Marco Melandri: “Sono tornato per chiudere la carriera a modo mio”

Marco Melandri: “Sono tornato per chiudere la carriera a modo mio”

“Lavorerò con le persone giuste. Ecco perché ho deciso di tornare. Inoltre non volevo uscire di scena a causa di decisioni non mie”

 

04.08.2016 11:07

Marco Melandri è sereno. Nelle sue parole non c’è rabbia e il suo tono di voce pacato dimostra che finalmente ha trovato la strada che stava cercando da anni; una strada che, scherzo del destino, lo ha riportato proprio alla Ducati, nella Casa dove aveva raccolto meno e dove non aveva trovato un ambiente ospitale. Non è un segreto che, ai tempi della MotoGP, Melandri e la Ducati non si sono amati, però ora la situazione ,e soprattutto le persone, sono cambiate e proprio per questo motivo Marco ha voluto fortemente rientrare a Borgo Panigale, dove ora c’è il team con cui avrebbe voluto lavorare diversi anni fa. 

Quali sono state le tappe del tuo ritorno alla Ducati? Hai voluto fortemente guidare la Panigale Superbike e lavorare con le persone che la gestiscono?

“In realtà gran parte del lavoro lo hanno fatto il mio manager, Alberto Vergani, e la Ducati. Quando io ho capito che la possibilità di guidare la Panigale Superbike era concreta, ho voluto trovare un accordo, perché credo nelle persone che ora gestiscono il racing e il progetto Superbike. Ricomincerò a correre solo perché sono certo che queste persone hanno il mio stesso modo di pensare, pertanto, con loro, sarà possibile lavorare come piace a me”.

Quando parli di persone, a chi ti riferisci?

“A Gigi Dall’Igna, col quale ci siamo inseguiti per anni. Quando ho iniziato la mia avventura in Aprilia pensavo che avrei lavorato con lui, però lui ha accettato la sfida in Ducati. Ho già parlato con Dall’Igna, per adesso di moto, in modo generico. Abbiamo rotto il ghiaccio, però andiamo d’accordo e questo mi rende sereno, perché io mi fido di lui e lui si fida di me. Poi, c’è anche Serafino Foti, col quale c’è stima reciproca. Insomma, credo molto in tutte le persone del team Ducati Superbike e loro credono in me. Questo è determinante”.

Perché per un pilota come te l’aspetto umano è molto importante, giusto?

“Assolutamente. Il fattore umano conta tantissimo, perché vedi, dal punto di vista tecnico si può discutere di tanti dettagli, però deve esserci fiducia. Quando manca la fiducia non è possibile lavorare. Voglio dire... A volte io posso anche non fornire indicazioni tecniche precise, però se indico una strada da percorrere, perché so di cosa ho bisogno per guidare forte, mi aspetto che le persone che lavorano con me la seguano, anche a modo loro. Io sono un pilota, non un ingegnere e a volte non sono in grado di spiegare nel dettaglio cosa bisogna fare per risolvere un problema, però conosco bene il problema, perché guido la moto. Per questo motivo, se chiedo di andare verso nord e i tecnici decidono di andare a sud, fatico a instaurare un buon rapporto con loro. Guidare una moto da corsa in queste condizioni diventa impossibile”.

Considerando il tuo entusiasmo, mi sembra di capire che l’esperienza negativa in Ducati MotoGP è stata archiviata.

“È passato. Ripensando a quello che è successo, posso dirti che capisco il modo di ragionare delle persone con cui all’epoca lavoravo in Ducati. Avevano un pilota che vinceva e pensavano a lui, pertanto le mie esigenze passavano in secondo piano. Penso di essermi comportato seriamente, perché, quando ho capito che per me non c’era spazio e che la moto non sarebbe cambiata, ho interrotto la collaborazione in anticipo, dato non avrei mai potuto guidare come avrei voluto”. 

In Ducati guiderai la Panigale Superbike, che, pur essendo tecnicamente rivoluzionaria, ha raccolto poco a livello di risultati e potrebbe andare in pensione senza titoli iridati. Sei consapevole che hai accettato una sfida non facile?

“Ne sono consapevole e, proprio per questo motivo, la sto affrontando cercando di ragionare a mente aperta. Non ho mai guidato una bicilindrica quattro tempi ma non ho volutamente parlato con nessuno dei tecnici dei pregi e dei difetti della moto. Voglio salire in sella senza preconcetti, iniziare a guidare, capire cosa mi serve per andare forte e iniziare a lavorare col team per adattare la Panigale Superbike alle miei esigenze”.

Ducati sta sviluppando la nuova supersportiva con motore V4. Sei stato chiamato “solo” per guidare la Panigale Superbike o anche per sviluppare il nuovo modello?

“Ho un contratto 1 + 1, ovvero di un anno, con la possibilità, a favore di Ducati, di estendere la collaborazione anche al 2018. Alla fine del 2017, saranno loro a decidere cosa fare”.

La tua assenza dalle corse potrebbe crearti problemi a livello fisico? Cioè, pensi di essere in forma per gareggiare nel mondiale?

“Penso di sì, perché non ho mai smesso di allenarmi, sia in palestra, sia in moto. Ho continuato a guidare: pista, cross, enduro. Non mi sono mai fermato. Ovviamente ora cambierò nuovamente stile di vita e allenamenti, che torneranno a essere più intensi, come è giusto che sia”.

Facendo un passo indietro, possiamo riassumere quello che è accaduto in MotoGP, con Aprilia?

“Preferirei non entrare nei dettagli. Posso solo dirti che sono tornato anche perché non volevo che la mia carriera finisse a causa di scelte non mie. Quando sarà il momento di dire basta, lo farò a modo mio”.

Pensi che questa nuova avventura in Ducati sarà l’ultima della tua carriera?

“Non ho pensato questo, perché voglio vincere e voglio restare concentrato. Però, a differenza del passato, sto portando avanti delle attività. Ad esempio, a settembre, sarà attivo un sito che ho realizzato con mia sorella. Spero che funzionerà!”.

Quali saranno le tappe di avvicinamento alla Ducati Superbike?

“Per ora mi alleno con una Panigale R di serie. La prossima settimana inizierò a fare sul serio. Voglio prendere confidenza col bicilindrico poi penserò al resto”.

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