Davide Giugliano: il mio mito Kevin Schwantz

Davide Giugliano: il mio mito Kevin Schwantz
Il 34 sulla carena della sua Ducati l’ha messo in onore dell’ex-campione del mondo. E domani, a Laguna Seca, correrà con un casco speciale

Redazione

18.07.2015 ( Aggiornata il 18.07.2015 17:17 )

A guardarlo bene, quel 34 sulla carena della Ducati sembra avere anche la stessa font. Squadrata, pulita, “piena”. Il numero di gara di Davide Giugliano ricorda in tutto e per tutto quello del pilota che il 34 l’ha portato alla ribalta mondiale. UN MONDIALE, TANTE EMOZIONI - Succedeva 23 anni fa. Era il 1993 e Kevin Schwantz, da Houston, festeggiava il titolo iridato della classe 500 in sella alla sua Suzuki. La ciliegina sulla torta dopo sei stagioni al vertice della categoria regina del motomondiale, prima di quell’anno vissuta da attore protagonista senza mai riuscire a conquistare la “statuetta”. SUL TRICICLO COME LUI - Schwantz, Davide Giugliano non è riuscito ad assaporarlo in pieno. Quando il texano vinceva il mondiale, il romano andava all’asilo. Ma di lui, evidentemente, gli sono rimaste impresse le gesta nei ricordi annebbiati di una tv appena scoperta tra i mattoncini Lego e il primo triciclo. Nei racconti dei familiari appassionati, in quegli anni “incollati” sul divano per seguire le eterne battaglie di Kevin contro gente come Rainey, Gardner, Lawson, Doohan e Kocinsky. CASCO “MIX” - Nelle varie interviste rilasciate nelle ultime stagioni, Davide Giugliano ha sempre dichiarato di ispirarsi a Schwantz. Soprattutto per lo stile di guida aggressivo e per le traiettorie quasi sempre piuttosto “personali”. Per questo motivo, il 26enne romano ha iniziato a correre con il 34 sulla carena. E, sempre per lo stesso motivo, ha deciso di correre questo week-end nella statunitense Laguna Seca (sede del round USA del mondiale Superbike) con un casco ispirato nella grafica al suo e a quello di Schwantz. L’incontro tra i due, sugellato da una t-shirt celebrativa, è avvenuto proprio sul rettilineo di Laguna Seca. Indovinate, tra i due, chi era il più emozionato? Federico Porrozzi

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