Avambracci: operare serve?

Avambracci: operare serve?
Pedrosa, Bradl (e tanti altri) sotto i ferri per sindrome compartimentale

Redazione

21.05.2014 ( Aggiornata il 21.05.2014 18:07 )

Dani Pedrosa e Stefan Bradl, operati pochi giorni prima del GP Francia a Le Mans, sono solo gli ultimi due di una lunga serie di piloti finiti sotto i ferri per via della sindrome compartimentale. Di cosa si tratta è presto detto: il muscolo degli avambracci si gonfia a dismisura e e resta compresso nelle guaine. Oltre a Pedrosa e Bradl (che è già al terzo intervento) sono stati operati anche Dovizioso, Crutchlow, Hayden, Iannone, Barbera e Redding. Ma da cosa è causata questa sindrome compartimentale cosi diffusa tra i piloti?
Si sta discutendo in questi giorni della possibilità di ridurre il peso delle MotoGP, magari proprio in occasione dell’introduzione del nuovo regolamento, nel 2016. Lo chiedono i piloti, affermando che il peso attuale – 160 kg – comincia a creare problemi in frenata e potrebbe essere una delle cause dei sempre più frequenti problemi ai muscoli delle braccia accusati dai piloti. La proposta è di ridurre il peso di 3-4 kg. Negli ultimi dieci anni il peso delle MotoGP è aumentato di 10 kg. “Il problema deriva dall’evoluzione delle moto" conferma il dottor Michele Zasa, responsabile della Clinica Mobile. Ci sono discussioni (questa volta in campo medico, non più sportivo) sull’effettiva efficacia dell’intervento, che al momento sembra essere l’unica soluzione presa in considerazione. Ancora il dottor Zasa: "Sembra un problema di “moda”, nel senso che i piloti lo affrontano con troppa leggerezza: al primo sintomo corrono a farsi operare, fanno passare sì e no un Gran Premio, mentre invece bisognerebbe avere un approccio più dolce. Anche perché la soluzione chirurgica, molto spesso, è temporanea; e la percentuale di insuccesso è alta". In che senso? "Bisognerebbe prima capire da dove deriva, quindi si potrebbero studiare meglio anche i rimedi. Questo problema esiste da sempre, ma i più “esperti” in materia sono i piloti di motocross; forse adesso vediamo questo problema anche in velocità perché molti piloti dei GP si allenano col cross. Non solo:  il problema deriva anche dall’evoluzione delle moto, perché le frenate sono sempre più potenti. E a volte questo problema deriva anche dall’allenamento sbagliato: i piloti lavorano troppo sui muscoli delle braccia, soprattutto quando sono molto giovani. Invece bisognerebbe lavorare più sull’elasticità muscolare, che sulla forza".   Varrebbe la pena di fare nascere un caso? "Noi, come Clinica Mobile, pensiamo che ci siano delle tappe per affrontare questo problema e bisogna iniziare da un lavoro preventivo insieme al preparatore atletico, facendo un adeguato lavoro sui muscoli; abbiamo avuto buoni risultati anche con la terapia, cioè con i farmaci; infine, funziona bene anche il trattamento fisioterapico, lavorando sul fascio muscolare del braccio, e in certi casi utilizzando anche le infiltrazioni. Se tutto questo non funziona, ci si può rivolgere alla chirurgia". Enrico Borghi

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