Contromano: l’altra via verso la gloria

Contromano: l’altra via verso la gloria

Chantra e Roberts: la voglia di arrivare di chi proviene dai confini dell’Impero

 

Marco Masetti

23.08.2019 ( Aggiornata il 23.08.2019 10:14 )

Joe è nel lussuoso ristorante del Red Bull Ring, sempre aperto ben fornito e gratuito. Grazie al signor Dietrich Mateschitz da Sankt Marein, Austria, pochi chilometri dal circuito. Altri non è che il proprietario dell’impianto, della Red Bull e mille altre cose. 
Ma torniamo a Joe, che di cognome fa Roberts, unico statunitense del mondiale Moto2. Sta mangiando due fette di pane con sopra un po’ di sale, accompagnandole con un bicchiere di latte. Sul modo di mangiare c’è molto da lavorare, ma la faccia è giusta: potrebbe essere un musicista rock. Da Woodstock a oggi farebbe la sua figura. Del resto quando nasci a Malibu qualcosa di più ce l’hai. 

DAGLI SCOOTER TRUCCATI ALLA MOTO2 - Poi c’è Somkiat Chantra, vent’anni, made in Thailandia. Uno dei mille e mille che hanno iniziato a correre in Asia con gli scooter truccati. Un bravo talent scout l’ha segnalato alla Honda che nel 2015 l’ha inserito nell’Asia Talent Cup, un campionato voluto dalla Dorna e supportato dalla Honda che serve a far crescere e arrivare al Mondiale i ragazzi nati dall’altra parte del globo. Quella parte in cui le moto si vendono a milioni. Poi, sempre nello stesso progetto, eccolo arrivare al CEV nel 2017 e poi debuttare in Moto3. Da quest’anno è stabile in Moto2 e in Austria ha conquistato una storica prima fila (nella foto di Raffaella Gianolla, la festa per l’impresa) in compagnia di un sudafricano (Brad Binder) e un giapponese (Tetsuta Nagashima). Il nuovo avanza ed è giusto che sia così in un Mondiale. 

FORZA DA SPACCARE IL MONDO - Chantra e Joe non hanno ancora il solido background dei piloti europei che a vent’anni sono già veterani, ma ci provano. Il thai è ancora un po’ primordiale nella scelta del setting, conferma il suo capotecnico Andrea Merloni: «Avantreno solido e dietro non c’è problema». E poi aggiunge: «Il mio pilota dice sempre che è un animale da gara e quando tira giù la visiera ha una forza che spaccherebbe il mondo». La forza di chi ha capito che arrivare al Mondiale non significa nulla senza i risultati, e prova a ottenerli dando il massimo e soffrendo, visto che si è già fatto male due volte, perdendo tre gare. 
Anche Joe soffre, ha una dolorosa lussazione alla clavicola, ma non basta. Il suo team forse chiuderà i battenti, ma lui non molla. Never give up, come diceva sempre Nicky Hayden. E poi ha già corso nel Flat Track, nella Rookies ed è stato il più giovane vincitore di sempre nell’AMA. A soli sedici anni con una Supersport a Barber e poi ha vinto anche Laguna Seca. Questo è tosto, come lo sono i tanti che arrivano dalla periferia del mondo delle corse. Credeteci: Joe e Somkiat son due che meritano attenzione, buttate un occhio  a loro, ogni tanto. E smettetela di impestare il web con “abbasso Rossi” o “Marquez antipatico”, uscite dal ghetto, c’è un mondo fantastico e stimolante. 

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