Oggi dirige e lavora insieme al figlio la &ldquo;Merkel Engineering&rdquo;, una azienda di costruzioni in Nuova Zelanda ma in passato &egrave; stato tre volte campione AMA Superbike battendo gente del calibro di Schwantz e Rainey, ha vinto la 8 ore di Suzuka con Mike Baldwin e due titoli mondiali in Superbike con il team Rumi. Stiamo parlando naturalmente di Fred Merkel.&nbsp;  Gli inizi: dal dirt track alla Formula TT, in mezzo l&rsquo;AMA Superbike   Fred Merkel nasce a Stockton in California il 28 settembre 1962 e fin da piccolo si cimenta con le gare di dirt track arrivando a 13 anni a vantare 500 successi nella specialit&agrave;. Dal dirt track passa alla velocit&agrave; disputando l&rsquo;AMA Superbike che vince per ben tre volte (1984-85-86) detenendo insieme a Mat Mladin il maggior numero di successi in una stagione. Negli anni dell&rsquo;AMA batte regolarmente piloti che avrebbero fatto la storia del Motomondiale come Wayne Rainey e Kevin Schwantz.  Nel 1987 prende parte alla Formula TT (antesignana della Superbike) chiudendo all&rsquo;ottavo posto grazie al secondo posto della gara di apertura a Misano&nbsp;  L&rsquo;EWC     Da pilota Honda nell&rsquo;AMA, nel 1984 vola a Suzuka per disputare la mitica 8 ore, gara di importanza strategica per i costruttori giapponesi. In sella alla Honda RS750R del team American Honda ed in coppia con Mike Baldwin (tre volte vincitore), vince la mitica gara di durata.  La Superbike   Nel 1988 Merkel prende parte al primo storico Mondiale Superbike, sempre in sella ad una Honda. Il modello &egrave; la RC30 del team RCM di Oscar Rumi. Il primo mondiale si chiude proprio con la vittoria dell&rsquo;americano grazie a 2 vittorie e 5 podi complessivi precedendo Pirovano per 5,5 punti e Tardozzi per 7,5 punti.  L&rsquo;anno successivo riesce a bissare il titolo cogliendo 3 vittorie e 10 podi complessivi precedendo il compagno di marca Mertens e Raymond Roche con la Ducati.  Nel 1990 ha la possibilit&agrave; di giocarsi ancora il titolo ma un infortunio che gli fa saltare Giappone e Francia misto al dover saltare gli ultimi tre round stagionali gli fanno chiudere l&rsquo;anno al sesto posto nonostante 3 vittorie e 7 podi nei primi 4 round.  Il 1991 &egrave; l&rsquo;ultimo anno di Merkel in sella alla Honda. Centra solamente un podio in Francia e chiude all&rsquo;8&deg; posto con 124 punti.  Nel 1992 passa in Yamaha ma le cose non vanno molto bene. Salta i primi 4 round presentandosi dal quinto, il suo miglior risultato in gara &egrave; un quinto posto in gara-2 in Malesia. Chiude a quota 65 punti in 13^ posizione.  Resta in Yamaha per i primi tre round del 93 per poi passare in Ducati. Centra l&rsquo;ultimo podio della carriera in gara-2 in Austria.  SBK: Fogarty-Russell biennio 1993-1994, arbitra Falappa  Chiude la sua avventura nel Mondiale Superbike con 2 titoli, 8 vittorie, 24 podi, 4 pole, 845,5 punti ottenuti in 117 gare  Il CIV   In pochi sanno che Merkel ha disputato interamente anche il nostro Campionato Italiano Velocit&agrave;. L&rsquo;anno era il 1991 e Fred, sempre con Honda, ha vinto il titolo italiano Superbike.&nbsp;  Il Motomondiale   Nel 1989, oltre ad essere pilota Superbike con Honda, disputa tre gare della 500 con la Honda del team Gallina. Coglie un 11&deg; posto a Donington Park classificandosi 36&deg; con 5 punti a fine stagione.  L&rsquo;AMA parte 2, l&rsquo;incidente ed il ritiro   Chiusa l&rsquo;avventura nel Mondiale Superbike a fine 93, nel 94 torna in America per disputare nuovamente il campionato americano. Lo vince in sella alla Suzuki dominando la classe 750. L&rsquo;anno successivo si chiude la sua carriera, cortesia di un incidente occorsogli al Firebird International Raceway a Chandler in Arizona. In pieno rettilineo dei box il motore della sua Suzuki esplode trascinando il pilota verso il muretto dei box a velocit&agrave; folle. A seguito di questo incidente appende il casco al chiodo chiudendo con le moto.&nbsp;  L&rsquo;ingresso nelle Hall of Fame e gli ultimi anni   Chiuso il capitolo moto dopo il ritiro, Merkel si trasferisce &ldquo;downunder&rdquo; in Nuova Zelanda dove con il figlio aprir&agrave; la &ldquo;Merkel Engineering&rdquo;. Nel 2001 viene inserito nella AMA Motorcycle Hall of Fame e nel 2012 in quella del Mondiale Superbike. Nel dicembre 2010 &egrave; tornato a gareggiare in moto in coppia con il figlio correndo e vincendo una 3 ore di Endurance a Taupo in Nuova Zelanda.  &nbsp; 

<p>Dalla Francia passiamo in America per il protagonista della nuova puntata della nostra rubrica, dedicata ad un due volte campione Superbike, vincitore della mitica 8 ore di Suzuka e con qualche gara di Motomondiale alle spalle</p> 

Che fine ha fatto: Fred Merkel

Oscar Rumi non pensa pi&ugrave; alle corse. Perlomeno, dall&rsquo;alto dei suoi 77 anni appena compiuti e portati bene, con due titoli mondiali vinti in SBK e tante battaglie in pista da raccontare, l&rsquo;ex team manager bergamasco si gode la vita tra natura ed animali e, solo se sollecitato nelle giuste corde, rimembra i fasti del passato.  Il primo nome che lo stuzzica &egrave; Fred: &ldquo;Merkel, certo - attacca convinto - lo portai in Italia dopo i suoi successi in America, quando lui non ebbe pi&ugrave; un ingaggio valido. Entr&ograve; a casa mia e l&igrave; resto per un lungo tempo. I due mondiali vinti nel 1988 e 1989 furono possibili grazie al suo talento e ad una buona moto. La nostra Honda RC30 era ben preparata, in tempi nei quali ancora il tecnico poteva intervenire con le proprie mani su tutto. Fred si fidava di me e posso dire di essere stato una sorta di secondo pap&agrave; per l&rsquo;americano due volte campione&rdquo;.  &nbsp;Hai detto che i preparatori potevano determinare risultati interessanti?  &ldquo;S&igrave;, perch&eacute; all&rsquo;epoca le Case ufficiali non erano presenti come lo sono oggi. Si comprava la moto, il kit e ci si lavorava sopra. Noi operavamo di fino, facendo attenzione ad ogni particolare. Provavamo in pista ci&ograve; che realizzavamo in officina. Ci divertivamo, andavamo alle trasferte con uno spirito di avventura unico. Merkel era un bel matto e, forse, lo ero pure io. Avrei tanti di quegli aneddoti da raccontare...&rdquo;.    &nbsp;Parliamo delle vittorie.  &ldquo;Mica &egrave; stato facile vincere, perch&eacute; il livello della competizione era alto e c&rsquo;erano tanti piloti in grado di cogliere il primo posto. Nel 1988 rappresentavamo l&rsquo;incognita, con Fred che doveva imparare tante cose, tra cui alcune piste. La RC30 si rivel&ograve; buona con le coperture Michelin, ma l&rsquo;anno successivo andava pure meglio con le Pirelli, sviluppate insieme a Giorgio Barbier. Partendo come squadra da battere, il bis fu addirittura pi&ugrave; soddisfacente del primo alloro conquistato&rdquo;.  &nbsp;Chiss&agrave; che festeggiamenti.  &ldquo;S&igrave;, sempre. Ovviamente, era pi&ugrave; bello quando si vinceva. Tuttavia, la SBK era una festa di sport e spettacolo. Il paddock, molto ruspante ed accessibile, raggruppava gente proveniente da ogni parte del mondo. Dopo le prove si festeggiava, non importava con quale team si corresse, l&rsquo;unione era tra tutti. Lo spirito era &lsquo;pane e salame&rsquo;, come piace dire a me. La vera la vera SBK pu&ograve; essere raccontata a pane, salame e.. vino, di quelli buoni e di qualit&agrave;&rdquo;.    &nbsp;Cosa si &egrave; perso di quello spirito?  &ldquo;Diverse situazioni. Ora i piloti si fanno gli affari propri. Per carit&agrave;, da un lato &egrave; giusto cos&igrave;: il professionismo impone atteggiamenti e condotte piuttosto... sobrie. Per&ograve;, a me sembra che manchino i sorrisi. Ai tempi miei il divertimento era evidente, mi pare che oggi sia messo in secondo piano. E poi, le moto. Impossibile vincere se si &egrave; privati o, come si dice, indipendenti. Per stare davanti occorre materiale e supporto ufficiale, altrimenti vattelapesca. Per un artigiano non &egrave; possibile mettere mano e apportare modifiche importanti. Non so quanto mi ci troverei bene&rdquo;.  &nbsp;L&rsquo;Oscar Rumi di oggi a cosa si dedica?  &ldquo;Ho diverse passioni, soprattutto le grandi camminate all&rsquo;aria aperta, possibilmente in salita di montagna. Le moto? No. Sono contento del mio percorso, ho tanti amici e spesso mi sento con Fred Merkel. Ci piace ricordare i bei vecchi tempi andati, quando insieme abbiamo conquistato coppe e ammiratori&quot;.  Lucchinelli: &ldquo;Il mio arrivo dalla 500 port&ograve; prestigio alla SBK&rdquo; 

<p>Il team manager bergamasco vinse nel 1988 e 1989, con la Honda preparata in casa e affidata a Merkel: &quot;Per Fred ero un sorta di pap&agrave; e ancora oggi ricordiamo insieme i bei vecchi tempi&quot;</p> 

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Che fine ha fatto: Fred Merkel

Oscar Rumi: “La vera SBK? Quella pane, salame e... vino”