MX Test - Yamaha YZ-F 250

La Yamaha Ricci del mondiale MX 2 a confronto con una Yamaha Yzf 250 di serie

Redazione

10.03.2010 ( Aggiornata il 10.03.2010 11:39 )

La Prova
OGGETTO DEL DESIDERIO

Una domenica di luglio del 2008, siamo a Tolè, località sull’appennino emiliano, dove si svolge una gara interregionale Uisp di motocross. Tra i partenti della classe Agonisti c’è Ilario Ricci, il team manager della squadra Ricci Racing impegnata ne mondiale MX2. Ovviamente Ilario per l’occasione si presenta con una moto di quelle buone e in gara fin che il fisico regge mette in mostra una velocità superiore a tutti. Immediatamente scatta la sindrome della scusa da pilota, tra i suoi avversari;“si va forte, ma con quella moto..”oppure“ con una moto così sono capaci tutti, sembra una 450”.Insomma anche nel Cross, dove la componente umana è determinante, il tarlo del dubbio di quanto possa influire sul rendimento una moto “ buona” c’è.“In cima alla salita perdo venti metri di motore”,“con quelle sospensioni le buche non le senti”sono tutte frasi abituali nel paddock di un crossodromo. Per toglierci il tarlo del dubbio abbiamo provato una moto da mondiale a confronto con una assolutamente di serie. Nello specifico stiamo parlando delle Yamaha Yz-f 250 n- 202 di Loic Larrieu del Team Ricci Racing confrontata con la Yz-f 250 di serie. La prova si è svolta sulla crossodromo Città di Castellarano e come tester ci siamo affidati a Massimo Beltrami, oggi pilota di Supermoto ma con un alle spalle un prestigioso palmaress nel Motocross.

La prova si è svolta nei giorni immediatamente dopo la gara di Ernee, dove il pilota di Ricci si è classificato terzo assoluto. Tra l’altro la moto era settata per una pista a fondo duro ricca di saliscendi, proprio come il tracciato emiliano su cui si è svolta la prova. Vediamo nel dettaglio dove e quali sono i particolari che trasformano una moto di serie in una due ruote da podio iridato. La base di partenza è chiaramente quella della YZ-F 250 modello 09 std. A livello ciclistico rimangono telaio e forcellone di serie, su cui sono montate sospensioni Kayaba Kit fornite dalla Tecnichal Touch. Il telaietto posteriore e il serbatoio sono realizzati in carbonio dalla CRM, mentre le piastre di sterzo sono Gruppi e mantengono l’off-set di serie. Il manubrio è un WRP con sezione conica e traversino, su cui lavorano pompa freno di serie e braccialetto frizione a registro rapido Works Connection. Le pedane sono in titanio a superficie maggiorata della Light Speed, mentre il pedale del freno posteriore arriva da Gruppi. Per l’impianto frenante c’è un disco anteriore Braking Bat Fly di 270 mm con pinza originale su cui è stato eseguito un trattamento per il calore. Anche i mozzi ruota sono originali, accoppiati a cerchi Excel, con il posteriore di 2.15”. gomme ufficiali Pirelli con mousse. Le protezioni in carbonio per il motore arrivano dalla CRM, le plastiche sono Acerbis, mentre le grafiche e la copertura sella sono Black Bird.

Il propulsore sfrutta il kit YRRD, anche se in realtà per la moto 202, c’è uno step di evoluzione in più come quelle destinate a Monni e Osborne. Sulla bilabero cinque valvole, c’è un pistone con rapporto di compressione più elevato, camme differenti e condotti della testa laviorati. L’albero motore ha una diversa massa e inerzia e l’impianto di lubrificazione a serbatoio esterno viene eliminato. La centralina è quella del kit al pari dello scarico. Il carburatore invece viene lavorato. La frizione rimane standard e la trasmissione finale è PBR con pignone di 13 e corona di 50. Le tabelle di manutenzione del motore parlano di revisione ogni gran premio. Le sospenioni sono invece revisionate generalmente ogni due gare, ogni 4 gp viene rigenerata l’intera ciclistica (telaio e forcellone). In termini di messa a punto il pilota francese vuole una moto piuttosto bilanciata, con sospensioni mediamente dure e un propulsore con tanta coppia ai medi regimi che gli consente di partire in seconda marcia. Ed eccoci al test vero e proprio. La pista era in condizioni di fondo asciutto ma comunque con un discreto grip. Una sessione di prova con la moto n - 202 per prendere confidenza con moto e tracciato, seguita da una sessione con la moto standard. Al termine, tre giri di cui due cronometrati con la moto del team RZ seguiti da altrettanti giri con la moto stadard. Il risultato? Circa un secondo di differenza nella media dei due passaggi. Poco, molto? In verità ci aspettavamo un risultato più marcato anche perché il tester ha constatato sulla moto di Larrieu una miglior rendimento delle sospensioni e un motore più potente a tutti i regimi. A questo aggiungete che la moto n- 202 era equipaggiata con gomme ufficiali dotate di mousse, la cui aderenza dovrebbe essere superiore a quella dei Pirelli Mid- Soft montati di primo equipaggiamento sulla YZ-F std. La realtà è che per un pilota di livello medio alto, va bene anche una moto standard e che Ilario lo scorso anno a Tolè è andato davvero forte...


La tecnica
Il parere di Beltrami

titoli italiani e un campionato europeo sono il bottino che il pilota bolognese ha messo nel sacco in tanti anni di carriera nel Motocross prima di cominciare una nuova avventura nelle Supermoto. Un’avventura che però non gli ha fatto perdere la passione per le ruote artigliate, con le quali continua ad allenarsi e con cui possiede ancora un discreto feeling. “La prima cosa che si avverte salendo sulla moto del francese è posizione di guida neutra, nessun eccesso di manubrio, leve o pedali, tutto normale. In movimento invece si avverte un assetto che seppur non troppo estremo, dimostra le recenti tendenze del Cross, con il posteriore basso e frenato. Un assetto che su una pista con poco grip e senza canali come quella di oggi penalizza leggermente l’ingresso in curva ma che in discesa, in staccata e sulle buche permette un’azione più decisa e sicura. Le sospensioni sono ottime, sensibili e toniche, in particolare il mono in un punto della pista, in salita con molte buche, evidenzia una notevole differenza rispetto all’unità di serie. I freni sono più potenti ma nulla di straordinario, mentre si avverte il maggior grip offerto dalle gomme ufficiali accoppiate alle mousse. Per quanto riguarda il propulsore mi aspettavo un’unità molto carica di cv agli alti regimi, mentre in realtà il cinque valvole kittato mima la curva di erogazione del motore di serie, il tutto però con maggior sostanza e più allungo in fuorigiri. Il risultato finale sorprende anche me, credevo ci fosse maggior differenza, almeno un paio di secondi, ma sono sicuro che nell’arco di una manche la differenza divenga più sensibile. Con la moto di serie si può azzeccare il giro perfetto ma si è al limite, il motore perdona meno l’errore e la ciclistica è meno efficace sulle buche. Con quella del team Ricci si può tenere un ritmo elevato con minor impegno e sono convinto che su una pista più impegnativa a livello di buche e con il terreno che lega, la differenza sarebbe stata sicuramente maggiore".


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