Marco Melandri: il predestinato incompiuto?

Marco Melandri: il predestinato incompiuto?
Marco Melandri e Aprilia si sono lasciati: è solo l’ultima puntata della storia di un campione-bambino che da grande ha perso qualche occasione di troppo

Redazione

18.07.2015 ( Aggiornata il 18.07.2015 16:08 )

Quella del 32enne di Ravenna è una delle tante storie fortunate prima e complicate poi che ogni tanto caratterizzano le carriere dei piloti. Soprattutto di quelli che hanno iniziato a vincere giovani. PRECOCE MA INCOSTANTE - Campione italiano delle minimoto e della 125 Gp, sale al mondiale con una Honda ufficiale nel 1998 e con il successo nel GP di Assen diventa il più giovane vincitore di una gara della 125. Ha tutti gli occhi addosso, il piccolo Marco. E da lui, appassionati e addetti ai lavori iniziano già ad aspettarsi molto. In due anni di militanza nella classe d’ingresso del motomondiale, però, “Macio” il titolo riesce solo a sfiorarlo, chiudendo rispettivamente terzo e secondo. Nel 2000 lascia la 125 senza mettersi in tasca l’iride per provare fortuna nella 250 Gp: in quell’anno diventa il pilota più piccolo di età a salire sul podio della categoria (18 anni). Di nuovo gli occhi addosso, di nuovo aspettative. Per portarsi a casa il titolo mondiale, però, a Marco servono due stagioni. Nel 2002, infatti, fa sua la corona iridata e arriva un altro record: a 20 anni, Marco si laurea il più giovane vincitore di un mondiale della quarto di litro. Al salto di categoria, sale anche la pressione e gli occhi addosso sono ancora di più. Dal 2003 al 2010, Melandri corre nella classe regina del motomondiale, la MotoGp, ed è uno dei piloti più attesi. Guida nell’ordine Yamaha, Honda, Ducati e Kawasaki, salendo 20 volte sul podio e centrando cinque vittorie. Non riesce però mai a conquistare il titolo di classe: ci va vicino nel 2005, chiudendo secondo assoluto in sella alla Honda ma nelle altre stagioni non recita il ruolo dell’attore protagonista. SUPERBIKE STREGATA - Una situazione spiacevole, per uno dei piloti più promettenti (ma forse anche più fragili caratterialmente) del motociclismo italiano degli ultimi 20 anni. Nel 2011 debutta nell’altro mondiale, quello dedicato alle Superbike. Tanti addetti ai lavori e appassionati ci credono: sarà la sua riscossa. Per ben quattro stagioni prova a vincere il titolo iridato guidando le migliori moto in circolazione come Yamaha, BMW e Aprilia ufficiali ma… senza quel successo tanto atteso. Il miglior risultato rimane il secondo posto in campionato conquistato nell’anno d’esordio (il 2011) in sella alla R1. DA UN’ALTRA PARTE - All’inizio di quest’anno fa il “diavolo a quattro” per convincere l’Aprilia a farlo rimanere in Superbike, dove sente che può essere l’anno giusto per raggiungere Max Biaggi nella lista (ancora a nome unico) dei piloti italiani capaci di vincere il mondiale. La Casa italiana ha però per lui altri progetti, e dato che Marco è sotto contratto fa ciò che dice il datore di lavoro. Ovvero tornare in MotoGp per continuare a sviluppare il prototipo di Noale. Una decisione che scoraggia Melandri, il quale svolge il compito senza in realtà ottenere grossi risultati, un po’ a causa dello scarso feeling trovato con la moto e forse anche demoralizzato da un progetto che non lo convince e nel quale non vede futuro: in pista prende quasi sempre la “paga” dal suo compagno di squadra Bautista ed è per questo che, alla vigilia del GP del Sachsenring, le due parti in causa hanno deciso di lasciarsi. E ORA? - In occasione del GP di Germania, Melandri è stato sostituito da Michael Laverty nel team Aprilia MotoGp. Quale destino per “Macio”? La Casa italiana ha smentito la possibilità di un rientro ufficiale del pilota nel team Superbike che ha già Torres e Haslam come alfieri. Se ci fosse la volontà, un posto non sarebbe difficile trovarlo (considerando che Biaggi è stato ingaggiato come terzo scudiero per due round) e questo dimostra quanto ormai Aprilia e Melandri siano lontani. A questo punto, come dichiarato dallo stesso pilota, è tempo di pensare al 2016. Si parla di un accordo con Yamaha (pronta a tornare nel campionato delle derivate di serie dopo una lunga assenza) per provare a rivivere i fasti del 2011, quando l’accoppiata sfiorò la conquista dell’agognata corona. Importante, però, sarà capire quanto una Casa come quella di Iwata, in una fase importante come quella di un rientro ufficiale, abbia voglia investire su un pilota che a livello di motivazioni è oggi più che mai un'incognita. Nel caso in cui andasse in porto un accordo con Yamaha (e nelle ultime ore si parla anche di Ducati, sempre in Superbike), ci sarebbe da sperare nella grande voglia di rivalsa del ravennate, da trasformare al più presto in determinazione agonistica. Una cosa, per ora, è certa: per puntare ad un finale di carriera al top, Marco Melandri dovrà iniziare a sfruttare al 100% eventuali prossime occasioni. Il tempo corre, non solo in pista. Federico Porrozzi

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