In pista lui pu&ograve; tutto: cadere, rialzarsi e fare la pole position, arrivare lungo e rimanere in piedi nella ghiaia fino a tornare in pista, e anche cadere rimanendo in moto a 153 km/h. Stiamo parlando del campione del mondo Marc Marquez che anche quest&#39;anno &egrave; riuscito a stupire con i suoi &ldquo;effetti speciali&rdquo;. Un mago? Diciamo di si. Se ogni volta che lo guardiamo riesce a stupire sempre di pi&ugrave;, nell&#39;ultima gara a Valencia ha davvero toccato il fondo...in tutti i sensi! La Honda, a campionato concluso ha mostrato la telemetria della caduta non caduta che Marquez &egrave; riuscito a fare durante la gara e che lo ha salvato da una possibile perdita del titolo (quando stava per cadere Dovizioso era ancora in lotta). E &ldquo;udite udite&rdquo;, ha staccato 30 metri pi&ugrave; tardi, &egrave; entrato in curva a 153 km/h e raggiunto un angolo di piega di 64&deg;, portando la ruota anteriore a scivolare sull&#39;asfalto per 50 metri!  IL GOMITO D&#39;ORO &ndash; Nella concitazione del momento, mentre lui stava cadendo e arrivando lungo passando nella ghiaia in tranquillit&agrave; come se stesse andando sull&#39;asfalto, a nessuno &egrave; venuto in mente di pensare che dietro a questo miracolo potesse invece esserci una tecnica ben precisa, che Marc, da vero furbo quale &egrave;, ha provato e riprovato pi&ugrave; volte durante le prove. Tutto sta nel gomito, che il fenomento di Cervera sa sfruttare molto bene quando &egrave; in piega e che lo aiuta a rialzarsi anche quando tutto sembra perduto. Durante la festa per il sesto titolo mondiale che i suoi fans gli hanno dedicato a Cervera, anche loro si sono accorti di quanto quel gomito valesse oro, dedicandogli cos&igrave; uno striscione con scritto: &ldquo;quel gomito vale un mondiale, prenditene cura!&rdquo; Subito la risposta dello spagnolo: &ldquo;il mio team mi aveva detto di non esagerare, ma non ce l&#39;ho fatta &egrave; nel mio DNA, e il mio gomito mi ha salvato anche se mi ero visto molto vicino a terra.&rdquo; Volete chiamarla fortuna? Forse un po&#39; ce n&#39;&egrave;, ma si tratta soprattutto di tecnica, audacia e determinazione, caratteristiche che lo spagnolo rispecchia in pieno. 

<p>Lo spagnolo durante la gara di Valencia ha sfidato anche la forza di gravit&agrave;, lo dimostra la telemetria mostrata da Honda</p>  <p>&nbsp;</p> 

Telemetria e Marquez, due mondi paralleli

HONDA&nbsp;lo ha dichiarato ufficialmente: i dati dell&rsquo;acquisizione confermano quanto Casey Stoner aveva scritto in un tweet: la rovinosa caduta avvenuta al 32&deg; giro della 8 Ore di Suzuka &egrave; stata causata da un guasto tecnico al comando gas ride by wire della CBR1000RRW. In pratica, le farfalle sono rimaste bloccate ad un&rsquo;apertura di 26&deg;, mentre il pilota aveva effettuato la loro totale chiusura attraverso l&rsquo;acceleratore.  TUTTO CHIARO - Ecco spiegato il motivo per cui Stoner non &egrave; riuscito a mantenere la sua Fireblade in traiettoria; ecco spiegato l&rsquo;improvviso e violento sbacchettamento dell&rsquo;avantreno; ecco spiegato perch&eacute; Stoner, nelle interviste post gara, aveva dichiarato di non avere fatto in tempo a tirare la leva della frizione, la manovra pi&ugrave; logica quando c&rsquo;&egrave; un problema al comando del gas. Casey ha detto che &ldquo;tutto &egrave; avvenuto molto velocemente e che la gestione della situazione era pi&ugrave; difficile di quanto si potesse immaginare&rdquo;. A suo modo, Stoner aveva spiegato che non era caduto per colpa sua ma a causa di un problema tecnico, che in effetti c&rsquo;&egrave; stato. Ufficialmente Honda ha dichiarato di non avere spiegato subito i dettagli dell&rsquo;accaduto perch&eacute; ha dovuto prima recuperare la moto, poi analizzare i dati.  DRAMMA SFIORATO - Per la cronaca, prima dell&rsquo;incidente il campione austrialiano aveva guadagnato la testa della corsa. Poi l&rsquo;incidente, avvenuto all&rsquo;uscita dalla curva Hairpin. Nella caduta Stoner ha riportato la frattura della tibia sinistra e della scapola destra. Poteva andare molto peggio, perch&eacute; in quella zona c&rsquo;&egrave; un tratto di pista che corre parallelo (quindi vicino) a quello in cui transitano i piloti. Le due zone sono divise da delle protezioni, pertanto la via di fuga non &egrave; ampia. Per fortuna Stoner &egrave; stato molto lucido; quando ha capito che non avrebbe potuto evitare la caduta, ha allontanato la moto dal corpo, scivolando a terra senza sbattere sulle protezioni. Casey stava viaggiando ad altissima velocit&agrave; ed un impatto contro le barriere fisse avrebbe potuto avere esiti drammatici.  ANCORA COLPA DEL RIDE BY WIRE - Insomma, per un attimo &egrave; sembrato di rivivere il terribile incidente di Daijiro Kato, che mor&igrave; nel 2003, a Suzuka, in sella ad una Honda, a causa di un guasto meccanico al comando gas ride by wire. All&rsquo;epoca l&rsquo;acceleratore elettronico era una tecnologia abbastanza nuova (molte moto da corsa utilizzavano ancora i cavi per collegare il comando gas ad i corpi farfallati). Oggi il ride by wire &egrave; pluri collaudato. Almeno, dovrebbe esserlo. Purtroppo, nonostante tutti i sistemi di sicurezza (che sulle moto da gara, per rendere la risposta al gas pi&ugrave; diretta, vengono semplificati) sviluppati attorno a questa tecnologia, non si &egrave; ancora in grado di garantire un perfetto funzionamento. E l&rsquo;incidente di Stoner lo dimostra.  Riccardo Piergentili e Federico Garbin

Anomalia al comando gas ride by wire e farfalle bloccate ad un'apertura di 26&deg;

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Telemetria e Marquez, due mondi paralleli

L'incidente di Stoner: Honda conferma il guasto tecnico