Marquez vuole un motore meno aggressivo

Marquez vuole un motore meno aggressivo
La HRC ha deciso di rivedere il piano di sviluppo della nuova RC213V, basandosi sulle critiche emerse da entrambi i piloti ufficiali

Redazione

30.11.2014 ( Aggiornata il 30.11.2014 19:21 )

Sul numero 46 di Motosprint, dopo i test di Valencia MotoGP abbiamo pubblicato questa intervista a Shuhei Nakamoto, capo della Honda HRC. La HRC ha deciso di rivedere il piano di sviluppo della nuova RC213V, basandosi sui commenti e sulle critiche emerse da entrambi i piloti ufficiali, Marquez e Pedrosa (i quali sono stati velocissimi anche con il prototipo della moto 2015, che era già stata provata a Brno l’estate scorsa). Nonostante  i piloti riescano a guidare sempre ad altissimo livello – soprattutto Marquez, per la verità – il capo della HRC, Shuhei Nakamoto, afferma che né Dani né Marc hanno apprezzato la direzione che gli ingegneri del reparto corse avevano preso alla fine dello scorso anno per lo sviluppo sia del telaio sia del motore: «Entrambi i piloti ufficiali dicono che l’accelerazione è troppo aggressiva» ha rivelato Nakamoto. E questo stupisce. È noto che la Honda è una moto “tosta”, ma sorprende l’ammissione da parte di un manager del livello di Nakamoto. La HRC continuerà a perseguire l’obiettivo principale – migliorare la velocità di percorrenza della curva – perché punta ad eguagliare in questo settore il suo più forte rivale: la Yamaha. La velocità di percorrenza della curva è infatti da molto tempo la caratteristica che rende la M1 ancora competitiva, nonostante non brilli per soluzioni tecniche innovative (come invece la Honda). «Tutti i nostri piloti, e non solo Marc, ci hanno chiesto più velocità di percorrenza in curva, oltre che una erogazione più dolce, ma fino ad ora non siamo riusciti a fare alcun miglioramento in questo ambito – ha ammesso Nakamoto, al termine della tre giorni di test –. Il risultato è che la Yamaha è ancora più veloce della nostra moto». Nakamoto si riferisce in particolare alla seconda metà della stagione, quando Jorge Lorenzo e Valentino Rossi hanno conquistato più punti di quanto non abbiano fatto gli ufficiali Honda. «Questo dimostra che la Yamaha è migliorata e che i loro piloti hanno fatto un buon lavoro. La Honda di quest’anno non è una moto facile: era più semplice guidare quella del 2013, almeno così hanno detto i nostri piloti. Ora i nostri ingegneri stanno lavorando per cercare di rendere la moto più facile, come sembra essere la Yamaha. Anche se limare gli ultimi due decimi è davvero difficile». Nakamoto spera che il dominio della Honda continui sotto il segno di Marquez, tuttavia è assai interessato ai piloti che sono entrati nella grande famiglia Honda. Stiamo parlando di Cal Crutchlow, Jack Miller e Scott Redding. Quest’ultimo era già uomo Honda ma per il 2015 si è guadagnato la promozione: guida infatti una RC213V ufficiale. Pur apprezzandone le indubbie doti, Nakamoto sostiene di non avere grandi aspettative riguardo a Jack Miller, che ha appena debuttato su una MotoGP, in quanto il giovane australiano – passato dalla Moto3 alla MotoGP – ha di fronte a sé una stagione in cui dovrà più che altro imparare molte cose. «Scott Redding ha corso per un anno con la Open, ma la moto ufficiale è ben diversa: ha molta più potenza – ha detto Nakamoto –. Anche lui avrà quindi bisogno di tempo per capire come sfruttare al meglio questa potenza». Parlando di Miller, il grande capo ha confermato che non intende mettergli addosso alcuna pressione: «Da Jack non mi aspetto nulla di eccezionale per il 2015, sarà una stagione di apprendimento per lui. Se porterà a casa un punto sarò già felice». E qui non dice tutta la verità: se Miller è su una RCV (pur se Open) e se tra un paio di settimane sarà in Malesia per provare la Open con valvole pneumatiche in un test della HRC, con gli ingegneri giapponesi, significa che di aspettative ve ne sono. Eccome. Al contrario, Nakamoto si aspetta prestazioni migliori da Dani Pedrosa. Lo spagnolo, ufficiale Honda da 9 anni, nel 2014 ha portato a casa una sola vittoria. «Dani ha il potenziale per vincere più gare, su questo non c’è dubbio. A Sepang è stato sfortunato, era veloce ma è caduto. Anche a Valencia aveva un buon passo ma lui non si trova bene nelle condizioni in cui si è corsa la gara; sono comunque soddisfatto perché è andato a podio. Inoltre a inizio stagione Dani aveva un problema ai muscoli delle braccia, si gonfiavano gli avambracci. Nel 2015 Dani dovrà riscattarsi». Colin Young

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