Prova Novità - Ducati Hypermotard

Sembra una versione addolcita della 1100 ma è tutta nuova

Redazione

09.03.2010 ( Aggiornata il 09.03.2010 11:23 )

La Prova
Hypergustosa

La cilindrata effettiva è 803 cm3 ma il nome è Hypermotard 796. È la nuova Ducati che rappresenta l’entry level della gamma Hyper, l’identificativo è da pronunciare staccando i numeri singolarmente: sette-nove-sei. È stato scelto esclusivamente perché suona bene all’orecchio, oltre che per distinguerla dalla sorella di maggiore cubatura. Al primo sguardo questa 7-9-6 parrebbe nata da una 1100, equipaggiata con particolari economici e un motore ridotto nella cubatura, ma non è così. La piccola Hyper ha novità importanti sia di ciclistica che di propulsore: telaio e sospensioni sono diversi ed il motore è nato da un nuovo progetto. Il tutto con un risparmio di peso, dichiarato, di ben 12 kg rispetto alla 1100, e con una nuova posizione di guida, un nuovo comportamento dinamico ed una erogazione piacevolmente dolce e progressiva. La sella abbassata (di 20 mm) ed il manubrio più alto portano ad una posizione di guida col busto più eretto, è una postura più naturale rispetto a quella della sorella maggiore. Il piede a terra, ora comodo anche per chi non oltrepassa i 170 cm di statura, unito al peso ridotto, ne fanno una Hypermotard adatta a molti, se non a tutti; compresi quei neo centauri affascinati dal brand Ducati ed innamorati dell’Hypermotard, quei novizi che per timori reverenziali verso il modello 1100, hanno rinunciato ad una bicilindrica di Borgo Panigale o ripiegato su una facile Monster 696. L’avviamento è impeccabile, anche la voce della 796 si mantiene moderata: lo scarico praticamente non si sente ed al salire dei giri è la risonanza della cassa filtro a farla da padrona. All’innesto della prima marcia si rimane stupiti per quanto il comando idraulico della frizione sia morbido. Per contro il cambio non lo è altrettanto: è preciso ma un po’ duro in scalata. Inoltre la leva di comando è leggermente corta.

Già dai primi metri, si rimane stupiti per la maneggevolezza e la rapidità nel cambiare direzione. Emerge immediatamente anche un reparto sospensioni votato al morbido e adattissimo a copiare gli accidentati asfalti dei centri urbani. Meno “cittadina” la capacità di sterzata, ridotta, che limita un po’ quando ci si muove nel traffico. Gli stilosi specchi retrovisori tra le auto finiscono per essere infruibili, sistemati come sono ai lati del manubrio: aperti, danno un ingombro trasversale analogo a quello di una miniutilitaria e sono troppo bassi per offrire una buona visione quando si circola nel caos urbano. Meglio sostituirli con quelli “alti” disponibili a catalogo. L’erogazione invece è ottima: l’effetto on-off non è fastidioso alla riapertura del gas, il motore riprende bene dai bassi regimi ed ha una curva di salita praticamente piatta; da buon Ducati gradisce anche la marcia lunga, cosicché anche in città non si usa quasi mai la prima.

Il comportamento della 796 cambia radicalmente nell’affrontare le tortuose strade collinari. Rimane l’estrema maneggevolezza ma emerge una certa fatica (l’avevamo percepita ed anche maggiormente sulla 1100) a chiudere le curve lente a corto raggio. In pratica, la moto s’inserisce rapida e precisa, ma al momento di chiudere la corda offre una certa resistenza che va contrastata spingendo sull’impugnatura del manubrio. Il tutto si amplifica se si arriva con i freni ancora pizzicati e soprattutto in discesa. È una cosa che richiede un po’di metabolizzazione, in quanto contrasta con l’elevata velocità d’inserimento; difatti alle prime svolte si tende ad andare un po’ larghi. Cambiano le cose nelle curve ampie: la 796 è molto progressiva nello scendere in piega a velocità sostenuta, e il “gradino” percepibile nel misto stretto che spezza la fluidità di guida, sparisce. Praticamente una motard a rovescio: ottima nel veloce e meno disinvolta nel misto stretto.

Cambiano ancora le cose se si adotta una guida più sportiva: una conduzione più aggressiva tende a far sparire la scarsa fluidità nello scendere in piega, perché si effettuano maggiori spostamenti a favore di curva e si agisce con più decisione sul manubrio, ma restano le ottime qualità nei tratti veloci. Forzando, però, emerge il setting morbido delle sospensioni. Nessun problema di perdita di aderenza o stabilità, ma la piccola Hypermotard inizia a muoversi molto e, piegando davvero, spesso nelle curve a destra si sfregano sull’asfalto la camera del catalizzatore ed il tubo di scarico del cilindro anteriore, e in quelle a sinistra si finisce per consumare la leva del cambio. Soddisfazioni e trofei per quando si rientra al bar di ritrovo... ma anche fastidi e un po’ di adrenalina quando si guida, soprattutto sugli avvallamenti. La facilità nel portare al limite la 796 è anche frutto di una frizione antisaltellamento a punto che permette pure a chi non è espertissimo di cimentarsi in “traversi” in frenata, e di un reparto freni potente e modulabilissimo, sia all’avantreno che al retrotreno. Anzi, in questo caso i comandi idraulici al manubrio, con pompe non radiali (come sulla Hypermotard 1100), sono più adatti all’uso quotidiano al di fuori dei circuiti; guida sportiva compresa. In ultimo, l’aspetto turistico della Hypermotard 796: fino alla velocità “Codice” si viaggia senza patire troppo l’aria, per muoversi con un passeggero è consigliabile precaricare un po’ la molla dell’ammortizzatore posteriore.


La tecnica
E' diventata Hyperleggera

12 chili in meno rispetto alla sorella 1100 sono il vanto della Hypermotard 796 e dei tecnici Ducati. Questo risparmio di peso è stato ottenuto con un dimagrimento di 6 kg della ciclistica e di altrettanti del motore. I primi sono frutto di nuove componenti: la parte posteriore del telaio a traliccio, quella verticale posta sopra al perno forcellone, sfrutta particolari forgiati più leggeri; gli steli della forcella sono di diametro inferiore (47 mm contro i 50 mm della 1100) e le piastre di sterzo sono meno massicce. I blocchetti elettrici sono quelli minimalisti della Streetfighter, come anche la strumentazione; le piastre di supporto pedane sono nuove e più leggere. Il propulsore, un due valvole che si avvicina a quello della Monster 696, ha nuovi carter motore meno voluminosi e più leggeri ed un volano derivato da quello montato sulla sportiva Ducati 848.

Sparisce poi la valvola parzializzatrice allo scarico ed arrivano un nuovo presilenziatore, con catalizzatore, posto sotto il forcellone e dietro al motore. Raddoppiano le sonde lambda, una per ogni scarico, per migliorare il controllo della combustione in ogni cilindro. La frizione, a bagno d'olio e meno rumorosa di quella carismatica "a secco", è l' APTC con sistema per riduzione dello sforzo al comando e sistema antisaltellamento. La scatola filtro è stata rivista e sfrutta un nuovo snorkel (il tubo di aspirazione dell'aria esterna) a sezione maggiorata. L'impianto di iniezione ha una centralina della Siemens al posto della Magneti Marelli usata sulla Hypermotard 1100. I comandi del freno anteriore e della frizione sono regolabili nell'ampiezza d'impugnatura


Identikit
  • Motore
  • Bicilindrico a L, quattro tempi, raffreddato ad aria. Cilindrata 802,8 cm3. Alesaggio e corsa 88 x 66 mm. Rapporto di compressione 11: 1. Distribuzione monoalbero a camme in testa comandata da cinghia dentata, sistema desmodromico, due valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica integrata con l’accensione, due corpi farfallati di 45 mm Ø. Lubrificazione forzata a carter umido con pompa trocoidale.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi a denti dritti, finale a catena. Frizione APTC multidisco in bagno d’olio con dispositivo antisaltellamento, comando idraulico. Cambio a sei rapporti.
  • Ciclistica
  • Telaio a traliccio in tubi di acciaio. Sospensioni: anteriore forcella Marzocchi a steli rovesciati di 43 mm Ø, corsa ruota 165 mm, posteriore con leveraggi ad articolazione progressiva e forcellone monobraccio in alluminio controllato da un ammortizzatore Sachs pluriregolabile, corsa ruota 141 mm. Freni: anteriore due dischi semi-flottanti di 305 mm Ø con pinze a montaggio radiale a quattro pistoncini e due pastiglie; posteriore un disco di 245 mm Ø con pinza flottante a due pistoncini. Pneumatici: anteriore 120/ 70- ZR17”; posteriore 180/ 55- ZR17”.
  • Dimensioni
  • Interasse 1.455 mm, lunghezza 2.120 mm, altezza 1.155 mm, altezza sella 825 mm. Inclinazione di sterzo 24-. Serbatoio carburante

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