Dunlop su Bmw è re del TT, vince la Senior e migliora il record assoluto

Dunlop su Bmw è re del TT, vince la Senior e migliora il record assoluto

Dal 1907 è una delle gare più appassionanti, entusiasmanti e pericolose del mondo. Mario Donnini è volato all'Isola di Man per raccontarci il Tourist Trophy 2016. 

Mario Donnini

02.06.2016 13:05

Testo di Mario Donnini

Foto di Gianluca Domenicali

11 giugno: Dunlop su Bmw è re del TT, vince la Senior e migliora il record assoluto

Michael Dunlop con la Bmw dell’Hawk Racing ha sbancato anche la Senior che ha chiuso il Tourist Trophy 2016, polverizzando il record assoluto sul giro, fino a portarlo a 16’53”29, alla media di 133,962 miglia, ossia 215,544 km/h.

La sua superiorità con le big bike è apparsa netta e quasi sconfortante per i rivali, primo fra tutti Ian Hutchinson, giunto secondo con la Tyco-Bmw.

Il re della Montagna non è più John McGuinness, penalizzato nella classi maggiori dal declino dell’Honda Fireblade, ormai sulla piazza da dieci anni. Il vecchio sovrano ha abdicato con dignità, strappando anche nell’ultima giornata un terzo posto nella gara Senior.

Tra gli italiani, ottimo Bonetti 17esimo, con un giro sotto il limite dei

18 minuti, primo italiano nella storia a riuscire nell’impresa. Pagani e Polita si sono piazzati rispettivamente 31esimo e 33esimo.

Infine, nei sidecar, dopo la vittoria iniziale di Holden e Winkle, nella rivincita hanno avuto la meglio i fratelli Birchall, che hanno giovato del ritiro del veterano Molyneux.

Brutte notizie sul versante degli incidenti. Anche l’ultima giornata di corse si è confermata all’insegna della tragedia: venerdì pomeriggio nella gara dei sidecar ha perso la vita Ian Bell, 58enne veterano, a causa di un incidente a Ballaspur, che ha visto coinvolto anche il passeggero, suo figlio Carl, uscito illeso.

In seguito, nella gara Senior, all’ultimo giro è caduto a Kappel’s Gate, con conseguenze purtroppo mortali, il 32enne Andrew Soar, in gara su una Suzuki, che due anni fa si era aggiudicato il Manx Grand Prix.

Bell e Soar col centauro Paul Shoesmith e il didecarista Dwight Beare, portamo a quattro le vittime del TT 2016. Un bilancio decisamente pesante.

 

8 giugno: con la Paton Bonetti ha l’occasione della vita al TT, oggi punta al podio nella Lightweight 


DOUGLAS - Il grande giorno è arrivato. Oggi, mercoledì 8 giugno, alle ore 13.45 ora locale, le 14.45 in Italia, per la prima volta dai tempi di Giacono Agostini, ossia dal 1972, un pilota italiano si giocherà tutte le sue carte in gara, con la possibilità di finire sul podio al TT, la competizione più antica, pericolosa e prestigiosa nel mondo delle due ruote, in questo caso nella classe Lightweight. Lui si chiama Stefano Bonetti, è bergamasco e a fine anno compirà quaranta primavere.

Dal 2004 si danna e si delizia l’anima sull’Isola di Man, in sella a moto quasi mai all’altezza del suo talento di specialista delle corse stradali anglosassoni e campionissimo delle cronoscalate italiane e internazionali. Ma stavolta la belva all’altezza della situazione l’ha trovata e le cose potrebbero prendere una piega decisamente diversa quanto entusiasmante.

Il terzo tempo assoluto in prova con la Paton a motore Kawa è la prova che “Bonny” è alle soglie dell’impresa storica. Di sicuro la merita e ha tutti i numeri per portarla a termine. A iniziare dalla verde cavalcatura, di proprietà di Claudio Colombo e gestita dal team CCM di Merate (Lecco), laddove la sigla è rappresentata dalle iniziali dei tre titolari, cioè Carsaniga, Corbetta e Menabue. La Paton S1 a motore Kawa è un modello 2016 e appartiene alla stessa famiglia che al TT, sempre nella Lightweight, ottenne nel 2014 un 6° posto con Olie Linsdell e già lo scorso anno finì a podio condotta dal veterano Michael Rutter.

Un argomento solidissimo, che costituisce il granitico fondamento delle aspirazioni di Stefano, il quale sulla Paton si è adattato subito e senza test preliminari, diventando uno dei pretendenti alle corone d’alloro sull’Isola di Man, grazie a serate di prova semplicemente strepitose, che gli sono valse la stima di tutti i vecchi lupi del TT. Poi c’è il suo mini-team, che, oltre a Lorenzo Carsaniga della CCM, vede da più di un lustro al suo fianco i fedelissimi meccanici Popy e Pippo lo svizzero, che vivono la vigilia della grande sfida con emozione ma anche con la consapevolezza di potere e dover essere fondamentali ancora una volta in fase di pit-stop.

Operazione nella quale verrà cambiata a metà gara la gomma posteriore e riempito di nuovo il serbatoio, in vista dei gue giri finali della corsa prevista sulle quattro tornate del Mountain Circuit, per un totale di poco superiore ai 240 km, quindi due volte abbondanti una gara della MotoGp. Stefano e i suoi stanno con le bocche cucite, non si lasciano andare a dichiarazioni roboanti, ma ci credono davvero e fino in fondo.

Il solo problema potrebbe essere dato dalla posizione in griglia, che al TT non segue la lista dei tempi, in quella che resta, è bene ricordarlo, una corsa a cronometro. Ebbene, Stefano, malgrado il terzo tempo assoluto, si avvierà diciassettesimo, col numero 33 in carena, ritrovandosi davanti nei primi chilometri diversi piloti meno veloci, che potrebbero intralciare il suo passo. Va anche detto che la sua profonda esperienza del tracciato lo mette comunque in condizione di potere e saper scegliere e dosare il momento e il luogo giusto in cui attaccare e superare eventuali e potenziali “tappi”. Il resto, come sempre, lo deciderà il cronometro e soprattutto la fortuna, che come altrove, ma sull’Isola anche di più, gioca un ruolo tutt’altro che trascurabile. Quanto ai rivali, i più insidiosi, tutti su Kawasaki - la vera regina della classe Supertwin 650 -, restano Rutter, Lintin, Hillier, Jessopp e Webb, anche se Stefano Bonetti ha già ampiamente dimostrato in prova che potrebbe essere lui il loro problema e non viceversa.

 

6 giugno: al TT parte senza acuti la Honda RC213V-S


DOUGLAS - Erano tre le belve strane, le “guest star” attese al TT e dopo la prima gara delle Superbike è già tempo di bilanci. La fantasmagorica Honda RC213V-S “MotoGp replica” alla vigilia faceva sognare gli appassionati e imbufalire i rivali, visto che potenza, leggerezza e velocità di punta sembravano costituire una minaccvia aliena per il mucchio selvaggio delle Superbike. Invece, dati alla mano, la derivata della Honda da MotoGp si è dimostrata difficile da mettere a punto, tanto che il team manager Clive Padgett non ha nascosto che: “Abbiamo dovuto cambiare tante piccole cose e a ogni modifica bisognava apporre in media altri dieci piccoli cambiamenti. Un lavoro non indifferente, tuttora in corso”. Sulle stesse corde il commento del pilota Bruce Anstey: “L’ottavo posto finale nella prima gara delle Superbike fa parte del processo di crescita della moto. Sto continuando a capirla, ma si tratta di un modello completamente differente da tutto ciò che ho guidato finora, quindi proseguo a costruire passo dopo passo basi solide per questo programma della RC213V-S”. Anstey non lo dice eppure la caduta a Keppel Gate nell’ultima giornata di prova, avvenuta a 180 km/h mentre saggiava la tradizionale Fireblade, lo ha scosso molto, anche se ne è uscito fortunatamente illeso, ma non certo nelle condizioni migliori per tornare a salire sulla “bomba” by MotoGp e spremerne il massimo del potenziale.

Buone notizie invece per la Norton, che con l’australiano Dave Johnson è giunta gran settima nella Superbike. Il senso di questo exploit lo spiega Mick Grant, sette volte vincitore del TT, star degli Anni ’70 e ora consigliere in casa Norton: “La Sg5 è una moto del tutto nuova rispetto allo scorso anno. Non guardate al fatto che il telaio sembra lo stesso: è stato completamente modificato, così come l’elettronica. E il motore Aprilia, derivato dalla versione utilizzata in MotoGp, è quanto di meglio si può trovare sulla piazza. Tutto ciò, unito alla grande prestazione del nostro nuovo pilota Dave Johnson, spiega perché la Norton dopo tanti anni è tornata ad affacciarsi nelle posizioni che contano, in questa difficilissima gara”. Discorso diverso per la Suter due tempi, che si è ritirata nelle fasi iniziali della Superbike: “Ho avuto problemi a un cilindro e mi sono dovuto fermare quasi subito - ha spiegato il pilota Ian Lougher -. Peccato, perché la moto stava andando bene, anche se il progetto è tutto da sgrossare. Ma questa partecipazione fa parte di un programma solido e pluriennale, per questo c’è solo da aspettare, lavorare sodo ed essere ottimisti, perché la base c’è”. Honda RC213V-S, Norton e Suter torneranno in scena venerdì prossimo nella gara più importante del TT, la mitologica Senior Race. Oggi spazio alla Superstock - con i tre piloti italiani impegnati, cioè Stefano Bonetti (Kawa), Marco Pagani (Bmw) e Alex Polita (Bmw) - e alla prima corsa della categoria Supersport.

5 giugno: nella prima giornata di gare caratterizzata da due incidenti mortali Michael Dunlop su Bmw sbanca il TT


DOUGLAS - Michael Dunlop dopo una sola gara già mette le mani sul TT 2016. Tra le Superbike la lotta a tre tra la Tyco-Bmw di Ian Hutchinson, la Honda ufficiale di John McGuinness e la Hawk-Bmw di Michael Dunlop in realtà è divampata solo nei primissimi chilometri, perché poi quest’ultimo ha preso il largo, dopo il primo pit-stop, grazie alle prime due tornate sotto i sedici minuti. Il nuovo primato è di 16’58”254, alla media di 133.393 miglia, cioè, in chilometri orari, 214,629.

Tra le conferme, il quinto posto di Peter Hickman con la Kawa e, tra le sorprese inattese, uno strepitoso settimo posto della Norton, condotta dall’australiano Dave Johnson tornata nella top ten del TT dopo un quarto di secolo di digiuno. Hanno deluso la Honda RC213V-S MotoGp replica schierata da Clive Padgett, solo ottava con Anstey, e la Suter due tempi portata in gara dal rientrante veterano Lougher, fuori dopo un solo giro con un cilindro kappaò. Tra gli italiani, nella Superbike il meglio piazzato è stato Bonetti su Kawasaki, regolare 31esimo e penalizzato dall’assetto problematico della sua moto.

Bravo l’esordiente assoluto Alex Polita su Bmw, che ha avuto il merito di vedere il traguardo, in 47esima posizione. Quanto a Marco Pagani, anche lui su una Bmw, è stato la sfortuna a fermarlo, mentre stata facendo una buona gara: una pietra sparata da un avversario gli ha danneggiato il radiatore e il ritiro è stato inevitabile.

Tra i sidecar da sottolineare il successo del 58enne britannico John Holden, alla sua seconda affermazione al TT in sella a un LCR, in coppia con Andrew Winkle. Purtroppo nella gara A dei sidecar ha trovato la morte in incidente a Rhencullen il 27enne australiano Dwight Beare, mentre il suo passeggero Ben Binns è finito in ospedale con una caviglia fratturata. Poco dopo, in serata, nella sessione supplementare di prove il 50enne britannico Paul Shoesmith, su Bmw Superstock, si è schiantato sul rettilineo di Sulby, morendo sul colpo. Testimone dell’incidente è stato Marco Pagani: “E’ strano, Paul mi aveva passato poco prima, in pratica avevamo percorso un giro insieme, quando ha preso il largo verso Quarry Bends e mi ha staccato. Poco dopo ho visto la sua moto che girava su se stessa, come impazzita, e mi sono dovuto infilare tra il relitto e un altro pilota che procedeva piano, riuscendo a passare in mezzo a entrambi. Ho avuto tanta fortuna, mi spiace molto per Paul”.

 

3 giugno: nelle qualificazioni Lightweight del Tourist Trophy, Bonetti clamoroso secondo in prova


DOUGLAS - Cresce l'entusiasmo per Stefano Bonetti e la Paton, che nella sessione serale di ieri hanno fatto strabuzzare gli occhi ai vecchi lupi del TT, con uno strepitoso secondo tempo nella classe Lightweight, in 19'28"710 a 118,220 miglia di media, che lo proietta al terzo posto complessivo di categoria nella settimana di practices, dietro le Kawasaki di Rutter e Lintin."Sì, sono contentissimo, spiega Stefano al paddock - in tutto ho percorso cinque giri e ho cominciato a conoscere la moto lunedì scorso, senza averla mai provata prima. È perfetta e ancora ho margini di miglioramento, la nostra è un'accoppiata che sta crescendo". Fino a quali possibili traguardi? "Non so, dipenderà anche dalla consistenza dei rivali" - conclude fiducioso il bergamasco.Di certo c'è che dopo 44 anni, dall'ultima affermazione di Giacomo Agostini al TT con la MV Agusta, un pilota italiano torna a sentire il profumo intenso e inebriante delle corone d'alloro da podio.Tra i rivali i più consistenti, Rutter, Lintin, Hillier, Jessopp e Webb, tutti su Kawa.Lo scorso anno Rutter con la Paton giunse terzo, mentre il modello che utilizza Bonetti è diverso ma non evoluto, potendo contare solo su un paio di cavalli in più.A rendere più difficili le cose anche il numero di gara di Stefano, il 33, che lo costringerà a superare molti piloti più lenti di lui nelle prove, mentre alla vigilia della gara potrà essere avanzato, scattando ventesimo.Interessante anche notare che la corsa si disputerà su 4 giri del Mountain, non più su tre, con 240 km da percorrere, quindi in pratica più del doppio di una gara di MotoGp. Un'incognita in più per tutti.Di certo Stefano sta dimostrando che con la moto giusta può stare con i migliori e questo è già un grandissimo premio per tutti i sacrifici sostenuti per correre regolarmente al TT da privato sin dal 2004.Stasera ultima sessione di prove per la Lightweight alle 19.20 italiane, poi mercoledì prossimo è prevista la gara, che per Stefano Bonetti e la Paton del team CCM sarà il momento della verità.

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