MotoGP, Iannone: Guardo avanti

MotoGP, Iannone: Guardo avanti
“Il prossimo anno sarà importante. E poi quello successivo. Ho ben chiaro in testa dove voglio arrivare”

Redazione

14.11.2014 ( Aggiornata il 14.11.2014 18:10 )

Andrea Iannone ha raggiunto il suo obiettivo: una moto ufficiale, la Ducati ufficiale. Dal prossimo anno infatti sarà compagno di squadra di Andrea Dovizioso. A Valencia, nei test subito dopo l’ultimo GP della stagione, ha effettuato i suoi primi giri in ottica 2015.  Questa è un’intervista rilasciata al nostro inviato Enrico Borghi poco prima della fine della stagione. È pubblicata sul numero 44 di Motosprint.  «La seconda parte di stagione non è stata come la prima: forse sono stato più veloce, ma purtroppo ci sono stati diversi piccoli problemi. Eravamo un po’ “tirati” su alcuni componenti, che infatti ci hanno pregiudicato qualche gara. Ma del resto quando fai lo sviluppo in modo così veloce e cerchi di recuperare il gap dai migliori, per giunta nel minor tempo possibile, certe cose possono capitare. Quindi alla fine sono contento così; guardo avanti».  In che senso? «Il mio anno importante sarà il prossimo, e poi quello seguente».  Il biennio in cui sarai nel team ufficiale Ducati. «Esatto: è l’anno prossimo quello in cui voglio essere competitivo. Quest’anno ero disposto a sacrificarmi: nel caso bisognasse perdere una posizione, ero disposto a perderla. Perché eravamo tutti coinvolti in un lavoro diverso dal solito. Ad esempio, a Indianapolis potevamo raccogliere di più ma abbiamo avuto dei problemi».   Già, ti sei è ritirato a causa del motore, che aveva alcuni componenti nuovi. Insomma, facevi “sviluppo” in gara.  «A Misano ho dovuto correre, diciamo così, “sacrificato”, ma lo sapevo che avrei perso qualcosa. Però ho sempre accettato tutto in nome dell’obiettivo del reparto corse: sperimentare, provare. Tutto finalizzato a recuperare la competitività».  Ti riferisci al fatto che, per sviluppare la moto, anche tu hai provato pezzi nuovi in gara. E a volte hanno ceduto...    «Non voglio entrare nello specifico, perché non è giusto. Dico che forse valeva la pena di conservarci un po’ per il finale. Ma devo anche dire che nemmeno la fortuna ci ha dato una mano. All’inizio le cose sono andate come dovevano andare, invece alla fine c’è stato qualche intoppo, qualche ostacolo. Che ci può stare, quando sei nella nostra condizione: in MotoGP bisogna essere sempre più organizzati, sempre più efficaci, sempre perfetti. Basta un nulla e ti trovi dietro. È giusto dire che anche io, come pilota, ho fatto degli errori; e abbiamo fatto altri piccoli errori come gruppo. Tutto questo va preso come esperienza. Abbiamo tutti imparato qualcosa; sono certo che nel 2015 certi errori non li faremo più». Ma sì, è normale: c’è stato un prezzo da pagare (l’affidabilità) in questa fase di sperimentazione.  «Ma io sono serenissimo, perché Gigi (Dall’Igna) mi ha sempre trattato benissimo: ho sempre avuto tutto dal reparto corse, sono stato trattato come Andrea (Dovizioso) e forse non mi era nemmeno dovuto. Nel senso che c’era nel contratto, è vero, ma nel 2013 non era stato così. Quest’anno invece sì. Dalla Ducati non mi hanno mai fatto mancare niente».  0354_T01_Iannone.2014 Quindi il tuo bilancio 2014 è positivo. «È stato un anno estremamente positivo, assolutamente. Perché c’è stata una crescita, sia da parte mia che della nostra moto; c’è stata una gestione completamente diversa rispetto al 2013, quindi si è visto un miglioramento sotto tutti gli aspetti. Molte volte mi sono tolto delle soddisfazioni: sono stato spesso la prima Ducati, per quello che può contare. Sono molto positivo per il futuro. Davanti a me vedo solo arcobaleni: vedo tante possibilità per me». Hai parlato di gestione completamente diversa. «C’è stato un cambiamento importante nel metodo di lavoro: l’arrivo di Gigi Dall’Igna ha mutato completamente la situazione. Tutto ha iniziato a funzionare meglio: il lavoro che facciamo è più efficace, le prove sono svolte molto bene. E la moto è migliorata. Cerchiamo di capire sempre come evolvere la moto in ottica futura, siamo sempre alla ricerca di qualcosa in più, quindi del miglioramento».  Ti senti sollevato, rispetto al 2013? «Non ho mai avuto dubbi sulla professionalità e sulla competenza del reparto corse. Questa è stata la stagione in cui gli ingegneri e i tecnici hanno messo in mostra quello che possiamo fare in futuro: in meno di un anno ci siamo risollevati, e stiamo reagendo bene nella categoria più dura di sempre. E abbiamo delle idee chiare per il futuro».  Parli sempre al plurale: ti senti davvero parte del gruppo. «Ho contributo allo sviluppo: ho provato molto, mi sono state chieste tante cose. Ho preso parte a tutti i test Ducati, ho provato la GP14.2 subito, cioè prima di Aragòn, quando è arrivata. Ci siamo divisi il materiale nuovo, quindi anche le prove, e credo che anche le mie indicazioni siano state valutate e considerate. Come quelle di Andrea (Dovizioso)».  La tua recente promozione lo dimostra. «Sto per passare nel team ufficiale ed era fondamentale, per me, guadagnare quel posto per il 2015. Ho una chiarezza disarmante sul mio futuro». Hai detto “disarmante”? «Sì, ho chiarissimo, nella mia testa, dove voglio arrivare».  Parli del podio? «Assolutamente sì. Sono arrivato dove volevo (nel team ufficiale) ma non dove voglio arrivare: questa la vedo come una nuova partenza».  Il podio è un obiettivo minimo per chi entra in un team ufficiale. «Ecco perché dico che è fondamentale il passaggio nel team ufficiale, quindi il ritrovarmi in quel box. È fondamentale essere supportato ancora di più dalla Casa».   Porterai con te alcuni uomini di fiducia? «Verranno Marco Rigamonti (il mio capotecnico) e Tommaso Pagano (il mio “elettronico”). Ed è giusto così: abbiamo fatto insieme il mio primo e secondo anno di MotoGP, quindi è una buona cosa affrontare insieme anche il passaggio nel team ufficiale».  0357_T01_Iannone.2014 Manca poco. «Manca una gara, che voglio correre nel migliore dei modi. Poi dal lunedì successivo inizierà una nuova parte della mia carriera».  Sarai pilota ufficiale del Team Ducati. Quello supportato dallo sponsor più famoso, e forse più potente, del mondo dei motori.  «Sono molto felice. Anche se in un certo senso ero già un pilota ufficiale, in questo modo lo diventerò ancora di più. Naturalmente voglio ripagare la fiducia che mi viene data, e per primo voglio ripagare la fiducia di Gigi Dall’Igna: è la persona che più ha creduto in me, e me lo ha dimostrato dal primo momento. Gli devo molto». Sali di grado e aumentano le responsabilità. A questo punto dovrai pianificare una nuova preparazione? «Non lo so: fisicamente non sono mai andato in crisi quest’anno. Non ho i problemi che ha avuto ad esempio Lorenzo in questi ultimi tempi. Anche in Giappone nel finale andavo quasi come i primi: ho perso qualcosa nei primi 8 giri, ma non era un problema di preparazione».  Come tecnica di guida come ti vedi? «Non c’è una che pista che preferisco e non ce n’è una dove mi trovo male. Vado bene dappertutto. Diciamo che tendo a fare un po’ fatica sulle piste che hanno curve molto lente, strette, con ripartenze dalle basse velocità. Tipo Motegi, insomma, anche se su quella pista ho vinto due volte (in 125 e in Moto2 ndr) e nemmeno questa volta andavo male: in gara, quando perdevo all’inizio, facevo delle manovre che non mi aiutavano in accelerazione».  Che tipo di manovre? «In questi ultimi due anni ho lavorato molto per riuscire ad alzare la moto il prima possibile in uscita di curva (è la guida moderna) e diciamo che ho esagerato: sono passato dall’altra parte, la rialzo troppo in fretta. A Motegi pativo molto l’impennata della moto in accelerazione. Il mio team mi ha aiutato a capire il problema e già in Australia si vedeva un miglioramento: quella manovra, la facevo un po’ meglio».  Quindi sei in evoluzione. «Ho imparato anche a frenare meglio, rispetto al 2013: spesso “prendevo” i freni e poi li lasciavo, poi li “riprendevo”... E facendo così perdevo qualcosa. Quando abbiamo capito dove sbagliavo, in un paio di prove ho rimediato: vuol dire che imparo in fretta».  Questa dote ti servirà, perché dal 2015 ti verrà chiesto di viaggiare ad un ritmo più alto. Con obiettivi ancora più alti. «Mi sento di poter stare con i primi, se tutto è a posto. E penso che in Australia avrei anche potuto dimostrarlo, ma ho sbagliato nella prima curva e mi sono toccato con Crutchlow; poi per provare a superare, per recuperare in fretta, mi sono toccato con Bradl; e poi ho toccato Pedrosa: ma in questo caso non è entrata la prima, in scalata. Ero indietro, cioè dove non dovevo essere: sarei dovuto essere più avanti, perché il mio ritmo era un altro. Ma in MotoGP quando ti trovi così indietro al via, poi succedono queste cose».  Ora devi riscattare anche il GP Malesia, che non hai corso.  «Ho preferito non correre, e credo sia stato meglio così. Se non sei a posto fisicamente, rischi di più. Quando serve si può rischiare, ma questa volta non c’era alcuna utilità. Quando non riesci a controllare al cento per cento una moto del genere, bisogna stare fermi e pensare a recuperare nel modo migliore possibile, il prima possibile. A Valencia arriverò in condizioni un po’ migliori, rispetto a come ero messo in Malesia, e credo che faremo una buona gara: sia per me che per il mio team. Lo scorso anno nei test non siamo andati male, quindi sono positivo. Voglio fare l’ultima gara dell’anno nel migliore modo possibile, anche perché poi il giorno dopo inizia il mio nuovo anno e voglio preparare bene il 2015, lavorando bene sin dal primo giorno».  Questa sì che è motivazione. «Davanti a me ho due anni di tempo per dimostrare quello che valgo. Io e i miei uomini di fiducia dobbiamo dare il meglio di noi stessi per non sprecare questa occasione, perché è importantissima».  Enrico Borghi 

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