Stoner categorico: “Non torno in MotoGP”

Stoner categorico: “Non torno in MotoGP”
“Avrei corso volentieri ad Austin, ma ora non ho nessuna intenzione di tornare”. Intanto si prepara per la 8 Ore di Suzuka con Honda.

Redazione

09.06.2015 ( Aggiornata il 09.06.2015 18:32 )

BREMBATE (BG) - Alcuni di quelli che sono qui sono gli stessi che nel 2006 lo chiamavano, poco benignamente, "Rolling Stoner", perché rotolava spesso a terra. Ora Casey Stoner fa parte del Pantheon del motociclismo e alla sua apparizione l'emozione è palpabile: il perché è noto a tutti. E' l'unico pilota ad aver vinto un mondiale con la Ducati, titolo poi bissato con Honda, prima del "gran rifiuto". Stanco di peregrinare in giro per il mondo, esaurito dalla pressione e dallo stress mediatico, a soli 27 anni gettò alle ortiche un contratto biennale da circa 12 milioni a stagione per andare a pescare e stare con la sua famiglia. Nemmeno trentenne il campione australiano è in tour per l'Europa: prima la visita alla Lamborghini, oggi la presentazione del casco Nolan che indosserà alla prossima 8 Ore di Suzuka il prossimo 26 luglio, domani Barcellona per il test in pista della Honda RC213V-S. Sorridente, l'eterno ragazzino dagli occhi di ghiaccio, si sottopone al fuoco di fila delle domande; '80% verte su se e quando tornerà in MotoGP, ma con tenace pazienza Casey rifila una serie di “no” a ogni possibile riavvicinamento alla Classe Regina. Partendo proprio da chi vedeva nella sua visita in Lamborghini un chiaro sintomo di avvicinamento al Gruppo Audi, quindi a Ducati. “Non c'è nessuna connessione - ha chiarito Casey - tra la mia visita in Lamborghini e un eventuale ritorno in Ducati. Era una cosa che desideravo fare da anni, un sogno che volevo realizzare”. La felicità per lui (e come dargli torto) è fare ciò che gli piace: “Andare a pescare, correre con la moto da cross o sui kart, stare con la mia famiglia. Certo mi manca l'adrenalina delle qualifiche, le persone che lavoravano ma non certo lo stress di quel mondo”. Stress e relax sono le due parole che più si ripetono nei suoi discorsi. Nulla di nuovo insomma, sono due anni che non gli viene chiesto altro, del resto. Ma quindi perché avrebbe tenuto a sostituire Pedrosa infortunato a inizio stagione? “Mi sarebbe piaciuto correre a Austin o in Argentina, per provare su piste nuove per me. Avrei voluto dare una mano a Marc in ottica mondiale, ma rispetto la decisione di Honda". Quindi stavolta il rifiuto sarebbe da imputare totalmente alla Casa dell'Ala. Ma ora che la chance è svanita il pilota si ritrae nuovamente: “Non ho in agenda nessuna wild card, nessun ritorno, non mi interessa”. E' però chiaro e limpido che le corse sono sempre nei suoi pensieri, dal momento che proprio con la Honda (di cui potrebbe essere definito il più importante ambassador) correrà la 8 Ore di Suzuka con l'unico scopo “di trascorrere un bel week-end”. Detto con lo stesso tono di uno che programma una gita con gli amici. Ma Casey non ce la dà a bere: dietro il sorriso di bravo ragazzo c'è la tenacia che ha portato un bambino del Queensland con pochi mezzi ai massimi vertici del motorsport mondiale. Corre per divertimento ripete: “Mi impegno duramente da quando ho solo quattro anni, ora nel mio lavoro non c'è adrenalina, è rilassante”. Ma lui corre per vincere, si vede, o non sarebbe Casey Stoner. Ducati o Honda, Rossi o Lorenzo, chi vince il mondiale, perché (ancora!) ha lasciato la MotoGP: altra bordata di domande cui l'australiano replica con un muro di sorrisi, risposte politicamente corrette e inconsueta pazienza. “Sono una persona trasparente - conclude - non ho mai cercato le telecamere come tanti colleghi. Non ho nessun rimpianto, tranne quello di non aver vinto il titolo nella mia ultima stagione”. Poi se ne va mano nella mano con la splendida moglie e l'incantevole figlia, lasciando dietro di sé, per l'ennesima volta, la sensazione di aver interrogato la Sfinge. Francesco Colla

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