Iannone: "Sogno di tornare a lottare con Marquez"

Iannone: "Sogno di tornare a lottare con Marquez"
"La Ducati ufficiale era un obiettivo. È un passo fondamentale nel mio percorso"

Redazione

25.08.2014 ( Aggiornata il 25.08.2014 14:44 )

Andrea Iannone l’anno prossimo sarà pilota del team ufficiale Ducati MotoGP. «Era uno dei miei sogni, ed ora si realizza: sono felice ed emozionato, ma posso dire che ce la metterò tutta».  «È un passo fondamentale nel mio percorso; mi è sempre mancato questo ruolo, non ho mai fatto parte di un team ufficiale al cento per cento. E sono orgoglioso e felice di farlo con una Casa italiana. Non è retorica: la fiducia che mi hanno dimostrato, rappresenta una motivazione enorme». C’è così tanta differenza tra essere ufficiale e non esserlo?  «In MotoGP è fondamentale. Sei al massimo livello e tutto deve funzionare bene: a partire da quello che succede a casa, per continuare alle gare. Quindi ci vuole un gruppo molto forte a casa e molto forte in pista. La MotoGP è anche strategia, bisogna essere astuti, svegli, capire cosa fare nel momento giusto, sfruttare sempre il meglio che si ha a disposizione. Il livello è estremo».  Avevi altre offerte? «Si sono fatti avanti molti team e quindi avrei avuto la possibilità di guidare quasi tutte le moto. Ma la Ducati, il team ufficiale Ducati, era il mio obiettivo. Ho seguito il cuore: la Ducati era un obiettivo, un punto di arrivo. Ho sempre visto “rosso” e vorrei poter vincere con questa moto, con questa squadra, con queste persone. Mi ripagherebbe di quei titoli che non ho vinto nelle altre due classi».  Parli proprio da ducatista. «Non ho mai avuto con nessuno un rapporto come ho qui; ci sono dei grandi professionisti, con Dall’Igna è stato fatto un grande passo avanti: lui è uno di quelli giusti, uno che ci farà fare la differenza; per il metodo, per l’approccio, per come è coinvolto in tutto. È un uomo da corsa “vero”. Ci voleva uno così». In che cosa Dall’Igna sta facendo la differenza? «Riesce a tirare fuori il meglio dalle persone; con lui si sta facendo più di quello che noi tutti ci aspettavamo. È vero, andiamo avanti piano, ci sono solo delle piccole novità, piccole modifiche; ma intanto ci sono e la situazione migliora». 0861_P06_Iannone.2014 Non ti preoccupa la crisi tecnica in cui staziona la Ducati da tempo?  «Se una Casa vince un campionato della MotoGP vuole dire che è ad altissimo livello. Non lo vinci per caso, un campionato come questo. La Ducati ha avuto certamente un fenomeno, Casey Stoner, ma aveva anche la moto. Quindi ha dimostrato di poter arrivare al vertice della MotoGP. Mi sono detto: se queste persone sono riuscite ad ottenere certi risultati, perché non possono rifarlo?». Le tue prestazioni sono in crescendo. In gara e anche in prova.  «Più che altro, la novità per me è che sono costante. Non ho più gli alti e i bassi che avevo prima nelle altre classi e che ho avuto anche nel 2013. In gara avevo il potenziale per avvicinarmi alle posizioni importanti, ma dopo 7-8 giri iniziavo a cedere, facevo fatica... Ho lavorato molto su questa cosa, durante l’inverno, e sono riuscito a diventare più costante; infatti sono più vicino a Dovizioso e spesso me la gioco con lui». Da dove deriva questa costanza? «Sto acquisendo un metodo e sto maturando. E devo ringraziare chi c’è attorno a me: Marco Rigamonti, il mio ingegnere di pista, e Tommaso Pagano, l’elettronico, sono stati molto importanti per me in questi anni».  Dai spesso l’idea di essere irriducibile. «Fino a quando le gomme tengono, io ci provo. Sono sempre stato così: penso a dare il massimo in ogni giro, credo che si debba ragionare così. Io devo comunque dare tutto me stesso, devo provare a fare qualcosa di più. Non voglio accontentarmi di lottare per un settimo o un ottavo posto; nella mia testa penso sempre di dover provare a stare coi migliori, e penso che questo aiuti a migliorare. Le cose difficili ti rendono più forte, ecco perché sono cresciuto molto rispetto all’anno scorso». Quando sarai davvero ufficiale ci si aspetterà di più. Avrai più pressione.  «Nel 2015 dovrò fare un altro passo avanti, ma perché sono io per primo che mi aspetto di più da me stesso. Non voglio stare a questo livello, voglio di più. Ho sempre pensato che se sei nella cacca devi pensare a come arrivare al fango, poi a come uscire dal fango: insomma, bisogna fare sempre un passo avanti verso qualcosa di meglio».  Sei noto per non avere paura di nessuno. «Non mi sono mai preoccupato dei grandi nomi. Mi sono sempre battuto con chiunque. Molte volte le ho prese, e quando ho potuto le ho date».  Ricordi spesso i tuoi duelli con Marquez, anche parlando del futuro. «Perché con lui ho fatto delle bellissime battaglie: mi ricordo quella di Motegi, quando ho vinto io; poi quella di Aragon, quando ha vinto lui. Secondo me noi due abbiamo fatto alcuni dei più bei duelli della Moto2. E dopo ci siamo sempre stretti la mano, abbiamo sempre avuto un gran rispetto reciproco. Oggi Marquez non lo batte nessuno e credo che sarà così per un po’. Io spero, sogno, di poter tornare un giorno a lottare con lui. È uno dei miei obiettivi».  Enrico Borghi

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