Prova Verità - Morini Granpasso 1200

Big enduro, maxi divertimento nelle strade asfaltate tutte curve. Bene anche in autostrada

Redazione

17.02.2010 ( Aggiornata il 17.02.2010 10:19 )

La Prova
Gran...spasso!

La Granpasso 1200 è il biglietto da visita della nuova Moto Morini Spa, nata ad inizio 2007 con l’acquisizione ed incorporazione, da parte della Morini Franco Motori, di quel 50% delle quote di Moto Morini di cui era proprietaria la famiglia Berti. Questa nuova big enduro è una moto molto importante per l’azienda bolognese, e abbiamo provato sia l’ultimo dei prototipi ante produzione, sia la moto definitiva arrivata dai concessionari, approfittando dell’occasione per verificare il lavoro di affinamento che sta dietro un mezzo così significativo. La differenza salta all’occhio ancor prima di salire. La versione “work in progress” è meno rifinita, il telaio è siglato “PROT 03”, il terminale di scarico è ricoperto di sigle di riferimento per il reparto esperienze e la sella è ancora in fase di prototipo: il piano di seduta è lontano da terra e la posizione strana, col manubrio alto, largo e lontano dal busto. Se le cose restassero così, con una motona adatta solo a chi supera il metro e ottanta e il manubrio lontano che non permette di avere confidenza con l’avantreno, non ci saremmo. Ma è un prototipo, appunto, la moto definitiva è tutt’altra cosa. Ha una differente posizione di guida ed alcuni particolari dedicati soprattutto al comfort.

Con un metro e settantacinque bisogna ancora cercare l’asfalto con le punte dei piedi ma la sella è sensibilmente più bassa, il manubrio è alla giusta distanza e questo permette anche di sfruttare meglio le pedane che si percepiscono più arretrate. Ripercorrendo la strada fatta al mattino col prototipo, la Granpasso emoziona per quanto sia divenuta facile e sincera da guidare. Ora l’avantreno conferisce una confidenza tale che ci si ritrova a strisciare le pedane sull’asfalto dopo poche curve; impensabile, con la prima. Per giunta, a breve tra gli optional sarà disponibile un kit per centauri con gamba corta, composto da pneumatico ribassato con sezione maggiorata, molla dell’ammortizzatore leggermente più morbida e sella ribassata. Con la sua ruota anteriore da 19” la Granpasso mostra una direzionalità ottima eppure non accusa particolare inerzia nei cambi di direzione rapidi, così come si rivela facile nei tornanti da prima marcia nonostante il ragguardevole peso. Azzeccata anche la taratura delle sospensioni. Ci sono leggeri trasferimenti di carico, inevitabili visti le lunghe escursioni e il setting imposti dalla tipologia di moto, ma sono sempre assai ben controllati dall’idraulica.

In frenata non ci si trova mai con la forcella irrigidita verso il fondo corsa, affonda sempre in maniera progressiva anche quando viene strapazzata con staccatone violente. Allo stesso modo in accelerazione la Granpasso mantiene un assetto solido, non si “siede”, non allarga la traiettoria toria e difficilmente si impenna anche usando con poco garbo la manopola del gas dalla corsa esageratamente lunga: avviene esclusivamente in prima e non è cosa che stupisca per un’endurona 1200 con oltre 110 CV di potenza e 10 kgm di coppia. L’erogazione è esuberante ma molto ben distribuita e progressiva. Il cambio è fluido e morbido se usato ai regimi giusti, mentre si indurisce nel manovrarlo col motore che gira basso e a ruote ferme diviene ostico nella ricerca della folle. Brusco il taglio del limitatore. Efficienti e modulabilissimi i freni: all’anteriore basta un solo dito per ottenere frenate potenti, il posteriore ha un comando un po’ legnoso ma la risposta è discreta e con l’aiuto di una frizione antisaltellamento perfetta invita a giocare con le sbandate del retrotreno ad ogni staccata. La Granpasso se la cava bene anche in autostrada. Il piccolo plexiglass regolabile in altezza offre una discreta protezione, se lo si mantiene nella posizione di massima altezza innesca però qualche ondeggiamento del posteriore nelle curve ampie e veloci. La strumentazione è ben leggibile ma è posizionata un po’ in basso e per consultarla bisogna distogliere lo sguardo dalla strada.

Comodi e moderni i blocchetti elettrici al manubrio, con la possibilità delle manopole riscaldate optional. Le vibrazioni, percepibili, sono lontane dall’essere fastidiose e mantenendo una velocità di crociera a codice sono inesistenti. Piacevolissima tra strade di montagna ed autostrada, la Granpasso è meno a suo agio in città. Basta restare poco tempo incolonnati nel traffico che dal cilindro posteriore sale parecchio calore, e quando si attiva l’elettroventola l’aria calda viene convogliata verso polpacci e caviglie. Fastidioso. Inoltre la leva della frizione non è troppo morbida per cui nel “tira e molla” affatica le dita, e da fermo si fatica a trovare il folle. Nel traffico era emersa qualche incertezza di erogazione nel transito tra i 2.000 e i 2.500 giri, accompagnata da scoppiettii di scarico in rilascio, ma nella versione definitiva la pulizia d’erogazione è impeccabile a tutti i regimi. Scomodi invece, nello zigzagare tra le auto, la contenuta capacità di sterzata e le pedane che interferiscono con il polpaccio quando si hanno i piedi a terra. In definitiva questa Granpasso, aspetto cittadino a parte, è decisamente azzeccata, soddisfacente anche per qualche passaggio di fuoristrada leggero, affrontato con la dovuta calma.


La tecnica
E' stato addolcito il cuore

Il telaio della Granpasso, costruito dalla Verlicchi, è un traliccio in tubi di acciaio derivato da quello della 9½ ma la parte posteriore è più lunga e il cannotto di sterzo più inclinato, 26,5-. Il forcellone invece è inedito, in alluminio, sagomato per idroformatura in modo da diminuire il numero delle saldature, e assemblato dalla Verlicchi; l’attacco dell’unico ammortizzatore è sul braccio destro, in posizione asimmetrica, senza alcuna interposizione di cinematismi progressivi. La sospensione è controllata da un’unità Öhlins totalmente regolabile. L’imponente forcella è una Marzocchi a steli rovesciati di 50 mm Ø. Le ruote a raggi sono dotate del sistema a tenuta d’aria dell’Alpina per consentire l’installazione di pneumatici tubeless; di primo equipaggiamento vengono montati i Metzeler Tourance EXP. Per chi volesse maggiore appoggio in curva, in alternativa al cerchio posteriore 4,25” x 17” installato di serie è omologato anche quello con canale di 5,5” per il pneumatico 180/55. Il propulsore bicilindrico bialbero corsa corta è caratterizzato da un angolo tra i cilindri di 87-.

 

Prodotto dalla Morini stessa, è la medesima unità di 1200 cm3 utilizzata per le altre moto del marchio bolognese, con qualche piccola modifica per ridurre i consumi e addolcire la risposta nei transitori. È cambiata la forma delle camere di combustione dotate di squish e sono impiegati nuovi pistoni. Per rendere più malleabile il propulsore è stata rivista la mappatura della gestione elettronica e la corsa dell’acceleratore è stata allungata. Le testate sono a quattro valvole e sono dotate di un sistema di decompressione per agevolare il lavoro del motorino d’avviamento, scelto di piccole dimensioni per contenere pesi ed ingombri. La frizione antisaltellamento è di tipo meccanico con apertura in fase passiva comandata tramite un ingranaggio elicoidale. Il cambio a sei marce ha la leva di comando regolabile in due posizioni: corsa corta, comando duro, oppure corsa lunga a privilegiare la dolcezza d’innesto. La cassa filtro mantiene lo stesso volume della 9½ ma aspira lateralmente e non da una bocca frontale.


I nostri rilevamenti
Velocità max 219,6 Km/h
Accellerazione da fermo
  • Distanza in metri
  • 0-400
  • 0-1000
  • Tempo in secondi
  • 11"93
  • 22"46
  • Velocità in uscita in Km/h
  • 188,7
  • 216,3
  • Variazione velocità in Km/h
  • 0-100
  • 0-160
  • Tempo in secondi
  • 4"01
  • 8"21
  • Distanza in metri
  • 59,9
  • 217,6
Ripresa da 60Km/h
  • Distanza in metri
  • 0-400
  • 0-1000
  • Tempo in secondi
  • 12"82
  • 24"17
  • Velocità in uscita in Km/h
  • 163,0
  • 209,0
  • Variazione velocità in Km/h
  • 60-100
  • 60-160
  • Tempo in secondi
  • 4"91
  • 12"34
  • Distanza in metri
  • 106,2
  • 377,4
Scarto al tachimetro
  • Velocità indicata
  • 50 km/h
  • 100 km/h
  • 150 km/h
  • Velocità effettiva
  • 47,8 km/h
  • 93,5 km/h
  • 140,1 km/h
Frenata
  • Velocitá
  • Da 60 Km/h
  • Da 100 Km/h
  • Metri
  • 13,3
  • 38,6
Peso effettivo
  • Con il pieno di carburante
  • Asse anteriore
  • Asse posteriore
  • 231,0 kg
  • 110,4 kg
  • 120,6 kg
Il Banco
Potenza massima 110,6 CV (82,5 kW) a 8600 giri minuto (effettiva alla ruota)
Coppia massima 10,2 Kgm (100,0 Nm) a 7.050 minuto (effettiva alla ruota)
 

Identikit
  • Motore
  • Bicilindrico a V longitudinale di 87-, quattro tempi, raffreddato a liquido. Cilindrata 1.186,9 cm3. Alesaggio e corsa 107 x 66 mm. Rapporto di compressione 12,5: 1. Distribuzione DOHC, quattro valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica Magneti Marelli con due corpi farfallati di 54 mm Ø. Accensione elettronica IAW. Lubrificazione forzata a carter umido. Avviamento elettrico.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio con comando idraulico e sistema antisaltellamento. Cambio a sei rapporti.
  • Ciclistica
  • Telaio a traliccio in tubi di acciaio. Sospensioni: anteriore forcella a steli rovesciati di 50 mm Ø, corsa ruota 190 mm; posteriore forcellone oscillante in lega leggera con un ammortizzatore pluri-regolabile, corsa ruota 200 mm. Freni: anteriore due dischi di 298 mm Ø con pinze a due pistoncini; posteriore un disco di 255 mm Ø con pinza a due pistoncini. Pneumatici: anteriore 110/80-R19”; posteriore 150/70-R17” (180/55-R17”).
  • Dimensioni
  • Interasse 1.500 mm, lunghezza 2.170 mm, larghezza 865 mm, sella 840 mm, luce a terra 200 mm. Inclinazione cannotto 26,5-. Avancorsa 110 mm. Serbatoio 25 l.

La pagella
  • Linea 9
    Ha una silhouette innovativa, grintosa e personale. Una “faccia” strana che può dividere i giudizi, ma molto accattivante
  • Finiture 8
    Non si spinge fino alla cura ossessiva di una Rolls Royce ma è ben fatta: una moto il cui possesso dà soddisfazione.
  • Componentistica 9
    Particolari di ottima qualità e dal funzionamento eccellente. L’efficienza ha la precedenza ma l’occhio non resta insoddisfatto.
  • Motore 9
    L’erogazione fin troppo... virile dei suoi predecessori è stata addolcita: i cavalli ci sono ancora ma è molto più “tondo”.
  • Trasmissione 8
    Ottimi sia l’antisaltellamento, sia la modulabilità della frizione, ma il comando è duretto. Cambio preciso ma trovare il folle è difficoltoso.
  • Sospensioni 8
    Hanno una taratura di compromesso azzeccata per questo tipo di moto: danno un buon comfort senza essere mollaccione nella guida sprint.
  • Freni 9
    L’anteriore è potente e non richiede sforzo, è modulabile e non risulta aggressivo nell’attacco. Posteriore un po’ legnoso ma ben controllabile.
  • Strumentazione 8
    Un gran bel colpo d’occhio, cruscotto leggibile e ricco di informazioni tra le quali, però, manca il livello carburante.
  • Comfort 8
    A bordo si sta veramente comodi, peccato per il calore e l’elevata altezza della sella che in città guastano la festa, almeno parzialmente.
  • Guida 8
    Non servono mani esperte: è potente ma dolce e facile da condurre per chi è alto; meno a suo agio chi in statura non svetta.
  • Prezzo 7,5
    Una moto tutta italiana nell’originalità e nella costruzione non può essere supereconomica. Linea, finiture ed equipaggiamento giustificano il prezzo.

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi