Prova Novità - Ducati Monster 1100

Ha un indole sportiva: è divertente ma poco confortele

Redazione

17.02.2010 ( Aggiornata il 17.02.2010 13:21 )

La Prova
Specie Evoluta

Ai tecnici Ducati piace chiamarla Evolution la nuova Monster 1100 e nello scoprire quest’ultima versione della nuda di Borgo Panigale ne capiamo i motivi: è un’evoluzione della dinastia delle Monster, capace di evolversi per divenire un oggetto più adatto a tutti senza cambiare i tratti somatici e allo stesso modo sfumando il caratterino “maschio” dei modelli precedenti. In pratica una trasformarsi senza stravolgimenti. Ci troviamo così davanti ad una moto che sembra la gemella della piccola Monster 696 e dalla quale si differenzia esteticamente solo grazie al forcellone monobraccio, i cerchi e le colorazioni. È invece salendo a bordo che si apprezza il lavoro di fino fatto dalla Ducati. La posizione di guida è stata alzata, avvicinando la seduta al manubrio per conferire al conducente una postura più eretta. Così, effettivamente, si sta più comodi rispetto alla precedente versione, ma siamo ancora lontani dalla posizione di guida che si può apprezzare a bordo di una naked giapponese. Il manubrio è rimasto largo e basso e si caricano ancora le braccia mentre si è alla guida ma con la piacevole sorpresa di non affaticare eccessivamente i polsi; comunque per la guida cittadina sarebbe meglio alzare leggermente il ponte di comando. Chi sperava di poter guidare una Monster di grossa cilindrata come stando in poltrona sarà deluso (per i centauri soft, in Ducati hanno appositamente costruito la 696) ma allo stesso tempo esultano i fans della mitica naked bolognese, sicuri di poter trovare una moto nuova, capace di mantenere inalterato il proprio DNA. Il motore di 1100 cm3 suona corposo e a ogni manata di gas scarica un bel po’ di vibrazioni che, seppur addolcite dai silent block, si fanno sentire sia sul manubrio che alle pedane. Il comando radiale della frizione è morbido e la rende ben modulabile.

Il nostro test ha rivelato una Monster ancora più adatta al misto stretto, con la capacità di divenire sempre più efficace con l’aumentare del ritmo di guida. Infatti se nella fase d’inserimento in curva la nuova 1100 è sempre facile, a bassa velocità portarla al punto di corda richiede un po’ di spinta sul manubrio. La situazione cambia se s’inizia a guidare con piglio sportivo: il muoversi col corpo, unito ad un maggior carico sull’anteriore, fa sì che la moto diventi più reattiva e si porti rapidamente e senza alcuno sforzo al punto di corda di ogni curva. Per sfruttare le doti ciclistiche della nuova Monster bisogna lasciare sfrenata l’idraulica della forcella; così facendo la moto risulta efficace sia viaggiando ad andature sostenute, che circolando a bassa velocità. L’ammortizzatore, che lavora senza l’ausilio di leveraggi, non ha nulla da invidiare a quello della vecchia versione. È in grado di digerire qualsiasi malformazione dell’asfalto ed in uscita di curva non viene messo in crisi dalla gran coppia del due valvole 1100. Inoltre, fin quando non si esagera davvero, non innesca fenomeni di pompaggio al retrotreno sui curvoni veloci. Per contro abbiamo inanellato una quantità di curve strette dove la Monster 1100 si è dimostrata molto più agile dei modelli precedenti, per merito del suo peso piuma, che nei rapidi cambi di direzione la rende un giocattolo divertentissimo.

Grazie all’asfalto di ottima qualità, ma soprattutto alle Bridgestone BT 016, abbiamo effettuato pieghe notevoli anche quando le gomme non lavoravano alla temperatura corretta. Inoltre, raggiungendo angoli d’inclinazione notevoli, non abbiamo mai sfregato sull’asfalto con le pedane. La frenata all’anteriore è ottima perché modulabile. Alle basse velocità basta un solo dito sulla leva per gestire al meglio la decelerazione, mentre se si cerca la staccatona occorre agire con più energia sul comando al manubrio. Non eccezionale il feeling con il freno posteriore, che richiede un po’ di tempo per essere sfruttato. Non abbiamo testato a fondo la nuova Monster 1100 in città, terreno dove normalmente una naked deve trovarsi a suo agio. In compenso abbiamo notato che è stata aumentata la capacità di sterzata, caratteristica che rende questa Ducati adatta a muoversi negli spazi angusti. Inoltre il suo peso ultra leggero semplifica molto il compito del pilota nelle manovre da fermo, agevoli anche per chi non è alto. Un po’ bassi sono gli specchi retrovisori, così come la strumentazione. Non ci ha convinto il posizionamento del collettore di scarico anteriore che, essendo montato vicino al polpaccio destro, potrebbe causare fastidi usando la moto in città in estate.


La tecnica
Deriva dalla Monster 696

La monster 1100 utilizza parecchie sovrastrutture della sorella minore 696. La più piccola delle Monster di nuova generazione è stata infatti progettata sovradimensionata per supportare cilindrate e potenze superiori. Per cui la 1100 eredita dalla 696 il fanale, il serbatoio del carburante e l’air box. Identici sono anche il telaio a traliccio e il telaietto posteriore fuso in alluminio, nonché i terminali di scarico (differenti internamente). Ciclisticamente cambiano il forcellone in alluminio fuso in conchiglia, che è monobraccio e ha un rapporto peso/ rigidezza superiore a quello del 1098. L’attacco superiore dell’ammortizzatore è più lungo di 10 mm, la forcella è pluriregolabile e ha anche un’escursione maggiore (130 mm invece di 130 mm) e le dimensioni dei pneumatici sono state maggiorate per incrementare il grip. Differente è anche il manubrio in alluminio a sezione variabile. Il motore è completamente differente. Il 1100, che ha due valvole per cilindro ed è raffreddato ad aria, è la stessa unità utilizzata sulla Multistrada e sulla Hypermotard. Le novità della versione dedicata alla Monster sono la valvola parzializzatrice allo scarico e la frizione a secco.

La prima è stata adottata per migliorare la risposta ai bassi regimi e contenere le emissioni sonore di scarico; la seconda, come dichiarano in Ducati, è stata scelta principalmente per questioni di marketing, ovvero per accontentare “l’orecchio” dei fans dei vecchi bicilindrici bolognesi. Aggiungiamo noi, che tale soluzione consente di ridurre gli ingombri laterali dei carter e ridurre il peso rispetto alla frizione in bagno d’olio. Inoltre i carter motore sono stati realizzati con l’innovativa fusione sottovuoto denominata Vacural, capace di ridurre drasticamente la porosità del pezzo fuso e consentendo di effettuare pareti più sottili e un prodotto finale più leggero: sul 1100 Ducati questa tecnologia, rispetto alla tecnica tradizionale, ha garantito un risparmio di peso pari a 3 kg. Il radiatore dell’olio è ben nascosto all’interno del convogliatore dell’aria, posto davanti al cilindro anteriore, sotto al cannotto di sterzo. La gestione elettronica è della Siemens e l’impianto di alimentazione a iniezione elettronica prevede uno starter non manuale ma con “stepper motor”. In pratica un motorino elettrico gestito dalla centralina controlla il minimo a freddo, immettendo aria tramite un tubicino innestato a valle delle farfalle; quest’ultime rimangono così comunque chiuse al variare automatico del regime minimo del propulsore. Il peso dichiarato è di 169 kg a secco, che dovrebbero diventare circa 175-176 kg in ordine di marcia con serbatoio vuoto


Identikit
  • Motore
  • Bicilindrico a L, quattro tempi, raffreddato a liquido. Cilindrata 1.078 cm3. Alesaggio e corsa 98 mm x 71,5 mm. Rapporto di compressione 10,7:1. Distribuzione desmodromica, quattro valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica Siemens. Accensione elettronica. Lubrificazione forzata a carter umido. Avviamento elettrico.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio con comando idraulico e sistema antisaltellamento. Cambio a sei rapporti.
  • Ciclistica
  • Telaio tubolare in acciaio. Sospensioni: anteriore forcella pluriregolabile con steli di 43 mm Ø, corsa ruota 130 mm; posteriore un ammortizzatore pluriregolabile, corsa ruota 148 mm. Freni: anteriore due dischi di 320 mm Ø, pinze a quattro pistoncini; posteriore un disco di 245 mm Ø, pinza a due pistoncini. Pneumatici: anteriore 120/70-ZR 17”; posteriore 180/55- ZR17”.
  • Dimensioni
  • Interasse 1.450 mm, lunghezza 2.121 mm, altezza 1.149 mm, altezza sella 810 mm. Capacità del serbatoio carburante 15 litri (di cui 3,5 litri di riserva).

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