Guevara dopo l'addio: 'Le persone nel paddock hanno una doppia faccia'

Guevara dopo l'addio: 'Le persone nel paddock hanno una doppia faccia'

Il pilota spagnolo della Moto3 si racconta dopo la sua decisione di lasciare il mondo delle corse

 

R.B.P.

03.01.2018 ( Aggiornata il 03.01.2018 12:40 )

La comunicazione di lasciare il motomondiale da parte di Juanfran Guevara, pilota 22enne di Moto3 è arrivata con gli ultimi giorni del 2017. La sua decisione definitiva, invece, è stata molto più ponderata e pensata nel corso dei mesi.

IL COMUNICATO – Con un comunicato lungo e meditato il giovane pilota spagnolo che nel 2017 aveva disputato uno dei suoi mondiali più belli, ha voluto spiegare il perchè della sua scelta: “si tratta di una decisione molto dura  – aveva dichiarato Guevara il 27 gennaio - presa con l’aiuto soprattutto della mia famiglia, di tutto il Fan Club e dei principali sponsor che mi hanno appoggiato nel corso di questi anni. La mia passione per il motociclismo non è assolutamente cambiata, ma per motivi economici e principalmente personali ho preso questa decisione irrevocabile. Ho deciso di concentrare i miei sforzi nel mondo dell’impresa, studi che ho portato avanti in questi anni mentre correvo. E’ arrivato però il momento in cui ritengo di poter crescere di più come persona in questo modo, dedicando più tempo a differenti progetti che ho sviluppato durante questi ultimi anni e che finora non ho potuto portare avanti come avrebbero meritato. Tutti quelli che sono parte di questo mondo, o ne hanno fatto parte, sanno cosa significhi sacrificarsi per dare il massimo in ogni circuito. Voglio dedicare più tempo alla mia famiglia e recuperare in qualche modo amici e persone che ho trascurato.”

L'INTERVISTA – Il giornale spagnolo Motociclismo.es, ha deciso di approfondire quanto dichiarato dal pilotino di Moto3 con un'intervista che è andata a scavare a fondo sui retroscena della decisione presa dal giovane talento di Murcia: “Un anno fa ancora non pensavo di lasciare – racconta – ma poi alcuni piccoli eventi come la caduta di Silverstone e altre cose che sono successe alla fine dell'anno mi hanno fatto vedere la realtà un po 'di più. La vita di un pilota e? di “puta madre”. Ci sono piloti che possono permettersi di pensare a fare solo il pilota, altri come me che quando tornano a casa devono pensare a trovare sponsor, studiare, allenarsi. Alcune settimane fa stavo tornando a casa dall'università quando mi si è annebbiata la vista e il dottore mi ha detto che era per il troppo stress, è stato a quel punto che ho detto a me stesso che dovevo cambiare qualcosa.”
Per il giovane Guevara, oltre allo stress, la vita del paddock era diventata un po' troppo “stretta”: “mi sono fermato a pesare ad alcune cose , e ho detto: wow! Tutto ciò che ho perso, la mia famiglia e così via, compensa davvero il fatto di essere qui?  Anche se sembra che sia qualcosa di stratosferico, per me la vita nel paddock era come far parte di una famiglia. Vai a tutte le gare insieme, sei d'accordo sulla maggior parte degli aerei e arriva un momento in cui ti senti a casa e la cosa peggiore, è stata il doppio volto della gente. Tutto è falsato dagli interessi e ci sono pochissime persone che ti dicono le cose con sincerità. Vengo da una città di 300 abitanti e questo, per me, è stata la cosa più difficile da capire. Ciò che ti dicono in faccia non è poi lo stesso di quello che ti dicono dietro."

IL FUTURO – Toltosi quindi qualche sassolino dalle scarpe Juanfran vuole adesso pensare esclusivamente al suo futuro, con la speranza che le sue dichiarazioni e la sua difficile scelta possano portare altri piloti ad aprire gli occhi: “penso che, forse, quello che ho fatto serva come precedente,  - conclude – e che possa essere la prima pietra a cambiare un po 'la storia. Certamente non sarà facile cambiare: è un business e ora mi dedicherò ad altre attività, perché non vedo me stesso apprezzato lì. Io ne ho fatto parte per quattro o cinque anni, ma ci sono piloti che hanno un sacco di talento e che non hanno nemmeno avuto l'opportunità di arrivare. E al contrario, ci sono piloti che forse non hanno talento e sono stati in Coppa del mondo per dieci anni.”

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