Valerio Aiello, project leader per il design, orecchino e capelli lunghi, al momento di mettere mano all’SH deve aver pensato a qualcosa di simile a un acrobata sul filo: il confine tra gli applausi e un tonfo clamoroso sta nell’equilibrio. Rischioso. Invece gli è riuscito anche il salto mortale, perché la silhouette dell’SH apparso per la prima volta al Salone di Milano riesce a mantenere il richiamo alla generazione precedente pur distaccandosene, in particolare nelle forme più sagomate dello scudo e nella V che caratterizza il frontale. E soprattutto riesce ad avere due anime, giovanile o seriosa a seconda del colore: argento, blu o nero per l’immagine adulta, bianco, rosso o addirittura giallo acido per quella più frizzante.
Se il design è importante perché sottolinea la novità, mettere mano al mostro sacro ha significato molte altre cose, tutte all’insegna della praticità, e ce ne si accorge già a motore spento: naturale la posizione di guida lo era anche prima, comoda e senza angoli stretti per le articolazioni, però adesso c’è più spazio per le ginocchia e ne gode chi viaggia attorno al metro e novanta, mentre chi ne resta abbondantemente al disotto gode del fatto che la sella è più vicina a terra. Nemmeno la versione precedente metteva difficoltà in questo, ma se le manovre da fermo risultano ancora più facili, nessuno si lamenterà...
Sotto la sella - ad apertura centralizzata - è rimasto comunque uno spazio discreto, un casco jet a visiera lunga non ci sta ma un demi jet sì e nella categoria dei ruote alte è già un ottimo risultato; il piccolo cassetto nel controscudo è stato eliminato per far posto alle ginocchia ma restano le possibilità di carico garantite dalla pedana piatta con gancio a molla, ed eventualmente dal bauletto dedicato, 100 euro e la stessa chiave dello scooter se viene ordinato al momento dell’acquisto.
Sul fatto che l’SH sia un animale da città ci sono ben pochi dubbi, eppure riesce a sorprendere, piacevolmente, per quanto risulta naturale. Sagoma stretta e guida leggera senza rinunciare a nulla in termini di stabilità, si indirizza con uno sforzo minimo e non ha alcuna reazione strana, né si appesantisce a bassa velocità. Corto, agile, con un motore pronto e regolare anche con un filo di gas: nelle code al semaforo e nel traffico è una fucilata. Pochi sono allo stesso livello, in questa categoria, anche perché difetti veri e propri non se ne vedono: veramente un bel lavoro, che si conferma quando si esce dalla città. Certo, l’SH è piccolo per essere un grande viaggiatore, arriva un po’ di aria sulle gambe e il busto è completamente esposto visto che il minuscolo parabrezza è soprattutto un fatto estetico; però la sella è soffice al punto giusto e la ciclistica è equilibratissima, se capita qualche curva ci si può divertire a spiegazzare un po’ anche senza essere Valentino Rossi. Estremamente maneggevole pure in velocità, l’Honda a ruote alte è molto intuitivo e trasmette una bella sensazione di appoggio dell’anteriore che invita a pennellare traiettorie rotonde. Anche perché con i cavalli di un 125 o al massimo di un 150, c’è poco da “spigolare”. Resta comunque un mezzo da diporto e le sospensioni sono morbide, sia la forcella che i due ammortizzatori. Ben controllate, per cui solo raramente si innescano leggeri ondeggiamenti nei curvoni, ma comode. Rispetto al passato sono leggermente più solide eppure più efficaci sul pavé e sui fondi irregolari, perché non rispondono seccamente.
Novità anche per i freni, e sono tra le più importanti: c’è anche una versione col tamburo posteriore ma bastano un centinaio di euro in più - il prezzo preciso è ancora da definire - per quella a due dischi, e li vale tutti. Nonostante il sistema a intervento combinato è ben avvertibile l’azione del posteriore potente, pronta, rassicurante. Comunque potente ma meno aggressivo l’anteriore, “ammorbidito” dopo i primi test per renderlo più facile a beneficio di un’utenza generalista.
Quello che non sorprende alla fine è il gruppo motore/trasmissione: non è cambiato e resta un gran motore in entrambe le cilindrate, 125 e 150, che già si distinguevano per la risposta pronta, l’erogazione piena anche sul 125 e per la potenza a livelli eccellenti. L’SH tira sempre, variatore e frizione automatica non fanno una piega e beve anche poco: vengono dichiarate percorrenze sorprendenti, fino a 33,2 km/litro per il 150 e 34,5 km/litro per il 125. Forse spingersi fin lì non è facile. Ma sono numeri allettanti.
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