MotoGP: Aprilia prova il forcellone in carbonio

MotoGP: Aprilia prova il forcellone in carbonio

A provarlo è stato il collaudatore Matteo Baiocco nei test privati a Jerez. Honda lo ha già usato in Qatar sulla RC213V di Marquez e Pedrosa

29.03.2018 ( Aggiornata il 29.03.2018 15:02 )

L’idea del forcellone interamente in carbonio è stata lanciata nove anni fa dalla Ducati in MotoGP, ed è stata già sperimentata quest’anno da Honda, che l’ha testata durante le prove in Thailandia, per poi incorporarla nelle RC213V di Marc Marquez e Dani Pedrosa e correre a Losail. Aprilia aveva già utilizzato il forcellone in carbonio sulle sue 250 GP e ora è tornata a prenderlo in considerazione. A provarlo è stato il collaudatore Matteo Baiocco durante i due giorni di test privati a Jerez.  

Fra i principali vantaggi di un braccio basculante in fibra di carbonio c’è sicuramente la leggerezza: il risparmio è di circa mezzo chilo. Ma non è solo questo.

La tecnologia convenzionale prevede l'utilizzo dell'alluminio e quindi, ovviamente, offre risultati più accettabili. Però, secondo me, la fibra di carbonio è migliore”, a parlare è Corrado Cecchinelli, direttore della tecnologia della MotoGP, nonché Vice Direttore Generale di Ducati Corse, dal 2006 al 2010, che ha analizzato le specifiche del forcellone in fibra di carbonio in un’intervista a Crash.net. Cecchinelli era già in Ducati quando è stato sviluppato il progetto del forcellone in fibra di carbonio.

“Il forcellone richiede una rigidità in 3D. Vuoi che il forcellone curvi quando la moto si inclina, ma non vuoi che si torca su sé stesso”, aggiunge Cecchinelli. “Con il carbonio puoi ‘giocare’ con l’orientamento delle gibre per avere la rigidità tridimensionale che cerchi”, spiega Cecchinelli. “Inoltre, il forcellone in alluminio sarà più leggero di quello in alluminio. Lo svantaggio sono i costi elevati, che però durante una stagione vengono ammortizzati”.

Gli svantaggi – Il forcellone in fibra di carbonio ha anche qualche lato negativo.  “Dopo una grossa caduta il forcellone dovrebbe essere rimandato alla fabbrica per un’analisi ai raggi X e altre ispezioni. Non puoi fare queste verifiche in pista, quindi devi avere dei ricambi in più, perché in questi casi devi sostituire direttamente il forcellone”.

Se non si spinge al limite minimo lo spessore, l’alluminio non darà problemi nel rapporto forza/rigidità. Inoltre il carbonio è difficile da disegnare, difficile da produrre, sospetto in case di grosse cadute. Per tutti questi motivi la tecnologia convenzionale è l’alluminio, e ovviamente dà risultati più che accettabili.

“C’è da dire, però che la fibra di carbonio ha diverse proprietà di rigidità nelle varie direzioni: cambiando l’orientamento delle fibre cambia la rigidità. Il carbonio anche ha anche proprietà diverse di smorzamento, quindi se si hanno problemi di chattering o vibrazioni si può passare dal carbonio all’alluminio e viceversa”, spiega Cecchinelli.

La tecnologia del carbonio - E’ fondamentale, comunque, avere le idee chiare e una padronanza della “materia”.

Se non hai la fotografia chiara di cosa ti serve esattamente e non padroneggi la tecnologia del carbonio ad alto livello, puoi finire con il ritrovarti in mano un pezzo in fibra di carbonio peggiore di quello in alluminio”, ammonisce Cecchinelli.

“Se non domini la tecnologia della fibra di carbonio è meglio starne lontano. Ad esempio, se usi gli strati di fibra di carbonio come useresti l’alluminio, con tutte le fibre nella stessa direzione e senza sapere quale rigidità ti serve in ogni direzione, puoi finire con l’avere un pezzo più pesante e molto più costoso senza un reale beneficio.

La fibra di carbonio è il materiale giusto sulla carta, per via della rigidità non simmetrica e perché è adatto per realizzare pezzi importanti come il forcellone. Ma di qui a realizzare veramente un forcellone in fibra di carbonio che sia migliore di quello in alluminio è tutta un’altra storia”, conclude Cecchinelli.

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