Rossi: adesso devo solo riacquistare forza

Valentino è ottimista per i prossimi test di Sepang della MotoGP

Redazione

15.02.2011 ( Aggiornata il 15.02.2011 08:50 )

Nei primi tre giorni di test di Sepang Valentino Rossi è riuscito a cambiare molte cose, al punto che alla fine «il bilancio è senza dubbio positivo: sia per la spalla, che per la moto; non credevo che saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto».

Partiamo dalla condizione fisica.
«È il limite maggiore: è soprattutto a causa della spalla, se siamo ancora un po’ lontani come tempi».

Hai girato tanto a Sepang. Non era previsto il contrario?
«Pensavo di poter fare circa 20 giri al giorno, ma ne ho fatti sempre di più perché la spalla è migliorata costantemente: più giravo, più acquistava mobilità; ho verificato che regge la guida di una MotoGP, e poi ho ritrovato una migliore posizione in sella: sia in staccata che in rettilineo».

Sembri sollevato.
«Sì, perché adesso so che bisogna solo riacquistare la forza. Quando ho realizzato che la spalla regge, ho anche capito che avrei dovuto fare il maggior numero di giri possibile visto che ho bisogno di trovare il feeling con questa moto. Devo capire i sistemi di controllo, la maniera in cui la si mette a punto; il modo di guidarla».

Che indicazioni hai tratto?
«Dobbiamo cambiare il modo in cui questa moto curva. La priorità resta l’anteriore. Dobbiamo lavorare parecchio sull’impostazione e sul punto di frenata. Il feeling in staccata va bene, così come la fase dell’inserimento: il problema arriva nel momento in cui si mollano i freni e la moto si porta verso il centro-curva; c’è un attimo in cui bisogna quasi fermarsi per un istante, perché altrimenti la moto tende ad andare verso l’esterno».

Come si può fare?
«Innanzitutto va guidata con un altro stile, cioè un po’ come se fosse una 500: bisogna spigolare le curve e dimenticarsi le linee tonde e dolci. Perché questa moto è l’opposto della Yamaha. Bisogna raddrizzarla presto e poi aprire il gas, non si può restare tanto tempo piegati. E bisogna usare delle traiettorie diverse».

Dal punto di vista tecnico, come si interviene?
«Lavorando sulle sospensioni e sulla distribuzione dei pesi. Siamo riusciti a risolvere rapidamente il problema del chattering, che ci aveva disturbato nelle prime due giornate, e adesso abbiamo diverse idee. Certo, se pensiamo che bisogna copiare la Yamaha, allora abbiamo già perso in partenza, perché si tratta di moto completamente diverse come filosofia costruttiva e come caratteristiche. Noi dobbiamo sfruttare i lati positivi della Ducati e cercare di ridurre il più possibile quelli negativi. Ma sempre pensando che questa non è una moto fatta come le giapponesi».

Quindi sarà impossibile renderla più “facile”?
«No, questo è comunque l’obiettivo. Soprattutto in ottica gara. Bisogna sicuramente renderla più efficace in curva».

La Honda spaventa anche te?
«Sta indubbiamente facendo grandi cose, e ha uno squadrone, ma io continuo a puntare sulla Yamaha: la moto è molto versatile, è molto buona, e sia Lorenzo che Spies sono molto forti. Girano facilmente su tempi molto buoni, quindi secondo me la M1 resta la moto migliore».

Qual è la maggiore differenza tra questo periodo e l’inverno del 2004?
«Nel 2004 ero fisicamente perfetto. Adesso non sto bene. Anche perché, a parte il dolore alla spalla e la stanchezza che arriva in fretta, devo recuperare il tono muscolare che ho perduto. Ecco perché alla fine di ogni giornata mi faceva male anche la spalla sinistra e la schiena: per compensare, mi sforzavo molto».

Che considerazione finale si può fare, dopo le prime tre vere giornate di lavoro sulla Desmosedici?
«Siamo a un secondo dai primi, sia con le gomme morbide che con quelle da gara: il nostro livello adesso è questo. Ma sappiamo che strada prendere per risolvere i problemi e quindi secondo me non è male il punto in cui siamo arrivati; considerando sempre che la spalla che non è ancora al meglio. Infatti sono ottimista per i prossimi test».

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