Honda-Ducati, altro che rose e fiori...

Honda-Ducati, altro che rose e fiori...

La contrapposizione tra le due Case simboleggia il mondo delle corse

 

Marco Masetti

25.03.2019 ( Aggiornata il 25.03.2019 13:37 )

A proposito della querelle sul cucchiaio più famoso del mondo – quello della Ducati che spodesta in graduatoria quello celebre di Francesco Totti – posso soltanto segnalare il mio quasi totale disinteresse. Non sono avvocato né ingegnere, non riesco a dare contributi significativi alla soluzione del problema, se non ragionando a spanne. Come fanno tutti, opinionisti compresi. 

Però un ragionamento ci sta: cari ragazzi, il mondo delle corse (non la MotoGP, ma tutto il motorsport) non è così “rose & fiori” come immaginate. C’è gente che spende cifre inquietanti per primeggiare, altri che le guadagnano, ma dietro entrambe le situazioni c’è un solo imperativo, che già suonò con nefasti risultati nel 1940: vincere. È sacrosanto quindi mettere in campo il massimo impegno nella ricerca del risultato che può arrivare in tanti modi, anche con un reclamo o con un’interpretazione aggressiva del regolamento. 
Il fatto è che ora ci sono due partiti ben distinti: da una parte i progressisti della Ducati con l’alleato Yamaha, dall’altra la Lega mossa dalla Honda che ha in Aprilia un’amica insperata e molto attiva, e in Suzuki e KTM a coprire l’attacco. Meglio così: la Honda ha sempre cercato di arginare lavorando sottotraccia le idee di Gigi Dall’Igna, adesso lo può fare a carte scoperte. Perché la Honda teme la Ducati e, diciamolo, senza Marquez nel ruolo del bomber implacabile, negli ultimi anni avrebbe vinto meno. A Losail ha colpito il fair play dei piloti, soprattutto dello stesso Marc, rispetto all’aggressività dei manager. Ma fa parte del lavoro, giusto?

Piuttosto, poniamoci una domanda: cosa sarebbe la guida di una MotoGP su un tracciato veloce come quello del Qatar senza aiuto aerodinamico? Le potenze sono elevatissime, le prestazioni da paura e più di uno si è chiesto cosa verrebbe fuori da queste moto con una gommatura durevole e iperperformante come potevano essere le Bridgestone ultima edizione. Record sul giro demoliti, come minimo, ma sempre grazie alle ali, senza le quali non si va da nessuna parte, come testimoniato da Pecco Bagnaia che ne ha persa una e si è ritrovato a guidare un mezzo non troppo gestibile. 
Dal giorno del loro arrivo, le appendici aerodinamiche hanno cambiato tante cose; difficile tornare indietro, quasi impossibile limitare la creatività degli ingegneri. Del resto la MotoGP è una categoria nella quale corrono i prototipi e che le Case usano come laboratorio. Non sarà facile ritrovare un equilibrio nella top class attraverso una sentenza, quindi la lotta continuerà e sarà dura. Del resto nelle corse le rose e i fiori, i violini e i cioccolatini non li ha mai offerti nessuno. 

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