Danilo Petrucci: “Non sono più lo sfigato che correva con una CRT”

Danilo Petrucci: “Non sono più lo sfigato che correva con una CRT”
Il ternano ha appena concluso i test a Misano: “ Sono entrato al Team Pramac dalla porta secondaria ma in classifica sono davanti ad Hernandez. E con la Desmosedici GP14.2 potrò girare veloce con maggiore facilità”

Redazione

18.07.2015 ( Aggiornata il 18.07.2015 14:36 )

A Misano Adriatico, ai test MotoGP, c'era anche lui. Danilo Petrucci. Lui, che non è un pilota ufficiale, ha avuto la possibilità di girare insieme ai piloti ufficiali. Quelli di Honda, Suzuki e Ducati. Petrucci era l'unico “outsider”, perché Michele Pirro, presente al test, ha un doppio ruolo (pilota e collaudatore), pertanto non partecipa a tutte le tappe del Mondiale MotoGP. Per Petrucci i test di Misano sono stati una bella vetrina, l'opportunità di “assaggiare” il nuovo asfalto e soprattutto la Ducati Desmosedici GP14.2, che tecnicamente rappresenta un passo avanti rispetto alla moto che ha usato fino ad ora. Hai provato la Desmosedici GP14.2. Possiamo considerarla una promozione? «Sì. Io non ho un contratto con Ducati ma con Pramac e nero su bianco c'è scritto che avrei dovuto usare la Desmosedici GP14 per tutta la stagione. Ad inizio anno, però, avevo parlato con il mio team e con Ducati e sapevo che mi avrebbero aiutato in presenza di buoni risultati». Hanno mantenuto la promessa. «Sì e non solo perché mi hanno fatto provare la Desmosedici GP14.2, che userò dal GP di Misano. Di fatto, la mia moto, ovvero la GP14, è stata aggiornata gara dopo gara. Piano piano, risultato dopo risultato, ho ricevuto delle novità tecniche che mi hanno aiutato a progredire. La moto che sto usando è una via di mezzo tra la GP14 e la GP14.2. In sostanza mi manca solo il telaio per avere il pacchetto completo». Cosa cambia tra la moto che stai usando e la GP14.2 che hai guidato a Misano? «Dal punto di vista della guida, con la 14.2 è più facile andare forte. Fai meno fatica e questo è un bel vantaggio, perché riesci a raggiungere prima il limite, rischiando meno». Parliamo di differenze tecniche. «Il motore e l'elettronica sono identici. La GP14.2 è più stretta nella zona di congiungimento tra la sella ed il serbatoio ed ha una posizione di guida leggermente diversa. Riesci a manovrarla meglio, perché è più compatta dove serve. La differenza principale riguarda la ciclistica. Sulla GP14.2 è possibile effettuare delle regolazioni che sulla GP14 non si possono fare. In estrema sintesi, sulla GP14.2 si può avvicinare la ruota anteriore al motore e di conseguenza si può montare un forcellone più lungo, a parità di interasse. Volendo, quindi, si può utilizzare una distribuzione dei pesi diversa, con un maggiore carico sull'avantreno. Ed a volte questo può rappresentare un vantaggio, soprattutto su una moto impostata come la Ducati». Su alcune piste avresti potuto sfruttare le maggiori possibilità di regolazione della GP14.2? «Su alcune sì. Onestamente non su tutte. Utilizzando le regolazioni standard le due moto sono molto simili. Posizione di guida esclusa. Certo, con la GP14 alcune volte ho dovuto utilizzare delle regolazioni di compromesso, “giocando” col pivot e con altri parametri, perché avvicinando troppo l'avantreno al motore c'è il rischio che la ruota tocchi sul radiatore». Sei arrivato al Team Pramac come secondo pilota, però stai facendo meglio di Hernandez. Questo ha cambiato qualcosa all'interno del tuo team? «Hernandez è un pilota velocissimo, che ha uno stile di guida molto particolare. È un istintivo, che ha la velocità nel sangue. Io sono diverso da lui. Ragiono molto e cerco di capire cosa posso fare per migliorare la mia guida e la mia moto. Parlo molto con gli ingegneri, che quindi hanno molte informazioni per fare delle analisi. Questo mio modo di lavorare mi ha aiutato ad instaurare con tutti un buon rapporto. È anche per questo che sono cresciuto». Ad inizio stagione eri molto più veloce in qualifica che in gara. Ora, invece, le tue prestazioni si sono bilanciate. Anzi, al Sachsenring sei stato più efficace alla domenica che al sabato. Perché? « Ad inizio stagione guidavo in modo molto aggressivo. A me piace aprire presto il gas, con la moto inclinata, per farla derapare. In sostanza, cerco di curvare utilizzando un leggero sovrasterzo. In prova questo stile di guida paga, in gara no, perché le gomme non riescono a sopportare lo stress dal primo all'ultimo giro. Gara dopo gara ho capito qual era il problema ed ho cambiato il mio modo di guidare. Ora cerco di salvaguardare gli pneumatici e lo faccio anche in qualifica. È una sorta di forma mentis. Ragiono in funzione della gara, non solo per ottenere il giro veloce». Sei arrivato al tuo limite? «Non credo. Posso ancora migliorare. Io lavoro e non chiedo nulla. Perché so che con quello che ho a disposizione posso fare di più. Solo quando sarò al mio limite mi porrò altri tipi di domande. Per me è dura, perché ancora molti mi vedono come lo sfigato che correva con una CRT. Qualcuno ha notato che me la sto giocando con i primi dieci del mondiale; altri, invece, si accorgono di me solo quando Hernandez mi sta davanti...». Riccardo Piergentili

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