Il pilota classe 1975 si trova in ospedale dove trascorrer&agrave; le ultime ore della sua breve ma molto intensa vita. La notizia arriva direttamente da Aaron Gobert, che ha scelto un post sul proprio profilo Facebook, gi&agrave; pi&ugrave; volte utilizzato per aggiornare gli appassionati sulle condizioni del fratello.  ALEX VS SAM: CHI FAR&Agrave; MEGLIO TRA I GEMELLI LOWES IN SBK?  Gobert: genio e regolatezza  Poche righe per aggiornare gli appassionati ed i tifosi di tutto il mondo sulle condizioni, ormai sembrerebbe irreversibili, del campione australiano:  &ldquo;&Egrave; con tristezza che dobbiamo annunciare che Anthony &egrave; attualmente ricoverato in ospedale per cure palliative ed &egrave; nelle fasi finali della sua vita a seguito di una breve malattia: tieni presente che forniremo tutti gli aggiornamenti disponibili a tempo debito. In questo momento difficile, i video di Anthony distribuiti durante quello che &egrave; stato un periodo estremamente travagliato della sua vita sono profondamente preoccupanti, tuttavia, a nome di Anthony, dobbiamo ringraziare i suoi numerosi sostenitori durante tutta la sua carriera agonistica&rdquo;.  La seconda parte del messaggio fa ovviamente riferimento ai momenti pi&ugrave; neri di &ldquo;The Go Show&rdquo; quando alcool e droga purtroppo gli hanno rovinato carriera e vita. Nel 2019 aveva rischiato di morire dopo un&rsquo;aggressione avvenuta nella sua abitazione dove venne colpito violentemente con una mazza da baseball come &ldquo;vendetta&rdquo; per una rissa nata in un ristorante dove Gobert stava mangiando. Per questa storia Anthony fin&igrave; in galera per ricadere nuovamente nel tunnel della droga, nel marzo 2021 il fratello riusc&igrave; a rintracciarlo dopo che non si erano pi&ugrave; visti per qualche anno. Aaron riusc&igrave; con una raccolta fondi ad aiutarlo in un percorso di disintossicazione che per&ograve; sembra arrivato troppo tardi. Seguiranno ulteriori aggiornamenti.   

A renderlo noto &egrave; il fratello Aaron che ha comunicato nella notte italiana il ricovero del talento australiano

Ultima fermata per Anthony Gobert, in ospedale con cure palliative

        Tre ruote sono meglio di due. Lo sostengono gli amanti dei sidecar, tornati in auge grazie alle prestazioni dei fratelli Birchall, capaci per la prima volta di completare un giro del Tourist Trophy a una media di 120 miglia orarie (193,121 km/h). Ben e Tom ci sono riusciti sabato 3 giugno, in occasione del loro tredicesimo successo al TT, ottenuto con 24 secondi di vantaggio su Pete Founds e Jevan Walmsley. Al secondo giro i due fratelli hanno completato le 37,73 miglia (60,7 km) in 18 minuti, 48 secondi e 542 millesimi, infrangendo la barriera delle 120 miglia, per poi aumentare il vantaggio all&rsquo;ultimo giro. L'impresa dei fratelli Birchall  &ldquo;Grazie al cielo, questo record incombeva su di noi dal 2019, Tom &egrave; stato un asso, la moto &egrave; stata perfetta e le condizioni fantastiche, &egrave; stato bello realizzarlo durante le celebrazioni per i 100 anni dei sidecar al TT&rdquo; ha dichiarato Ben Birchall. Gi&agrave;, perch&eacute; nel 1923 debutt&ograve; la competizione dei sidecar con motori da 600 cm&sup3; sulla distanza di tre giri. Quattordici veicoli al via, con Freddie Dixon (coadiuvato da Walter Perry) che ebbe la meglio a una media di 53,15 km/h grazie a un sidecar di sua invenzione realizzato partendo da una moto Douglas gi&agrave; dotata di freni a disco con la terza ruota montata su una manovella che il passeggero poteva abbassare o sollevare con una lunga leva, cos&igrave; da massimizzare la velocit&agrave; in curva. Nelle svolte a sinistra, Perry faceva scendere la carrozzina per ritrovare aderenza con il terreno mentre in quelle a destra la alzava. Il vulcanico Dixon &egrave; ricordato anche per essere l&rsquo;unico ad aver vinto il Tourist Trophy con le due ruote (la Junior nel 1927), le tre (il citato 1923) e le quattro, nel 1935 e 1936, anche se il TT per le auto (vinto nel 1930 e 1933 da Tazio Nuvolari) si corse in Irlanda del Nord. La competizione non piacque ai costruttori perch&eacute;, a loro dire, dava un&rsquo;immagine errata di questo mezzo di trasporto, destinato soprattutto alle famiglie. Complice la scarsit&agrave; dei partenti, dopo tre edizioni i sidecar furono accantonati, salvo rientrare al TT nel 1954, quando per&ograve; furono chiamati a competere sul circuito Clypse da 17 km al giro. Un po' di storia  Risale al 1977, invece, il primo giro a 100 miglia orarie di media, autori Dick Greasley e Mick Skeels, ma nella stessa gara il primato fu portato a 102,8 miglia da George O&rsquo;Dell e Kenny Arthur su Windle-Yamaha. Nel 1990, nel tentativo di ridurre le velocit&agrave;, la cilindrata massima per i motori quattro tempi fu ridotta a 600 cm&sup3; (350 per i due tempi), ammettendo cos&igrave; soltanto la classe Formula Due. Ci&ograve; nonostante nel 1996, Dave Molyneux e Peter Hill riuscirono a rompere la barriera delle 110 miglia orarie di media sul giro. Peraltro Molyneux &egrave; il pi&ugrave; vittorioso di sempre con 17 trionfi tra 1989 e 2014, ma il suo primato &egrave; messo in pericolo dai Birchall che, aggiudicandosi il sette giugno scorso pure Gara 2, sono arrivati a meno tre dalla vetta. Hanno dovuto sudare sette camicie perch&eacute; Founds e Walmsley all&rsquo;ultimo giro hanno girato a 120,079. I due fratelli, per&ograve;, hanno ritoccato il record, portandolo a 120,645, con un giro in 18&rsquo;45&rdquo;850, conquistando l&rsquo;undicesima vittoria di fila al TT. L&rsquo;ultima volta che non ci sono riusciti risale al 4 giugno 2016: quel giorno strapparono il record sul giro a Molyneux ma all&rsquo;ultimo giro, quando avevano 34 secondi di vantaggio, furono appiedati da un guasto a Sulby Crossroads. Al primo giro invece aveva perso la vita il pilota australiano Dwight Beare, vittima di uno schianto a 220 km/h mentre Benjamin Binns se la cav&ograve; con qualche frattura. La successiva inchiesta non rilev&ograve; alcuna anomalia del loro sidecar Suzuki. Orgoglio tricolore: il TT di Bonetti | Quella (S)Volta Che       

Il loro equipaggio &egrave; stato il primo a completare un giro al TT con un sidecar oltre le 120 miglia orarie. Un primato immediatamente ritoccato

I fratelli Birchall, un record di famiglia | Quella (S)Volta Che

        Nelle scorse puntate Polvere di Stelle ha iniziato a raccontare la storia dei fratelli Maffeis: Bernardo, Carlo e Miro, che furono protagonisti in campo motociclistico dagli inizi del secolo scorso agli anni Trenta del 1900. Polvere di Stelle: la storia della moto nata in Fiat Carlo e gli aeroplani  Bernardo, il maggiore fond&ograve; la fabbrica di motociclette che portava il suo cognome, mentre Carlo e Miro si coprirono di gloria nelle pi&ugrave; importanti competizioni nazionali, sia nei velodromi che su strada. Abbiamo lasciato Carlo alla fine del 1913, campione italiano di prima categoria della classe 500 su Moto R&ecirc;ve e reduce da un tentativo riuscito di record sul chilometro lanciato. Quell&rsquo;anno il periodico &ldquo;La stampa Sportiva&rdquo; lo aveva definito &ldquo;L&rsquo;uomo pi&ugrave; forte che conti il mondo motociclistico, capace di poter riuscire nelle imprese pi&ugrave; ardue&rdquo;. Ma Carlo aveva anche una seconda passione: era pilota di aeroplani, un pioniere anche il quel campo, e aveva gi&agrave; compiuto nel 1911 diverse imprese che lo avevano reso noto a livello nazionale, ma che avevano rallentato la sua attivit&agrave; agonistica in moto. Nel 1912 aveva avuto un ritorno di fiamma per le due ruote, con risultati eccezionalmente buoni, ma non aveva abbandonato l&rsquo;aviazione. Nella Gazzetta Ufficiale del Regno d&rsquo;Italia n. 21 del 27 gennaio 1913 si legge: &ldquo;Ieri, l&rsquo;aviatore Maffeis, proveniente da Lugano, &egrave; giunto a Milano dopo un volo continuato. Verso le ore 14 il monoplano di Maffeis si librava sopra la citt&agrave; attirando la viva attenzione della folla. L&rsquo;aviatore &egrave; disceso felicemente nella Vecchia piazza d&rsquo;armi. Il Maffeis ha impiegato a compiere il raid Lugano-Milano 52 minuti&rdquo;. Nel 1914 Carlo Maffeis fece un&rsquo;incursione nella &ldquo;tana&rdquo; dei velocisti britannici: l&rsquo;autodromo di Brooklands, teatro di spettacolari record favoriti dalle spaventose curve sopraelevate. Qui, in sella a una Singer, fu protagonista di una sfida contro George Enoch Stanley, detto &ldquo;Il mago&rdquo;, che a Brooklands era stato il primo a stabilire il primato delle 60 miglia in un&rsquo;ora con una 350. L&rsquo;esito della gara non &egrave; stato tramandato, per&ograve; la spedizione sul pi&ugrave; celebre autodromo inglese attesta la fama del pilota italiano anche all&rsquo;estero. Quell&rsquo;anno Carlo cadde durante una gara al Velodromo Sempione di Milano e fu costretto a due mesi di ospedale, mentre Miro vinse il Circuito di Cremona e nel 1915 fu ancora Miro, su Maffeis 500, a imporsi nel Circuito delle Tre Regioni. Dopoguerra   Poi scoppi&ograve; la guerra, ma nel 1919, a pace fatta, si torn&ograve; a correre e per la prima volta nell&rsquo;albo d&rsquo;oro del campionato italiano di Velocit&agrave; su strada al terzo posto della classe 350 comparve una motocicletta Maffeis guidata non da uno dei fratelli, ma dal noto Mario Sassi. Nell&rsquo;ottobre di quell&rsquo;anno si disput&ograve; per la prima volta il raid Nord-Sud da Milano a Napoli, vinto da Ettore Girardi su Garelli 350. In realt&agrave;, la vittoria sarebbe spettata a Miro Maffeis, che per sbaglio aveva concluso la corsa a Napoli mentre, per impraticabilit&agrave; della strada, gli organizzatori avevano spostato il traguardo finale a Caserta. Questo errore gli cost&ograve; la squalifica. La stagione del 1919 si concluse con la disputa al velodromo di Milano dei campionati italiani su pista, che videro Miro primo nella classe 350 su Motosacoche e Carlo trionfatore della 500 su Bianchi e campione assoluto avendo battuto tutti i precedenti record sul giro. Vittorie importanti per i due fratelli anche nel 1920: Miro si impose con la Indian nella classe 750 della Torino-Sal&ograve;, poi si vendic&ograve; della squalifica dell&rsquo;anno prima aggiudicandosi, su Indian 500, la vittoria nella seconda Milano-Napoli, mentre Carlo si afferm&ograve; a Cremona e a fine anno batt&eacute; tutti i record italiani di velocit&agrave; sul chilometro lanciato &ldquo;volando&rdquo; con la Bianchi 500 sul rettilineo Ferno-Samarate a 125 km/h di media. Il 1921 inizi&ograve; ancora nel migliore dei modi per Miro, primo su Indian 1000 al Circuito del Tevere, mentre la sfortuna si accan&igrave; subito su Carlo, dapprima condannato al ritiro a Cremona dopo aver stabilito il nuovo primato sul giro, poi caduto mentre disputava il GP Francia. La scomparsa di Carlo  Ripresosi da questo incidente, prese il via al primo GP Italia, disputato il 10 settembre sul circuito di Montichiari. Nella cronaca di questa gara, sulla Stampa Sportiva si legge: &ldquo;Durante le ore in cui la pista fu illuminata dal Sole le velocit&agrave; registrate hanno del fantastico. Nazzaro ha marciato con la sua Indian a 145 km all&rsquo;ora, ma non ha terminato il suo exploit a causa della rottura di un tubo della benzina. E con Nazzaro esce di lizza Carlo Maffeis il quale alla curva di Ghedi, affrontata in velocit&agrave;, slitta ed &egrave; sbalzato di macchina. Per le ferite riportate non pu&ograve; proseguire&hellip; venne trasportato all&rsquo;Ospedale di Ghedi e vi lasci&ograve; la vita per commozione cerebrale&hellip; La scomparsa di Carlo Maffeis segna una gravissima perdita per il motorismo italiano, essendo egli, per quanto fra i pi&ugrave; anziani, sempre un temibile concorrente. Non soltanto: era un tecnico, un audace, un vero stilista della motocicletta. Su pista, su strada, ovunque, egli aveva vinto e insegnato a vincere&rdquo;. Rimasero Bernardo e Miro. Il primo continu&ograve; a seguire la sua piccola industria motociclistica e fece debuttare nuovi modelli. Nel 1920 dalla fabbrica di Porta Volta usc&igrave; una interessante 350 con motore bicilindrico a &ldquo;V&rdquo; longitudinale, lubrificazione automatica e cambio a tre rapporti. Successivamente la gamma si ampli&ograve; con una monocilindrica di 280 cm&sup3; con distribuzione sia a valvole laterali che in testa, seguita nel 1925 da un&rsquo;altra monocilindrica di 250 cm&sup3; a valvole in testa con cambio Sturmey Archer a tre rapporti. Tutti i motori delle Maffeis erano prodotti dall&rsquo;inglese Blackburne. Miro nel 1921 aveva sfiorato la vittoria nella prima edizione del Giro del Lario, il Tourist Trophy d&rsquo;Italia; partito nella classe 1000 con una Indian Powerplus, aveva condotto la gara per pi&ugrave; di quattro ore, ma nel finale aveva dovuto cedere alla rimonta di Amedeo Ruggeri, alla guida di una Harley-Davidson, che al traguardo lo aveva sopravanzato di appena 10 secondi. Lo stesso accadde nell&rsquo;edizione 1922 del Lario: questa volta, essendo state soppresse le due classi maggiori, 1000 e 750 cm&sup3;, Miro Maffeis corse nella 350 con una Motosacoche e si piazz&ograve; ancora secondo alle spalle di Ernesto Gnesa su Garelli ufficiale. continua Polvere di Stelle: le prime volte Aprilia       

I fratelli Maffeis continuarono a recitare da protagonisti nelle gare e nell&rsquo;industria anche dopo la Seconda Guerra mondiale, nonostante la scomparsa di Carlo

Polvere di Stelle: fratelli Maffeis, traiettoria di famiglia

La batosta che &egrave; piombata ieri su Andrea Iannone &egrave; grande: il TAS ha deciso di infliggergli una sospensione di 4 anni dal mondo dei motori per essere risultato positivo al doping a novembre del 2019.  Una sentenza che potrebbe mettere fine alla sua carriera di motociclista ma, se Andrea in questo momento &egrave; distrutto, presto il suo futuro potrebbe subire una svolta.  Nuove strade lavorative in vista   Dopo la relazione con Belen Rodriguez, il pilota di Vasto &egrave; diventato famoso anche nel mondo del &ldquo;gossip&rdquo; e della tv e ad attenderlo potrebbe esserci il Grande Fratello Vip gi&agrave; da questa edizione.  Del resto Alfonso Signorini, conduttore del reality show, gi&agrave; quest&#39;estate aveva detto di volere Andrea Iannone all&#39;interno della casa del Grande Fratello ma , a causa della sentenza che ancora era in sospeso, non era il caso di farlo partecipare.  MotoGP, Aleix Espargar&ograve; su Iannone: &ldquo;Sanzione sproporzionata, sono triste&rdquo;  &ldquo;Pu&ograve; succedere di tutto&rdquo;   Ecco per&ograve; che, con il verdetto ormai emesso, Alfonso Signori ha detto che Andrea potrebbe entrare a far parte della casa del GF Vip gi&agrave; da questa edizione in corso: &ldquo;Iannone &egrave; un nome che potrebbe tornare sul tavolo del Gf Vip &ndash; ha detto Signorini nelle parole riportate da comingsoon.it - anche se, secondo me, ha una storia che meriterebbe di essere raccontata nella prossima edizione piuttosto che farlo entrare in corsa. Al Gf Vip, per&ograve;, pu&ograve; succedere di tutto&hellip;&rdquo;  MotoGP, Rivola: &ldquo;Aprilia non &egrave; pentita di essere rimasta vicina ad Andrea&rdquo;  Da Casa Aprilia a Casa del GF   La possibilit&agrave; di vedere Iannone al GF &egrave; uscita fuori dopo che il conduttore tv ha detto che nove nuovi concorrenti entreranno a far parte della casa nel mese di dicembre facendo intendere che tra i papabili nomi ci sono Cristiano Malgioglio e Andrea Iannone. Insomma, per &ldquo;The Maniac&rdquo; il passo da Casa Aprilia a Casa del Grande Fratello potrebbe essere breve.  MotoGP, Dovizioso chiarisce: &ldquo;Ecco cosa far&ograve; nel 2021&rdquo; 

Il conduttore tv Alfonso Signorini ha detto che a dicembre entreranno nella casa del Grande Fratello 9 nuovi concorrenti e anche Iannone &egrave; un nome papabile per l&#39;ingresso

Andrea Iannone al Grande Fratello Vip? L&#39;ipotesi &egrave; nell&#39;aria

La seconda giornata di test a Valencia, per pochi attimi, ha visto i due fratelli Marquez in pista insieme nello stesso punto del tracciato. Inizialmente Alex era davanti e Marc che per un pò lo ha seguito fino poi a sorpassarlo e proseguire per la sua strada. C'è già chi ha detto che i due fratelli abbiamo lo stesso stile di entrata in curva. In ogni caso Repsol Honda attraverso i social network ha voluto omaggiare questo primo incontro tra i due da compagni di box con alcuni scatti che, come hanno sottolineato, li ritraggono "mano nella mano".

I fratelli Marquez "mano nella mano" a Valencia - FOTO

        La notizia dell'arrivo di Alex Marquez in MotoGP, al team ufficiale Honda al posto di Jorge Lorenzo, pu&ograve; aver suscitato scalpore nei pi&ugrave;. In realt&agrave;, oltre ad essere gi&agrave; una voce di corridoio che si era insinuata nel paddock da tempo, va a dare i giusti meriti ad un ragazzo pieno di talento che ha alle spalle gi&agrave; due titoli mondiali, uno in Moto3 vinto nel 2014 e il secondo in Moto2 vinto in questa stagione 2019.Ma chi &egrave; Alex Marquez, oltre ovviamente ad essere il fratello minore di Marc Marquez?             Visualizza questo post su Instagram  Un sue&ntilde;o hecho realidad! Gracias @hrc_motogp por esta gran oportunidad!  A dream come true! Thanks @hrc_motogp for this great opportunity! #AM73 #MotoGP Un post condiviso da  Alex M&aacute;rquez Alent&agrave; (@alexmarquez73) in data: 19 Nov 2019 alle ore 1:37 PST      IL DEBUTTO - La sua storia &egrave; un po' il riflesso di quella del fratello Marc: quando entrambi erano piccoli (tra i due ci sono tre anni di differenza), Alex vedendo suo fratello che gi&agrave; si dava da fare in moto, aveva come sogno quello di fargli da meccanico.E invece la storia &egrave; andata diversamente.E' il 2010 quando Alex, all'et&agrave; di quattordici anni, partecipa per la prima volta al campionato spagnolo classe 125cc con il team Monlau Competicion.L'anno successivo, &egrave; gi&agrave; nel CEV, sempre con lo stesso team a darsi battaglia con Alex Rins: esce da questa stagione al secondo posto della classifica generale e quarto nell'europeo.Nel 2012 &egrave; campione nazionale della categoria Moto3 del CEV.  L'ARRIVO IN MOTO3 -Da qui, la sua carriera decolla, e l'arrivo nel Motomondiale nella categoria cadetta &egrave; quasi scontato. Prima partecipa come wild card e successivamente (dal 2013) &egrave; ufficialmente al via come pilota del team Estrella Galicia 0,0.La sua prima vittoria nel mondiale arriva in Giappone e riesce a chiudere la stagione al quarto posto della classifica iridata.Il 2013, &egrave; anche lo stesso anno del debutto del fratello Marc nella classe regina, dove lascia tutti a bocca aperta vincendo il titolo iridato nella massima categoria al suo primo anno da rookie.Alex, che per i grandi risultati del fratello &egrave; costretto sempre a rimanere un po' in ombra, non si d&agrave; per vinto e nel 2014 conquista il titolo mondiale nella categoria Moto3: &egrave; il 9 novembre, e nell'ultima gara della stagione, quella di Valencia, diventa campione del mondo con soli due punti di vantaggio su Jack Miller.Nello stesso anno Marc Marquez vince ancora una volta il titolo iridato in Motogp che unito al titolo del fratello Alex vede nascere il dominio dei fratelli di Cervera nel Motomondiale. MotoGp Valencia: LE PAGELLE GLI ANNI PIU' DURI - Il passaggio dalla Moto3 alla Moto2, avvenuto nel 2015, blocca invece un po' l'entusiasmo. La classe di mezzo &egrave; una categoria abbastanza ostica per Alex che richiede un adattamento che tarda ad arrivare.A questo si aggiunge anche il fatto che, al team Marc VDS, vede come compagni di squadra un sacco di talenti che gli rubano la scena: prima Tito Rabat, poi Franco Morbidelli che nel 2017 arriva a vincere il titolo mondiale e successivamente Joan Mir che dopo il primo anno in Moto2 viene subito chiamato in Motogp lasciando Alex ancora una volta l&igrave; a guardare.Inizia quindi a nascere un piccolo divario tra i due fratelli Marquez, un divario che di certo non riguarda il loro rapporto fraterno. La gente mormora che Alex non sia cos&igrave; forte come Marc, ma tra di loro l'affetto che li lega e la stima che hanno l'uno per l'altro &egrave; gigantesca: Marc dichiara pi&ugrave; volte che preferirebbe veder vincere il fratello Alex piuttosto che vincere lui stesso e che, dato che il passaggio in MotoGP tarda ad arrivare, Alex deve arrivarci da campione del mondo Moto2 per mettere tutti a tacere.E cos&igrave; &egrave;: il 2019, ovvero quest'ultima stagione, consacra Alex campione della Moto2, dopo cinque vittorie ottenute, due secondi posti e tre terzi posti.In totale, chiude il mondiale con 262 punti, portandosi a casa l'iride con la gara della Malesia nella quale va a conquistare la seconda piazza alle spalle di Brad Binder.Alex, ancora una volta, vince il mondiale insieme al fratello Marc entrando nella storia per essere i primi fratelli ad aver vinto nella stessa categoria (Moto2).Insieme a questo, il fratellino minore ottiene anche un altro record personale come quello di essere l'unico pilota ad aver vinto sia il mondiale Moto3 che quello Moto2. IL TEAM HONDA &ndash; Ripercorrendo le gesta di questo campione classe 1996, si pu&ograve; dire quindi che l'arrivo al team ufficiale Honda per il 2020 sia pi&ugrave; che meritato. La decisione &egrave; arrivata dopo l'addio alle corse di Jorge Lorenzo comunicata a Valencia e che ha modificato un bel po' il mercato piloti della classe regina.In lotta per il posto in Honda c'erano infatti anche Johann Zarco e i due piloti del team di Lucio Cecchinello Cal Crutchlow e Takaaki Nakagami.Invece HRC ha voluto puntare su Alex andando ad unire i due fratelli, per la prima volta, sotto lo stesso tetto dei box.Per Alex, ancora una volta, non sar&agrave; di certo una sfida facile, dato che Marc, con il suo talento di otto volte campione del mondo, &egrave; stato capace di oscurare piloti del calibro di Dani Pedosa e Jorge Lorenzo.Detto questo, il posto che gli &egrave; stato offerto Alex sicuramente lo merita. Per il resto, staremo a vedere come andr&agrave;.       

Il pilota spagnolo da piccolo sognava di fare il meccanico del fratello Marc e invece dal 2020 sar&agrave; il suo compagno di box al team Honda

Alex Marquez: il talento cresciuto nell'ombra

Tra i due corre buon sangue. Alex arriva in Hrc dopo il suo secondo mondiale in Moto2. Prenderà il posto di Lorenzo. "Lo abbiamo preso perché è un campione", ha detto Puig. Marc gli darà i consigli giusti?

Alex Marquez, in Honda con Marc: una storia inedita - LE FOTO

&ldquo;Dedico la vittoria a mio fratello che &egrave; sempre nel mio cuore&rdquo;. Con queste parole Roger Lee Hayden ha commentato la sua vittoria in gara2 nel campionato SBK MotoAmerica che si &egrave; disputato a Pittsburgh lo scorso fine settimana.  LA GIUSTA MOTIVAZIONE - Il weekend non era partito molto bene per lui, tanto che in gara1 era stato preceduto anche dal suo compagno di squadra Toni Elias, ma la domenica ha trovato nuove motivazioni per rimettersi in gioco e in sella alla sua Suzuki GSX -R 1000 &egrave; riuscito a spuntarla sugli avversari. Vittoria che mancava dalla gara in Virginia ( 12-14 maggio) e che lo ha portato a vincere per la seconda volta in questa stagione 2017.  ABBIAMO VINTO INSIEME - Cos&igrave;, poche ore dopo la sua vittoria, ha pubblicato sui social network una foto insieme a Toni Elias e Josh Hayes sul podio in cui, con la cerniera della tuta sganciata, mostra una tshirt nera con il &ldquo;69&rdquo; stampato. Era infatti il &ldquo;69&rdquo; il numero con il quale Nicky Hayden soprannominato &ldquo;Kentucky Kid&rdquo; correva in moto: &ldquo;condividere questa vittoria con tutti i fans presenti qui &ndash; ha scritto Roger Hayden &ndash; ed apparire in tv con la tshirt con il numero 69 &egrave; stato come portare Nicky alla vittoria insieme a me e a tutti voi.&rdquo;  RICORDI CHE FANNO MALE - Dopo la scomparsa del fratello, che ricordiamo &egrave; avvenuta nel mese di maggio dopo che il pilota, che si trovava in Italia, ha avuto un incidente in bicicletta, per Roger Hayden e per tutta la sua famiglia &egrave; stato un periodo davvero difficile da affrontare: &rdquo;durante questo fine settimana &ndash; ha proseguito Roger Lee &ndash; ho avuto sentimenti contrastanti. Ero proprio qui a Pittsburgh per un test privato il maggio scorso quando ho ricevuto la notizia dell&#39;incidente di mio fratello e tornare indietro nel tempo ha sollevato in me ricordi difficili&rdquo;.  &ldquo;Vincere la gara &egrave; stato per me e per la mia famiglia molto speciale per diverse ragioni e io li ringrazio per il supporto che mi hanno sempre dato, oggi (riferito al giorno della vittoria) abbiamo vinto tutti quanti.&rdquo; 

Il pilota americano si trovava proprio presso il circuito di Pittsburgh, per dei test privati, quando venne a sapere dell&#39;incidente del fratello

Roger Hayden dedica al fratello Nicky la vittoria in Motoamerica

Aleix e Pol Espargaro quest&rsquo;anno militano nella stessa categoria. Lo scorso anno, Pol era in Moto2 e Aleix, il maggiore dei due, in MotoGP. Ora, sono entrambi in MotoGP.  Aleix &egrave; con il Team Forward, Pol con Teach 3. Non &egrave; una novit&agrave; assoluta vedere due fratelli che corrono insieme, ma le dinamiche che intercorrono tra di loro incuriosiscono sempre.  Prevarr&agrave; la rivalit&agrave; o la solidariet&agrave;? Pol ed Aleix sono sempre stati molto legati. E lo sono ancora.  &ldquo;Mi manca quando mio fratello Pol veniva a vedere la mia qualifica nel mio box, mentre io seguivo la sua nel suo&rdquo; ha scritto su Twitter questa mattina Aleix.  I miss when my bro @polespargaro enjoy the QP in my box and when i enjoy his victorys in his box...&hellip; http://instagram.com/p/mlfyIPBJeQ/

Aleix Espargar&ograve;: &ldquo;Nostangia di quando Pol...&rdquo;

Fratelli contro! Quest&rsquo;anno nella MotoGP che sta per cominciare ci saranno due fratelli: si tratta di Aleix e Pol Espargar&ograve;, spagnoli, molto uniti. Eppure avversari in pista.  Non sono i primi fratelli a militare insieme nella massima serie.  L&rsquo;ultima volta in cui due fratelli si sono trovati sulla stessa griglia di partenza in MotoGP &egrave; stato nel 2010, GP USA, a Laguna Seca, con Nicky Hayden pilota ufficiale Ducati e Roger Lee Hayden che correva al posto di Randy De Puniet sulla Honda LCR. Entrambi finirono a punti: Nicky 5&deg;, Roger Lee 11&deg;.  Ma questa fu una cosa occasionale. L&rsquo;ultima volta nella quale invece due fratelli si ritrovarono insieme a disputare un&rsquo;intera stagione risale al 2004, quando Kenny Roberts guidava la Suzuki e Kurtis Roberts aveva la Proton.  E poi ancora ci sono stati: Nobuatsu e Takuma Aoki nel 1997, Nobuatsu e Haruchica Aoki nel 1999, Bernard e Marc Garcia (1994 e 1995), Dominique e Christian Sarron (1989).  Due sole volte nella storia della massima classe &egrave; capiutato che due frateli finissero insieme sul podio.  GP Imola 1997: Nobuatsu Aoki secondo e Takuma Aoki terzo.  GP 1962: Juan Salatino secondo, Eduardo Salatino terzo.

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