Italiani e lo stop al TT: il prezzo del rischio

Italiani e lo stop al TT: il prezzo del rischio

Riflessioni sul caso della FMI, che nega i nulla osta per le road races

 

Stefano Saragoni

22 gennaio 2018

Dallo “sdoganamento” alla censura. Dopo una generale riconsiderazione del Tourist Trophy e delle corse su strada che ha portato aziende, Case costruttrici, sponsor, media, ad un coinvolgimento nella gara, è arrivata un po’ a sorpresa una nota della Federazione Motociclistica Italiana in cui si annuncia che non verrà rilasciata «Alcuna autorizzazione a partecipare a manifestazioni di velocità su strada all’estero, con la validità della Licenza Italiana o Licenza FIM rilasciata dalla FMI, ai piloti che ne facessero richiesta».  
 
QUESTIONE DI ASSICURAZIONI - In parole povere, niente nulla osta per le corse su strada, Isola di Man compresa. Le polemiche si sprecano, da settimane. La decisione non è stata presa in seguito alla morte di Dario Cecconi, avvenuta lo scorso anno alla Tandragee 100, ma perché, si legge nella nota, «A seguito della nuova Polizza assicurativa stipulata con la Compagnia Unipol, sono escluse dalla copertura infortuni e RC le partecipazioni a manifestazioni di velocità su strada all’estero, anche se codificate sui calendari internazionali FIME e FIM».  
 
SU MISURA? - Sembra questo il prezzo da pagare in cambio di una polizza che propone condizioni generali migliori per gli assicurati, favorendo naturalmente i più, visto il numero estremamente esiguo di piloti che corrono le “road races”.   Si poteva forse pensare a un’assicurazione “su misura” per questi pochi, oppure comunicare loro che il rilascio del nulla osta poteva avvenire esclusivamente a degusto della presentazione di polizza specifica a carico dell’interessato. Si aggiunge invece che «I piloti che volessero comunque partecipare a tali manifestazioni saranno pertanto obbligati a procurarsi autonomamente il titolo di partecipazione presso l’organizzatore locale, consapevoli che in nessun caso la FMI potrà essere ritenuta responsabile delle conseguenze della loro partecipazione alle gare in questione».  
In pratica la FMI invita gli interessati a rivolgersi altrove, mettendosi al riparo da qualsiasi rivalsa in caso di incidente.  
 
COERENZA O...  - La FMI, in una successiva nota, ha aggiunto che la posizione è stata presa «Per tutelare la sicurezza dei propri atleti licenziati. Da anni lavoriamo per migliorare la sicurezza in tutte le nostre attività e pur consapevoli che il fattore rischio non potrà essere eliminato del tutto, siamo convinti che la partecipazione a gare dove i parametri di sicurezza sono anacronistici se non del tutto assenti, sia da evitare».  
Non finisce qui, il comunicato, ma basta per coglierne il senso. Qualcosa sfugge: la FMI vieta ai piloti italiani le corse su strada per motivi assicurativi o etici? E quelli etici non è che siano sorti a seguito di quelli assicurativi?

 

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