Spies: ora arriva Assen, una pista che conosco

L’americano non si aspettava il podio di Silverstone e in Olanda promette spettacolo

Redazione

22.06.2010 ( Aggiornata il 22.06.2010 15:29 )

Appena la MotoGP è approdata su una pista nuova per tutti, Ben Spies è salito sul podio. È solo un caso? Può darsi, però analizzando la gara dell’americano non sembrerebbe. In prova ha faticato, ma in gara ha saputo attuare una buona strategia, ha guidato bene, si è battuto, e alla fine è stato lui a spuntarla nel gruppo – composto da Hayden, Stoner e De Puniet – che si è giocato il terzo gradino del podio. Dopo la gara il ragazzo ha mostrato il suo solito volto malinconico, il suo primo podio nella classe regina lo ha reso, ovviamente, orgoglioso, però non l’ha fatto vedere.

«Il problema, per me, è stato quello di mantenere un ritmo alto e costante, e di restare sempre all’erta: essere pronti al duello è fondamentale in questa categoria. E io ero pronto, nel finale. Ma la cosa più difficile non è stata frenare più tardi oppure trovare una traiettoria migliore: è tenere questo ritmo infernale, che è un grosso problema. Perché quando le gomme perdono grip e cominciano a scivolare, io mi trovo benissimo. Mi piace molto, quella condizione».

È sembrato onesto, Spies, quando ha detto che «non mi aspettavo un podio, per quest’anno. Il livello della MotoGP è altissimo, e non te ne rendi conto fino a quando non vieni a correre qui. Io sapevo che, in una giornata in cui tutto va bene, posso salire sul podio: ma quante ce ne sono, di quelle giornate? Sì, questa lo è stata, e io sono soddisfatto soprattutto per il fatto che mi sono fatto trovare pronto a cogliere l’occasione».

Al podio, Ben ha cominciato a pensare mentre i giri passavano. «A dieci giri dal termine ci ho pensato, poi quando sono arrivato alle spalle di Nicky mi sono detto: mi manca solo un sorpasso, devo darmi da fare». Spies ha ammesso di avere preso dei rischi, «ma anche Nicky ne ha presi, ed è normale. Quando ti giochi il podio in poche curve e devi dare tutto, prendi anche dei rischi. Mi dispiace di aver dovuto spingere fuori dal podio proprio Nicky, un americano. Ma anche se siamo dello stesso Paese, alla fine siamo piloti e dobbiamo pensare ai nostri interessi. Io ho spinto più che potevo, e lo stesso ha fatto Nicky».

Ben Spies ha messo in pratica la stessa strategia che aveva annunciato lo scorso novembre a Valencia: seguendo gli altri, cerca di imparare. E di solito impara in fretta. «Ho capito che c’erano punti in cui era meglio stare calmi, ma piano piano ho capito anche dove avrei potuto attaccare. Il problema è che non ti puoi adattare in un attimo, a questa moto e a questi ritmi di gara. Credo che serva una stagione intera, per arrivare a gareggiare in un certo modo». Ma adesso arriva Assen, una pista amica: «È una delle poche che conosco, e mi piace molto». Chissà, magari può arrivare un altro podio.


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