Marquez, un campione piccolo piccolo

Marquez, un campione piccolo piccolo
Marquez ha oltraggiato le regole del nostro sport. Non lo guarderemo più allo stesso modo

Redazione

09.11.2015 ( Aggiornata il 09.11.2015 11:19 )

di Stefano Saragoni Il biscottone è amaro. Indigesto. Rossi sapeva che sarebbe finita così. Lo sapevamo tutti. Ma se non avesse avuto almeno un pizzico di speranza non si sarebbe buttato in quella rimonta forsennata. Non sarebbe risalito dall'ultimo al quarto posto. Il titolo 2015 è di Lorenzo, che ringrazia i connazionali per la loro "non belligeranza", prende dentro anche Pedrosa per non fare un nome solo. Marquez si indigna. Lui certe cose non le fa. Non le ha mai fatte. Anche Suppo si indigna. Ma sa benissimo come è andata. Forse la Honda farà perfino un comunicato per difendere il suo piccolo pilota. Ma la faccia scura di Nakamoto a fine gara dice che ha ben capito il suo gioco sporco. MotoGP Valencia, la grande farsa La sparata di Rossi il giovedì in Malesia mi era apparsa strana e fuori luogo. Adesso so che non parlava a sproposito. Forse ha ottenuto l'effetto contrario, forse ha incattivito ancora di più Marquez, ma se un campione del mondo si disinteressa della vittoria perché gli sta più a cuore la sconfitta di un avversario, è un campione piccolo piccolo. Uno che non si è chiesto: "Dove mi porterà quello che sto facendo?". Il motociclismo è sport duro. Fatto di confronti duri, dove il limite non è mai una linea netta. Marc Marquez ha esaltato il Mondiale GP con le sue imprese, la sua irriverenza, la sua capacità di ridisegnare le traiettorie. I suoi sorpassi anche tirati per i capelli. Lo ha stregato con i suoi sorrisi, con la sua presunta innocenza. Tutta roba di ieri. Adesso conosciamo il suo vero volto, e non lo guarderemo mai più allo stesso modo.  

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