MotoGP Argentina, gara: Viñales domina, Rossi risorge, gli altri cadono

MotoGP Argentina, gara: Viñales domina, Rossi risorge, gli altri cadono

Sull'asfalto sconnesso del tracciato argentino le Yamaha M1 ufficiali sono imprendibili. Solo Crutchlow gli resiste. Disastro Honda. Crisi nera per Ducati e Lorenzo.

09.04.2017 21:49

Maverick Viñales è il nuovo fenomeno della MotoGP. Lo spagnolo ha preso il posto di Marc Marquez, che sta ancora combattendo con la sua Honda e sta subendo la pressione del connazionale. In Argentina Marquez è partito dalla pole position e ha spinto subito al massimo per mettere in difficoltà Viñales. In realtà l'unica in difficoltà è stata la RC213V, che non è riuscita ad assecondare le esigenze di Marc e ad adattarsi alle numerose asperità dell'asfalto del tracciato Sudamericano. Marquez è caduto nelle prime battute (Pedrosa poco dopo, completando la disfatta della HRC) della corsa e le sue parole spiegano che non ha neppure capito cosa sia successo esattamente: "Ero a mio agio, mi sembrava di avere tutto sotto controllo, quindi ora vedremo cosa è accaduto, anche perché non ero al limite ed avevo un'inclinazione 25° al momento della caduta. Comunque, non importa come cadi. Il risultato sono i punti che oggi abbiamo ottenuto... zero punti"

TOP GUN - Viñales non è uno spaccone, non è uno che parla molto e non è un personaggio "costruito". Maverick ha avuto un'infanzia difficile ed è cresciuto nei padock, dove tutti sanno che lo spagnolo ha un talento cristallino, che sulla M1 viene enfatizzato: “Io e la Yamaha possiamo essere competitivi a ogni gara e dobbiamo lavorare per questo. Possiamo farcela perché io ho un feeling incredibile con questa moto. Per quanto riguarda la gara, all’inizio Marquez è partito fortissimo. Ho provato a seguirlo ma non era facile. Poi lui è caduto e a quel punto ho pensato solo a portare a casa più punti possibile. Ancora non credo a quello che stiamo facendo. Ho spinto al massimo solo durante la corsa e quando l’ho fatto ho trovato un feeling migliore rispetto al Qatar, perché riuscivo a indirizzare la moto dove volevo".

LA RESURREZIONE DI ROSSI - Alla fine, l'unico vero rivale di Viñales è il suo compgano di squadra, Valentino Rossi, che a 38 anni suonati ancora trova gli stimoli e il sistema per lottare per la vittoria e per il titolo iridato. Rossi, infatti, grazie al terzo posto del GP Qatar e al secondo posto del GP Argentina, è il rivale numero uno di Viñales. L'analisi della corsa di Valentino, come al solito, è stata molto lucida e spiega che la M1 2017 è un passo avanti rispetto alla versione 2016 e che le prestazioni della nuova Yamaha non potranno che migliorare: "Questo è il mio 350 gran premio. La mia elettronica mi diceva che dovevo solo fare una bella gara. Mi sentivo bene fisicamente, riuscivo a guidare come volevo e alla fine riuscivo ad andare più forte di Crutchlow. Con questa moto devo soffrire e poi io normalmente trovo le soluzioni ai problemi step by step. È andata meglio rispetto al Qatar, perché mi sentivo bene e ho potuto spingere fino alla fine. Sono partito forte, sono stato veloce dall’inizio, perché tra il warm up e la gara abbiamo migliorato anche la stabilità in staccata. Con la moto 2017 fatico di più a trovare il ritmo, però è un passo avanti rispetto alla versione 2016, che consumava troppo la gomma posteriore e negli ultimi giri mi metteva in crisi".

DALL'INGHILTERRA CON FURORE - Il podio del GP Argentina è stato completato da Cal Crutchlow, che ancora una volta ha salvato l'onore della Honda. Crutchlow continua a essere un pilota che alterna prestazioni eccezionali ad altre mediocri, però, oggi, le gare positive sono in aumentano: "Valentino partiva da molto lontano e ha fatto una prestazione eccezionale. Speravo di riuscire a prendere Maverick. In alcuni momenti ho pensato di farcela. Poi è arrivato Rossi e mi ha passato. Seguirlo non era difficile, però alla fine ho dovuto ridurre il ritmo perché non volevo rischiare. Dovevo salire sul podio e dato che alle mie spalle non c’era nessuno, ho preferito accontentarmi. Alla fine non è stata una gara difficile, perché ho potuto tenere sotto controllo quello che accadeva, avendo il tempo di pensare".

LORENZO, PROFONDO ROSSO -  È impossibile giudicare la gara di Jorge Lorenzo, caduto alla prima curva dopo un contatto con un incolpevole Andrea Iannone, penalizzato con un ride through ma solo a causa della partenza anticipata. È però possibile analizzare il weekend di Lorenzo e anche il lavoro fatto fino al GP Argentina. Le moto non sono le auto. Il feeling tra moto e pilota è qualcosa di magico, che o c'è o non c'è. Quando Rossi è passato dalla Honda alla Yamaha ha vinto subito. Quando Stoner è passato dalla Ducati alla Honda ha vinto subito. Vinales è passato dalla Suzuki alla Yamaha e ha vinto subito. Quando Rossi ha lasciato la Yamaha per la Ducati, non è stato amore a prima vista e Valentino non ha mai vinto. Lorenzo è passato dalla Yamaha alla Ducati e non è scoccata la scintilla. Questo è evidente. Probabilmente Jorge troverà la competitività ma lui non dovrà solo vincere qualche gara, perché la sua missione è riportare a Borgo Panigale il titolo iridato e con queste premesse sarà un'impresa difficilissima. Lorenzo dovrà andare incontro alle caratteristiche della DesmosediciGP e la Ducati dovrà andare incontro a Jorge. Lorenzo e la Ducati si adatteranno l'uno all'altro ma ad un certo punto qualcuno si fermerà, dicendo: "Io ho fatto il massimo, ora tocca a te". Quando questo accadrà, bisognerà capire quale livello prestazionale avranno raggiunto. Probabilmente non sarà una sella un po' più alta a cambiare radicalmente il feeling tra Jorge e la DesmosediciGP ma la risposta a questa domanda l'avremo solo al GP America....

L'APRILIA CONTINUA A CRESCERE - Infine, capitolo Aprilia. La RS-GP di Aleix Espargaró ha concluso la gara nella via di fuga, abbattendo la DesmosediciGP di Andrea Dovizioso ma questo vuol dire che l'Aprilia, prima di uscire di scena, era in scia alla Ducati ufficiale, che oggi sembra alla ricerca della competitività persa. La migliore DesmosediciGP al traguardo, infatti, è stata quella di Alvaro Bautista, quarto davanti alle Yamaha M1 di Johann Zarco e Jonas Folger e alla Ducati laboratorio di Danilo Petrucci, che ha corso una signora prima parte di gara ma che alla fine non è riuscito a tenere il passo della vecchia DesmosediciGP dello spagnolo. Un'ultima considerazione va fatta sulla Moto2, criticata (ingiustamente) da molti. La realtà è che la classe di mezzo è spettacolare, non costa cifre folli e si sta dimostrando anche una "palestra" in grado di preparare al meglio i giovani piloti alla MotoGP.

Qui potete leggere la classifica della gara della MotoGP.

Qui potete leggere la classifica del mondiale della MotoGP dopo due gare.

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