L’anno del progresso e del coraggio

L’anno del progresso e del coraggio

I ‘18 hanno lasciato tracce indelebili nel progresso dando anche i natali a piloti fenomenali come Ascari

12.01.2018 ( Aggiornata il 12.01.2018 11:13 )

Diciotto. Significa qualcosa questo numero? Per i giovani è un traguardo fondamentale, quello della maggiore età con ciò che ne consegue; per gli studenti universitari che si accontentano è l’agognata sufficienza a un esame. Per noi che ci occupiamo di storia è il pretesto per un’escursione nel passato, anche ormai remoto, alla ricerca di avvenimenti accaduti negli anni terminanti per “18”.  

FRENESIA DA BALLO - I detrattori della motocicletta sostengono che questo mezzo che tanto ci appassiona sia un passatempo pericoloso. Nel 1518 la moto non c’era, ma quell’anno a Strasburgo accadde qualcosa di inspiegabile legato a una pratica molto popolare – il ballo– che nessuno considerava fonte di rischio, ma che invece si rivelò fatale a ben 400 persone. Nel mese di luglio una donna, conosciuta come Frau Troffea, cominciò a danzare senza sosta e nel volgere di una settimana venne imitata da molti altri strasburghesi, che diventarono centinaia e continuarono a ballare fino allo sfinimento e oltre. Il fenomeno durò fino a settembre, quando i “ballerini” furono costretti a salire in cima a una montagna e a pregare perché questa loro frenesia cessasse.  

RUOTE, POMPE AD ACQUA E “DRAISINA” - Accanto a questo episodio, curiosissimo e tragico che vi ho voluto raccontare, al Mondo stavano per rivelarsi, alle soglie del 1600, importantissime novità in campo scientifico. Nel 1618 si verificò un segnale premonitore: tre comete luminosissime furono visibili nel corso dell’anno e il rarissimo fenomeno eccitò le osservazioni dei più famosi astronomi del tempo, tra cui Galileo Galilei e Giovanni Keplero. Altri scienziati stavano approfondendo studi di chimica, fisica e meccanica, dai quali sarebbero scaturite esperienze fondamentali per il progresso. Fra questi ci fu, nel 1718, l’ingegnere e matematico tedesco Leonhard Christoph Sturm, che progettò una “ruota ad acqua” anticipatrice delle moderne turbine. In quello stesso anno già funzionavano in alcune miniere della Cornovaglia le pompe a vapore inventate e costruite da Thomas Newcomen. Ancora un secolo, e in Europa apparve un nuovo “giocattolo” che in pochi anni, come le prime locomotive a vapore che nel 1818 già venivano sperimentate in Inghilterra, avrebbe creato una vera rivoluzione nei mezzi di trasporto: la bicicletta.  
Il 17 febbraio di quell’anno un barone tedesco, Karl von Drais di Sauerbronn, brevettò la “Draisina”, veicolo a due ruote di cui quella anteriore munita di sterzo. Fino a quel momento i pionieri del ciclismo si erano dilettati in sella al Celerifero, inventato più di vent’anni prima a Parigi dal nobile francese Mede de Sivrac e costituito semplicemente da una trave orizzontale che univa due ruote e che poteva “correre” quando il pilota, stando a cavalcioni della trave, spingeva con i piedi puntati a terra. Il Celerifero non poteva sterzare, quindi per cambiare direzione l’unico modo era far saltellare di forza la ruota anteriore.  

L’ASSO DEGLI ASSI - L’invenzione del barone tedesco fu talmente apprezzata che la Draisina si diffuse in tutt’Europa e fu per anni il veicolo a due ruote più perfezionato fin quando, a metà del 1800, in Francia e in Inghilterra qualcuno pensò di applicargli i pedali. Ancora nel 1818, il 23 settembre salpò dal porto di Napoli la Ferdinando I, costruita dai cantieri partenopei di Vigliena. Fu la prima nave a vapore di costruzione italiana, e la prima del Mediterraneo.  
Se la bicicletta e il treno rivoluzionarono i trasporti nel 1800, i primi anni del 1900 videro la nascita e la crescita delle industrie motociclistiche, automobilistiche e aeronautiche. Il progresso di questi mezzi, inizialmente portato avanti a piccoli passi, divenne repentino e imponente con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Molti furono i piloti già messisi in luce nel motociclismo che scelsero l’aviazione per esprimere la loro innata abilità e il loro coraggio anche volando.  
Fra questi, l’italiano Francesco Baracca, l’inglese Oliver Godfrey, vincitore del Senior TT 1911 e il belga Jan Olieslagers, che correndo in moto si era guadagnato l’appellativo di “Demonio di Anversa”. Olieslagers divenne (come Baracca in Italia) l’asso degli assi dell’aviazione militare del suo Paese; si impegnò in 518 missioni aeree e in 97 duelli nei suoi quattro anni di guerra che si conclusero il 9 novembre 1918 con un atterraggio di fortuna per un guasto al motore in un campo delle Fiandre.  

SQUALIFICHE STORICHE - Al termine del conflitto, tutte le industrie che nel periodo bellico avevano lavorato per le forze armate dei rispettivi Paesi si prepararono a una non semplice riconversione civile, ma l’unica Marca la cui fondazione data al 1918 è la danese Nimbus, esente dalle forniture militari per essersi il suo Paese dichiarato neutrale, e già nota per essere stata la prima ditta europea a produrre aspirapolvere.  
Quell’anno, Peder Andersen Fisker costruì il prototipo di una motocicletta molto originale: aveva il telaio costituito da un lungo tubo orizzontale di grande diametro che fungeva anche da reggisella e da serbatoio del carburante; il motore era a quattro cilindri in linea longitudinale di 750 cm³ con trasmissione finale ad albero e potenza di 10 CV; entrambe le sospensioni erano elastiche.  
Il 17 giugno 1918 a Leeds, in Inghilterra, nacque Jack Brett, destinato a diventare uno dei piloti di punta della squadra ufficiale Norton nei primi anni del Motomondiale. A lui è legato un episodio che destò vasta polemica in Italia nel 1957, quando la Federazione Motociclistica Internazionale squalificò Libero Liberati al termine del GP Belgio. Al momento dello schieramento, la sua Gilera 500 4 cilindri si era rifiutata di avviarsi a causa della rottura del magnete. Il direttore sportivo della Casa di Arcore si era allora premurato di chiedere al direttore di gara il permesso di sostituire la 4 cilindri di Liberati con quella di Bob Brown.  
Ottenuto l’assenso, Liberati aveva tagliato per primo il traguardo, ma al termine aveva appreso che la vittoria era stata assegnata a Brett, giunto secondo, in seguito a due reclami della MV e della Norton, che contestavano la sostituzione della moto autorizzata dal direttore di gara. La squalifica successivamente venne revocata e Liberati, reintegrato al primo posto, ottenne i punti che a fine stagione gli permisero di laurearsi campione del Mondo della classe regina.  

LEGGENDA ITALIANA - Un altro leggendario asso italiano nacque nel 1918, precisamente il 13 luglio: Alberto Ascari, la cui carriera motociclistica iniziò nella Regolarità nel 1936, poi si sviluppò nella Velocità dove ottenne numerose vittorie. Fu pilota ufficiale della Bianchi con la 500 monocilindrica bialbero e collaudò la 500 4 cilindri sovralimentata della Casa milanese prima che la guerra tarpasse le ali a questo ardito progetto.  
Nel Dopoguerra, passato alle auto, Ascari si mise subito in luce come autentico campione e nel 1952 e 1953 conquistò con la Ferrari il titolo mondiale di Formula 1. Perì a Monza il 26 maggio 1955 per un incidente mentre disputava alcuni giri di allenamento.

 

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