Prova novità Honda VFR 1200F DTC

Con il cambio automatico è diverso il modo di guidare. Una moto a due facce

Redazione

20.07.2010 ( Aggiornata il 20.07.2010 11:30 )

La Honda presenta la sua idea di "trasmissione del futuro" sulla sua moto con il Dual Clutch Transmission, con un occhio però ai nostalgici

La Prova
Cambio vita

Erlensee (Germania) -Per la maggior parte dei motociclisti le parole “tecnologia” e “progresso” spesso si scontrano con una mentalità tradizionalista: sistemi come ABS, sospensioni elettroniche, controllo di trazione e cambio automatico vengono visti con scetticismo. Ma per fortuna il progresso avanza lo stesso, e con l’occhio al futuro la Honda ha presentato la sua idea di “trasmissione del futuro” applicata al modello che considera la massima espressione della tecnologia, la VFR1200F. Si chiama DCT (Dual Clutch Transmission) e non è una trasmissione automatica ma un cambio vero e proprio, a gestione elettronica, con doppia frizione e possibilità di essere usato in maniera automatica con due logiche di funzionamento: D per bassi consumi e guida in relax, S per una guida più sportiva e aggressiva; per i nostalgici c’è anche la modalità manuale, con due pulsanti al manubrio per gestire la cambiata.

Esteticamente la versione con l’innovativo cambio elettronico non è molto diversa da quella normale, cambia il carter della frizione e compare una nuova pinza sul disco posteriore, per la necessità di un freno di stazionamento; e poi “naturalmente” mancano le leve del cambio e della frizione, cosa che può lasciare interdetti i tradizionalisti. In sella nulla di nuovo, è una Honda e questo dice tutto: ci si trova subito a proprio agio, la posizione di guida è ben studiata e non affatica la schiena e le spalle nemmeno dopo molti chilometri, grazie alla corretta postura del busto e delle gambe e all’imbottitura della sella poco cedevole, che sui lunghi tragitti si rivela molto comoda. Le pedane sono abbastanza centrate e solo il peso non propriamente da ballerina può disturbare un po’ nelle manovre a moto ferma o a bassissima velocità.

Certo, l’istinto spesso prevale e per partire si cercano il pedale del cambio e la leva della frizione, ma è solo questione di ri-tarare il cervello: quelle “cose” preistoriche non ci sono ed è inutile cercarle, quindi un tocco sul deviatore di destra e dalla modalità “folle” si passa alla “D” mentre un clack familiare indica che la marcia è stata inserita, con la relativa indicazione sul cruscotto, ed è possibile partire. Tutto avviene naturalmente, basta sfiorare il gas e si incomincia a prendere velocità senza differenze rispetto ad una trasmissione normale.

Non è difficile entrare in sintonia con questa novità, basta cambiare l’approccio e capire il sistema e tutto diventa normale e divertente. In modalità automatico, con il selettore posizionato in D le marce entrano una dopo l’altra come una sventagliata di mitragliatrice e questo nella marcia a bassa velocità può risultare fastidioso, in città spesso ci si ritrova in quarta o quinta marcia procedendo a 40 all’ora con un filo di gas, perché il sistema infila e toglie le marce con rapidità a cavallo dei 2.500-3.000 giri e sicuramente è un beneficio per i consumi ma non altrettanto per il piacere di guida. Con la modalità S le cose migliorano notevolmente, i cambi marcia avvengono verso i 5.000 giri; a volte può succedere che il sistema decida di mantenere il rapporto più a lungo o che la scalata avvenga con un po’ di ritardo semplicemente perché i numerosi sensori sparsi nella moto riconoscono lo stile di guida e attraverso complicati algoritmi viene deciso l’intervento più appropriato. In modalità manuale il comportamente è sovrapponibile a quello di un cambio tradizionale, gestito da pulsanti al manubrio invece che dalla leva.

Abbandonata la città si può apprezzare molto di più questa trasmissione, in autostrada la modalità D consente di viaggiare in relax con un filo di gas e consumi contenuti, mentre appena iniziano le curve la S prende nettamente il sopravvento con un funzionamento influenzato dal modo di aprire il gas e agire sui freni: accelerando in progressione i cambi di marcia avvengono in un range compreso tra i 5.000 e i 6.000 giri in maniera da trovarsi sempre con una spinta brillante ma facilmente gestibile, a tutto vantaggio della guida; spalancando con decisione i cambi marcia avvengono un attimo prima dell’intervento del limitatore. In scalata, agendo con calma sui freni e sul gas il motore scende fino a 4.000 giri prima di togliere una marcia senza strappi, mentre usando la mano pesante il regime di scalata si posiziona tra i 5.000 e i 6.000 giri. Con la modalità manuale è permesso quasi tutto, togliere e mettere marce a piacimento arrivando fino al limitatore anche in scalata; nell’enfasi della guida sportiva a volte ci si può confondere con i bilancieri, con conseguente brivido per aver aggiunto o tolto una marcia dove non era appropriato: con 170 CV non è il caso di scherzare. Anche il clacson può essere suonato per caso, sempre per una questione di confusione mentale; bisogna solo adattarsi ad un nuovo modo di guidare, e più chilometri si fanno più si entra in sintonia e ci si ritrova a giocare con le leve a seconda di quello che si vuole fare; da automatico in D a manuale per un sorpasso o una svolta lenta, per poi con un tocco ritornare all’automatico nella modalità che si era lasciato, poi S e così via.
La nuova trasmissione e l’aggravio di circa 10 kg che comporta influenzano anche la dinamica del mezzo: nella guida “allegra” non emergono problemi, l’inserimento in curva e i cambi di direzione avvengono con naturalezza e senza grosso sforzo, con un limitato beccheggio grazie a cambi di marcia senza scossoni. Le cose sono un po’ diverse nella guida sportiva, perché i cavalli si sentono e le dimensioni abbondanti - soprattutto l’interasse -non aiutano, bisogna usare le gambe e il corpo per l’inserimento e i cambi di direzione, e così facendo la forcella accusa, non trasmettendo un feeling ottimale, lavorando spesso vicino al fondocorsa ed innescando fastidiosi saltellamenti che sporcano il gusto della guida, specialmente nelle staccate più decise. Il motore ha due facce ben distinte: una spinta discretamente corposa ma pulita e regolare fino a 6.000 giri, limite oltre il quale la grinta sale cattiva e rabbiosa; in un baleno l’ago del contagiri raggiunge la zona rossa, è un’erogazione adatta più a una supersportiva che a una sport touring.

Il sistema di frenata combinata e l’ABS funzionano benissimo a patto di agire su entrambi i comandi simultaneamente e con un po’ di decisione, mentre la modulabilità è intonata alla tipologia di moto. La carena protegge bene la persone di statura media mentre i più alti si troveranno con le spalle e parte del casco in balìa degli elementi, ottimo invece il lavoro fatto per evitare la trasmissione di calore del motore al pilota: un punto in più alla voce “comfort” nella stagione calda. Buoni le finiture e i comandi, con la strumentazione che risulta leggibile in ogni condizione di luminosità e con tutte le informazioni necessarie.


La tecnica
Trasmissione del pensiero
 

Per il motore è stata scelta un’architettura quattro cilindri a V con un angolo tra le bancate di 76-: viene da sé che la fasatura degli scoppi sia irregolare, cosa che rende più vigorosa la coppia ai regimi più bassi. La cilindrata totale è 1.237 cm3, la potenza 127 kW a 10.000 giri e la coppia massima 129 Nm a 8.750 giri. Per contenere le dimensioni del propulsore si è fatto ricorso alla distribuzione monoalbero UNICAM già utilizzata sulla serie CRF: quattro valvole per cilindro, un’unica camma agisce direttamente su una valvola di aspirazione, e tramite un lungo bilanciere su una di scarico.
Quattro corpi farfallati con doppio iniettore provvedono all’alimentazione e vengono gestiti tramite un comando ride-by-wire. Il sistema di trasmissione è inedito, ma simile ad una trasmissione manuale: ci sono gli ingranaggi delle marce e condividono lo stesso albero, un motore elettrico guida il tamburo e le forcelle di selezione delle marce, il tutto gestito da una centralina elettronica che raccoglie le informazioni sul tipo di guida, il modo in cui si frena e si apre il gas, la velocità e il regime di rotazione da numerosi sensori sparsi nella moto, per avere una velocità di cambiata rapidissima e il più possibile esente da scossoni e strappi. Le frizioni sono due, disposte sullo stesso asse e posizionate una di fronte all’altra con il controllo idraulico che agisce sulla faccia interna di entrambe; una gestisce gli ingranaggi della prima marcia, della terza e della quinta, mentre la seconda sovrintende al funzionamento della seconda, della quarta e della sesta. Con questo sistema mentre una frizione lavora su una marcia l’altra è pronta ad entrare in azione con una velocità di intervento da Formula 1 non appena il sistema lo ritiene necessario; il funzionamento è idraulico, controllato da due valvole a solenoide.

La ciclistica è incentrata su un telaio in elementi di alluminio fusi ed estrusi che avvolge il propulsore, la forcella è una Showa a steli rovesciati di 43 mm Ø regolabile nel precarico molla mentre al posteriore lavora un ammortizzatore a gas regolabile nel precarico e nel freno in estensione. Nel forcellone monobraccio è alloggiato l’albero di trasmissione. Di serie l’impianto frenante è dotato di ABS e sistema di intervento combinato; davanti un doppio disco di 320 mm Ø con pinze a sei pistoncini, dei quali quattro comandati dalla leva anteriore e due dal pedale, assieme ai due della pinza che serra il disco posteriore di 276 mm Ø; una seconda pinza sullo stesso disco serve per il freno di stazionamento. Le ruote sono in alluminio e montano pneumatici 120/70 ZR 17” all´anteriore e 190/55 ZR 17” al posteriore.


Identikit
 
  • Motore
  • Quattro cilindri a V di 76-, 4T, raffreddato a liquido. Cilindrata 1.236,7 cm3. Alesaggio e corsa 81 x 60 mm. Rapporto di compressione 12:1. Distribuzione UNICAM monoalbero a camme in testa, quattro valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica PGM- FI. Accensione digitale transistorizzata. Lubrificazione forzata a carter umido. Avviamento elettrico.
  • Trasmissione
  • Primaria a ingranaggi, finale ad albero con giunto cardanico. Doppia frizione multidisco in bagno d’olio a comando idraulico. Cambio a sei marce automatico e manuale.
  • Ciclistica
  • Telaio a doppio trave perimetrale in alluminio. Sospensioni: anteriore forcella HMAS a cartuccia con regolazione del precarico a steli rovesciati di 43 mm Ø, corsa 120 mm; posteriore Pro-Link con un ammortizzatore a gas HMAS regolabile nel precarico e nel freno in estensione, corsa ruota 130 mm. Freni a intervento combinato con ABS: anteriore due dischi flottanti di 320 mm Ø, pinze a sei pistoncini contrapposti; posteriore un disco di 276 mm Ø, pinza a due pistoncini. Pneumatici: anteriore 120/70 ZR17 M/C (58W); posteriore 190/55 ZR17 M/C (75W).
  • Dimensioni
  • Interasse 1.545 mm, lunghezza 2.250 mm, larghezza 740 mm, altezza 1.220 mm, sella 815 mm, luce a terra 125 mm. Cannotto 25,5-, avancorsa 101 mm. Serbatoio 9,2 l.

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