CIV: Manuel Poggiali diventa coach

CIV: Manuel Poggiali diventa coach
"In moto mi diverto tanto in prove libere e corsi di guida. Le gare non mi mancano", dice l'ex campione del mondo che ora segue due giovani piloti nel CIV
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Redazione

13.07.2017 ( Aggiornata il 13.07.2017 10:47 )

 

Il sanmarinese Manuel Poggiali campione nel mondo della 125 nel 2001 e della 250 nel 2003 ha smesso di correre "presto": era il 2008, a soli 25 anni. Poi, dopo una pausa di due anni e mezzo, è tornato alle moto.

"Grazie ad alcuni amici (Marco Lucchinelli e Fausto Ricci, ndr) che mi hanno coinvolto in un progetto di scuole di guida in pista, ho riapprezzato il fatto di andare in moto", spiega Poggiali. "Quando gareggiavo dovevo fare tempi e risultati, quell’attività invece era diversa. Lì ho riassaporato la passione di andare in moto senza dover rendere conto a nessuno. Poi c’è stata la parentesi con Michelin per lo sviluppo degli pneumatici per la MotoGP ma sapevo sarebbe finita. Gareggiare mi piace ma non riesco più a viverlo come prima. Quello del pilota è un impegno importante, con sacrifici e tanto allenamento. Per come ho organizzato la mia vita ora sarebbe difficile farlo. In moto comunque ci vado e mi diverto tanto in prove libere e corsi di guida. Le gare non mi mancano".

Ultimamente Manuel è impegnato come “coach” di due giovani piloti del CIV: Eugenio Generali e Bruno Ieraci

"L’idea nasce da un mio amico e tifoso (Gianmarco Andreoni, ndr), ed è un storia che risale ad una giornata d’estate dell’anno scorso. Gianmarco, proprietario di una piccola squadra corse, la AG Racing, aveva quest’idea di mettere in piedi una struttura per aiutare i giovani talenti, e la cosa iniziò con delle giornate di prove in Minimoto a Cattolica nelle quali Gianmarco mi coinvolse come coach. Fu così che Eugenio Generali si presentò con la sua minimoto per un corso e da lì inizio un po' tutto,
La cosa si è sviluppata per gradi. Inizialmente rifiutai. Poi  l’idea di lavorare con ragazzi da far crescere, magari alle prime armi, mettendo al loro servizio la mia esperienza prevalse. Ora devo dire che è stata la scelta migliore. Sono fortunato ad avere questa opportunità. Mi diverto molto ad osservarli da bordo pista, consigliarli, capire le problematiche che vivono guidando, interpretare le loro sensazioni e trasmetterle ai tecnici per aiutarli a cucirsi la moto addosso. Con Eugenio sono abbastanza soddisfatto. Sapevo che per lui questa sarebbe stata una prima stagione di apprendimento: ha esordito quest’anno con le moto a marce e comunque prima non aveva mai corso. Per lui è stato un salto importante, una scelta estrema, che non sta andando male"

Poi Manuel è passato a seguire anche Bruno Ieraci.

"La manager di Bruno, Emanuela Rosa, mi ha contattato circa un mesetto fa. Bruno veniva da un weekend non positivo al CEV a Barcellona. Abbiamo fatto un test in Coppa Italia al Mugello, il weekend prima del CIV, e il risultato è stato positivo. Ci siamo intesi bene sia con Bruno che con i tecnici TM, confrontando idee e sensazioni del pilota dati alla mano. Bruno aveva di più la moto tra le mani, ma soprattutto aveva ritrovato il sorriso"

 E intato Ieraci ha ritrovato anche la vittoria.

"È un bel talento che va affinato. Ha un suo modo di fare, ed è giusto che sia così perché ognuno ha il suo carattere, a me il compito di capirlo e interpretarlo. Il lavoro non manca ma lui è molto intelligente a capire le situazioni se presentate in una certa maniera. I risultati del Mugello al CIV parlano chiaro".

Cosa vuol dire lavorare con piloti così giovani?
"Come prima cosa devi capire chi hai davanti. Sono ragazzi con caratteri diversi, anche il modo con il quale parli loro ha la sua importanza. Poi c’è il metodo. Qualcuno va preso più per mano, qualcun altro ha più consapevolezza dei propri mezzi. Prima di tutto però va approcciata la persona. Dopodiché io ho il mio metodo: guardare da fuori e capire tutto ciò che accade. Si lavora su ciò che non piace al pilota, per dargli la moto nelle mani. Più che lavorare su motore o altro si cerca di lavorare sui punti deboli, per mettere il pilota nelle migliori condizioni per esprimere il proprio potenziale. Oltre a questo lavoriamo anche sulla tattica di gara".

Qual è l’aspetto più stimolante e quale il più difficile nel lavorare con loro?
"Sicuramente il più stimolante è riuscire a vincere. Quello è il nostro obiettivo. Quando non ci riusciamo dobbiamo invece ripartire da quanto fatto per riprovarci. Difficoltà poi ci sono sempre, perché non esistono sfide facili ma ogni sfida, se preparata adeguatamente, si può vincere".

In passato hai corso anche al CIV, tornarci dopo anni in veste di coach che effetto ti fa?
"Il livello è molto alto a cominciare dalla Superbike. I piloti che ci corrono fanno tempi importanti. Un Pirro che vince e poi fa bene al Mondiale come wild card dà valore al campionato, così come la presenza di avversari in grado di essere sempre lì come Zanetti. Anche la Moto3 è una bella categoria, il livello è buono. La crescita dei piloti dipende poi da tanti fattori. Io dal canto mio non posso che provare ad aiutare Bruno ed Eugenio".

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