Ci teneva tantissimo e anche di pi&ugrave;. Marco Carusi era arrivato al Santerno in pochi minuti, poich&eacute; residente giusto qualche chilometro dai cancelli dell&#39;Enzo e Dino Ferrari. Imola piace parecchio al pilota di Bagnara, che ne descrive cos&igrave; le caratteristiche: &quot;Emozionante, selettivo, veloce, impegnativo. Ma anche magico, unico, difficile da descrivere. So solo che per andarci forte servono due attributi grandi grandi&quot;.&nbsp;  E lui, li ha sfruttati: primo posto in gara ottenuto nel Trofeo Aprilia 660, monomarca di Noale che sta riscuotendo un eccellente successo. Il regolamente prevede il sorteggio della moto, i corridori mantegono il numero di iscrizione. Per Carusi, come a Misano, ecco il 7: &quot;Segno del destino, non saprei. Si tratta di uno dei miei preferiti - spiega - prover&ograve; ad onorarlo: tanti campioni l&#39;hanno sfoggiato, lo far&ograve; mio&quot;.  In una contesa tirata dal primo all&#39;ultimo giro, MC ce l&#39;ha messa proprio tutta: &quot;Ho dovuto tenere duro - svela - perch&eacute; gli avversari erano veloci, faceva caldo ed ogni cosa andava gestita bene. Ho stretto i denti, tagliando il traguardo da primo classificato del Trofeo. Sono felicissimo&quot;.  Ritmo costante    Per viaggiare spediti tra i cordoli tricolori di Imola, bisogna detenere diverse caratteristiche: coraggio - perch&eacute; alcune curve sono cieche - precisione, sensibilit&agrave; e tanta manetta. Proprio quanto offerto da Carusi: &quot;Mai distrarsi - giustamente - altrimenti si finisce fuori. Oppure, si subisce un sorpasso. Due cose da evitare, va l&agrave;&quot;.  Meglio fuggire solitari, se possibile: &quot;Ah, questo &egrave; sicuro - conferma - se si ha il passo, si prova. Per riuscirci, la moto deve godere di un set up perfetto o, perlomeno, comodo, confortevole. Solo cos&igrave; la fuga &egrave; possibile ma, anche in quel caso, vanno messi in conto altri fattori&quot;.  Concentrazione resistenza: &quot;Esatto. Quando tutto &egrave; in ordine, si gode di una danza unica, speciale. Al Santerno conta il ritmo, non la singola fiammata. Vincere qui &egrave; difficile ed altrettanto soddisfacente. Dedico il successo alle persone che hanno creduto in me&quot;.  In SBK &egrave; lotta tra Case: braccio di ferro Kawasaki-Yamaha 

Il numero 7 si &egrave; imposto nel secondo round stagionale, sfruttando le sue doti di guida e l&#39;amore per l&#39;Enzo e Dino Ferrari: &quot;Unico ed inimitabile, ci vai forte se hai i giusti... attributi&quot;

Trofeo Aprilia 660: Marco Carusi vincitore &quot;casalingo&quot; ad Imola

Durante l&#39;Aprilia All Stars, Marco Carusi saltava da un garage all&#39;altro. Belle le moto della Casa di Noale, in particolare la RS-GP, arma totale messa in pista dal team Gresini Aprilia nella classe regina dei prototipi: &quot;Wow, che bomba - la sua affermazione spontanea - chiss&agrave; come accelera, chiss&agrave; se strappa le braccia. Gi&agrave; solo a guardarla viene voglia di guidarla. Se me lo chiedessero, rimedierei tuta, stivali, casco e guanti, per poi indossarli al volo. E via, verso il Curvone&quot;.  Curvone di Misano che Marco potrebbe (ri)affrontare presto: &quot;Sono in contatto con la struttura che organizza il Trofeo 660 - l&#39;entusiasmo del ventenne romagnolo - ovvero, il BK Corse, formazione che mi metterebbe a disposizione tutto quanto serve: squadra, moto, assistenza. Penso proprio che insieme a loro potrei esprimere il mio potenziale&quot;.  Dopo stagioni di Supersport 300 &quot;disturbate&quot; da qualche pit stop fuori programma tuttavia brillantemente superati, il ritorno alle ottimali facolt&agrave;:&nbsp; &quot;Diciamo che sono stati momenti duri e complicati - racconta tranquillo - ma ora tutto &egrave; passato ed io sono in splendida forma. Mi sto allenando, perch&eacute; voglio tornare in sella pronto, reattivo e resistente. Possibilmente, per stare davanti&quot;.  Quanto &egrave; magro Aleix! Sembra un modello, ma viaggia forte     La prima punta del team Aprilia MotoGP &egrave; Aleix Espargar&ograve;, fratello di Pol, catalano protagonista del Mondiale da tanti anni. Sia in borghese che con la tuta di pelle, il corridore di Granollers impressiona per quanto sia asciutto e tirato: &quot;Magro come un cavallo da corsa - ancora Carusi, affascinato dal modello di pilota della classe regina - ecco perch&eacute; viaggia forte. Oltre al talento, Aleix si allena parecchio e si vede&quot;.  Bicicletta, corsa a piedi, esercizi a corpo libero: &quot;La ricetta giusta - l&#39;idea di Marco - provo a fare la stessa cosa. Lui si che &egrave; un pilota di livello internazionale, sarebbe bello ripercorrere i suoi passi di carriera. Nella MotoGP di oggi sono tutti forti, concentrati ed allenati. Quando mi raccontano delle corse storiche, mi rendo conto quanto l&#39;attuale professionismo sia una cosa seria&quot;.  Meccanico e pilota, cio&egrave; collaudatore     Marco lavora presso l&#39;officina Trioschi di Lugo, paesotto ben conosciuto e davvero vicino all&#39;Enzo e Dino Ferrari di Imola. Mettere mani dentro e fuori gioielli da cavalcare fa capire ancora meglio a Carusi quanto sia importante conoscere la meccanica: &quot;Infatti, sono aspetti poi utili quando si va a correre - conferma - perch&eacute; nel rapporto coi meccanici ed in sella tutte le nozioni e la pratica acquisita in ore di lavoro fanno la differenza, sia a livello di comunicazione, anche nella guida stessa&quot;.  Per un giovane come MC#49, sarebbe quindi plausibile un ruolo anche di collaudatore: &quot;Mi piacerebbe tantissimo - appoggia l&#39;idea - dato che mi so adattare ad ogni moto, capendo cosa accada sotto alle gomme. Vediamo, posso dire che sarebbe una opzione molto interessante. Contestualmente, per&ograve;, voglio provare a misurarmi con gli avversari e, magari, pure batterli. Proprio come fa Aleix in MotoGP&quot;.  La svolta della carriera di Johann Zarco: dalla Red Bull Rookies Cup alla MotoGP 

Correndo nel monomarca della Casa di Noale, il ventenne pilota numero 49 esalterebbe le proprie doti di guida, rappresentando lo stesso Marchio del catalano protagonista in MotoGP

Trofeo Aprilia 660, Marco Carusi ed il &quot;modello&quot; Aleix Espargaro

Dopo un lungo periodo di inattivit&agrave;, Marco Carusi ha ritrovato la piena forma fisica, messa alla prova con risultati soddisfacenti in un teste svolto al Marco Simoncelli di Misano: &ldquo;Non guidavo in circuito da Magny-Cours 2019 - svela il giovane pilota imolese - e non facevo test da circa due anni. Nonostante il lock down, posso dire di non essermi dimenticato come si guida. Sono contento e la prossima uscita andr&agrave; pure meglio&rdquo;.  La gioia di essere tornato a fare ci&ograve; che adora si nota anche quando osserva la sua nuova moto: &ldquo;La livrea per la stagione 2020 non &egrave; ancora quella definitiva - spiega - stiamo lavorando per definire gli ultimi dettagli ed abbellire il tutto. Secondo me verr&agrave; fuori una interessante colorazione&rdquo;.    Marco punta ad ottimi risultati nel CIV Supersport 300, categoria da lui ben conosciuta, nella quale &egrave; gi&agrave; andato molto bene: &ldquo;Il team &egrave; il CH4, il manager &egrave; Stefano Caponera, il meccanico &egrave; Massimiliano Pianosi - MC49 descrive il progetto di quest&rsquo;anno - la Yamaha una R3. La nostra moto va fortissimo. A Misano abbiamo effettuato prove prestagionali, intervenendo sul rapporto finale e sul set up, in particolare agendo sul mono ammortizzatore. Sono stato in grado di girare sempre pi&ugrave; veloce, potendo staccare dove volevo io&rdquo;.  Il passaggio da Ninja 400 a R3 &egrave; stato ben digerito, da subito: &ldquo;Arrivando dalla Kawasaki, ho dovuto comprendere il comportamento della nuova moto. Mi &egrave; piaciuta e ne ho compreso immediatamente il carattere. Non abbiamo ancora toccato il motore, la prima cosa era un mio adattamento alla R3. Nelle uscite future, compieremo i passi avanti che ci porteranno pronti al campionato 2020&rdquo;.  Il CIV &egrave; pronto a ripartire: ecco il calendario ufficiale 2020 

Dopo stagioni con la Kawasaki, il giovane pilota imolese guider&agrave; una Yamaha: &quot;Mi &egrave; piaciuta e l&#39;ho capita subito&quot;

Da Ninja a R3: l&#39;avventura 2020 di Marco Carusi

La testa&nbsp;offesa, segnata. La voglia di calzare il casco appena portato dal padre era pi&ugrave; forte del dolore affrontato e ancora da allontanare. Dietro quella visiera abbassata e scura, Marco Carusi non vedeva la luce. Il giovane pilota era fermo in un letto di ospedale: solo i pensieri erano liberi di correre. Gareggiare. Questo voleva tornare a fare, come nei giorni pi&ugrave; radiosi, prima che il buio lo forzasse a due pit stop non previsti e consecutivi. I punti collezionati sul corpo non facevano classifica, ma &ldquo;chissenefrega&rdquo;: l&rsquo;obiettivo era percorrere curve meno insidiose della beffarda malattia, nei confronti della quale Marco dileggia, pur parlandone seriamente: &quot;In una sera d&rsquo;inverno, mi sentii stanco, spossato&nbsp;- inizia il racconto -&nbsp;dopo l&rsquo;allenamento, un forte mal di testa cominci&ograve; ad infastidirmi. Andai a letto, senza riuscire a dormire. Il tempo passava. Anzich&eacute; sentirmi meglio, le cose peggiorarono drasticamente. Nonostante io odiassi il pronto soccorso, decisi di farmi accompagnare dal mio babbo in quello di Imola. Fatta una TAC, mi trovarono una palla grossa cos&igrave; nella testa&quot;.&nbsp;  Momenti di panico&hellip;&nbsp;  &quot;Abbastanza, anche perch&eacute; i medici pensarono che il mio problema fosse un tumore, ipotesi per fortuna scongiurata. Per&ograve;, in qualche modo, dovettero appurare l&rsquo;entit&agrave; del problema. Io e mio pap&agrave; andammo quindi all&rsquo;ospedale Bellaria di Bologna e l&igrave; mi trovarono un angioma: in pratica, una matassa di vene tra di loro legate ed ostruite, che causavano il forte dolore e per me il rischio di poter morire senza preavviso. Lo staff medico mi ferm&ograve; e, dopo un paio di giorni, intervenne con una operazione chirurgica molto delicata, aprendomi la testa. Dopo la sala operatoria ed il riposo, la bega sembrava risolta, cos&igrave; tornai a casa&quot;.&nbsp;  Esatto, il problema pareva archiviato. Marco stava gi&agrave; pensando alla fase di recupero, quando si &egrave; sentito male, nuovamente: &quot;Mi hanno operato una seconda volta -&nbsp;continua a descrivere il suo calvario&nbsp;- quella buona, finalmente. Dopo un primo taglio, &egrave; arrivato il secondo. Quando mi sono risvegliato, il morale stava risollevandosi, per&ograve; il fisico faceva pena. Ero debole, ingrassato e senza tono muscolare. Durante la degenza la noia aveva il sopravvento, mentre il mio pensiero era fisso: la moto. Ecco perch&eacute; volevo con me il casco con cui avrei dovuto affrontare la stagione 2019&quot;.   Dovevi&nbsp;correre nella Supersport 300 mondiale.   &quot;S&igrave;, mi stavo preparando ad una sfida per me importante, in pianta stabile nel campionato internazionale a cui ambivo da tanto tempo. Tutto si era fermato, perch&eacute; ho dovuto rinunciare a partecipare. Momentaneamente&quot;.  Bloccatosi come un cronometro inceppato, il tempo ha ripreso la sua corsa, proprio a Imola. In quella occasione, la luce &egrave; tornata ad entrare nella visiera alzata: &quot;Avevo bisogno di ammirare i colori ed annusare gli odori - dice Carusi - volevo prendere aria... &egrave; stata una gara incredibile, la ricorder&ograve; per tutta la vita, perch&eacute; i dottori mi avevano dato il permesso di allenarmi, seppur senza forzare. Lo staff medico era severo e preciso con me, sino alla notizia del via libera: Marco, puoi tornare in moto&quot;.   Come ti sentivi?&nbsp; &quot;Al settimo cielo. Accordatomi con il team CM Racing, sono stato convincente a parole e in sella. Malgrado non guidassi da mesi, dopo tutto quello che avevo vissuto, a Imola ho sfiorato il podio, perdendolo in volata, concludendo ad un solo secondo dalla vittoria. Erano tutti increduli&quot;.   Tutti tranne lui; il berretto dalla grossa visiera velava i suoi occhi vivi. Felici o delusi? Un mix:&nbsp;&ldquo;S&igrave;, perch&eacute; dopo 9 mesi senza moto e con in muscoli privi di allenamento, ero contento di avere finalmente gareggiato. Ho dato tutto quello che avevo, mi sono divertito, ma... volevo vincere, ed &egrave; con questo spirito che affronter&ograve; la stagione 2020&quot;.&nbsp;  Ci proverai ancora.   &quot;Certamente, adesso sto bene e mi alleno al pieno delle mie capacit&agrave;. Mi schierer&ograve; nel mondiale Supersport 300, ancora con una Kawasaki Ninja. Andr&ograve; a riprendermi ci&ograve; che mi spetta, cio&egrave; la possibilit&agrave; di giocarmi qualcosa di importante&quot;.&nbsp;  Potresti fare come Whitham e Slight.   &quot;Ho sentito parlare di loro: James guar&igrave; da un cancro al cervello, poi torn&ograve; a correre, vincendo in SBK e Supersport. Aaron, risolto un aneurisma celebrale, fu ancora competitivo con la Honda HRC. Abbiamo una caratteristica in comune: la testa dura! Spero che pure la mia carriera sar&agrave; come la loro&quot;. 

Una&nbsp; carriera agonistica interrotta da ben due interventi chirurgici. Poi la riabilitazione, lunga e difficile. Infine l&rsquo;ok dei medici a tornare in sella e un rientro degno di un campione

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Il giovane pilota del CIV Supersport 330 è reduce da due interventi chirurgici alla testa, ma al suo rientro in pista è tornato subito competitivo

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Il Bike Service Racing Team torna sulla scena internazionale con una squadra giovane ed affiatata. Dopo avere raggiunto un accordo con il ravennate Micheal Canducci, ufficializzato nei giorni scorsi, ha completato il team con il sedicenne riminese Riccardo Caruso e con la grintosissima ventenne bolognese Rebecca Bianchi (sul numero di Motosprint in edicola domani potete leggere un&rsquo;intervista a Rebecca).  I 3 giovani parteciperanno a tutto il Campionato Europeo Stock 600, con le gare nell&rsquo; ambito del Mondiale Superbike.

6 risultati per 'Carusi'

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