Mondiale SBK: EVO addio

Mondiale SBK: EVO addio
Ha ballato una sola stagione. La rabbia e la delusione di chi ci ha creduto

Redazione

08.08.2014 ( Aggiornata il 08.08.2014 13:15 )

C’è una strana identità tra MotoGP e Superbike. Cambiano i nomi, ma la storia è sempre la stessa: CRT ed EVO, due subcategorie che dovevano diventare il futuro dei rispettivi campionati, hanno ballato una sola stagione per poi estinguersi senza i clamori che ne avevano accompagnato la nascita. Eppure l’idea non era male e Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna, la società che gestisce entrambi i campionati, la difende da sempre a spada tratta: «Bisogna ridurre i costi, riempire le griglie di partenza e dare a tutti la possibilità di emergere, soprattutto ai team». Parole sante, ma dal suono molto sgradevole per i costruttori: per loro i campionati mondiali sono vetrine tecnologiche che servono a mettere in pratica, in pista, gli studi compiuti all’interno di laboratori di ricerca. Una gara tra costruttori a chi ne sa di più, a chi lavora meglio... In MotoGP la CRT fa parte di un passato ormai lontano, mentre ai titoli di coda della EVO in SBK manca una manciata di gare. Riposa in pace, EVO, esci di scena per sempre, almeno con la soddisfazione di aver ispirato in parte il nuovo regolamento Superbike in vigore dal prossimo anno, cosa che alla CRT non è riuscita. L’idea era geniale: una nuova Superbike con moto in versione Stock e gomme slick. Qualche piccola libertà lasciata ai preparatori e via. Una bella cosa per i team, ma non per le Case che hanno imposto un regolamento che permette loro, soprattutto a livello di elettronica e di omologazioni, di avere sempre e comunque il coltello dalla parte del manico. Ma chi ha creduto e si è impegnato con la EVO in questa stagione, che cosa ne pensa, cosa prova e con che prospettive guarda al domani?

Il Team Althea

Genesio Bevilacqua, a capo del team Althea, una squadra che ha anche vinto un mondiale SBK con Carlos Checa, sintetizza con una formula amara la sua esperienza con la Ducati EVO: «Tempo e soldi buttati!». Poi entra nello specifico. «L’idea di partenza non era male: le EVO sono più veloci di circa un secondo e mezzo rispetto alle Stock e più lente della “Full SBK” più o meno nella stessa misura. Però in questo modo, purtroppo, ci scanniamo per posizioni di rincalzo, senza possibilità di puntare in alto. Con il nuovo regolamento immagino che la situazione non sarà tanto riduttiva per le Case, ma darà qualche possibilità in più ai team ben organizzati che con le EVO non hanno speranze».  

Il Team Pedercini

La moto è diversa, è una Kawasaki, ma l’insoddisfazione è la stessa: «Io non vorrei buttare via tutto il materiale 2014 – spiega Lucio Pedercini – ma non so ancora di preciso cosa farà la Kawasaki per i team privati, magari con pacchetti di vario costo e non con una sola proposta fissa». A inizio stagione eri convinto del valore della EVO. Cosa è mancato, cosa è successo? «La formula era valida, ma non è stata mantenuta una promessa che era fondamentale per noi: la visibilità in TV. Ci avevano garantito una copertura maggiore. Sapevamo di essere in serie B, ma con un podio teletrasmesso, e altre cose, la situazione era accettabile. Sarebbe piaciuto agli sponsor, ai quali non è facile chiedere soldi in cambio di distacchi superiori al mezzo minuto presi da moto che hanno 30 o 40 cavalli in più». L'articolo completo lo potete leggere su Motosprint in edicola dal 5 agosto.  

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi