La crisi della Superbike: l'analisi di Bevilacqua a Radio Cusano Campus

La crisi della Superbike: l'analisi di Bevilacqua a Radio Cusano Campus

“Il mondiale va gestito come un’azienda. Servono investimenti e attenzione verso il pubblico. Oggi è la serie B della MotoGP”, dice il team-owner di Althea

28.08.2019 ( Aggiornata il 28.08.2019 14:01 )

In cosa va ricercata la crisi della Superbike? Sono in molti a chiederselo, dando risposte diverse. Da addetto ai lavori estremamente qualificato, un’analisi interessante arriva da Genesio Bevilacqua, team-owner di Althea, attualmente impegnato con Honda-Moriwaki con Alessandro Delbianco, Ryuichi Kiyonari e Leon Camier.

Anni e anni di esperienza da parte di Genesio nel motorsport: iniziò infatti verso la metà degli anni Novanta gestendo le 125 insieme all’indimenticato Paolo Pileri per poi entrare nel mondo delle derivate di serie, conquistando, fra l’altro, l’ultimo mondiale di Ducati in Superbike nel 2011 con Carlos Checa.

La crisi della Superbike dipende da scelte politiche di base, non è una malattia per cui uno deperisce”, spiega Genesio a Luca Rossi, in un'intervista rilasciata a Radio Cusano Campus. “Qui il problema è che si vuole tenere alto lo spettacolo i gestori delle aziende devono essere in grado di tenere vivo il loro asset nel tempo, con investimenti e attenzione nei confronti del pubblico. Dopo la prima gestione, che era molto più coinvolgente – quella di Paolo e Maurizio Flammini prima e di Infront poi - , la Superbike mondiale era in competizione con la MotoGP.

LA SERIE "B" - “La Superbike ha perso appeal perché non c’è più competizione di una volta”, aggiunge Genesio. “Prima si metteva in risalto il fatto che le prestazioni fossero simili a quelle della MotoGP, nonostante il peso superiore e il regolamento tecnico molto più restrittivo, il che esaltava ancora di più il valore dei piloti, da Troy Corser a Max Biaggi a Cal Crutchlow… erano lì per misurarsi, non avevano l’effetto negativo della Serie B come oggi”, spiega ancora il team-owner.

“Il pilota quando usciva dalla MotoGP sapeva di poter correre ancora su questo palcoscenico così passionale. I regolamenti ultimamente sono stati pessimi. Ad esempio, nel 2014 è stato fatto il regolamento per fare la classe “evo”, dove noi come Althea abbiamo conquistato diverse vittorie finendo il campionato in seconda posizione, ma poi questa categoria non ha più avuto seguito, sono andati sprecati gli investimenti e il campionato è ritornato alla formula mista, incerta, full superbike e mezza superbike”, aggiunge Bevilacqua.

LA CRISI DEI PILOTI - Genesio spiega poi anche la crisi dei piloti. “I piloti non vengono perché non ci sono contributi sufficienti da parte del gestore per i team, che invece ci sono in MotoGP. D’altra parte la MotoGP ha trovato campioni come Rossi, come Marquez, Viñales e Lorenzo che hanno creato uno spettacolo che prima non c’era in MotoGP. Così da una parte lo spettacolo è aumentato, mentre è in Superbike è diminuito...”

Alla domanda di cosa pensi del regolamento attuale, Genesio ha risposto senza esitazioni: “Non mi interesso più neanche di dare giudizi sul regolamento della Superbike. Nel tempo ho fatto tante battaglie, ho proposto a Ezpeleta mille soluzioni, ma è inutile parlare in nome della passione quando poi in realtà prevale solo il bilancio…” ha detto il team-owner di Althea.

LA BRITISH SUPERBIKE E' PERICOLOSA - E la British Superbike? E’ più spettacolare? “Non direi”, ha risposto Genesio. “Trovo che le piste pericolose, e sono gare di ripescaggio dei campionati internazionali, da Shane Byrne a Joshua Brookes, si trovano piloti che hanno smesso di correre in Superbike e approdano o tornano lì… trovo che sia solanto un campionato enfatizzato dagli organizzatori anche perché l’assenza di spettacolarità nel mondiale Superbike glielo permette”, conclude Genesio.

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