        La casa giapponese &egrave; a secco di vittorie esattamente da un anno quando Fabio Quartararo vinse il GP di Germania 2022 sfruttando la caduta di Pecco Bagnaia allungando a +91 in classifica. Un anno dopo i numeri dicono che Fabio dista 103 lunghezze dal Campione del Mondo 2022 Questa Yamaha &egrave; un Inferno Quando Dante Alighieri scrisse la Divina Commedia immagin&ograve; il suo viaggio di tre giorni dalle porte dell&rsquo;Inferno al Paradiso dove ad attenderlo trov&ograve; Beatrice. Ma il viaggio che ha intrapreso Fabio Quartararo &egrave; destinato a portarlo dal Paradiso in cui si trovava esattamente 365 giorni fa, alle Bolge dell&rsquo;Inferno. Il pilota Yamaha conquistava il 19 giugno 2022 la vittoria nel GP di Germania portandosi a 91 punti di vantaggio su Pecco Bagnaia, finito a terra nel corso del secondo giro di gara. Prima della sosta estiva il mondiale 2022 sembrava avere gi&agrave; trovato il suo campione. Nessuno avrebbe immaginato, in quel caldo pomeriggio tedesco, che a distanza di 365 giorni quella restasse l&rsquo;ultima vittoria di Quartararo (e con lui della Yamaha). Negli ultimi 17 GP corsi, Yamaha &egrave; riuscita a salire sul podio in sole 3 occasioni: Austria e Malesia 2022 e al GP di Austin a inizio stagione 2023. Troppo poco per una casa che nelle ultime 20 stagioni di MotoGP ha conquistato ben otto titoli piloti e 117 vittorie.  Un problema che arriva da lontano La competitivit&agrave; della M1 &egrave; discussa da diverso tempo, gi&agrave; nel 2020 abbiamo visto Franco Morbidelli duellare con Joan Mir per il titolo mondiale in sella ad una &ldquo;vecchia&rdquo; Yamaha clienti. L&rsquo;anno successivo &egrave; arrivato il titolo di Fabio Quartararo che con cinque vittorie ha avuto la meglio su Pecco Bagnaia, mascherando i problemi che la moto stava portando con s&eacute; almeno dalla stagione 2017. Lo stesso Quartararo al termine della sprint tedesca si &egrave; sentito smarrito: &ldquo;Sembrano passati 10 anni dalla vittoria dell&rsquo;anno scorso.&rdquo; Il futuro che non sembra roseo perch&eacute; tutto ci&ograve; che di nuovo la casa dei tre diapason ha portato negli ultimi anni non ha mai fatto fare passi avanti alla M1. &ldquo;Sono scettico sul futuro dato che sono anni che&nbsp;ci aspettiamo novit&agrave; importanti che non arrivano.&nbsp;Spero che possa nascere una buona moto per il 2024, ma&nbsp;fatico ad essere fiducioso al momento.&rdquo; Sembra che in Yamaha abbiano da tempo perso la bussola dello sviluppo e che il talento dei suoi piloti abbia per anni coperto i limiti della M1. Per competere con Ducati oggi per&ograve; non basta pi&ugrave; bello e lo dimostra anche il caso di Marc Marquez con Honda.  I precedenti poco incoraggianti Non &egrave; la prima volta che Yamaha si trova in questa situazione: era successo sole altre in altre due occasioni nell'ultimo ventennio che la casa giapponese chiudesse un anno solare senza una vittoria in MotoGP. Per la prima bisogna tornare agli albori della classe regina quando Max Biaggi conquist&ograve; la vittoria nel GP della Malesia il 13 ottobre 2002. Per tornare alla vittoria la casa giapponese dovette attendere ben 17 GP, fino al GP di Welkom 2004 con Valentino Rossi che riport&ograve; alla vittoria la M1 dopo 553 giorni. La seconda &egrave; molto pi&ugrave; recente e vede ancora il Dottore protagonista, con la sua ultima vittoria ad Assen il 25 giugno 2017. In questo caso il digiuno di Yamaha dur&ograve; 27 Gran Premi venendo interrotto il 28 ottobre 2018 da Maverick Vinales che vinse a Phillip Island esattamente 490 giorni dopo il successo di Valentino. Fabio Quartararo e Franco Morbidelli sono chiamati dunque a cercare di interrompere questa striscia negativa prima di entrare nella storia dalla porta sbagliata. MotoGP, i prossimi appuntamenti       

Un anno senza vittorie per la casa giapponese, che deve fare i conti con il divario in classifica tra Quartararo e il Bagnaia&nbsp;

Yamaha al Sachsenring: dal Paradiso all’Inferno in 365 giorni

Genio e sregolatezza. Si potrebbe definire cos&igrave; Vittorio Iannuzzo, arrivato nel paddock del Mondiale delle derivate di serie molto giovane. Vittorio, che oggi lavora ancora nel mondo della moto come istruttore di guida, da molti era considerato un talento ma &egrave; stata la Suzuki a offrirgli la prima, vera, importante opportunit&agrave;, che Vittorio ha accettato, entrando a fare parte di un mondo nel quale &egrave; cresciuto, sia come pilota che come uomo. Vincendo, nel 2002, il titolo della Superstock 1000 FIM, primo italiano a compiere l&rsquo;impresa.    Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki  Gli inizi e la proposta di Piro   Come sei arrivato in Suzuki?  &ldquo;Passando da Sannio Moto, il concessionario Suzuki di Benevento! Mi ritrovai a parlare con una persona della Suzuki, Roberto Aloi, che mi spieg&ograve; l&rsquo;interessante progetto di affiancare una squadra Supersport a quella ufficiale, dove correvano Chambon e Fujiwara. In questo team c&rsquo;erano Fabrizio Pirovano e un altro pilota, che sarei diventato io. In quel momento conobbi Maurizio Romanelli e Daniele Mutti e queste persone mi scelsero come pilota del Team DMR Suzuki Italia&rdquo;.  Avventura quasi interrotta alla fine di quel primo anno, il 2001.  &ldquo;A fine anno il team venne smantellato e mi ritrovai a piedi. Pirovano mi disse che alla fine del 2001 avrebbe smesso di correre. Lui stava allestendo un team insieme a Suzuki Italia e mi propose un passo indietro per farne dieci in avanti, passando dalla Supersport alla Superstock, aggiungendo che avrei dovuto lasciare Avellino per andare a vivere a Monza, a casa sua, dove mi avrebbe insegnato a fare il pilota, anche fuori dalla pista&rdquo;.  Tu non eri un amante degli allenamenti?  &ldquo;Assolutamente no. Io preferivo le ragazze, diciamo... Ero un ragazzino, pensavo a divertirmi e con il fatto che gareggiavo nel Mondiale&hellip; aveva il suo fascino!&rdquo;.  Cosa ti aveva prospettato Pirovano?  &ldquo;Un contratto con Suzuki Alstare. Fabrizio mi faceva allenare tutti i giorni in palestra; poi guidavo molto la moto da Cross e il go-kart ma la differenza non era tanto l&rsquo;allenamento. Lui mi teneva concentrato. Mi metteva pressione positiva e mi ricordava sempre i nostri obiettivi. Io devo tutto a Fabrizio Pirovano. Grazie ai suoi insegnamenti ho corso 15 anni nel Mondiale&rdquo;.    Quella stagione, il 2002, non fu stata soltanto rose e fiori, anche se arriv&ograve; il titolo.  &ldquo;A Brands Hatch ebbi un bruttissimo incidente e mi fratturai la clavicola sinistra e il femore. Dopo 28 giorni ero di nuovo in sella, non saltai nemmeno una gara e conquistai i punti necessari per vincere il campionato. La Suzuki mi faceva sentire importante e io ero nella condizione mentale di dare il massimo&rdquo;.  Cosa accadde dopo la vittoria del titolo?  &ldquo;Fabrizio Pirovano voleva portarmi in Superbike ma la Suzuki non aveva ancora una struttura per gestire due moto e l&rsquo;unica sella disponibile era di Gregorio Lavilla. Cos&igrave;, nel 2003, corsi nel campionato italiano Superbike e feci diverse wild card nel Mondiale, con una GSX-R 1000 preparata nel garage di Pirovano, insieme a Peppo Russo e Silvio Picchi, un meccanico molto importante nella mia storia. Poi, ad Assen, finalmente, salii sulla moto ufficiale...&rdquo;.  Era come te l&rsquo;aspettavi?  &ldquo;Non conoscevo bene quella moto ma cercai di dare il massimo, per giocarmi le mia possibilit&agrave;. Purtroppo esagerai e caddi. Persi i sensi e rimasi dieci giorni all&rsquo;ospedale di Assen. Non ricordo molto&hellip; Inseguivo Ruben Xaus, sono scivolato nel punto pi&ugrave; veloce e mi hanno ripescato in un canale pieno d&rsquo;acqua!&rdquo;.  Quindi&hellip; passiamo direttamente al 2004.  &ldquo;Avevo un contratto con la Suzuki ufficiale, in Superbike. Era il primo anno del monomarca Pirelli. Sfortunatamente, la Suzuki non accett&ograve; quel cambiamento; non corse in Superbike e io venni dirottato in Supersport. Fu una stagione deludente&rdquo;.  L&#39;addio e il ritorno   Il 2005 &egrave; stato l&rsquo;anno del primo addio.  &ldquo;S&igrave;. La Suzuki voleva puntare su Troy Corser e un pilota giapponese (Kagayama, ndr). Per me c&rsquo;era un posto in Superstock ma io accettai l&rsquo;offerta di Claudio Castiglioni e della MV Agusta. Oggi posso dire che firmare quel contratto fu un errore&rdquo;.  Per&ograve;, in seguito, sei tornato nell&rsquo;orbita Suzuki.  &ldquo;Nel 2006 Suzuki Italia mi ha messo a disposizione una Superbike preparata da Peppo Russo e gestita dal Team Celani, per correre il Mondiale. Poi, nel 2014 ho corso con la Suzuki nell&rsquo;IDM Supersport e nel 2017, sempre nell&rsquo;IDM, ho guidato la GSX-R1000R. Io sono stato fortunato a entrare nella famiglia Suzuki, che non apre le porte a tutti, per&ograve; coloro che hanno la fortuna di essere accolti nel mondo Suzuki, vengono coccolati e messi davvero in condizione di vivere da professionisti&rdquo;.  SBK, Max Biaggi: &quot;Nel 2007 in Suzuki inizi&ograve; la mia nuova vita&quot; 

Il campano ha vissuto un capitolo fondamentale con la Casa di Hamamatsu: &quot;&Egrave;&nbsp;difficile diventare un loro pilota, ma se succede, entri nella condizione ideale. I consigli di Fabrizio mi hanno allungato la carriera e fatto diventare uomo&quot;

Vittorio Iannuzzo: &ldquo;Io, a scuola da Fabrizio Pirovano&rdquo;

Il destino sa essere veramente fantasioso nel proporre temi nuovi, stimolanti e, volendo, anche polemici. Pensate a Romano Fenati che vince alla grande al Red Bull Ring, in un paddock in cui, nel 2016, alla vigilia della gara della Moto3, venne licenziato dallo Sky Racing Team VR46 per insanabili divergenze, quando era tra i top della categoria. Non soltanto, Romano ha trionfato a nemmeno un anno dal pomeriggio di follia di Misano, quando azion&ograve; la leva del freno della moto di Stefano Manzi, rimediando la squalifica e un linciaggio mediatico, soprattutto via social, raramente eguagliato nello sport.&nbsp;&nbsp; Nono vincitore differente in undici GP stagionali della Moto3, Fenati ha lasciato l&rsquo;Austria con in tasca la pole (poi &ldquo;annacquata&rdquo; dalla penalit&agrave; del tardo pomeriggio di sabato), la vittoria e, probabilmente, un nuovo capitolo della sua carriera sportiva.&nbsp;&nbsp; &laquo;L&rsquo;abbiamo vinta e sono molto contento. Per&ograve; non &egrave; una gara che risolve un campionato; bisogna continuare e metterci del nostro e dare il massimo&raquo;.&nbsp;&nbsp;  Sei molto misurato, ci aspettavamo un Fenati molto pi&ugrave; esplosivo e magari polemico&hellip;&nbsp; &laquo;No, sto calmo, forse mi comporto cos&igrave; perch&eacute; voglio candidarmi al Governo!&raquo;.&nbsp;&nbsp;  Non vincevi da 25 gare, dal 15 ottobre 2017, dal diluvio di Motegi. Come si vive un digiuno cos&igrave; lungo?&nbsp; &laquo;Meglio non vincere dal 2017 che dal 1900... Due anni di astinenza sono un periodo impressionante ma sono le gare e i periodi che si vivono. Comunque &egrave; bello tornare sul podio e in conferenza stampa. Dobbiamo fare durare questo momento&raquo;.&nbsp;&nbsp;  Il tuo futuro cambia?&nbsp; &laquo;Non lo so; solamente a livello di morale e motivazione, questa &egrave; una svolta. Ovvio che non ci dobbiamo sedere adesso che abbiamo vinto. Questo deve essere un momento di ispirazione e di grande forza&raquo;.&nbsp;&nbsp;  Qual &egrave; stato il momento pi&ugrave; difficile, in Austria?&nbsp; &laquo;All&rsquo;ultimo giro avevo una gran paura di sbagliare, per&ograve;, pensandoci bene, mi sono divertito e me la sono goduta questa gara&raquo;.&nbsp;  Tecnicamente, qual &egrave; stata la chiave della vittoria?&nbsp; &laquo;Abbiamo lavorato sulla stabilit&agrave; in frenata, perch&eacute; pensavo a una gara di gruppo. Invece ho girato molto da solo&hellip; tutto di guadagnato, frenavo forte anche da solo&raquo;.&nbsp;&nbsp;  Dopo quello che ti &egrave; successo, hai rivisto il momento del licenziamento o quello della squalifica dopo Misano?&nbsp; &laquo;Quello &egrave; un momento della vita che &egrave; passato, come tutti, quelli belli e quelli difficili. Per me ora &egrave; un libro nuovo, con emozioni forti e positive&raquo;.&nbsp;  Dopo la pole hai incassato i complimenti di Marc Marquez e Andrea Dovizioso, probabilmente di tutto il paddock. Che effetto ti ha fatto?&nbsp; &laquo;Sono contento della loro gioia, che mi d&agrave; forza. Io ho grande stima per tutti i piloti, quindi mi fa sempre molto piacere avere la loro&raquo;.&nbsp;&nbsp;  Vince la persona pi&ugrave; del pilota?&nbsp; &laquo;Questo lo dovete dire voi&hellip; Io dico soltanto che dagli errori si impara, e io ho imparato&raquo;.&nbsp;&nbsp; 

Il pilota di Ascoli parla del ritorno alla vittoria dopo due anni di inferno

Fenati: &quot;Ho imparato dagli errori&quot;

        Il Gran premio del Mugello sembra ancora lontano, ma non lo &egrave;. Il prossimo weekend (dal 31 maggio al 2 giugno) il circus della Motogp arriver&agrave; finalmente in Italia, su un circuito davvero particolare disegnato dalle colline stesse del luogo in cui si trova.Un circuto che negli anni ha regalato tanti momenti bellissimi, sopratutto ai nostri piloti italiani, anche se, a metterci lo zampino &egrave; stato anche qualche spagnolo. VALE DA RECORD - Partiamo dal nove volte iridato Valentino Rossi che, al Mugello, come in molte altre parti del mondo, ha sempre riscosso un grande successo tra i tifosi che fin dalla notte arrivano in Toscana per vederlo in pista.E c'&egrave; un motivo pi&ugrave; che valido: Vale, qui, ha vinto una volta in 125 cc (1997), una volta in 250 cc (1999), e nella classe regina ha vinto per bene sette anni di fila (dal 2002 al 2008 compresi). Un vero e proprio record che, con nove vittorie totali e cinque podi, lo colloca al primo posto nella classifica di chi ha vinto di pi&ugrave; su questa pista.Non a caso, nel weekend toscano &egrave; possibile assistere ad una vera e propria marea gialla tra i prati e le tribune del circuito. ANCORA ITALIANI - Tra gli italiani vincitori al Mugello ricordiamo anche Max Biaggi che, in sella all'Aprilia prima e poi con la Honda, vinse per tre anni di fila nella classe 250 cc (1995-1996 con Aprilia e nel 1997 con la Honda).Un Gp del Mugello che rester&agrave; negli annali della storia italiana del motociclismo &egrave; quello del 1 giugno 2008 quando tra le colline toscane, riecheggi&ograve; l'inno d'Italia per ben tre volte grazie alla vittoria di Simone Corsi in 125 cc, quella di Marco Simoncelli in 250 cc e di Valentino Rossi in 500 cc.In realt&agrave;, non &egrave; stato l'unico nel quale si &egrave; verificata una tripletta italiana: nel 2002 salirono sul podio delle tre classi il sanmarinese Manuel Poggiali (125), Marco Melandri (250) e Valentino Rossi (Motogp) e cos&igrave; fu anche l'anno successivo quando vinsero Lucio Cecchinello, Manuel Poggiali e Valentino Rossi.Ultima in fatto di tempo &egrave; anche la tripletta tricolore arrivata nel 2017, quando a salire sul podio nelle tre categorie furono Andrea Migno, Mattia Pasini e Andrea Dovizioso.Dal 2012, invece, da quando c'&egrave; stata la divisione tra Moto3, Moto2 e Motogp, gli italiani a vincere sono stati di meno: Romano Fenati e il gi&agrave; citato Andrea Migno nella classe cadetta (2014 Fenati, 2017 Migno), Andrea Iannone e Mattia Pasini in Moto2 (2012 Iannone, 2017 Pasini) e soltanto Andrea Dovizioso nel 2017. ARRIVANO GLI SPAGNOLI &ndash; Infatti, nella Motogp, dopo il dominio italiano, si &egrave; aperto un capitolo del tutto spagnolo, che a parte una vittoria dell'australiano Casey Stoner nel 2009, ha visto alternarsi Daniel Pedrosa (2010) a Jorge Lorenzo vincitore al Mugello per ben sette volte (una nel 2006 in 250 cc, e sei in Motogp) diventando il pilota con pi&ugrave; vittorie dopo Valentino Rossi.Non solo, Jorge Lorenzo, a parte nel 2014 e nel 2017 quando vinsero nell'ordine Marc Marquez e Andrea Dovizioso, al Mugello, &egrave; il pilota incontrastato dell'era moderna della classe regina. CHI SARA' IL PROSSIMO? - Ricordiamo che anche lo scorso anno, dopo un lungo periodo di difficolt&agrave; con la Ducati, riusc&igrave; a conquistare la sua prima vittoria in rosso proprio al Mugello.Quest'anno &egrave; approdato alla Honda e ancora di questioni irrisolte con la sua RC213V ne ha diverse, ma resta comunque il pilota da tenere d'occhio insieme a Dottor Rossi, Marc Marquez che per&ograve; non ama questo circuito (ha vinto qui solo tre volte) e Andrea Dovizioso arrivato secondo lo scorso anno e in cerca della seconda vittoria in questa stagione. Chi sar&agrave; il vincitore, quindi, di questa edizione 2019? Magari un italiano!       

Dopo di lui, a detenere il record di sette vittorie &egrave; Jorge Lorenzo, ma sar&agrave; il pilota da battere anche quest'anno?

Valentino Rossi nella storia: è lui il re del Mugello con 9 vittorie

        Lo stabilimento di Borgo Panigale ha festeggiato insieme ai piloti il traguardo delle 350 vittorie Ducati nel mondiale Superbike: Alvaro Bautista ha condiviso infatti con tutti i dipendenti della casa bolognese il prestigioso traguardo raggiunto nella terza gara ad Arag&oacute;n in Spagna il 7 aprile scorso e gi&agrave; superato, perch&eacute; nel weekend olandese Bautista ha messo la firma ad altre due vittorie. L&rsquo;onore di aver stabilito questo primato &egrave; toccato ad Alvaro Bautista. Il pilota 34enne di Talavera de la Reina, al suo debutto nel campionato per le derivate di serie, &egrave; stato il vero dominatore della prima parte della stagione 2019, con 11 vittorie consecutive in sella alla nuova Ducati Panigale V4 R. Presente ai festeggiamenti anche il suo compagno di squadra Chaz Davies, autore di ben 25 delle 350 vittorie Ducati, ottenute dal pilota gallese sempre sulla Panigale R bicilindrica. 31 ANNI DOPO &ndash; Per gli amanti delle statistiche, la vittoria numero 350 ottenuta da Bautista &egrave; arrivata esattamente 31 anni dopo il primo successo Ducati nel mondiale Superbike, che risale all&rsquo;ormai lontano 3 aprile 1988, quando Marco Lucchinelli vinse gara 2 a Donington sulla Ducati 851. La moto di Alvaro Bautista e di Chaz Davies deriva strettamente dalla Panigale V4, la moto di serie che la Ducati ha sviluppato mettendo a frutto l&rsquo;esperienza accumulata in 15 anni di MotoGP. La base di partenza per la Superbike &egrave; la versione R della Panigale V4 che, con 221 CV, &egrave; la moto sportiva pi&ugrave; potente oggi sul mercato e che esce proprio dalle catene di montaggio dello stabilimento Ducati, dove Bautista e Davies hanno festeggiato. &nbsp;       

Bautista ha condiviso il prestigioso traguardo con Davies e i dipendenti di Borgo Panigale. La prima vittoria in Superbike 31 anni fa con Marco Lucchinelli &nbsp;

Ducati in festa per le 350 vittorie in Superbike

        Quella dell'Argentina &egrave; stata una gara esemplare per il campione del mondo in carica Marc Marquez, con una perfetta partenza e un arrivo al traguardo con quasi dieci secondi di vantaggio sugli avversari.Una gara, se vogliamo definirla con le parole stesse dello spagnolo, quasi &ldquo;noiosa&rdquo;, almeno per lui che era in vetta e che c'&egrave; rimasto per tutti i giri a disposizione. PUNTI IMPORTANTI - Adesso Marquez si trova in testa alla classifica iridata con 45 punti totali, 4 in pi&ugrave; rispetto ad Andrea Dovizioso, secondo alle sue spalle. E quella che tra due settimane andr&agrave; in scena ad Austin, in Texas, potrebbe essere un'altra gara molto favorevole al numero 93 dove ha vinto per sei anni di seguito (ovvero dal 2013, da quando si svolge la gara su questo circuito) e che potrebbe dargli un ulteriore vantaggio sugli avversari.Intanto, l'analisi di Mister Marquez sulla gara di Termas de Rio Hondo. L'ANALISI - &ldquo;E' stata una gara perfetta. &ndash; ha detto &ndash; Sono stato concentrato fin dalle prove libere del venerd&igrave; e ogni cosa ha funzionato nel modo giusto, con soltanto un piccolo errore nelle Fp4. Ma abbiamo continuato a spingere e in gara sapevo che il mio punto di forza erano i primi cinque giri. Ho spinto pi&ugrave; che potevo l&igrave; e ho fatto la differenza, un secondo, due secondi, tre secondi, e poi mi sono stabilizzato in quel ritmo e ho spinto un po' di meno. Ho cercato di preservare le gomme e la moto, ma il feeling con l'RC213V era quello giusto.&rdquo;       

Lo spagnolo in Argentina ha trovato il feeling giusto con la sua Honda e si &egrave; visto, &egrave; riuscito a dare quasi dieci secondi di distacco ai suoi avversari

Marquez: 'è stata una gara perfetta'

Ducati ha vinto. La tanto attesa sentenza della Corte d&#39;Appello della FIM le ha dato ragione. Doppi festeggiamenti, quindi, per la Casa di Borgo Panigale che vede, prima di tutto, confermata la vittoria di Andrea Dovizioso nel Gp del Qatar, e in secondo luogo ha avuto ragione sull&#39;appendice montata sulla ruota posteriore che &egrave; stata dichiarata regolare.  LA DECISIONE - La Corte d&#39;Appello della FIM, dopo che Honda, KTM, Suzuki e Aprilia avevano fatto ricorso in merito allo spoiler della Desmosedici giudicato da loro irregolare, ha constatato che invece, nonostante generi un indubbio carico aerodinamico, ha come scopo principale il raffreddamento della gomma posteriore. Questo, va quindi a confermare la versione degli ingegneri Ducati che da subito si erano difesi dalle accuse dei team proprio parlando in favore di questa funzione.  APPENDICI PER TUTTI - La decisione presa dalla Corte d&#39;Appello, che potrebbe essere impugnata ulteriormente da parte dei quattro Team che hanno la possibilit&agrave; di ricorrere al TAS entro 5 giorni, in realt&agrave; potrebbe giocare a loro favore. Anche loro infatti, se lo vorranno, potranno sviluppare questo stesso componente per le proprie moto.  &ldquo;PERDITA DI TEMPO&rdquo; - Intanto, poco dopo il verdetto della Corte d&#39;Appello, l&#39;amministratore delegato Ducati Claudio Domenicali ha commentato quanto accaduto attraverso un post su Twitter:&rdquo;Ducati &egrave; orgogliosa del suo ingegno, dell&#39;ingnegneristica italiana e della sua capacit&agrave; di innovare. Molte persone nelle ultime settimane hanno dichiarato che stavamo imbrogliando. Speriamo che ora facciano silenzio e cerchino di batterci in pista. In ogni caso, &egrave; un peccato che per ottenere questo risultato abbiamo dovuto spendere il nostro tempo e denaro con gli avvocati e rivelare ai concorrenti la nostra ricerca sul raffreddamento dei pneumatici.&rdquo; 

La sentenza della Corte d&#39;Appello ha deciso che l&#39;appendice montata sulla gomma della Desmosedici in Qatar era regolare

Ducati vince la battaglia, la FIM le d&agrave; ragione

        La vittoria &ldquo;sub judice&rdquo; di Andrea Dovizioso continua a tenere banco nel post gara del Qatar e ieri sera &egrave; arrivato un comunicato stampa dalla Federazione Internazionale Motociclismo nel quale era scritto che la decisione relativa alla regolarit&agrave; o meno dello spoiler presentato da Ducati e la conseguente vittoria del numero 4 verr&agrave; presa prima del Gp dell'Argentina che andr&agrave; in scena dal 29 al 31 marzo. LA VICENDA - Subito dopo il Gp del Qatar sono state quattro case motociclistiche Honda, Aprilia, Suzuki e KTM a presentare un ricorso nei confronti della Ducati che ha portato in gara uno spoiler montato sulla ruota posteriore che a loro avviso era irregolare. Da qui, in un primo momento, il ricorso era stato respinto dallo Stewart Panel della FIM ma data l'insistenza delle quattro case che hanno messo in discussione la vittoria di Dovizioso, il tutto &egrave; passato in mano alla Corte d'Appello della Federazione che si &egrave; riservata di sentire entrambe le parti in causa, congelando momentaneamente la vittoria di Andrea. IL COMUNICATO - E nella serata di ieri &egrave; arrivato un comunicato nel quale la FIM ha detto che la decisione ufficiale verr&agrave; presa entro il Gp di Termas de Rio Hondo:&rdquo;la Corte d'appello della Motogp, composta da tre giudici appartenenti alla Commissione giudici internazionale FIM, organizzer&agrave; a breve una riunione con i rappresentanti delle squadre interessate. La decisione della Corte d'Appello della Motogp sar&agrave; annunciata prima del Gran Premio dell'Argentina."       

E' di ieri sera un comunicato nel quale si legge che i tre giudici della Commissione internazionale FIM prenderanno una decisione sulla "questione Ducati" entro la gara del 31 marzo

Questione spoiler Ducati: la FIM deciderà entro il GP dell'Argentina

        I festeggiamenti in casa Ducati, dopo la bella vittoria nella prima gara stagionale del Qatar, sono durati poco, o meglio, sono in sospeso, a causa della protesta di ben quattro team per alcuni appendici che la Desmsedici 2019 avrebbe portato in pista. Nello specifico, si tratta di una specie di parafango posizionato sotto la ruota posteriore della moto, che inizialmente gli ingegneri Ducati avevano progettato per sopperire ad alcune problematiche in caso di pioggia ma che poi hanno deciso di portare in gara evidentemente per altri motivi. IL RECLAMO &ndash; A quattro team, per&ograve;, questa appendice non &egrave; andata proprio gi&ugrave; e, subito dopo la gara, hanno presentato un reclamo allo Stewart Panel della FIM che si occupa delle irregolarit&agrave;, presunte o effettive. I team in questione sono stati Honda, Ktm, Aprilia e Suzuki, in poche parole tutti tranne la Yamaha. COME E' ANDATA &ndash; Subito dopo un primo sconquasso che ha portato il dopo gara a terminare nel peggiore dei modi, lo Steward Panel ha per&ograve; deciso, parlando con gli ingegneri Ducati e con i team in protesta, di respingere il reclamo. Ma questo non &egrave; bastato: i quattro team si sono infatti opposti ancora una volta facendo appello contro questa decisione. La vittoria di Dovizioso &egrave; quindi per il momento congelata. Tutto &egrave; passato alla Corte d'Appello della Federazione che dovr&agrave; prendere in mano tutta la faccenda e sentire le parti in causa. Solo dopo sapremo se il numero 4 della Casa di Borgo Panigale avr&agrave; davvero vinto la gara o se la classifica verr&agrave; rivoluzionata. Ricordiamo che alle spalle del Dovi &egrave;&nbsp;arrivato Marc Marquez, terzo Cal Crutchlow e a seguire Alex Rins.       

Dopo la prima protesta di quattro team nei confronti di Ducati, adesso la patata bollente &egrave; passata nelle mani della Corte d'Appello

Vittoria "sub judice" per Ducati: Dovizioso resterà vincitore in Qatar?

Una domenica, quella di Motegi, che parte con una chiave di lettura piuttosto chiara: in ballo non c&rsquo;&egrave; solo la vittoria nel GP del Giappone ma anche il titolo 2018, pronto a finire ancora una volta&nbsp;nelle mani di Marc Marquez. Lo spagnolo non manca l&rsquo;appuntamento, e a poco vale la coriacea resistenza di Andrea Dovizioso, che lotta come un leone fino all&rsquo;epilogo, sfortunato, con la&nbsp;caduta a 2 giri dalla fine.  LA GARA - Parte forte Dovizioso. Ma parte ancora meglio Marquez, che alla prima curva &ldquo;rimedia&rdquo; subito alla sesta casella in griglia, riuscendo a prendersi in un lampo la terza posizione. Poche curve ancora, e lo spagnolo infilza anche Jack Miller, mettendosi implacabile a caccia del Dovi, che intanto guida il gruppo in prima posizione. A coprire le spalle del numero 4 della Ducati arriva a sorpresa Cal Crutchlow, che passa lo spagnolo e si prende momentaneamente la seconda posizione, mentre risale veloce Rossi, quarto alle spalle del gruppo di testa. Poche tornate e Marc torna secondo, ma siamo solo all&rsquo;inizio e la gara &egrave; ancora lunga. Quando i giri conclusi sono quasi la met&agrave;, Valentino viene fagocitato dalle Suzuki in rimonta, prima Iannone, poi Rins. La sua Yamaha sembra non tenere botta, come conferma anche il decimo posto del compagno di squadra Vinales. Pochi istanti ancora e&nbsp;si accende la bagarre: Marquez attacca Dovizioso e lo passa, ma lo spagnolo finisce per una frazione di secondo&nbsp;oltre i cordoli alzando un polverone. Cuore in gola, la moto tiene ma Dovi torna davanti e riparte l&rsquo;inseguimento. Il numero 93 ci riprova a 4 giri dalla fine e ci riesce: Marquez &egrave; primo e inizia a sentire&nbsp;profumo di titolo. Poi la caduta di Dovizioso, a due giri dalla fine, gli spalanca definitivamente i cancelli sul viale del trionfo: il pilota della Honda vince sul Twin Ring e si incorona ancora una volta Campione del Mondo. Per Marquez &egrave; il settimo titolo in carriera a soli 25 anni.  IL PODIO alla fine si compone cos&igrave;: Marquez, Crutchlow, Rins. Alle loro spalle, complici le varie cadute (da segnalare anche quella di Iannone a 9 giri dalla fine, mentre era quarto dietro Crutchlow) finisce Valentino Rossi, seguito da Bautista, quinto, e Zarco, sesto. A completare la TOP TEN, in questo preciso ordine, Vinales, Pedrosa, Petrucci&nbsp;e Syahrin.  QUI tutti i risultati nel dettaglio con l&rsquo;ordine di arrivo completo. 

Sul Twing Ring di Motegi, Marc Marquez mette in bacheca il 7&deg; titolo in carriera. Serrata la lotta con Dovizioso, sfortunato nel finale

Gara Motegi MotoGP: Marquez vince ed &egrave; campione del mondo

Quella di oggi in SPP 300, sul tracciato di Portimao, &egrave; di certo una gara destinata a finire dritta negli almanacchi. Per la prima volta nella storia del motociclismo, una donna vince in un campionato mondiale velocit&agrave;, mettendosi dietro tutti i colleghi uomini.  E CHE VITTORIA... perch&eacute; la performance di Ana Carrasco, vista oggi sul circuito portoghese, &egrave; stata di quelle che riscattano in pieno un campionato che, almeno nella classe regina, mai come quest&rsquo;anno appare a tratti spento. Una vittoria, con tanto di bagarre a 5 negli ultimi giri, che la Ninja 300 di Ana infilza con talento e determinazione ai danni degli avversari. E per giunta proprio nel giorno in cui, un&rsquo;altra &ldquo;ragazza d&rsquo;acciaio&rdquo;, la nostra Kiara Fontanesi, conquista in Francia il suo 5&deg; titolo mondiale.  LA CARRIERA - La Carrasco &egrave; approdata quest&rsquo;anno al MOTUL FIM Superbike World Championship, categoria SuperSport 300; unica donna al via insieme alla collega Avalon Biddle. In moto sin da piccolissima, Ana &egrave; passata prima per i campionati minimoto sino al debutto nel CEV, a 14 anni, avvenuto nel 2011&hellip; dove - pensate - diventa la prima donna a conquistare dei punti nella categoria 125cc. Evidentemente, quella per le &ldquo;prime volte&rdquo;, &egrave; una vera e propria attitudine di questa talentuosa spagnola. Negli anni successivi arriva il debutto nel motomondiale (Qatar 2013), fino all&#39;approdo in SSP nel 2017.  Un grande applauso ad Ana e speriamo che continui cos&igrave;... 

Per la prima volta una donna vince la gara di un campionato mondiale velocit&agrave; contro i colleghi maschi

Ana Carrasco: vittoria storica per il motociclismo al femminile

La prima fila dei due piloti ufficiali della Honda non significa che Marc Marquez e Dani Pedrosa domani non puntino direttamente al bersaglio grosso della gara di Valencia.  I due spagnoli hanno il passo per poter cercare la vittoria, sempre che Jorge Lorenzo non cerchi di fare una gara in solitaria.  "I ritmi dei piloti in prima sono tutti molto vicini e credo che domani sar&agrave; una gara molto difficile - ha detto Marc Marquez - non c'&egrave; molta differenza tra di noi e resta da vedere cosa accadr&agrave; con le gomme. Questo lo potremo vedere dopo i primi dieci giri, il mio obiettivo &egrave; quello almeno di essere sul podio, e se ci riesco di lottare per la vittoria nell'ultima gara del 2015."  "Vedremo come andr&agrave; domani - ha detto Pedrosa - ma ci aspettiamo di poter lottare per la vittoria. Ieri abbiamo avuto qualche problema, ma oggi abbiamo fatto un passo avanti e le cose vanno decisamente meglio. Per la partenza dovremo rimanere molto concentrati e non vedo l'ora di correre su questa pista, magari stando davanti a tutti davanti . Mi impegner&ograve; al massimo per tutti i fan che saranno sugli spalti, perch&eacute; sono certo che quella di domani sar&agrave; una gara durissima, Marc e Jorge hanno un buon passo, quindi spero venga fuori una bella gara". Luca Bologna

Sia Marquez che Pedrosa non si nascondono, la Honda ufficiale pu&ograve; lottare ad armi pari con la Yamaha di Lorenzo nell'ultima gara della stagione.

Marquez e Pedrosa puntano alla vittoria

Yamaha &egrave; tornata sul gradino pi&ugrave; alto del podio alla 8 Ore di Suzuka. Non accadeva dal lontano 1996, anno in cui Colin Edwards e Noriyuki Haga regalarono la vittoria alla Casa di Iwata. Il team ufficiale Yamaha ha dominato tutto il weekend, grazie a tre piloti che sono stati sempre determinati e velocissimi. Nonostante le difficili condizioni climatiche (a Suzuka il caldo non ha mai dato un attimo di tregua), la R1 numero 21 ha percorso ben 201 giri davanti a tutti.  Nell'ultimo turno di guida &egrave; stato Bradley Smith a portare la R1 al traguardo, dopo 8 ore, 29 secondi e 708 decimi di secondo di gara. "Ho avuto a disposizione una grande moto e ottimi compagni di squadra", ha dichiarato Smith. Che ha poi aggiunto: "Suzuka &egrave; una pista che mi volevo gustare. Quando mi hanno chiesto di guidare qui per otto ore di gara... ho subito detto s&igrave;, senza esitare! &Egrave; stata un'esperienza incredibile; mi sono divertito. Quando sono passato sotto la bandiera a scacchi... &egrave; stata una grande esperienza! Vorrei tornare alla 8 Ore di Suzuka anche il prossimo anno!".  A Nakasuga mancava la vittoria alla 8 Ore di Suzuka ed il commento a caldo di Katsuyuki spiega quello che ha provato: "&Egrave; stato un lungo cammino. Arrivare qui non &egrave; stato affatto facile. Sono emozionato. Pol e Bradley erano super competitivi. Eccezionali. E poi... La vista dalla cima del podio. Fantastico!".  Interessante il commento di Pol Espargar&oacute;, che ha spiegato cosa ha provato a correre in un ambiente completamente diverso rispetto a quello (la MotoGP) in cui lavora. "Non avevo mai avuto occasione di correre qui, dove tante leggende hanno vinto. Sono sempre stato nel mondiale prototipi, da quando avevo 15 anni. Stessa squadra, stesse piste, stesse persone. Questa &egrave; stata una buona occasione per provare qualcosa di diverso, insieme a degli ottimi compagni di squadra; Nakasuga-san da un lato e Bradly dall'altra. Vincere la 8 Ore di Suzuka &egrave; semplicemente fantastico".  Questa vittoria &egrave; arrivata nell'anno si celebrano i 60 anni della Yamaha. Non poteva esserci regalo migliore. Grazie al Team FCCTSR la Honda sale sul secondo gradino del podio. Terza (per il terzo anno di fila) al squadra Kagayama con la Suzuki GSX-R 1000.  Akira NIshimura

Dopo la pole position, la vittoria. Non accadeva dal 1996. I commenti di Pol Espargar&oacute;, Katsuyuki Nakasuga e Bradley Smith

8 Ore di Suzuka: trionfo Yamaha

Qual &egrave; stato il pilota pi&ugrave; vincente della stagione MotoGP 2014?  Facile: Marc M&aacute;rquez, 13 vittorie, il pi&ugrave; alto numero di punti (362) e il record delle pole in una sola stagione (13). Ma i record di Marquez non finiscono qui. Marc ha realizzato anche il maggior numero di giri veloci in gara (12, contro 1 di Rossi, 2 a testa per Lorenzo e Pedrosa, 1 di &Aacute;lvaro Bautista). Il Campione del Mondo &egrave; stato anche quello che ha condotto pi&ugrave; giri in testa, ben 214 tornate, cifra di poco inferiore al totale dei suoi rivali: 234 (98 di Lorenzo, seguito da Rossi con 80, Pedrosa con 19, Bradl con 13, Iannone con 12, Dovizioso con 11 e Hiroshi Aoyama con 1).  In prova, il pilota che ha macinato pi&ugrave; km &egrave; stato Valentino Rossi (con 7.464 km in totale).  Per quanto riguarda le vittorie, solo quattro piloti se le sono divise nelle ultime 36 gare (2013/2014): M&aacute;rquez 19 successi, seguito da Lorenzo (10), Pedrosa (4) e Rossi (3).  Gli altri due gradini sono stati ripartiti tra altri 5 protagonisti in questo 2014: Andrea Dovizioso (2), Aleix Espargar&oacute; (1), Bradley Smith (1), Alvaro Bautista (1) e Cal Crutchlow (1). In rialzo comunque rispetto alla stagione precedente: nel 2013 infatti soltanto Crutchlow (4) e Stefan Bradl (1) si sono uniti ai festeggiamenti dei &ldquo;Fantastici 4&rdquo;.

M&aacute;rquez 19 successi, seguito da Lorenzo (10), Pedrosa (4) e Rossi (3)

MotoGP: negli ultimi 2 anni hanno vinto solo in 4

Domenica 4 maggio, a Jerez De La Frontera, Marc Marquez correr&agrave; il suo centesimo gran premio.  La straordinaria carriera e i numeri che la rendono speciale sono stati riassunti da questo schema, diffuso dallo sponsor principale del Team HRC.  Marquez ha cominciato la sua cavalcata nel Motomondiale partendo dalla 125: 46 gare corse, 10 vittorie, 14 podi in totale, percentuale di vittoria del 22 per cento.  Nella Moto2, la percentuale di vittoria &egrave; salita al 50 per cento: ha corso 32 gare, 16 delle quali vinte, 25 podi.  Nella MotoGP, dove ha esordito l&rsquo;anno scorso, Marquez ha corso 21 GP, ne ha vinti 9, 19 podi complessivi, percentuale di vittoria 43%.  Marquez ha vinto finora 3 Mondiali: 1 in 125 (nel 2010), 1 in Moto2 (2012) e il terzo, nel 2013, nella MotoGP, al suo primo anno nella massima categoria.  Una vera macchina da vittoria. E ha solo 21 anni....

Marquez: 100 GP a Jerez

Marc Marquez &egrave; reduce da un periodo fantastico. Dopo la vittoria in Qatar, nel primo Gran Premio della nuova stagione della MotoGP, il campione in carica &egrave; volato in Malesia per ricevere un premio prestigioso: il Laureus Award come sportivo rivelazione dell'anno.  "Trovarsi fianco a fianco con gente del calibro di Michael Johnson, Ruud Gullit, Johan Cruyff , Emerson Fittipaldi &egrave; un'emozione per un ragazzo come me - ha scritto Marquez nel suo blog - mi ha colpito soprattutto Sebastian Vettel, non vedevo l'ora di conoscerlo e ho scoperto che &egrave; un ragazzo normalissimo".  Un'unica preoccupazione per Marquez in questo mare di trionfi: "Non sono riuscito a fare fisioterapia e sono un po' preoccupato per la gamba".  Infatti Marquez sei settimane prima dell'esordio in Qatar si era rotto una gamba mentre si allenava con la moto da dirt track.  Ma non si pu&ograve; dire che la cosa abbia influito pi&ugrave; di tanto sulla sua prestazione, come hanno scoperto presto tutti gli altri.  A loro spese...

"Ma sono un po' preoccupato perch&eacute;..."

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