Petrucci: ci sono anch’io!

Petrucci: ci sono anch’io!
Ha lavorato e corso sempre nell’ombra. nel 2015, von Ducati, avrà la sua occasione
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Redazione

24.11.2014 ( Aggiornata il 24.11.2014 18:41 )

Sul numero 40 di Motosprint abbiamo pubblicato questa intervista a Danilo Petrucci. Era ottobre, nel frattempo è finita la stagione e ci sono stati, a Valencia i primi test in ottica 2015 e Danilo ha provato la sua nuova moto (leggi QUI). Ma quello che dice qui sotto Danilo resta attuale. Danilo Petrucci parla veloce perché ha le idee chiare, e un entusiasmo che traspira anche dai pori della pelle: «Per la prima volta potrò fare il pilota della MotoGP!», annuncia il ternano, ed è un modo per ricordare a tutti che lui ha spesso lavorato per gli altri (come collaudatore) e da tre anni corre nell’ombra, metabolizzando delusioni e sognando la grande occasione. Che è arrivata da pochi giorni: il Team Ducati Pramac gli ha proposto un contratto di due anni, per guidare una Ducati “Factory”. E lui è entusiasta. «Tre anni fa ero al Mugello, svolgevo il mio lavoro di collaudatore delle Superbike e delle Superstock per la Ducati. Nel box vidi una Desmosedici e pensai: chissà se un giorno correrò con una di queste. Ecco, tra poco sarò su una Ducati “Factory”, perché correrò col software Ducati (quindi non Open ndr) e dire che realizzo un sogno è dire poco». Di fronte all’euforia di questo ragazzone di 24 anni emerge un dato: sappiamo ancora poco di lui, come pilota. Lo conosciamo come una persona per bene, seria, intelligente, con tanta voglia di imparare e di esprimere il proprio potenziale; ma Danilo Petrucci pilota ha fatto vedere poco fino ad ora. «In MotoGP non ho mai avuto una moto all’altezza, ecco perché sono così felice: qualcuno mi ha notato ugualmente! Cioè, la Ducati mi ha offerto un contratto di due anni nonostante io non abbia fatto ancora vedere delle grandi cose. E voglio ripagare la fiducia, questo è certo». Danilo ringrazia anche chi gli ha dato una mano all’inizio: «Giampiero Sacchi mi ha portato in MotoGP prendendomi dalla strada. Avevo vinto l’italiano Superstock, facevo il collaudatore, nessuno sapeva che esistessi. E la cosa bella è che noi, in MotoGP, ci siamo rimasti, come Team Iodaracing, e questo oggi mi ha permesso di trovare una soluzione per salire ancora». I racconti di Danilo Petrucci fanno capire che vita fanno i piloti della seconda linea, quelli che di rado vengono inquadrati dalle telecamere. «La Ducati mi darà una moto “buona”, cioè la versione che ha usato Dovizioso a Misano (la GP14.2). Poi dipenderà da me: se sarò bravo, arriveranno aggiornamenti e novità. Me li dovrò guadagnare». E non vede l’ora di cominciare: «Il contratto con la Pramac sarà valido dal lunedì seguente l’ultimo GP, a Valencia: proverò la Ducati lì. Sai come lo chiamo, quel giorno? Il mio primo giorno di scuola. Perché per la prima volta avrò una grande possibilità: nel mondo Ducati potrò crescere, mentre oggi è praticamente impossibile farmi notare». Dopo due anni di CRT, anche l’esperienza con la ART è stata deludente. «Anche quest’anno ho lavorato inutilmente. Solo da un paio di settimane abbiamo scoperto che la colpa del chattering, e degli altri guai che abbiamo avuto per tutto l’anno, è del telaio 2014. Ma non si può tornare al 2013, perché non c’è più... Quindi c’è stato tanto lavoro da parte dei meccanici e dei tecnici, senza nessun risultato. La cosa che fa male è che nessuno si è accorto di quanto abbiamo faticato. E io ci ho pure rimesso un polso!». Danilo parla dell’incidente, serio, avvenuto a Jerez: «Sono uscito dal box con calma, la moto non aveva nulla di strano: all’ingresso di una curva ero ancora dritto, andavo piano, ho dato gas e la moto mi ha scaraventato in aria. Ancora oggi non sappiamo cosa sia successo». La stagione 2014 era iniziata male. «Non ho fatto i test invernali, siamo arrivati alla prima gara dopo avere provato solo tre giorni. C’erano problemi di elettronica. E il telaio era nuovo, ma a fine 2013 Aleix Espargarò l’aveva scartato: mi chiedevo perché, ma intanto siamo andati avanti lo stesso. È un telaio sbagliato, la zona centrale è troppo rigida. Ma non ce l’ho con nessuno: io e il team abbiamo pagato lo scotto del periodo di transizione tra l’era dall’Igna e quella di Albesiano». Danilo ha già guidato una Desmosedici: «La provai nel 2012, al Mugello, il giorno dopo il GP Italia. Preziosi mi voleva dare una chance, anche se non stavo ottenendo buoni risultati perché avevo la prima Ioda, che andava piano. Poi non se ne fece nulla ma mi parve già un sogno: solo un anno prima ero in Superstock». I suoi primi anni di MotoGP sono stati, in effetti, un po’ problematici.  «Nel 2011 ho corso metà stagione con una CRT e metà con un’altra... Nel 2012 avevo la Suter, ma la BMW non ci dava i motori... Quest’anno l’Aprilia aveva come priorità la Superbike e non hanno fatto sviluppo sulla ART». Ma torna a sorridere quando ricorda i giorni dei collaudi con la Ducati: «Ho passato giornate intere, e faticose, girando al Mugello per la Ducati. A volte c’era anche Bayliss: sviluppai la Panigale di serie ma anche la versione Superbike quando ancora la moto non era in vendita. È stato bello. Nel 2011 e 2012 ho girato anche quando veniva Valentino a provare. E quando non c’era Bayliss, facevo il lavoro per due. Una volta ho fatto 500 km al giorno, per due giorni: al Mugello è dura. Però mi sono divertito e poi ho imparato a lavorare sulla messa a punto. Mi sono costruito un buon bagaglio tecnico. Ed ora, con una MotoGP “vera” (la Ducati), spero di crescere come pilota». È ora di pensare al futuro. «Sto cambiando la preparazione atletica e l’alimentazione. Per capire se cambiare la tecnica di guida aspetto i primi test. Quanto al polso, corro senza gli antidolorifici ma se bisognerà fare qualcosa, la farò. Ora ho la mia grande occasione, non voglio lasciare niente al caso». Enrico Borghi 0405_T01_Petrucci.2014 0404_T01_Petrucci.2014

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