Max Biaggi è stato il più veloce dei test di Aragon della Superbike, primo vero test della stagione 2011 delle derivate dalla serie. Il romano èrimasto impressionato dal livello della nuova Kawasaki e dal motore della BMW.
Sul numero 44 di Motosprint in edicola trovate uno speciale doppio poster di Max Biaggi e tutti i retroscena dei test di Aragon. Il Corsaro ha preso il largo per la nuova avventura, ripartendo da dove era arrivato: davanti a tutti.
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Non avevamo grosse novità da provare, più che altro questa uscita è servita per conoscere la pista. Mi hanno promesso qualche novità di motore per il prossimo test in Australia». Sei sempre il più veloce, l’
Aprilia può prenderla con comodo…
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Invece no perché gli altri vanno avanti a spron battuto. La nuova Kawasaki mi ha sorpreso e del resto la vecchia non andava male, a Imola faticavo a tenere la scia di Sykes. E poi c’è la BMW: ho seguito Halsam in rettilineo e in quarta, quinta, sesta marcia non gli ho guadagnato neanche un metro. I tedeschi hanno un motore imbarazzante ». Però davanti c’è sempre Max.
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Fa piacere ripartire così bene, non lo nascondo. Ho provato le nuove pinze Brembo, frenano fortissimo ma al momento sono un po’ troppo aggressive. Ci lavoreremo la prossima volta». Come ti è sembrata la pista?
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Bella, disegnata bene. Ci sono un paio di curve cieche, come Portimao. I primi giri sono stati divertenti perché sono andato dentro senza conoscere bene il tracciato e improvvisavo, non ricordando bene da che parte girassero le curve». Che dici dell’ultimo pezzo?
«La MotoGP percorre la curva finale, è un punto molto bello perché la pista è larga e puoi fare traiettorie diverse. Non ho capito perché la Superbike è obbligata a fare lo stesso tracciato delle auto. Si entra a 38 km/h, non è una curva, piuttosto una strettoia». Hai girato con il numero tre. Hai rinunciato all’uno da campione del Mondo?
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Porto il tre da tantissimi anni, è un marchio di fabbrica cui sia io che i tifosi siamo molto affezionati. Però anche l’uno mi piacerebbe. Se troviamo una bella grafica, perché no?».