Pilota, ingegnere e uomo-squadra: il compromesso vincente

Pilota, ingegnere e uomo-squadra: il compromesso vincente

Identikit del fenomeno di questa era: da Marc Marquez in MotoGP ad Alvaro Bautista in Superbike

Redazione

23.05.2019 ( Aggiornata il 23.05.2019 12:03 )

La moda del 2019 non ha nulla di clamorosamente inedito, anzi, l’abbiamo già vista in passato, ma si sa, gli stilisti ogni tanto riciclano, modernizzandole un po’, le idee del passato. Le corse non sono la moda, nel senso di fashion, ma qualcosa di molto concreto: puoi fare una cosa molto bella, ma se non funziona e se non esce vincente dal confronto con il cronometro e la classifica, il flop è certificato. 

MOSTRO CON LE GOMME FINITE - Il 2019 della Velocità ci dice una cosa forte e chiara: si vince soltanto con un pilota eccezionale. Chiedete alla Honda perché stacchi un assegno annuale di raro peso a Marc Marquez. Vi risponderanno che sono soldi spesi benissimo, perché la vittoria ha un prezzo alto. Certo, la Honda spende e non poco nella progettazione e nello sviluppo della moto, nel mettere a disposizione del suo pilota una squadra perfetta, ma il resto, cioè la differenza, la fa il pilota. 
Guardate dove sono in classifica le altre Honda e lo capirete. E ascoltate anche le parole di Alberto Puig, che non sarà un mostro di simpatia, ma di corse e piloti ne capisce parecchio, quando dice che Marquez riesce a fare la differenza quando cala la gomma, il momento chiave del GP. Il pilota top non cerca condizioni ideali, le intuisce, cerca di avvicinarle, e ottiene il massimo da ciò che ha in mano. La Michelin non fornisce gomme performanti che durano tutta la gara e Marc lavora con le Hard, ricavandone il massimo. 

ESPERTO A 360 GRADI - Anche in Superbike c’è qualcosa di molto simile, l’accoppiata Bautista-Ducati che comanda dopo un avvio di stagione massacrante per i rivali. Anche qui non ci sono altre V4 bolognesi così avanti in classifica, semplicemente perché Alvaro interpreta al meglio le doti sue e della moto.
Guidare una moderna moto da corsa è impresa difficile: tanti, tantissimi parametri sui quali giocare, mille scelte da compiere, infiniti compromessi tra cui muoversi. Pilota e squadra devono saper scartare soluzioni potenzialmente valide ma che porterebbero a un punto morto, favorendo magari altre scelte, apparentemente meno esaltanti, ma più razionali e che offrono possibilità di evoluzione. Un campione oggi deve avere doti di guida e forma fisica sempre al top e, al tempo stesso, capacità di dialogo con la parte tecnica degne di un ingegnere. Deve saper capire quando e come si può chiedere qualcosa in più e quando ragionare con pazienza. Ecco perché quando si riapriranno le trattative per i piloti in vista delle stagioni future, la completezza del pilota sarà fondamentale. Quella componente che è diventata il moltiplicatore del valore di un rider. 

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