Prova Novità - Triumph Street Triple R

Più facile, con le sospensioni e i freni della Daytona 675

Redazione

16.02.2010 ( Aggiornata il 16.02.2010 16:15 )

La Prova
Ora ci siamo!!

A volte basta cambiare poco per ottenere molto. E per migliorare la già eccellente Street Triple, senza dubbio una delle migliori naked stradali di media cilindrata, bastava intervenire su freni e sospensioni, componenti di buona qualità non adatti però a un uso estremo. E così, per soddisfare i clienti più esigenti, quelli che non se la sentivano di scendere da una nuda di 675 cm3 di cilindrata per salire in sella alla più grossa e potente Speed Triple, gli inglesi della Triumph hanno deciso di realizzare una versione “R” della Street Triple, un gioiellino capace di assecondare le esigenze degli smanettoni che amano le moto agili e maneggevoli. Sono proprio queste caratteristiche, oltre a una risposta al gas prontissima a qualsiasi regime e a una componentistica presa in prestito da una sportiva vera, a rendere questa tricilindrica una valida alternativa alle maxi naked, più impegnative e soprattutto molto più costose. La Street Triple R, che sarà disponibile dai primi di ottobre, costerà infatti 8.690 euro chiavi in mano, 895 euro in più della versione base ma ben 3.805 euro in meno della Speed Triple. La posizione di guida risulta azzeccata, merito anche della forma dell’inedito manubrio Magura, che non è né troppo largo, né troppo vicino al busto del pilota. La nuova sella è molto rifinita, comoda, anche se un’imbottitura un po’ più morbida l’avrebbe resa perfetta. Rispetto alla Street Triple standard il piano di seduta è leggermente più alto (5 mm) e, non essendo cambiata la posizione delle pedane, c’è un filo in più di spazio a disposizione per le gambe.

Il punto di forza della nuova nuda inglese è senza dubbio il motore, che può essere preso come termine di paragone nella categoria. L’erogazione è a dir poco fantastica: il tricilindrico inglese inizia a spingere bene già a 2.000 giri, regime al quale, anche con le marce lunghe, non si avvertono vibrazioni, praticamente assenti pure agli alti regimi. In città questa unità si lascia usare come un quattro cilindri; basta inserire la sesta e poi ci si può anche scordare del cambio! Ai medi regimi c’è coppia a volontà e la risposta al gas non fa assolutamente rimpiangere quella di un bicilindrico. La ciliegina sulla torta è l’allungo, davvero eccezionale, migliore rispetto a quello di molti quadricilindrici: il propulsore della Street Triple R, infatti, raggiunge agevolmente quota 12.650 giri. Va infine segnalato che la Street Triple R ha un rombo d’aspirazione meraviglioso, abbinato ad un sound di scarico altrettanto emozionante. Avendo poi le disponibilità economiche per equipaggiare la moto con i silenziatori o con l’impianto di scarico basso (che però snellisce fin troppo il retrotreno) after market, ogni volta che si spalanca il gas si ha l’impressione di essere in sella a una vera moto da corsa. È una sensazione meravigliosa! Il cambio, pur non essendo il migliore in circolazione, funziona bene: la leva ha una corsa contenuta, gli innesti sono abbastanza morbidi, però, scalando o passando a un rapporto superiore quando l’ago del contagiri si trova sotto i 4.500 giri, bisogna agire con decisione sulla leva per assicurarsi di inserire correttamente la marcia.IL motore della Street Triple R, pur essendo eccezionale, non è diverso da quello della versione base. Tra i due modelli esistono invece delle differenze ciclistiche: quella della “R” è più adatta a un uso sportivo per merito delle sospensioni, che non sono rigide come quelle della Daytona 675, ma sopportano meglio i maltrattamenti rispetto a quelle della Street Triple standard, che non sono pluriregolabili. La “R” resta una moto molto maneggevole, una delle più agili della sua categoria.

In fase di inserimento in curva e nei cambi di direzione all’inizio è facile essere presi in contropiede dall’avantreno, che esegue gli ordini del pilota alla velocità della luce. Per questo motivo, anche dopo aver trovato il feeling con il veicolo, non si ha mai l’impressione di avere il totale controllo dell’anteriore, che comunque non ci ha mai giocato brutti scherzi, neppure nei tratti di strada bagnati e sconnessi. È proprio in questi frangenti che si apprezza il lavoro delle nuove sospensioni, in grado di digerire buche, tombini e malformazioni del manto stradale con una sorprendente facilità. Inoltre, grazie anche al grip offerto dai pneumatici di primo equipaggiamento, i Dunlop Sportmax Qualifier, è possibile aggredire le curve e aprire il gas anche con la moto abbastanza inclinata. Sulle affascinanti e veloci strade dell’Isola di Man, dove in moltissimi tratti non esistono limiti di velocità, ci siamo spesso trovati a utilizzare la quinta e addirittura la sesta marcia: anche a queste velocità la Street Triple R risulta efficace; l’unico limite è rappresentato dalla scarsa protezione aerodinamica. Per risolvere parzialmente il problema basta montare il piccolo cupolino disponibile come accessorio post vendita. Il carattere di questa pepatissima inglesina la rende adatta ai percorsi molto stretti, possibilmente caratterizzati da continui cambi di direzione, dove le sue doti di maneggevolezza la rendono facile e divertente da usare. Se vi piacciono le moto che non richiedono un grosso impegno fisico per essere portate all’80% del loro potenziale, la Street Triple R è senza dubbio una delle scelte più adatte che possiate fare. Se invece amate le moto dall’avantreno granitico, magari un po’ pesante ma stabile e sicuro in qualsiasi situazione, questa Triumph potrebbe mettervi in difficoltà.

Un altro grosso passo avanti rispetto al modello base, la “R” l’ha fatto a livello di freni. All’impianto della standard non mancava certo potenza ma la modulabilità non era eccezionale e non si riusciva mai ad essere fluidi in fase d’inserimento in curva. Con la “R”, che all’avantreno è equipaggiata con una pinza e una pompa radiale la musica è cambiata. Durante la prima fase della staccata l’impianto risulta efficace senza essere eccessivamente brusco (per intenderci ha una risposta più morbida rispetto a quello della più sportiva Daytona 675) però, richiedendo più mordente all’impianto, quest’ultimo non si tira mai indietro. Discreto il rendimento del freno posteriore, al quale, volendo davvero essere pignoli, manca un pò di mordente


La tecnica
Ciclistica da supersportiva

Il motore della Street Triple R è identico a quello della versione base. Gli ingegneri sono stati tentati di montare il tricilindrico della Daytona 675 come mamma Triumph l’ha fatto ma così facendo sarebbe stato impossibile avere una risposta al gas pronta in basso. Più pregiata invece la ciclistica: le sospensioni derivano direttamente da quelle della Daytona 675 e sia la forcella che l’ammortizzatore sono regolabili nel precarico molla nel freno idraulico in compressione e in quello in estensione. Inoltre l’impianto frenante anteriore è stato potenziato: ora una pompa radiale regolabile lavora con due bellissime pinze ad attacco radiale che arrivano dalla Nissin. La Street Triple R, proprio come la versione standard, è senza dubbio molto più bella da guidare che da guardare. Dicendo questo ci riferiamo alle finiture perché il design non solo è originale (i doppi fari anteriori circolari caratterizzano le Triumph naked) ma anche azzeccato, nel senso che nell’insieme la moto risulta proporzionata, sportiva ma non volgare. Osservandola da vicino con occhio attento, invece, si nota che la cura di alcuni dettagli non è eccezionale: le fusioni del telaio e del forcellone sono troppo porose e la vernice nera le nasconde solo in parte, la pinza posteriore è decisamente grossa, le verniciature di parafango anteriore, serbatoio e codino non sono coperte da trasparente e quelle dei carter motore non sembrano di qualità eccelsa. Infine il faro posteriore sembra montato in fretta e furia a progetto ormai ultimato.

Promossii silenziatori, la sella, che a livello di finiture è un gradino sopra rispetto a quelle della concorrenza della categoria, e non solo, il nuovo manubrio con i relativi attacchi e la strumentazione, chiara e completa. Nel contagiri analogico c’è un piccolo display digitale dove vengono visualizzati la velocità istantanea e i chilometri totali percorsi, mentre nel quadrante LCD alla sinistra del contagiri rimangono sempre in primo piano la marcia inserita e la temperatura del liquido di raffreddamento, insieme ai quali si può visualizzare una ulteriore funzione a scelta. Sulla destra sono stati collocati i led blu che consigliano il cambio di rapporto ideale. Una mancanza importante è invece quella dell’utilissimo indicatore del livello carburante.


Identikit
  • Motore
  • Tricilindrico in linea, quattro tempi, raffreddato a liquido. Cilindrata 675 cm3. Alesaggio e corsa 74 mm x 52,3 mm. Rapporto di compressione 12,65:1. Distribuzione DOHC, quattro valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica sequenziale multipoint con corpi farfallati di 44 mm Ø. Accensione digitale. Lubrificazione forzata a carter umido. Avviamento elettrico.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio. Cambio a sei rapporti.
  • Ciclistica
  • Telaio in tubi d’alluminio. Sospensioni: anteriore forcella pluriregolabile a steli rovesciati di 41 mm Ø, corsa ruota 120 mm; posteriore progressiva, forcellone oscillante in lega d’alluminio con un ammortizzatore pluriregolabile, corsa ruota 130 mm. Freni: anteriore due dischi di 308 mm Ø con pinze radiali a quattro pistoncini; posteriore un disco di 220 mm Ø con pinza a singolo pistoncino. Pneumatici: anteriore 120/ 70- ZR17”; posteriore 180/55-ZR17”.
  • Dimensioni
  • Interasse 1.390 mm, lunghezza 2.030 mm, larghezza 731 mm, altezza 1.250 mm, altezza sella 805 mm, inclinazione del cannotto di sterzo 23,9 -, avancorsa 92,4 mm. Capacità serbatoio 17 litri.

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