Prova Novità - KTM 690 Enduro R

Dual sport, ma più vicina all'enduro in questa edizione con sospensioni "lunghe"

Redazione

26.02.2010 ( Aggiornata il 26.02.2010 13:35 )

La Prova
Oltre la strada

Cresce ancora la gamma delle KTM 690 fuoristrada. La prima fu la 690 Baja, un’illusione costruita ad hoc per una gara nel Continente Americano e mai entrata in produzione. Seguì la 690 Rally, bellissima ma essa pure prettamente racing, prodotta su ordinazione e al costo di 25.000 euro. Poi, finalmente, all’EICMA 2007 assieme alle 690 motard e stradali apparve la 690 Enduro, nata per inserirsi nel mercato delle dual sport e per questo presentata con pneumatici dal disegno molto stradale e sospensioni a “gamba corta”; il suo look non entusiasmò, però il comportamento resta egregio. Oggi la svolta, con la 690 Enduro R: parafango anteriore, fanale e mascherina nuovi, conditi da grafiche graffianti, ciclistica rialzata e gomme tassellate, ne fanno un mezzo dal fascino avventuriero e corsaiolo. In sella si sale comodamente ma per chi è sotto i 180 cm di statura è impossibile arrivare saldamente a terra con entrambi i piedi. In compenso la posizione di guida è perfetta anche per chi non è un cestista, le pedane si percepiscono vicine alla seduta e il manubrio è correttamente vicino al busto, in buona parte grazie alla sella che permette di spaziare longitudinalmente indipendentemente dalla statura. Il comando della frizione è morbidissimo e la sua azione assai modulabile. Ottimo anche quello del freno anteriore, sulla leva basta un solo dito.

Il propulsore parte prontamente ma non gradisce che si armeggi con il comando del gas durante l’avviamento. Comunque non si ingolfa mai. In caso di caduta la centralina spegne autonomamente la moto ed occorre resettare l’elettronica con un on-off del commutatore chiave per riavviarla. Il cambio è rapido e preciso ma richiede decisione nell’innesto. I rapporti sono ben spaziati, con una prima corta per arrampicare bene nel fuoristrada impegnativo. La trasmissione finale invece ha una rapportatura lunga per l’off road, un pignone con un dente in meno garantisce un miglior compromesso tra strada e fuoristrada: in sesta marcia si può viaggiare a velocità codice senza avere il motore esageratamente su di giri e nell’enduro si riescono a sfruttare maggiormente la seconda e la terza. Fra strade asfaltate tortuose e fuoristrada abbastanza impegnativo la 690 Enduro R se la cava alla grande. Le ottime qualità già dimostrate dalla 690 Enduro “base” si confermano anche in questa versione a gamba lunga in cui i pneumatici di primo equipaggiamento amplificano la propensione fuoristradistica: dai più stradali Enduro 3 della Metzeler si è passati ai più tassellati Pirelli MT 21 Rally Cross, capaci di stupire per la tenuta in curva sull’asfalto e per l’ottima trazione nel fuoristrada. Unica pecca, l’aumento della rumorosità di rotolamento.

Il monocilindrico KTM è caratterizzato da una coppia corposa, sulle prime però si percepisce un feeling strano con l’acceleratore elettronico, un leggerissimo ritardo nella risposta del motore. Lieve sensazione cui ci si abitua dopo pochi chilometri e che cambia a seconda della mappatura scelta tra le quattro disponibili: si amplifica con la mappatura Soft e diminuisce con quella Sport. Su asfalto il motore LC 4 è esplosivo e fino alla terza marcia fa piacevolmente impennare la 690, se si usa il polso destro con poco garbo. Inoltre non ha perso le sue doti di allungo, straordinarie per un monocilindrico. Rimangono un po’ fastidiose le vibrazioni a pedane e manubrio. Ma al di là del motore, a stupire è la tenuta in curva: anche piegando parecchio, i tassellati consentono manovre al pari di pneumatici ben più stradali e sono stabili in rettilineo. Quello anteriore ha un buon grip anche in frenata, quando la moto gli spinge sopra perché le sospensioni ad escursione maggiorata hanno accentuato un po’ i trasferimenti di carico nell’uso stradale rispetto alla sorella più bassa, la 690 Enduro “base”.

Fin qui l’asfalto, che va molto bene. Ma quando lo si abbandona è godimento puro. Negli sterratoni emergono la precisione e la tenuta dell’avantreno, e l’esplosività d’erogazione mostrata su strada è solo un ricordo. Il motore, pur conservando una risposta prontissima, ha una modulabilità da riferimento. È uno spasso “spazzolare” le curve ampie con fondo ghiaiato in piedi sulle pedane, dato che l’avantreno non accenna mai a mollare. Le buone sensazioni continuano anche affrontando i sentieri nel bosco: la 690 arrampica ancor meglio su terra, superando buche profonde e valicando radici in scioltezza. Per non parlare di come affronta i sassi smossi e le pietre conficcate nel terreno: è incredibile come mantenga la direzionalità dell’avantreno entrando tra i ciottoli ad alta velocità, e come garantisca trazione nell’arrampicare sui gradini di roccia. Proprio non sembra pesare i quasi 140 kg dichiarati dalla Casa. Nello stretto è penalizzata dalla scarsa capacità di sterzata, ma ci si può aiutare con un po’ di mestiere, un colpo di freno e un ritocco di gas, per farla girare in poco spazio. Insomma, nell’enduro impegnativo la 690 R se la cava alla grande. Non è il mezzo per l’estremo ma è una eccellente moto di compromesso, una delle migliori per partire da casa “a ruote”, raggiungere la cavalcata o la gita di enduro e rientrare godendo anche dei trasferimenti stradali.


La tecnica
Il progresso ha le gambe lunghe

Il motore monocilindrico LC4 è un monoalbero a quattro valvole raffreddato a liquido del peso di 38,5 kg, motorino d’avviamento compreso. È dotato di parecchie soluzioni tecniche interessanti: iniezione elettronica, contralbero e frizione antisaltellamento APTC. Quest’ultima riduce lo sforzo alla leva di comando perché permette di utilizzare molle morbide, grazie alla presenza di un sistema capace di aumentare la pressione sui dischi quando il motore è in trazione. Il corpo farfallato è dotato di un sistema ride-by-wire, con la farfalla comandata da un motorino elettrico gestito dalla centralina elettronica, e con la possibilità di differenti mappature. Quattro le opzioni: “standard” con il miglior compromesso tra potenza ed erogazione, “sport” per una maggior prontezza di risposta al comando del gas, “soft” col taglio della potenza massima di un 30% e “bad fuel” per far funzionare al meglio il motore con le benzine povere di ottani. Il telaio è a traliccio in tubi di acciaio ed abbraccia lateralmente il propulsore, lasciando spazio alla scatola filtro dell’aspirazione posta sopra il cilindro.

Il serbatoio del carburante è stato così spostato più indietro e si estende parzialmente sotto la sella. La sua struttura plastica è portante e sostituisce il classico telaietto reggisella. Il freno anteriore è costituito da un disco a margherita su cui agisce una pinza flottante a 2 pistoncini. Al retrotreno la pinza è a un pistoncino. La forcella ha l’idraulica completamente registrabile ed ha una corsa maggiore di 25 mm rispetto al modello 690 Enduro standard. 25 mm di corsa in più anche per la sospensione posteriore, forcellone in alluminio e un ammortizzatore pluriregolabile collegato tramite biellismo progressivo. L’ammortizzatore è stato rivisto internamente per garantire una maggiore costanza di rendimento sotto sforzo prolungato. Il piano di seduta è salito da 910 a 930 mm ed anche la luce a terra è aumentata di 20 mm. La Enduro R monta di serie gomme Pirelli MT 21 Rallycross con cerchi di 21-18 pollici, sui quali volendo è possibile installare anche veri pneumatici da fuoristrada. La moto è omologata per due persone ma viene consegnata col kit passeggero a parte, pronto per il montaggio


Identikit
  • Motore
  • Monocilindrico verticale, quattro tempi, raffreddato a liquido. Cilindrata 653,7 cm3. Alesaggio e corsa 102 x 80 mm. Rapporto di compressione 11,8: 1. Distribuzione monoalbero a camme in testa, quattro valvole. Alimentazione a iniezione elettronica con ride-by-wire, corpo farfallato Keihin EMS. Accensione elettronica. Lubrificazione forzata a carter secco. Avviamento
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio con sistema antisaltellamento APTC, comando idraulico. Cambio a sei rapporti.
  • Ciclistica
  • Telaio a traliccio in tubi d’acciaio. Sospensioni: anteriore forcella WP pluriregolabile a steli rovesciati di 48 mm Ø, corsa ruota 275 mm; posteriore con leveraggi progressivi Pro-Lever e un ammortizzatore WP pluriregolabile, corsa ruota 275 mm. Freni: anteriore un disco di 300 mm Ø com pinza a due pistoncini; posteriore un disco di 240 mm Ø con pinza a un pistoncino. Pneumatici: anteriore 90/90- 21”; posteriore 140/80-18”.
  • Dimensioni
  • Interasse 1.498 mm, luce a terra 300 mm, altezza sella 930 mm. Inclinazione di sterzo 27-, avancorsa 115 mm. Serbatoio carburante 12 litri, riserva 2,5 litri.

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