        La MotoGP si appresta a sbarcare in Spagna, per il primo attesissimo appuntamento europeo nella storica cornice di Jerez de la Frontera, la pista andalusa presente in calendario ininterrottamente dal 1987 ad oggi. Un GP che, come spesso accaduto nella dinamica delle ultime stagioni della top class, potrebbe delineare in modo netto i valori in campo assaggiati fino ad ora. Sono in molti ad arrivare a Jerez con il morale alto e con un buon momento di forma sulle spalle: da Maverick Vinales, dominatore di Austin con la sua Aprilia e gi&agrave; vincitore a Jerez nel 2013, anno del suo titolo mondiale in Moto3, a Pedro Acosta, l'assoluta sorpresa di quest'inizio di campionato in virt&ugrave; dei due podi conquistati in appena tre gare. Grande attenzione sar&agrave; rivolta anche a Enea Bastianini, reduce da un buon momento di forma come dimostrato dal podio di Austin e vincitore a Jerez nel 2020 (annata del titolo) in Moto2. Senza dimenticarci, ovviamente, di Marc Marquez e Pecco Bagnaia, piloti che hanno saputo scrivere pi&ugrave; volte il loro nome all'interno dell'albo d'oro del GP. MotoGP orari, GP Spagna 2024: orari e programmazione SKY e TV8 Valentino Rossi recordman a Jerez, segue Mick Doohan Il primato di vittorie sul circuito di Jerez &egrave; detenuto da Valentino Rossi, recordman sia per ci&ograve; che riguarda la top class che se considerate tutte le classi. Il campione di Tavullia vanta infatti sette successi in classe regina, ottenuti consecutivamente dal 2001 al 2003, e poi nel 2005, 2007, 2009 e 2016. Alle spalle dell'italiano, nella classifica dei piloti pi&ugrave; vincenti a Jerez in top class troviamo Mick Doohan con quattro sigilli, conquistati nel 1991, 1992 e poi 1995 e 1996. A quota tre successi troviamo un quartetto di spagnoli composto da: Alex Criville, vincitore di tre edizioni consecutive dal 1997 al 1999; Daniel Pedrosa, il pi&ugrave; forte di Jerez nel 2008, 2013, 2017; Jorge Lorenzo, mattatore nel 2010, 2011 e 2015, ed infine Marc Marquez, vincitore nel 2014, 2018 e 2019.&nbsp; Pedro Acosta e la possibilit&agrave; della prima vittoria Le ultime quattro edizioni della gara andalusa sono state firmate da: Fabio Quartararo nel 2020, Jack Miller nel 2021 e da Pecco Bagnaia, protagonista assoluto nelle ultime due edizioni. Il campione del mondo in carica &egrave; chiamato ad un'immediata riscossa dopo le deludenti gare di Portimao e Austin, e Jerez rappresenta in tal senso un palcoscenico potenzialmente ideale. Per riuscire nel difficile risultato, Bagnaia dovr&agrave; scontrarsi, tra gli altri, con Pedro Acosta, sempre pi&ugrave; vicino alla sua prima vittoria in MotoGP, impresa che non &egrave; da escludere possa avvenire gi&agrave; a Jerez, dove il rookie spagnolo ha gi&agrave; trionfato, nel 2021 in Moto3.  MotoGP, Bagnaia: corsa al riscatto a Jerez           

Il campione del mondo in carica ha trionfato nelle ultime due edizioni della gara andalusa mentre il record di vittorie appartiene a Valentino Rossi

La MotoGP verso Jerez: Bagnaia cerca il tris, Acosta il primo sigillo

Dopo sedici stagioni in SBK, non era mai capitato che Jonathan Rea raccogliesse solo 8 punti nelle prime due gare stagionali. Anzi, si contano sulle dita di una mano le volte in cui nelle prime due gare dell&rsquo;anno il nordirlandese non &egrave; salito sul podio. Cos&igrave; sul tracciato dove nel 2010 conquist&ograve; la prima doppietta ora cerca di dare una svolta alla propria stagione.  SBK, LE STATISTICHE PRE ASSEN: BAUTISTA INSEGUE BAYLISS, RAZGATLIOGLU INVECE HAGA  Assen per scacciare la sfortuna  Ad accogliere il WorldSBK ad Assen dopo quindici giorni di sole e caldo in tutta Europa, la classica e fresca aria olandese con il termometro che a fatica supera i 10&deg;C: &ldquo;Non me lo aspettavo, mi sembra di essere ancora a Belfast&rdquo; ha esordito Jonathan Rea. Passando poi al tracciato e agli ormai prossimi impegni in pista: &ldquo;&Egrave; una pista amica, ho sempre avuto buone sensazioni qui. Voglio essere veloce ma devo capire la Yamaha e il suo potenziale ma abbiamo le carte in regola per fare un bel weekend&rdquo;.  L&rsquo;avvio di stagione di Jhonny non &egrave; stato affatto semplice, ma il pilota Yamaha sa cosa non ha funzionato: &ldquo;In questo inizio di stagione ci sono successe tante cose sfortunate, per&ograve; sono passate solo due gare non met&agrave; stagione. Le nuove gomme hanno fatto parte di questi problemi: a Phillip Island abbiamo avuto le gare flag to flag e a Barcellona non siamo riusciti a provare tutte le cose che volevamo provare. &Egrave; una pista dove di solito &egrave; fondamentale avere molta trazione e molto grip nel massimo angolo di piega ma consuma molto le gomme&rdquo;. Il futuro &egrave; pi&ugrave; roseo dunque: &ldquo;Ora torniamo su piste pi&ugrave; normali ma ci sono molti altri piloti che miglioreranno ancora e se domani dovesse piovere per me sarebbe un grosso svantaggio perch&eacute; non avrei tempo per raccogliere dati con la nuova moto. Domani sar&agrave; un giorno fondamentale per capire le mie sensazioni e capire cosa posso fare&rdquo;.    SUPERBIKE: TUTTO IL PADDOCK DA FORZA A DANILO PETRUCCI  Feeling famigliare nel box  Dopo nove stagioni passate nel Kawasaki Racing Team, Rea ha accettato la sfida Yamaha per tornare ai vertici, questi primi round sono serviti anche per prendere confidenza oltre che con la moto, con tutte le persone del box: &ldquo;Stiamo familiarizzando con tutta la squadra, ci stiamo conoscendo e capendo come lavorare ma &egrave; una cosa che viene passo dopo passo. Loro stanno capendo come lavoro e io mi sto adattando a come lavorano loro. Ci sono delle grandissime persone ma &egrave; ovviamente diverso perch&eacute; con la mia vecchia squadra avevo 9 anni di esperienza insieme e bastava poco per capirsi. Oggi in una squadra completamente diversa che arriva da un pilota cos&igrave; diverso pu&ograve; essere difficile adattarsi ad un modo di lavorare diverso. Nelle prime gare ho passato molto tempo nel box per cercare di far capire quali sono le mie sensazioni. Per me &egrave; tutto nuovo e forse pu&ograve; creare qualche problema ma come ho detto passo dopo passo stiamo arrivando&rdquo;.  Il cambio pi&ugrave; importante &egrave; avvenuto per&ograve; con il cambio di crew cheif, lasciando la verdona infatti Rea ha perso Pere Riba, suo fidato braccio destro a capo del suo lato del box. In Yamaha ad attenderlo il suo ex compagno di squadra ai tempi della Supersport Andrew Pitt: &ldquo;Il loro modo di lavorare &egrave; pi&ugrave; simile di quanto si possa immaginare in realt&agrave; ad essere onesti. Sono entrambi molto chiari, Andrew cerca sempre di trovare una soluzione e spinge sempre tutta la squadra a trovare una nuova soluzione per migliorare. La differenza maggiore &egrave; che avendo lavorato con Pere per nove anni delle volte non c&rsquo;era bisogno nemmeno di parlare&rdquo;.   

Il nordirlandese arriva in Olanda dopo uno degli avvii di stagione pi&ugrave; complicati della sua stagione e cerca riscatto all&rsquo;Universit&agrave; delle due ruote

SBK, Jonathan Rea sull&rsquo;amica Assen: &ldquo;Domani sar&agrave; un giorno fondamentale&rdquo;

        L&rsquo;iconica livrea con la quale Max Biaggi e Shin'ya Nakano portarono al debutto la RSV4 nel mondiale Superbike torna a rivivere grazie ad una serie limitata che la casa di Noale ha presentato in occasione del round americano del motomondiale. SBK, ESCAMEZ: "HONDA, ULTIMI MA NON PER MOLTO" Edizione limitata ad effetto nostalgia L&rsquo;Aprilia RSV4 ha rappresentato la casa veneta nel WorldSBK per una decade, a partire dalla stagione del debutto nel 2009 al 2018, ultimo anno in cui furono schierate per tutta la stagione le moto di Noale dal team Milwaukee. In questi dieci anni Aprilia ha lasciato il segno riuscendo a conquistare sette titoli mondiali (tre piloti e quattro costruttori), 44 successi di manche e 102 podi. Quando nel 2008 venne annunciato il ritorno di Aprilia nel mondiale Superbike nessuno si sarebbe immaginato che quella che avrebbe esordito da li a pochi mesi sarebbe stata una delle moto pi&ugrave; vincenti della storia del WorldSBK. La prima stagione inizi&ograve; con Max Biaggi in grado di salire sul podio gi&agrave; alla seconda gara in Qatar, pista dove un paio d&rsquo;anni prima vinse al debutto tra le derivate di serie, poi nella fase centrale del campionato tanti piazzamenti in top10 ma anche complice il duello al vertice tra Ben Spies e Noriyuki Haga la vittoria sembrava non riuscire ad arrivare. A Donington Max torna sul podio, in seconda posizione mettendosi proprio tra i due rivali al titolo prima che le ostilit&agrave; si spostino a Brno. La pista ceca per la sua conformazione &egrave; sempre stato uno dei terreni di caccia preferiti del corsaro, in Gara1 il pilota romano sfrutta la strada lasciata spianata dalla caduta di Ben Spies per involarsi in solitaria verso il primo successo della casa di Noale nel WorldSBK con la Aprilia RSV4. Era il 26 luglio del 2009 e oggi Aprilia decide di festeggiare i 15 anni dal primo successo con la RSV4 Factory SE-09 SBK. Di base &egrave; una Aprilia RSV4 Factory a cui la casa di Noale ha aggiunto di serie il parafango anteriore una coppia di prese d&rsquo;aria per i freni in carbonio. Accanto alla sportiva, Aprilia ha presentato anche la Tuono V4 Factory SE-09 SBK, la hyper-naked che come la SBK Replica si &egrave; tinta degli stessi colori della moto con cui Max Biaggi ha conquistato il primo successo nel mondiale Superbike.   Aprilia quanto manchi Quello &egrave; stato solo il primo di tanti successi, sia per Max che per la casa di Noale. Biaggi infatti nella stagione successiva con la RSV4, questa volta con un&rsquo;altra iconica livrea quella della compagnia aerea di bandiera italiana, conquister&agrave; dieci successi di manche ed il suo primo titolo mondiale SBK. Max Biaggi si ripeter&agrave; due anni pi&ugrave; tardi mentre nel 2014 a centrare il terzo titolo piloti per la casa di Noale fu Sylvain Guintoli. Ai tre titoli mondiali piloti, Aprilia ha sommato anche quattro costruttori, il primo nel 2010 aggiungendo poi il tris consecutivo tra il 2012 e il 2014. Negli ultimi anni Aprilia ha smesso di produrre la RSV4 1000 passando all&rsquo;attuale RSV4 1100 Factory che per&ograve; non pu&ograve; partecipare al WorldSBK (parteciper&agrave; invece alla classe STK del FIM Endurance World Championship grazie alla collaborazione tra il Team Aviobike e Revo-Nuova M2 Racing). L&rsquo;edizione limitata presentata da Aprilia ad Austin fa salire il rimpianto di molti appassionati che non possono pi&ugrave; sostenere la casa di Noale nel WorldSBK, sperando che in futuro i regolamenti consentano alla casa veneta il ritorno in uno dei campionati dove pi&ugrave; ha fatto storia.  SBK, PETRUCCI: "UNA DELLE CADUTE PI&Ugrave; SPAVENTOSE DELLA MIA VITA"       

Ad Austin la casa di Noale ha presentato una nuova edizione limitata della propria superbike per celbrare i 15 anni dalla prima vittoria nel mondiale delle derivate di serie

Aprilia celebra il primo successo in SBK con la RSV4 Factory SE-09 SBK

        Diciannovesima edizione del Gran Premio del Trentino ospitato nella suggestiva scenografia delle Alpi sul tracciato di Pietramurata che qui fece tappa per la prima volta nel 1987 con la 125, come nel 1991 e con la 500 nel 1994. Dal 2013 la MX1/MXGP corre tutti gli anni sulla dura pista trentina, crocevia di mille duelli epici, come quelli tra Jeffrey Herlings (KTM) e Tim Gajser (Honda). Quella del Ciclamino &egrave; anche la pista che ha visto debuttare in 125 nel 2015 Prado, chiudere lo stesso anno la sua carriera da professionista, Ryan Villopoto (Kawasaki) e vincere nel 2017 una delle gare pi&ugrave; belle di sempre Antonio Cairoli (KTM), vittorioso anche nel 2013, 2016, 2010 e nel 2021, quando colse l&rsquo;ultimo dei suoi 94 successi in carriera.  Cairoli vittorioso sul podio del Trentino del 2021 La Sardegna ha confermato il dominio di Prado in MXGP Il terzo Gran Premio della stagione, quello di Sardegna, ha dato i suoi verdetti: implacabile Prado, vittorioso in Trentino nel 2023, resiliente Gajser, primo a Pietramurata nel 2022 e protagonista di un brutto infortunio lo soccorso anno agli Internazionali e in crescendo Herlings, vittorioso nel 2021, anno del suo ultimo titolo. Questi gli elementi salienti emersi a Riola Sardo, dove le manche si sono disputate sotto un sole torrido, con temperature praticamente estive. Non sono mancati i colpi di scena ma soprattutto, non sono mancati i colpi di calore di cui hanno sofferto molti piloti non ancora abituati a girare con temperature che hanno sfiorato i 30&deg;.&nbsp;  Romain Febvre, letteralmente demolito a fine gara a Riola Febvre in caccia di punti per non perdere il treno Prado-Gajser Tra quelli pi&ugrave; sofferenti a fine gara c&rsquo;era senz&rsquo;altro Romain Febvre (Kawasaki), protagonista di un fine settimana piuttosto complicato ma che alla fine &egrave; risuscito a limitare i danni, nonostante un ritiro in qualifica e due partenza dall&rsquo;ultimo cancello. Il francese non si &egrave; certo risparmiato e pur partendo dal fondo, &egrave; riuscito a chiudere le due frazioni del GP sardo in sesta e quinta posizione, portando a casa un 5&deg; posto assoluto e 7 punti pi&ugrave; del compagno di squadra Jeremy Seewer, partito in testa in entrambe le manche della domenica. Il francese ad Arco non ha mai vinto, mentre risale al 2021 l&rsquo;unico successo dello svizzero. Sulla pista del Trentino il record di vittorie nella classe regina &egrave; ancora di Cairoli, cinque volte primo, mentre Gajser conta 4 successi in MXGP, Herlings 2 ( e 3 in MX2) e Prado 1 (e 3 in MX2).  Febvre felice con la tabella rossa conquistata in Trentino nel 2021 Jonass in top five in MXGP cerca continuit&agrave; Il Gran Premio del Trentino potrebbe essere una buona occasione per Pauls Jonass (Honda), vincitore in Trentino in EMX125 nel lontano 2013, per mantenere l&rsquo;eccellente quinto posto in classifica dopo il 4&deg; della Sardegna, mentre per Calvin Vlaanderen (Yamaha) 7&deg; e primo dei piloti Yamaha in classifica, si tratter&agrave; di una gara piuttosto ostica viste le doti di puro sabbiaiolo. Per i nostri ci sar&agrave; sempre e solo Ivo Monticelli (Beta), con Mattia Guadagnini (Husqvarna), quasi pronto e scalpitante per esserci ma tenuto a freno dal team che vuole vederlo pi&ugrave; pronto per debuttare sulla FC 450 e Alberto Forato (Honda) out ancora per un po&rsquo;.&nbsp;  Il podio della MXGP 2023, da sx: Renaux, Prado ed Herlings       

Il quarto appuntamento stagionale con il Campionato del Mondo FIM di Motocross 2024 si terr&agrave; questo fine settimana nella splendida cornice dolomitica di Pietramurata

MXGP: dopo la sabbia le Dolomiti

Sarà l’ex allenatore di Inter e Roma, uno dei più vincenti della storia del calcio a porre fine alle ostilità del GP in Algarve. Bandiera neroazzurra prima dove conquistò la Champions League 2009/2010 e giallorossa più recentemente con la conquista della UEFA Conference League 2021/2022, José Mourinho è protagonista del paddock della MotoGP dove sarà chiamato a sventolare la bandiera a scacchi della gara.

Dalla Serie A alla MotoGP: José Mourinho a Portimao per sventolare la bandiera a scacchi

        Sullo storico Daytona International Speedway &egrave; andata in scena la prestigiosa 200 miglia vinta per il secondo anno consecutivo da Josh Herrin sulla Panigale V2 del team Warhorse HSBK Racing Ducati. Una gara che ha riservato molti colpi di scena a partire dal ritiro di Xavi Fores, campione in carica del MotoAmerica Supersport dopo appena un giro. 200 MIGLIA DI DAYTONA, 67 PILOTI AL VIA: ANCHE NICCOL&Ograve; CANEPA A CACCIA DI HERRIN Terzo successo in carriera a Daytona Per Josh Herrin quello della 82esima edizione della 200 miglia di Daytona &egrave; stato il terzo successo nella &ldquo;Great American Motorcycle Race&rdquo;. Per l&rsquo;americano il primo era arrivato addirittura nel lontano 2010, mentre nelle ultime due edizioni con la Ducati Panigale V2 &egrave; riuscito a imporsi back-to-back. La gara che lo scorso anno si era risolta solo sotto alla bandiera a scacchi con un&rsquo;incredibile volata, ha regalato meno spettacolo dopo la sosta perch&eacute; il box Ducati ha permesso a Herrin di rientrare molto pi&ugrave; velocemente rispetto a Richie Escalante col quale aveva a lungo duellato. Il messicano in sella alla Suzuki GSX-R 750 del Vision Wheel M4 ECSTAR Suzuki ha provato a recuperare il tempo perso nel pitstop facendo anche segnare il giro record della gara in 1&rsquo;48&rdquo;625 e riducendo il gap dal pilota Ducati fino a 5 secondi. Purtroppo per Escalante per&ograve; lo sforzo chiesto alla sua Suzuki lo ha fatto rimanere senza benzina nel corso dell&rsquo;ultimo passaggio. Il messicano ha cos&igrave; perso il secondo posto andato al suo compagno di squadra, il diciottenne Tyler Scott al suo primo podio alla 200 miglia di Daytona. Scott &egrave; considerato uno dei migliori prospetti del motociclismo americano e lo ha dimostrato conducendo una gara senza sbavature che lo ha portato cos&igrave; sul podio. Il terzo gradino del podio &egrave; poi andato ad Hayden Gillim con la Suzuki GSX-R 750 del Vesrah Racing. Escalante &egrave; stato passato anche da Bobby Fong negli ultimi metri ed ha terminato la 200 miglia di Daytona al quinto posto, un risultato deludente viste le premesse e lo svolgimento della gara ma le gare di endurance presentano anche queste incognite. APRILIA VINCENTE A DAYTONA: GUS RODIO PORTA LA RS 660 AL TOP IN GARA 1 Europei sfortunati C&rsquo;era grande attesa per le tante presenze dal vecchio continente per prendere parte alla 200 miglia di Daytona. Purtroppo il nostro portacolori nell&rsquo;EWC Niccol&ograve; Canepa a seguito di una caduta nella gara della SuperHooligans ha riportato una frattura e non ha preso il via della 200 miglia. I suoi compagni di squadra in YART hanno per&ograve; difeso bene il motociclismo europeo con Karel Hanika che ha chiuso in sesta posizione e con Marvin Fritz settimo, lontani circa 1&rsquo;30&rdquo; dal vincitore. Ancora pi&ugrave; sfortunato Xavi Fores, il campione in carica del MotoAmerica Supersport lasciata la Ducati e passato sulla R6 dell&rsquo;Attack Performance Progressive Yamaha Racing &egrave; stato costretto al ritiro dopo appena un giro per la rottura del motore. Un vero peccato perch&eacute; lo spagnolo aveva dimostrato di poter essere della partita anche con la moto di Iwata. Out anche le due Triumph Street Triple RS 765 del team di Peter Hickman con lo stesso recordman del TT costretto al ritiro a una manciata di passaggi dal termine.        

L&rsquo;americano del team Warhorse HSBK Racing Ducati si prende la vittoria nella classica americana, ritirato dopo un solo giro Xavi Fores

Josh Herrin e Ducati concedono il bis: loro la 200 miglia di Daytona

        La MotoGP &egrave; ormai pronta a spegnere i semafori della sua 76esima edizione; un'annata che si accinge a contraddistinguersi tra le conferme di piloti come Pecco Bagnaia, Jorge Martin e Fabio Quartararo e nuove promesse in cerca di gloria come Enea Bastianini e Pedro Acosta. Un passaggio di consegne (per la verit&agrave; gi&agrave; avvenuto) rispetto all'era immediatamente precedente, saldamente consolidatosi in questi ultimi anni, complice anche un Marc Marquez in balia di non poche difficolt&agrave; fisiche e teniche, tali da constringerlo a cedere il trono conquistato proprio negli anni '10. Proprio la decade 2010-2020 ha prodotto una serie di piloti entrati ormai nella leggenda delle due ruote, segnando un periodo aureo per la top class in termini di visibilit&agrave;, appeal e sfide epiche. Non ce ne vogliano gli esclusi, ma abbiamo azzardato una top ten basata su un mix di criteri che non possono che essere inevitabilmente condizionati da pi&ugrave; di un elemento soggettivo, oltre che da un'addizione di fattori concernenti gli anni trascorsi in pista, i risultati ottenuti nonch&eacute; l'eredit&agrave; sportiva tangibilmente lasciata a fan e addetti ai lavori.&nbsp;&nbsp; Pi&ugrave; MotoGP "In chiaro" nel 2024: un vantaggio per tutti! Aleix Espargar&oacute;, Maverick Vi&ntilde;ales e Andrea Iannone &nbsp; In decima posizione abbiamo scelto Aleix Espargar&ograve;, l'attuale veterano della top class presente sulla griglia della MotoGP dal 2009 ad oggi. In termini di risultati solo le ultimissime stagioni hanno dato merito alla resilienza e alla disciplina del pilota spagnolo, protagonista di anni di gavetta in cui il miglior risultato in classifica mondiale &egrave; stato il settimo posto del 2014 insieme al team Forward Yamaha. Il suo attuale compagno di squadra, Maverick Vi&ntilde;ales, occupa la nona casella in virt&ugrave; di risultati obiettivamente rilevanti tali da renderlo uno tra i pi&ugrave; forti della seconda generazione di piloti protagonisti sul finire degli anni '10.  Lo spagnolo, infatti, pu&ograve; contare otto vittorie nonch&eacute; la terza posizione finale ottenuta nei campionati 2017 e 2019. Infine, a completare la prima tranche di piloti ecco Andrea Iannone, indubbiamente tra i pi&ugrave; iconici e non solo riguardo al movimento italiano. Il carisma eccentrico, lo stile di guida aggressivo e la particolare propensione alle bagarre del pilota di Vasto l'hanno reso tra i piloti pi&ugrave; amati, nonostante il bottino ottenuto reciti solo una vittoria, conquistata in Austria nel 2016 in sella alla Ducati del team ufficiale.&nbsp;&nbsp;  Da Marco Simoncelli ad Andrea Dovizioso e Daniel Pedrosa Senza l'incidente di Sepang 2011 che ci ha maledettamente privato di Marco Simoncelli, la classifica in corso di descrizione sarebbe senz'altro diversa. Sono bastate due stagioni per far entrare nei cuori di tutti il carisma, la personalit&agrave; e le capacit&agrave; tecniche del pilota di Coriano, protagonista di due podi nel 2011, sintomo di un talento che stava intensamente sbocciando e che da l&igrave; a poco lo avrebbe reso un costante candidato al titolo per gli anni avvenire. Sesta casella per Andrea Dovizioso, il rivale per antonomasia di Marc Marquez sul finire degli anni '10. Nella decade in questione, il forlivese ha ottenuto tredici vittorie nonch&eacute; lo status di vice-campione del mondo per tre annate consecutive, dal 2017 al 2019, mettendo in scena delle gare memorabili e segnando la strada del successo in Ducati. Top five inaugurata da Daniel Pedrosa, uno dei piloti per acclamazione pi&ugrave; talentuosi della storia; un innovatore nella guida moderna della MotoGP, nonch&eacute; uno dei pi&ugrave; vincenti dell'era moderna. Solo il titolo in top class &egrave; mancato al fenomeno di Sabadell, avendo raggiunto il secondo posto in campionato nel 2010 e nel 2012.&nbsp; &nbsp; &nbsp;&nbsp;  Jorge Lorenzo ai piedi del podio, Casey Stoner inaugura il podio In quarta posizione abbiamo scelto il cinque volte campione del mondo Jorge Lorenzo, tra i protagonisti assoluti della decade 2010-2020 dall'alto dei suoi tre iridi conquistati nel 2010, 2012 e 2015. Lo spagnolo, mattatore della top class con il suo iconico stile di guida fluido e scorrevole, ha segnato un modo di correre (e di vincere) rimasto negli annali della MotoGP. Chiaramente, l'ordine delle prime cinque posizioni &egrave; maggiormente suscettibile ad interpretazioni di vario tipo, pertanto non ci aspettiamo una condivisione unanime delle caselle assegnate, fermo restando che chiunque tra i piloti selezionati in questa fase di classifica, &egrave; meritevole di occupare la vetta della prestigiosa lista. Ci&ograve; detto, Casey Stoner apre il podio grazie ai risultati ottenuti insieme a Ducati nel 2010 e soprattutto al titolo mondiale conquistato in sella alla Honda nel 2011. L'eredit&agrave; romantica del modo di guidare in uscita di curva dell'australiano giustifica a pieno regime l'inserimento nella top 3 dei corridori pi&ugrave; iconici, nonostante il due volte iridato si sia ritirato dalle corse nel 2012.&nbsp;  Marc Marquez sopravanza Valentino Rossi Se in ordine assoluto, in questo stesso tema trattato, non potremmo mettere Valentino Rossi in una posizione che non sia la prima, considerando come detto solamente la decade 2010/2020 non possiamo non esaltare le gesta e la figura di Marc Marquez, dominatore e simbolo dell'era moderna della MotoGP grazie ai sei titoli mondiali conquistati dal 2013 al 2019 (ad esclusione del 2015). Non sono solo i numeri a parlare e a favorire lo spagnolo ma anche un'eredit&agrave; sportiva che lo colloca tra i migliori piloti della storia, formatasi proprio nella decade che l'ha visto l'assoluto riferimento della top class. Piazza d'onore per Valentino Rossi; il nove volte ridato ha attraversato molteplici fasi nei dieci anni sopracitati: dalle difficolt&agrave; vissute in Ducati nel biennio 2010-2011, fino alla rinascita con Yamaha ed il titolo sfiorato nel 2015. Nonostante i risultati sportivi non abbiano tenuto fede ai primi dieci anni di carriera del campione di Tavullia, la sua figura si &egrave; confermata, di concerto al suo modo fantasioso di guidare ed al suo carisma, di riferimento per un intero movimento. Piloti a caccia dell'Aprilia, MotoGP pi&ugrave; ambita        

Quando manca ormai pochissimo all'inizio della stagione 2024, ecco i piloti simbolicamente pi&ugrave; rappresentativi dell'ultima era della top class

I 10 piloti MotoGP più iconici degli anni 10' (2010-2020)

        It had looked as if Conor Cummins and team Padgett's were set to part ways after a long and fruitful collaboration. But now comes official confirmation that the Manx rider will continue to defend the colours of the team headed up by Clive Padgett again in 2024, with the Tourist Trophy as the main goal, in addition to the North West 200 and other British races. The 37-year-old, a native of the Isle of Man, will be back on the Honda CBR1000RR-R in the Superbike, Superstock and Senior TT classes, but will also compete in the Supersport with the new CBR600RR. He will therefore join the returning Ian Hutchinson, two outsiders to watch out for around the Mountain Course. &nbsp; Cummins seeking his first TT win Conor (known also for the memorable 2010 incident at the Verandah turn) is still seeking a first win in his home race, despite having reached the podium on twelve occasions, six of which with team Padgett's. In 2022 he also completed a lap in an average of 133.116 mph, becoming the fourth fastest rider of all time around the Island, behind only Peter Hickman, Michael Dunlop and Dean Harrison. Last year didn&rsquo;t go according to plan, in that Cummins had to sit out a good part of the practice week and the first races due to health issues, but the 2024 edition sees him back among the frontrunners, particularly in the 1000 categories, where his return to full fitness, combined with Hutchinson&rsquo;s reappearance and Davey Todd&rsquo;s move to BMW, could make for an even more exciting battle for the podium positions.       

The Manx giant will continue to wear the colours of Clive Padgett&rsquo;s team, as he has since 2017, flanking Ian Hutchinson

Tourist Trophy: Conor Cummins to continue with team Padgett's

        Durante gli scorsi mesi sembrava che le strade di Conor Cummins e del team Padgett's fossero destinate a dividersi dopo una lunga e positiva collaborazione. Tuttavia, &egrave; arrivato l'annuncio ufficiale: il pilota mannese continuer&agrave; a difendere i colori della squadra capitanata da Clive Padgett anche nella stagione 2024, con il Tourist Trophy come impegno principale, ma anche alla North West 200 e in pista nel contesto britannico. Il 37enne, nativo proprio dell'Isola di Man, sar&agrave; quindi in sella alle Honda CBR1000RR-R per le classi Superbike, Superstock e Senior TT, ma prender&agrave; parte anche alla Supersport con la nuova CBR600RR. Andr&agrave; quindi ad affiancare il rientrante Ian Hutchinson, andando a formare una coppia di outsiders da tenere particolarmente d'occhio sul Mountain Course. EWC e non solo: Saltarelli al via del CIV SBK con il team TCF Racing Cummins in cerca della prima vittoria al TT  Conor (divenuto celebre anche per lo spettacolare incidente del 2010 alla curva Verandah) &egrave; ancora alla ricerca del primo successo nella gara di casa, pur essendo salito ben dodici volte sul podio di cui sei proprio con il team Padgett's. Inoltre, nel 2022 ha anche firmato un giro a 133.116 miglia orarie di media, diventando il quarto pilota pi&ugrave; veloce di sempre sull'Isola alle spalle dei soli Peter Hickman, Michael Dunlop e Dean Harrison. Lo scorso anno non &egrave; andato come previsto, visto che Cummins ha dovuto saltare buona parte della settimana di prove e le prime gare in programma per via di problemi di salute, ma l'edizione 2024 lo vedr&agrave; certamente tra gli assoluti protagonisti, specialmente nelle classi 1000, dove un suo ritorno ad alto livello, unito al rientro di Hutchinson e al passaggio in BMW di Davey Todd, potrebbe rendere ancora pi&ugrave; movimentata la lotta per le posizioni da podio. MotoGP: quattro wild card in vista per Lorenzo Savadori       

Il gigante mannese continuer&agrave; a difendere i colori della squadra di Clive Padgett, come accade dal 2017, andando ad affiancare Ian Hutchinson

Tourist Trophy: Conor Cummins ancora al via con il team Padgett's

        For most of his MotoGP career, from 2008 to 2016, Jorge Lorenzo wore factory Yamaha colours. In this time he won three world titles, in 2010, 2012 and in 2015, when he battled it out against team-mate Valentino Rossi. As reported by the Gazzetta dello Sport, Lorenzo has talked in his podcast, "Tengo un plan", about some of what went on behind the scenes and particularly about what pushed him to leave the Japanese manufacturer for Ducati. Lorenzo had no doubts: "I knew Dall'Igna would make Ducati the best bike" The marriage with the Bolognese manufacturer was far from rosy, but the Majorcan had clear reasons for moving to Ducati: "After many years with the same team and the same bike, I was lacking in motivation and needed new stimuli". His choice fell to Ducati, where he found a person with whom he&rsquo;d worked in 250 cc and whom he trusted: "I did it for motivation, because I knew that Luigi Dall'Igna would make the Ducati the best bike: he&rsquo;s very hardheaded and achieves everything he sets out to". And then there was behaviour on Yamaha's side that Lorenzo did not appreciate: "They didn&rsquo;t behave properly with me in 2015: they had a preference for Valentino Rossi and this was clear at Valencia. They &lsquo;disregarded&rsquo; me in some ways..." Lorenzo like Hamilton: here&rsquo;s why Although he didn&rsquo;t achieve the desired results in the two-year period with Ducati, Lorenzo had complete faith in the project and draws a comparison with a Formula 1 driver: "Lewis Hamilton left McLaren to go to Mercedes, a team that hadn&rsquo;t won anything. But he knew it would become the best car in the Circus. I had the same intuition with Ducati". Ducati hired him for an astronomical sum, 25 million over two years, but Lorenzo denies that this was what convinced him: "I signed a contract that gave me 15% more than I earned at Yamaha. I didn&rsquo;t make the change for money, though some think that I did. That 15% didn&rsquo;t change my life".       

The Majorcan retired from MotoGP in 2019 and has revealed some details about his career, including his reason for moving to Ducati...

MotoGP, Jorge Lorenzo: "At Yamaha they preferred Valentino Rossi. They disregarded me”

        Era il 1994 quando la neonata TMD Motorshow De Carli si affacciava sul panorama delle gare nazionali di motocross con i due giovani talentosi Claudio Federici ed Emiliano Caprioli. Il team, appena fondato da Claudio De Carli con l&rsquo;aiuto dell&rsquo;amico Sandro Celestini e con al fianco sempre il fedele Nazareno Properzi, usava le Yamaha YZ e i due piloti terminarono&nbsp; al primo (Federici) e secondo (Caprioli) posto del Campionato Italiano Junior 250/500cc.  Tre generazioni De Carli in una foto: Sergio, Davide e Claudio Federici apre la strada al successo, Chiodi vince il primo titolo Un inizio incoraggiante che trova conferme nel 1995 quando Federici vince il primo Gran Premio del Mondiale 125cc a Castiglion del Lago (PG), regalando alla squadra romana la prima delle 147 vittorie ottenute fino ad oggi. Nel 1997 l&rsquo;arrivo di Chicco Chiodi che dopo due secondi posti conquista finalmente il primo dei suoi tre titoli iridati, primo di 13 per De Carli che continua a sviluppare, innovare e produrre moto sempre pi&ugrave; competitive.&nbsp;  Davide e Claudio ricevono una targa celebrativa dal Presidente della FIM, Giovanni Copioli 2003: l'arrivo di Cairoli, di 94 vittorie e di 9 titoli Ad ottobre del 2003 a Roma arriva uno scricciolo siciliano che si trova ad un bivio: tornare a casa e chiudere col sogno di disputare il Mondiale o sfruttare al meglio quella che sembra essere l&rsquo;ultima chance. Antonio Cairoli fa vedere cosa sa fare e De Carli gli d&agrave; una moto per il 2004; a fine stagione arriva il terzo posto che sar&agrave; la rampa di lancio per il primo di 9 titoli iridati conquistati tra il 2005 e il 2017.  Si festeggia con la torta celebrativa dei primi 30 anni Da Yamaha a KTM, sempre vincendo Nel 2009 con Yamaha le strade si separano ma Cairoli decide di restare e affrontare assieme al team la nuova avventura con KTM. Nel 2010 arriva subito il primo titolo iridato della MX1, &egrave; il primo per il costruttore austriaco nella classe regina, per Cairoli &egrave; il 4&deg; in carriera e per De Carli il 5&deg; della sua storia. Fino al 2014 ne arriva uno all&rsquo;anno e nel 2017 si raggiunge la doppia cifra.&nbsp;  Claudio De Carli e Antonio Cairoli, come padre e figlio 2018, arriva Prado, si continua a vincere Il futuro del team &egrave; in arrivo, nel 2018 lo spagnolo Jorge Prado approda a Roma e conquista il titolo della MX2, confermandosi nel 2019. Da KTM si passa a GASGAS e l&rsquo;ultimo alloro arriva nel 2023, &egrave; il primo titolo in MXGP del galiziano che regala la prima vittoria nella classe regina al marchio spagnolo, diventato ormai austriaco. Al timone c&rsquo;&egrave; il figlio di Claudio, Davide che inizia cos&igrave; alla meglio un cammino che promette ancora tanti successi.  I ragazzi del motoclub Eur-Malagrotta con Cairoli e i De Carli Il futuro con Davide e GASGAS Accanto a Claudio, Davide, Ornella e alla famiglia De Carli tanti volti amici, familiari, collaboratori e sponsor che hanno reso possibile questi primi incredibili 30 anni di storia, per festeggiare un traguardo, certo ma anche una nuova partenza verso nuove vittorie dopo 147 Gran Premi vinti, 13 titoli iridati e 3 Nazioni conquistati (Brasile, Spagna, Mantova). Il futuro &egrave; nelle mani di Prado, assente giustificato perch&egrave; ancora in California, Simon Langenfelder e Marc Antoine Rossi, che daranno la caccia al loro primo titolo iridato.  La squadra che affronter&agrave; la sfida del 2024 con Prado, Langenfelder e Rossi       

La squadra romana, una delle pi&ugrave; vincenti di sempre ha celebrato i 30 anni di storia a Malagrotta, la pista dove tutto &egrave; iniziato. Da Federici a Prado, passando per Chiodi e Cairoli, tutti i successi del team De Carli

Motocross: il team De Carli festeggia 30 anni

        Per la maggior parte della sua carriera, Jorge Lorenzo ha vestito i colori del team Yamaha ufficiale in MotoGP, ovvero per ben nove anni dal 2008 al 2016. In questo lasso di tempo ha vinto tre titoli iridati, nel 2010, nel 2012 e poi nel 2015, quando lott&ograve; con il suo compagno di squadra Valentino Rossi. Come riporta la Gazzetta dello Sport, al podcast "Tengo un plan" Lorenzo ha raccontato alcune cose accadute nel dietro le quinte, in primis cosa lo ha spinto a lasciare la Casa di Iwata per passare in Ducati. Lorenzo non aveva dubbi: "Sapevo che Dall'Igna avrebbe reso Ducati la moto migliore"  Il matrimonio con la Casa bolognese non &egrave; stato roseo, ma il motivo per cui il maiorchino decise di cambiare ambiente &egrave; chiaro: "Dopo tanti anni nella stessa squadra e con la stessa moto, mi mancavano le motivazioni, avevo bisogno di nuovi stimoli". La scelta &egrave; ricaduta su Ducati, dove ha ritrovato una persona con cui aveva lavorato in 250 cc e su cui riponeva una grossa fiducia: "L'ho fatto per motivazione, perch&eacute; sapevo che Luigi Dall'Igna avrebbe reso la Ducati la migliore moto: lui &egrave; molto testardo e ottiene tutto ci&ograve; che si propone". A questo si era aggiunto un atteggiamento di Yamaha che a lui non &egrave; piaciuto e ha svelato: "Non si erano comportati correttamente con me nel 2015: hanno avuto una preferenza per Valentino Rossi e a Valencia si &egrave; notato bene. Per certi aspetti mi 'disprezzavano'..."  Lorenzo come Hamilton: ecco perch&eacute;  Bench&eacute; non siano arrivati i risultati sperati nel biennio passato con Ducati, Lorenzo aveva piena fiducia nel progetto e ha fatto un paragone con un pilota di Formula 1: "Lewis Hamilton lasci&ograve; la McLaren per andare alla Mercedes, una squadra che non aveva vinto nulla. Ma sapeva che sarebbe stata la migliore macchina del Circus. Io ho avuto la stessa intuizione con la Ducati". Ducati lo ingaggi&ograve; per una cifra stratosferica, 25 milioni in due anni, ma Lorenzo nega che sia stato questo fattore a convincerlo: "Ho firmato un contratto che in realt&agrave; era il 15% in pi&ugrave; di quanto guadagnavo in Yamaha. Il cambiamento non &egrave; stato per soldi, anche se alcuni pensavano che lo fosse. Ma quel 15% non mi ha cambiato la vita". Calendario MotoGP 2024       

Nel 2019 il maiorchino si &egrave; ritirato dalla MotoGP e ha svelato alcuni dettagli della sua carriera, tra cui il motivo per cui arriv&ograve; in Ducati...

MotoGP, Jorge Lorenzo: "In Yamaha preferivano Valentino Rossi. Mi disprezzavano"

        Non &egrave; facile nello sport, come nella vita, cambiare obiettivi, traguardi e consuetudini. Dover rimodellare, correggere e ridimensionare le proprie ambizioni pu&ograve; comportare frustrazione, disillusione. Ma quando, come nel caso di Alessandro Lupino, c&rsquo;&egrave; gi&agrave; una nuova sfida da affrontare, &egrave; tutto pi&ugrave; facile e quasi &ldquo;naturale&rdquo;. Lupino smette con il Motocross? No, smette con il mondiale Motocross, per parafrasare il suo amico Antonio Cairoli nell&rsquo;annuncio di due anni fa. &ldquo;Smetto con il Motocross &ndash; anzi no &ndash; smetto con il Mondiale&rdquo; disse la Leggenda. Da allora Tony si &egrave; sempre allenato in pista, cos&igrave; come ora &egrave; il momento per Lupino di lasciare il campionato pi&ugrave; importante &ndash; un impegno totalizzante per pi&ugrave; di sette mesi &ndash; ma non il Motocross. Motocross: Cairoli "svela" la Ducati Alessandro Lupino in esclusiva  Nato a Viterbo il 15 gennaio 1991, il &ldquo;Lupo&rdquo;, dopo aver vinto tutto nel Minicross (Italiano, Europeo e Mondiale) a 16 anni pass&ograve; direttamente al mondiale Motocross. Dove ha trascorso met&agrave; della sua vita. &ldquo;Da piccolo giocavo a calcio &ndash; racconta &ndash; e a 7-8 anni ebbi in regalo da mio nonno e mio zio, appassionati di moto, un Grizzly 50, ci giravo un po&rsquo; in campagna. L&rsquo;iniziazione vera e propria fu due anni dopo, quando mi presero il Polini 50, che all&rsquo;acquisto omaggiava di una scuola di quattro giorni all&rsquo;isola d&rsquo;Elba condotta da Fabio Fasola. Eravamo un gruppo di bambini, tra loro c&rsquo;era anche Danilo Petrucci. La mia prima gara vera fu nel 2002, nell&rsquo;italiano Minicross Junior. Avevo 11 anni e vinsi subito, e alla fine conquistai anche il titolo italiano. Nel 2006 con KTM Foto Shop vinsi il titolo Senior, l&rsquo;Europeo e il Mondiale&rdquo;.  Dopo il Minicross arriv&ograve; il Mondiale vero e proprio. &ldquo;Nel 2007 entrai nel Team De Carli dove c&rsquo;erano Cairoli e Matteo Bonini: un sogno, ma non ero pronto. Dal Minicross alla 250 quattro tempi, senza neanche passare per la scuola della 125. Nel 2007 fui secondo nel mondiale junior MX2 e sesto nell&rsquo;Italiano, e vinsi il Trofeo MX Italia. Nel 2008 nel mondiale MX2 fui 23&deg;. Nel 2009 dopo i primi cinque GP ero nella Top 15, ma un infortunio alla spalla mi costrinse a un intervento chirurgico. Nel 2010 passai al Team Ricci, con la Yamaha in MX2: fui 14&deg; finale con un terzo posto di manche a Bellpuig. Insieme con Ricci passammo all&rsquo;Husqvarna, con cui nel 2012 vinsi l&rsquo;italiano MX2&rdquo;. Poi ci fu il passaggio al team francese CLS.  &ldquo;Due anni, prima con la Yamaha e poi con la Kawasaki: avevo un buon passo, feci ottavo al Mondiale con due podi, a Sevlievo e Maggiora. Quello davanti ai tifosi italiani fu un momento indimenticabile. E ci fu anche il podio al &lsquo;Nazioni&rsquo; 2013: terzo posto in Germania con Cairoli e David Philippaerts&rdquo;.  Nel 2014 inizi&ograve; l&rsquo;avventura nella classe regina.  &ldquo;In Indonesia si infortun&ograve; Tommy Searle e il team mi chiese di sostituirlo sulla 450. All&rsquo;esordio, ad Arco, con la Kawasaki sorpresi tutti con un ottavo posto in Gara 2, ma pochi giorni dopo mi infortunai a un ginocchio&rdquo;.  Dopo quell&rsquo;inconveniente &egrave; arrivato un ulteriore cambiamento.  &ldquo;Nei tre anni successivi ho gareggiato nel team italiano Honda Assomotor, e dal 2015 faccio parte del Gruppo Sportivo Fiamme Oro Motociclismo, Polizia di Stato, e in tutti questi anni mi &egrave; stato vicino il Moto Club Bonanni di Tavarnelle Val di Pesa. Un brutto infortunio alla spalla mi ha limitato nel Mondiale, ma con Assomotor ho vinto tre titoli italiani (2015, 2016, 2017). Nel 2018 sono passato al team olandese Gebben: tre anni in cui sono tornato a fare buoni risultati nella Top 10 iridata, vincendo l&rsquo;Italiano nel 2018. Avevo Christian Ravaglia come preparatore e abbiamo svolto un ottimo lavoro&rdquo;.  Nel 2021 sei passato al Team KTM-MRT. &ldquo;Dove ho vissuto forse la mia migliore stagione: ho vinto l&rsquo;Italiano e al Mondiale ho chiuso decimo, ma soprattutto ho partecipato alla splendida vittoria del Cross delle Nazioni a Mantova con Cairoli e Mattia Guadagnini&rdquo;.  Nel 2022, con la Beta, il primo incarico grazie alle tue doti di sviluppatore, preludio a quanto accadr&agrave; in Ducati.  &ldquo;Il 2022 &egrave; stato un anno da dimenticare, poi nel 2023, con la Beta e con MRT abbiamo vissuto una buona stagione con un gran lavoro di sviluppo: la moto &egrave; cresciuta e quando ho fatto belle partenze i risultati sono stati positivi (nono in Spagna, ottavo in Lettonia, nde) fino all&rsquo;infortunio in Indonesia. Mentre nell&rsquo;Italiano mi sono classificato secondo per pochi punti&rdquo;.  &nbsp; Alessandro Lupino: un pezzo di storia del Mondiale  Diciassette stagioni iridate, 216 Gran Premi, hai vissuto una fetta di storia del Mondiale.  &ldquo;Mi considero fortunato ma non mi sono mai tirato indietro. &Egrave; stato bello vivere da vicino l&rsquo;epopea di Cairoli, un talento incredibile e irripetibile, e senza dubbio il momento pi&ugrave; alto della mia carriera &egrave; stata la vittoria al &lsquo;Nazioni&rsquo;. Nell&rsquo;ultima manche, corsa in un fango impossibile, sono caduto e ho battuto forte con il casco. Ero stordito, sembravo un automa, ma sono riuscito a finire la manche. All&rsquo;arrivo c&rsquo;era Cairoli che mi aspettava e ho capito che avevamo vinto: incredibile!&rdquo;.  Com&rsquo;&egrave; cambiato il Mondiale in tutti questi anni?  &ldquo;Al mio arrivo c&rsquo;era la manche di qualifica il sabato, a volte con 70 piloti che si giocavano 40 posti, e un Cairoli poteva anche rischiare di rimanere fuori. Oggi vedi i cancelletti che non sono pieni ed &egrave; un peccato. &Egrave; difficile capire e trovare una soluzione: i costi del Mondiale sono molto alti, e forse piloti come Searle, Max Nagl e altri preferiscono il campionato nazionale, meno impegnativo ma con premi in denaro che non ci sono nel Mondiale. Rimettere i premi potrebbe essere un incentivo&rdquo;.  Hai altri suggerimenti per il Mondiale?  &ldquo;Tornerei al format in un solo giorno, come si fa nel National USA e come si fece in Europa nel periodo del Covid: ora stai troppe ore in moto. Oppure, e sarebbe ancora meglio, disputare una manche il sabato e una la domenica: di sicuro si ridurrebbero gli infortuni. Invece ora c&rsquo;&egrave; pure la manche del sabato che assegna punti, oltre alle due della domenica: sono troppe. E anche obbligare gli Over 23 a passare alla 450 in MXGP non mi piace: ci sono piloti adatti alle piccole cilindrate e questo svilisce il valore della MX2&rdquo;. Come hai iniziato a fare il tester?  &ldquo;Nella mia carriera, esclusi i primi anni, ho sempre fatto la mia parte nello sviluppo della moto, mi piace cercare di migliorarla, fornire indicazioni e provare soluzioni nuove. Fin dal periodo con l&rsquo;Husqvarna, quando la moto era abbastanza nuova e si trascorrevano giornate intere con i tecnici di Schiranna, l&igrave; ho cominciato a fare esperienza. Essere il tester di una Casa produttrice &egrave; diverso: ti arriva sempre materiale da provare e sviluppare. Oggi poi c&rsquo;&egrave; molto lavoro da fare con l&rsquo;elettronica&rdquo;.  Una moto che vince nel Mondiale &egrave; adatta anche per un pilota di livello regionale?  &ldquo;No, e lo dico sia per l&rsquo;erogazione del motore che soprattutto per il setting delle sospensioni: se non hai quella velocit&agrave; per farle lavorare, non riesci a sfruttare la moto che, anzi, ti mette in difficolt&agrave;&rdquo;. Quali moto hai preferito?  &ldquo;Tra le 250, la Kawasaki CLS, aveva un motore molto divertente e completo, con coppia e allungo. Tra le 450, la KTM di MRT del 2021: la moto era di serie, con sospensioni WP ufficiali, ed era competitiva al 100%&rdquo;. &nbsp; Alessandro Lupino e la Ducati  Ti prepari per la Ducati, che accompagnerai allo storico debutto nei ruoli di tester e pilota.  &ldquo;&Egrave; un onore: la Ducati &egrave; arrivata nel momento giusto per me. Avevo deciso di &lsquo;rallentare&rsquo; con le gare, e poi mi &egrave; sempre piaciuto lavorare allo sviluppo di una moto, penso di avere l&rsquo;esperienza per fare bene. Questa, poi, &egrave; una sfida italiana e da parte mia ci sono determinazione e orgoglio&rdquo;.  E in rosso ritrovi anche Cairoli.  &ldquo;&Egrave; unico, come pilota e come amico, non potrei chiedere di pi&ugrave;&hellip;&rdquo;.  Al Cross delle Nazioni in Francia ti abbiamo visto con la divisa di Tecnico Federale FMI. &nbsp;&ldquo;S&igrave;, al &lsquo;Nazioni&rsquo; ho intrapreso questa esperienza e mi &egrave; piaciuta molto, &egrave; bello lavorare con i giovani: spero di continuare&rdquo;.  Quanto hai sofferto a vivere il Cross delle Nazioni da tecnico e non come pilota?  &ldquo;Una met&agrave; di me avrebbe voluto correre, ma sono stato felice del podio della squadra&rdquo;.  Ducati: primi test con Cairoli e Lupino       

"Accanto all&rsquo;onore e alla portata storica, la chiamata della Ducati &egrave; arrivata al momento giusto"

Motocross, Lupino come Cairoli: "Smetto, anzi no" | Esclusiva

        La carriera di Nicola Dutto &egrave; lunga, nato il 13 gennaio 1970 ha collezionato in carriera diversi titoli nazionali ed europei Baja e Rally TT tra il 2004 ed il 2009 prima di quel tragico 20 marzo 2010 dove durante una speciale del Campionato Europeo Baja nei pressi del fiume Tagliamento in provincia di Pordenone cado ad alta velocit&agrave;. La diagnosi &egrave; grave, lesione al midollo spinale, una lunga operazioni e quasi un anno di riabilitazione per ricominciare una nuova vita. JACOPO CERUTTI PORTA L&rsquo;APRILIA TUAREG 660 ALLA VITTORIA NELL&rsquo;AFRICA ECO RACE Dalla Dakar alla Baja 1000 Dopo l&rsquo;infortunio che avrebbe potuto piegare lo spirito di chiunque, Nicola non si &egrave; lasciato andare ed ha ricominciato a correre grazie a moto appositamente modificate. Il ritorno in gara avviene nel 2012 dove chiude la Baja Aragon in 24esima posizione assoluta, mentre nel 2015 nel mondiale Baja &egrave; addirittura quarto assoluto e primo degli italiani. Nel 2019 viene ammesso alla Dakar ma l&rsquo;avventura dura pochi giorni con una ancora oggi inspiegabile decisione della direzione gara di escluderlo dopo la tappa Marathon, in verit&agrave; gli organizzatori cambiarono idea nella notte ma ormai le moto erano sui camion in direzione del bivacco e non &egrave; stato possibile cos&igrave; ripartire. Quella storia fa parte del passato e negli ultimi anni Nicola ha continuato a lavorare sodo per realizzare grandi cose. Lo scorso novembre ha terminato la Baja 1000, ultimo allenamento prima dell&rsquo;avvenuta che lo avrebbe portato a Dakar.   Al traguardo, vittorioso, sul Lago Rosa Al via di una KTM EXC-F allestito per affrontare i rally e per permettere a Nicola di guidare, con Julian Villarrubia Garcia e Ruben Saldana Goni a fargli da angeli custodi negli oltre 6000km di gara alla Africa Eco Race. Dutto &egrave; riuscito a terminare la gara in trentesima posizione e terzo della categoria, solo una sosta a met&agrave; percorso giocandosi il &ldquo;jolly&rdquo; che permette ai piloti di non prendere parte ad una speciale, quella che avrebbe potuto avere pi&ugrave; insidie. Per il pilota cuneese arrivato al bivacco di Saint Louis, l&rsquo;ultimo prima della passerella a Dakar, una grande standing ovation da parte di tanti dei piloti gi&agrave; arrivati sotto le tende. Un momento toccante ma mai quanto quello che ha vissuto a pochi metri dal traguardo di Dakar dove tutti gli altri piloti in gara hanno deciso di fermarsi prima della fine della speciale per permettergli di vincere l&rsquo;ultima speciale della gara.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Pol Tarr&eacute;s (@poltarres13)            

Il pilota piemontese &egrave; riuscito ad arrivare al traguardo sul Lago Rosa di Dakar diventando il primo pilota paraplegico a completare il Rally Raid africano

Nicola Dutto al traguardo della Africa Eco Race e vincitore dell’ultimo stage!

Il fango &egrave; stato l&rsquo;elemento che pi&ugrave; di ogni altro ha caratterizzato il secondo round del Supercross AMA 2024, tornato per l&rsquo;occasione a San Francisco da dove mancava dal 2010, condizionando i risultati delle gare con numerose cadute e uscite di pista.    Il grande vantaggio di Sexton in partenza  Partenza a razzo per Sexton nel Main Event  Al via del Main Event &egrave; Chase Sexton (KTM) a scattare davanti a tutti, il Campione in carica della 450SX fa valere la sua esperienza e approfitta della straordinaria partenza, cercando la fuga sin dalle prime curve, mentre alle sua spalle Jason Anderson (Kawasaki) e Malcolm Stewart (Husqvarna) cadono alla prima curva e Ken Roczen (Suzuki), spegne la sua moto nel tentativo di tagliare la traiettoria a Sexton che non perde la testa, precedendo Adam Cianciarulo (Kawasaki) e Eli Tomac (Yamaha).&nbsp;    Brivido nel finale con il contatto tra Jett Lawrence e Sexton che lo sta doppiando  Lawrence perde la testa, Sexton la ritrova in arancione  Chi non riusciva a far valere la sua tecnica formidabile in partenza &egrave; Jorge Prado (GASGAS), vincitore della Heat di qualifica ma in difficolt&agrave; nei primi giri di gara, mentre lottava con Roczen per la nona posizione. Il galiziano ha rimontato fino alla sesta piazza, salvo chiudere al settimo posto dopo un bel duello con Dylan Ferrandis (Honda), sesto sul traguardo dietro ad Aaron Plessinger (KTM), quinto e a Shane McElrath (Suzuki), quarto. Sul podio Sexton &egrave; primo con Tomac secondo e Roczen ottimo terzo dopo una bella rimonta. In campionato Sexton &egrave; il nuovo leader con 7 lunghezze su Lawrence e 10 su Tomac. Prado entra nella top 10 al nono posto, mentre Roczen risale al settimo.&nbsp;    Occasione perssa per Prado, vincitore della Heat di qualifica 

Impressionante serata del Campione in carica della 450SX che sale sul podio per la seconda volta consecutiva, si regala il primo successo con KTM e la tabella rossa in vista del terzo round. Jett Lawrence a terra pi&ugrave; volte

450SX: Chase la macchina del fango

        742 round dopo Pierre Karsmakers, primo vincitore della storia del Supercross il 9 marzo del 1974, Jett Lawrence (Honda), &egrave; diventato il primo pilota a ripetere l&rsquo;impresa, vincendo al debutto nella classe regina della specialit&agrave; a stelle e strisce. Da allora, in 50 anni pi&ugrave; di 700 piloti hanno tentato di ripetere l&rsquo;impresa di vincere all&rsquo;esordio ma solo il giovane fenomeno australiano, destinato a diventare probabilmente il pi&ugrave; titolato pilota della storia del Supercross americano c&rsquo;&egrave; riuscito infilando il suo 41&deg; successo in carriera, il primo ovviamente in 450SX.  I fratelli Lawrence in versione "manichino" attendono di scendere in pista La rinascita di Anderson ad Anaheim 1 Anaheim 1 ha visto anche ritornare sul podio, dopo un 2023 disastroso, Jason Anderson (Kawasaki). Il Campione del 2018 che a San Francisco prender&agrave; il suo 280&deg; via in una gara di Supercross ha cos&igrave; portato la sua striscia di presenze sul podio a ben 10 anni, rilanciando le sue quotazioni nella serie 2024. Gara pi&ugrave; che positiva anche per il Campione in carica Chase Sexton (KTM) che ha esordito sulla moto austriaca portandosi a casa il terzo posto, ovvero il 70&deg; podio in carriera, il 25&deg; nella classe regina del Supercross.&nbsp;  Jason Anderson mentre si allena sulla cyclette nel paddock di San Francisco San Francisco SX: un po' di storia Il primo round della classe 450SX nella Baia di San Francisco si &egrave; svolto il 16 giugno 1990 nello Spartan Stadium di San Jose ed era il penultimo round di quella stagione, vinto da Jeff Stanton (Honda) che si avviava a vincere il campionato contro Jean-Michel Bayle. Tutti e 6 i round disputati a San Jose sono stati penultimi. La serie &egrave; poi tornata a San Jose durante la stagione 1995 prima di una pausa di sette anni. Le gare di Supercross sono tornate nella baia, all'Oracle Park di San Francisco, sede dei Giants, dove si correr&agrave; quest&rsquo;anno, nel 2003. Era la quarta gara della stagione e Ricky Carmichael ottenne la sua seconda vittoria, da allora, lui, Chad Reed e James Stewart hanno vinto all&rsquo;Oracle Park dal 2003 al 2009 prima che Ryan Villopoto vincesse nel 2010, nell'ultima occasione che la serie ha visitato lo stadio dei SF Giants.  La Beta 450 di Colt Nichols fa bella mostra di se nel paddock di San Francisco Vincitori di San Francisco SX Nel 2013 i San Francisco 49ers della NFL hanno costruito il loro nuovo stadio, il Levi's Stadium, che hanno iniziato ad utilizzare a partire dal 2014. Il Supercross &egrave; arrivato al Levi's Stadium nel 2015-2016 per i round di fine stagione, vinti da Ryan Dungey. In tutto tra le tre localit&agrave; nell'area della Baia di San Francisco si sono svolti 16 round della classe 450SX. Il San Francisco Supercross del 2024 sar&agrave; il 17&deg; nella Bay Area e il 9&deg; all&rsquo;Oracle Park. I migliori vincitori nella zona della Baia di San Francisco sono: Ricky Carmichael con 3 successi ('03, '05, '07) 2), Ryan Dungey, con 2 ('15-'16), James Stewart, anche lui 2 ('06, '09) 2 ), Chad Reed, 2 ('04, '08) 2) e Jeremy McGrath, 2 ('93, &rsquo;95).  La tabella rossa numero 24 sulla Husqvarna di RJ Hampshire       

Dopo il primo round della scorsa settimana, il carrozzone del Supercross AMA 2024 si &egrave; spostato 650 chilometri a nord, nella baia di San Francisco, dove questo sabato si disputer&agrave; il secondo round di 17.&nbsp;

Supercross: fatti e curiosità di Anaheim 1 e di San Francisco

        La notizia della separazione tra il campione francese e la casa di Pesaro aveva sorpreso tutto il mondo del Supermotard, a pochi giorni dalla 100km dei campioni alla quale anche quest&rsquo;anno Thomas Chareyre parteciper&agrave; &egrave; arrivato l&rsquo;annuncio del team con cui correr&agrave; la prossima stagione. 100KM DEI CAMPIONI: PEDRO ACOSTA, PECCO BAGNAIA E MARCO BEZZECCHI AL VIA La nuova sfida con SGR Grau Racing Il team spagnolo nel 2023 si &egrave; messo in evidenza anche grazie alle prestazioni di Julen Avila Cortes che ha conquistato il titolo nazionale e che ha chiuso al secondo posto il GP di Catalunya del mondiale nella sua wildcard iridata. Con Julen passato nelle fila KTM con il team MTR e che qualche giorno fa ha ospitato Pedro Acosta per una giornata di test proprio in Spagna, il team spagnolo ha deciso di rilanciare assicurandosi le prestazioni sportive di Thomas Chareyre. Nato ad Al&egrave;s il 18 marzo 1988, l&rsquo;8 volte campione del mondo Supermoto a cui andrebbero sommati 11 Supermoto delle Nazioni conquistati, 3 titoli europei ed altri 11 titoli nazionali tra Francia e Italia (rispettivamente 8 e 3) riparte cos&igrave; dalla Honda CRF 450 R. Nella sua carriera il quasi trentaseienne francese aveva vestito fin qui i colori di soli altri due brand, Husqvarna al suo debutto nel mondiale nel 2004 e TM Racing dal 2010 al 2023. Il debutto sulla Honda &egrave; fissato per il prossimo 12 e 13 gennaio al Ranch di Valentino Rossi per la 100km dei campioni con Thomas che utilizzer&agrave; il CRF allestito dal team spagnolo che fornir&agrave; le moto anche a Diogo Moreira e Ferran Cardus. Percorso simile, da TM Racing a Honda per Elia Sammartin che lascia il team L30 Racing con il quale ha conquistato gli ultimi due titoli tricolore S1 per salire sulla CRF 450 R del Gazza Racing Team con il quale tenter&agrave; l&rsquo;assalto al titolo nazionale e mondiale S1 nelle prossime due stagioni.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da SGR Grau Racing (@sgr_grauracing)            

L&rsquo;otto volte campione del mondo chiuso il proprio rapporto con TM passa nelle fila del team spagnolo con la moto giapponese

Thomas Chareyre passa a Honda! Nel 2024 al via con SGR Grau Racing

        La stagione 2023 di Jorge Martin, conclusa con il secondo posto assoluto alle spalle di Pecco Bagnaia al termine di un duello entusiasmante conclusosi solamente all'ultima gara di stagione, ha sancito la definitiva esplosione di un pilota che per velocit&agrave; pura e miglioramenti espressi ha saputo convincere tutto il paddock del motomondiale. Tra essi c'&egrave; il cinque volte campione del mondo Jorge Lorenzo, rinomatamente estimatore delle qualit&agrave; di Martin nonch&eacute; altamente fiducioso sulle potenzialit&agrave; ancora inespresse dell'alfiere Pramac.  L'ex pilota di Yamaha, Ducati e Honda ha valorizzato le virt&ugrave; del giovane connazionale nel documentario prodotto da DAZN e Dorna: "Martinator, voluntad de hierro", incentrato proprio sul vicecampione del mondo 2023. La pi&ugrave; che positiva annata del pilota madrileno si &egrave; conclusa con un bottino di quattro vittorie in gara e nove successi nelle Sprint, numeri significativi proprio della particolare dote riguardante in particolar modo la prestazione secca. MotoGP, il 2024 di Marquez scatter&agrave; dal cocoric&ograve;: ecco la data della presentazione Jorge Lorenzo: "Martin &egrave; iperattivo, non mi ascoltava" Il campione del mondo della MotoGP del 2010, 2012 e 2015, Jorge Lorenzo, &egrave; intervenuto con parole al miele nei confronti di Jorge Martin, tanto come pilota, quanto come persona: "&Egrave; una persona molto naturale, un po' iperattiva. Quando gli davo consigli, ad esempio, ascoltava per due o tre secondi, poi guardava altrove o mi raccontava un'altra storia. Non ascoltava", il maiorchino ha poi aggiunto: "&Egrave; una brava persona, naturale, uno a cui piace divertirsi". Dal punto di vista tecnico, la stagione 2023 ha svelato in maniera definitiva pregi e difetti del pilota Pramac, capace di mettere tutti d'accordo circa il suo status di pilota pi&ugrave; "veloce" dell'intera griglia della top class. "Sicuramente non l'ho scoperto come pilota. &Egrave; molto esplosivo e, quello che mi ha impressionato di pi&ugrave; &egrave; la sua capacit&agrave; di fare un giro perfetto. &Egrave; la sua qualit&agrave; pi&ugrave; grande, questo dimostra che ha un talento naturale". L'incoronazione della leggenda spagnola coincide con la pi&ugrave; grande sfida sportiva che la carriera dello stesso Martin sta per affrontare. Nel 2024 infatti, il madrileno dovr&agrave; battere la concorrenza di una serie di piloti in grado di ostacolarlo nella sua rincorsa al titolo. Dal due volte campione del mondo Pecco Bagnaia, al ritrovato Enea Bastianini, fino, ovviamente, all'otto volte iridato Marc Marquez, che potrebbe prepotentemente tornare in auge in sella alla Ducati del team Gresini.  Ducati: il primo video in Motocross di Tony Cairoli        

Il cinque volte iridato ha speso parole d'elogio per il giovane connazionale, apprezzandone specialmente un aspetto in particolare

MotoGP, Jorge Lorenzo: "Martin ha un talento naturale"

        We anticipated the news in recent weeks, but now comes official confirmation. The 2024 road racing season will see Ian Hutchinson back in action, full-time, as he tackles the biggest international events. &ldquo;Hutchy&rdquo; has undergone medical checks and has now been given the OK by doctors to compete in the world&rsquo;s most extreme road racing discipline. Hutchinson and team Padgett's together again The 44-year-old, already a legend in the road racing world, will be wearing the colours of a team with which he has already written an important page in the history books. We&rsquo;re talking about team Padgett's Racing, with which he will compete in both the North West 200 and the Tourist Trophy, riding the Honda CBR1000RR-R Fireblade SP and CBR600RR fielded by Clive Padgett&rsquo;s squad. It was with Padgett's that Hutchinson won all five of the Tourist Trophy races in which he competed in 2010 (Superbike, Senior TT, Superstock and both Supersport races), setting a record of five wins at a single edition, one that still stands today. Though he has little to prove, considering the sixteen TTs and three North West 200 races he has won to date, climbing back on the Honda of the same team will undoubtedly motivate &ldquo;Hutchy&rdquo;, who may well make life difficult for the likes of Hickman, Dunlop, Harrison and Todd, around the Triangle Circuit but particularly on the Mountain Course.       

After a year&rsquo;s enforced break, &ldquo;Hutchy&rdquo; is set to return to road racing with the very team with which he won five TT races in 2010

Road Races, official: Ian Hutchinson returns to racing with team Padgett's

        Ve l'avevamo anticipato nelle scorse settimane, ma adesso &egrave; arrivata l'ufficialit&agrave;: nella stagione 2024 delle corse su strada rivedremo in azione Ian Hutchinson a tempo pieno nei principali eventi di caratura internazionale. &ldquo;Hutchy&rdquo; ha infatti superato i controlli medici ed &egrave; stato giudicato nuovamente idoneo per correre nella disciplina su asfalto pi&ugrave; estrema e spettacolare al mondo. CIV: Elia Bartolini e il Lucky Racing Team ancora insieme in Moto3 Hutchinson e il team Padgett's di nuovo insieme  Il 44enne, gi&agrave; vera e propria leggenda nel mondo delle Road Races, torner&agrave; in grande stile difendendo i colori di una squadra con cui ha scritto una pagina indelebile di storia del motociclismo, ovvero il team Padgett's Racing, con la quale sar&agrave; al via sia alla North West 200 che al Tourist Trophy in sella alle Honda CBR1000RR-R Fireblade SP e CBR600RR della compagine di Clive Padgett. Proprio con Padgett, nel 2010 Hutchinson ha vinto tutte e cinque le gare a cui ha preso parte al Tourist Trophy (Superbike, Senior TT, Superstock ed entrambe le manche della Supersport) firmando un record di cinque successi in una singola edizione, ancora imbattuto. Seppur non poco da dimostrare visti i sedici TT e le tre North West 200 vinte in carriera, il ritorno con le Honda della medesima squadra dar&agrave; certamente una grande carica a &ldquo;Hutchy&rdquo;, che potrebbe dare del filo da torcere anche ai vari Hickman, Dunlop, Harrison e Todd sia al Triangle Circuit che, soprattutto, sul Mountain Course. Adrien Van Beveren e l'importanza della Dakar: "E' tutta la mia vita"       

Dopo un anno di stop forzato, &ldquo;Hutchy&rdquo; torner&agrave; a gareggiare nelle principali corse su strada della stagione, in sella alle moto della squadra con cui ha vinto 5 TT nel 2010

2137 risultati per '2010'