un po&rsquo; di amarezza per una carriera che sembrava destinata a ben altri traguardi.  &nbsp;

L&rsquo;amarezza dell&rsquo;americano dopo l&rsquo;addio

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