Aprilia, la lunga storia

Aprilia, la lunga storia
Dagli esordi alla decisione di tornare in MotoGP nel 2015

Redazione

20.09.2014 ( Aggiornata il 20.09.2014 13:20 )

L’Aprilia tornerà al Motomondiale, nella MotoGP del 2014. Un progetto di lungo respiro, cominciato con un contratto di durata quadriennale con il team Gresini (leggi QUI). C’è già il primo pilota, Alvaro Bautista, spagnolo. E molto si discute del secondo, con Marco Melandri ancora indeciso se fare il grande salto in MotoGP oppure restare in SBK (leggi QUI). La Casa di Noale ha una lunga storia nel motomondiale. Aprilia entra nel Mondiale nelle classi 125 e 250 a metà degli anni ’80: su queste due cilindrate si costruirà il futuro del Motociclismo, un percorso costellato di successi e gioie che sono arrivate sin da subito, grazie a Loris Reggiani (nella foto, 1987, prima vittoria nella 250) e Alessandro Gramigni. Quasi sempre piloti italiani, perché la filosofia del ‘Made in Italy’ e il sentimento nazionale sono estremamente radicati. Proprio col fiorentino Gramigni, Aprilia conquistò nel 1992 il suo primo titolo mondiale, cui seguirono ben presto altri trionfi, come quello di Kazuto Sakata due anni più tardi. Ma fu nella quarto di litro (250) che l’Aprilia raggiunse la sua consacrazione grazie al talento indiscusso di Max Biaggi: l’era del ‘Corsaro’ ha rappresentato la svolta e la nascita di un nuovo corso in tutto l’arco degli anni ’90. Dopo i tre mondiali consecutivi del romano (’94-’95-’96, poi il quarto titolo con la Honda nel 1997), la Casa veneta ha continuato a condurre le danze con Loris Capirossi (1998) e Tetsuya Harada, in quel titolo giocatosi all’ultima curva dell’ultima gara in Argentina, fino ad arrivare, con questi protagonisti passati alla classe regina, alla stella di Valentino Rossi. Col pilota di Tavullia l’Aprilia consolida il suo dominio, stabilendo in alcune annate quasi una sorta di ‘monopolio’ sulle classi minori. ‘Rossifumi’ (prima di diventare ‘il Dottore’) per due volte in ciascuna categoria si prende l’abitudine di stupire nella stagione di esordio per poi colpire in quella successiva: così facendo, arrivano i primi due titoli dei suoi 9 complessivi, in 125cc nel 1997 e in 250 nel 1999. A quel punto, Aprilia decide di far il grande salto: tentare di sfondare anche nella classe regina, territorio di caccia incontrastato delle case giapponesi da oltre un quarto di secolo. La sfida non è affatto semplice e nei primi anni (1996-2000) la casa di Noale, con al timone il presidente Ivano Beggio e l’ing. Jan Vitteveen, raccoglie poco con i piloti Reggiani, Romboni, Harada e McWilliams. Fortunatamente, nelle altre classi i successi continuano a susseguirsi grazie alla linfa delle nuove generazioni, guardacaso sempre di nazionalità italiana: si annoverano i titoli di Roberto Locatelli (nel 2000 in 125), di Marco Melandri (2002) e di Manuel Poggiali (2003) in 250cc. In MotoGP, l’Aprilia punta su un prototipo a 3 cilindri: RS Cube. Ma Laconi, Edwards, Haga, McWilliams e McCoy non riescono a raccogliere i frutti sperati,culminando nell’inevitabile abbandono alla fine della stagione 2004. Nelle classi cadette, arrivano altri titoli: Alvaro Bautista (2006 in 125) e Jorge Lorenzo che in 250 conquista i primi due (2006 e 2007) dei suoi attuali 4 titoli. Parlano spagnolo anche gli ultimi sussulti della Casa di Noale grazie alle vittorie di Julian Simon nel 2009 e Nico Terol nel 2011: con l’avvicendamento nella stagione successiva della classe Moto3 al posto della 125cc, Aprilia esce definitivamente anche dalla scena delle categorie cadette. Si riaffaccia timidamente nella top class sotto le spoglie di CRT/ART, portata in pista da Aleix Espargarò, Randy De Puniet e, quest’anno, da Danilo Petrucci.

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