Prova Novità - Aprilia MXV 450

L'unica moto da cross bicilindrica. Particolare e impegnativa nella guida

Redazione

03.03.2010 ( Aggiornata il 03.03.2010 15:38 )

La Prova
A modo suo

Parlare di motore bicilindrico, scoppi regolari, big bang, mappature variabili e altro ancora, nel motocross non è “normale”, non è consueto. Con la nuova Aprilia 450 MXVtutti questi termini vengono introdotti anche nel nostro mondo, visto che il modello definitivo della bicilindrica veneta ha tutte queste particolari, innovative, sicuramente atipiche, soluzioni. La MXV, nonostante ne derivi direttamente, è molto differente dal modello enduro, con soluzioni che sono state studiate appositamente per il cross e testate durante tutto l’anno con il team ufficiale impegnato nel mondiale MX1 con il belga Cedric Melotte. Già dal primo sguardo ci si rende conto della diversità, la linea è spigolosa, con il motore che sembra appeso al telaio, il parafango anteriore è affusolato con due “bretelle” che lo agganciano alla tabella portanumero donando all’insieme una linea addirittura “aerodinamica”, ma molto piacevole. La moto nella versione cross ha perso l’avviamento elettrico, ma l’operazione con il kick starter è facile e sicura, sia a caldo che a freddo. Il motore può avere due configurazioni, intercambiabili con poche ore di lavoro di un meccanico specializzato: le opzioni sono big bang, cioè con le fasi di scoppio quasi simultanee, separate dei 77- dell’angolo dei cilindri, e screamer, cioè uno ad ogni giro dell’albero motore. In entrambi i casi è possibile variare durante la marcia la mappatura, soft o hard, con un interruttore posto sul manubrio.

In configurazione big bang la moto è molto mansueta ai bassi regimi e per i primi due terzi del gas la curva di erogazione è “piatta”, il che consente un controllo eccellente della trazione. Si riesce a trovare la spinta dove meno ce lo si aspetta e di conseguenza è necessaria una certa pratica per non incorrere in errori di guida soprattutto all’inizio. La differenza tra le mappature hard e soft è sensibile, la soft è adatta a percorsi più vicini all’enduro che al cross. In alto però la moto non va, rimane strozzata e anche cambiando rapporto non riesce a distendersi. In configurazione screamer l’erogazione è più “maschia” e la spinta aumenta nonostante il controllo ai bassi regimi rimanga ad ottimi livelli. Però ci vuole un po’ più di mestiere perché l’entrata in coppia si sente e può destabilizzare la traiettoria scelta. La spinta in allungo in questo caso è buona, non eccezionale, ma vicina alle concorrenti. Qualunque sia la configurazione scelta, comunque, è assolutamente necessario prendere confidenza con l’attacco del gas che è decisamente più impreciso rispetto alle moto tradizionali, di conseguenza all’inizio non è difficile trovarsi in imbarazzo. Il rumore di scarico è sempre molto contenuto anche nei momenti di massima apertura del gas.

Anche la ciclistica è da interpretare, c’è parecchio carico sull’avantreno e la forcella non lavora bene, la scorrevolezza è buona ma la taratura è decisamente votata al duro, di conseguenza le sollecitazioni agli avambracci sono importanti. Con queste caratteristiche risulta difficile inserire la moto in curva e i cambi di direzione repentini sono impegnativi e faticosi. Anche l’ammortizzatore fatica a sostenere le sollecitazioni con il risultato che nei tratti dove le asperità sono sensibili la moto risulta poco stabile, imprecisa, e richiede uno sforzo notevole per controllarla in sicurezza. Sul terreno morbido e pieno di buche la moto è decisamente in crisi sia a livello di prestazione sul giro, sia, e soprattutto, nell’effettuare sessioni lunghe in cui è necessario continuare a girare nonostante le forze inizino a venire meno: guidare questa moto da stanchi è impegnativo. Si fa invece apprezzare sui fondi duri e lisci, dove si fa valere il notevole tiro del motore. Anche sui salti la precisione è approssimativa sia per la difficoltà di controllo della potenza, sia perché negli atterraggi il peso elevato si sente. I freni sono a posto, modulabili e con sufficiente potenza, bene anche il cambio, mentre la frizione non ha uno stacco netto e questo, assieme all’incertezza del gas, complica la vita dove è necessaria precisione di intervento. In ultima analisi la MXV 450 è una moto particolare, fatta per distinguersi e adatta alle piste italiane, dure, con poche buche e scarsa aderenza, ma necessita ancora di una bella messa a punto sui terreni soffici e impegnativi.


La tecnica
Come volete farlo scoppiare?

Il motore della MXV è il bicilindrico a V longitudinale di 77- sviluppato da Aprilia per il fuoristrada, dotato di alimentazione ad iniezione elettronica con corpi farfallati Dellorto di 38 mm Ø. La distribuzione è monoalbero a quattro valvole in titanio per ogni cilindro, quelle di aspirazione azionate direttamente, quelle di scarico tramite bilanciere. Il serbatoio dell’olio esterno del modello enduro è stato integrato nel motore quindi sono stati eliminati il serbatoio stesso e tutta la raccorderia necessaria, con un notevole risparmio di peso; risparmio che c’è stato anche eliminando la batteria e l’avviamento elettrico, ora c’è solo la classica leva della messa in moto. Le due fasature di scoppio possibili, big bang e screamer, sono intercambiabili con un paio d’ore di lavoro. Per il diverso timing bisogna ruotare l’albero a camme, dunque è necessario smontare la testa, allentare la catena di distribuzione e cambiare la mappatura. Inoltre è possibile modificare le caratteristiche di erogazione intervenendo anche sulla centralina per selezionare una delle due mappature disponibili tramite l’interruttore sul manubrio.

L’impianto di scarico in titanio è stato completamente rivisto ed è caratterizzato da due uscite posteriori di piccole dimensioni che emettono un suono molto basso e completamente diverso da qualsiasi moto in circolazione. La ciclistica è caratterizzata dal particolare telaio perimetrale composto dal traliccio superiore in acciaio che si infila nelle due piastre inferiori in alluminio stampato. Nuovissimo il forcellone dalla forma tradizionale realizzato tramite processo di idroformatura, più leggero e soprattutto più elastico del modello molto particolare visto nei prototipi. La forcella a cartuccia separata Marzocchi ha steli di 50 mm Ø, l’ammortizzatore è Sachs con doppia regolazione, basse e alte velocità. La posizione della cassa filtro, alloggiata davanti al serbatoio, ha reso necessario un serbatoio che si allunga posteriormente, fino all’ammortizzatore. Nissin l’impianto frenante con dischi a “margherita”. Da segnalare l’elevato prezzo, 9.200 euro, giustificato dal dispiego di tecnologia che caratterizza la moto veneta.


Identikit
  • Motore
  • Bicilindrico a V longitudinale di 77-, 4T, raffreddato a liquido. Cilindrata 449,1 cm3. Alesaggio e corsa 76 x 49,5 mm. Compressione 13:1. Distribuzione SOHC, quattro valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica, corpi farfallati 38 mm Ø, accensione elettronica, doppia mappatura. Lubrificazione forzata a carter secco. Avviamento a kick starter.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio, comando meccanico. Cambio a quattro rapporti.
  • Ciclistica
  • Telaio in traliccio di tubi e montanti fusi in alluminio. Sospensioni: anteriore forcella a steli rovesciati 50 mm Ø pluriregolabile; posteriore forcellone e leveraggi progressivi a schema Pro-Link con un ammortizzatore pluri regolabile. Freni: anteriore un disco a margherita di 270 mm Ø, pinza a un pistoncino; posteriore un disco a margherita 240 mm Ø, pinza a un pistoncino. Pneumatici: anteriore 80/ 100- 21” 51M; posteriore 110/90-19” 62 M.
  • Dimensioni
  • Interasse 1499 mm, lunghezza 2190 mm, larghezza 815 mm, altezza 1285 mm, altezza sella 960 mm. Inclinazione di sterzo 26,2-. Serbatoio carburante 7,4 litri.

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