Le durissime gomme Michelin erano davvero ostiche da &ldquo;masticare&rdquo;, in particolare l&rsquo;anteriore, ma Ezio Gianola seppe trarne il meglio, portandole al limite dell&rsquo;aderenza offerta, guidando la Honda 125 come nessuno sapeva fare. Il primo successo datato 1989 fu storico, poich&eacute; ottenuto a Suzuka, in faccia ai vertici giapponesi che avrebbero desiderato la vittoria di un connazionale. Ezio fu il primo italiano a conquistare un Gran Premio nella terra del Sol Levante ed entr&ograve; in lizza per il Mondiale della ottavo di litro a due tempi, confrontandosi con JJ Cobas, Derbi, Aprilia e le &ldquo;colleghe&rdquo; NS 125 messe in pista dalla Casa dell&rsquo;Ala dorata.  Con buoni piazzamenti colti in Australia e Spagna, Gianola si present&ograve; all&rsquo;appuntamento del Santamonica con il desiderio di vincere ancora: &ldquo;L&rsquo;impresa giapponese fu grandiosa, indimenticabile - il ricordo del protagonista, oggi 60 anni - perch&eacute; riuscii a mettere in riga ben nove rivali nipponici equipaggiati di Honda ufficiali. Ero forte e carico, nonostante evidenti problemi accusati con le Michelin, dure come sassi e dal limite difficile da percepire. Lavorando di fino sulla forcella e guidando con una tecnica tutta mia, vinsi a Suzuka, andai forte a Phillip Island e a Jerez. Per&ograve; io desideravo ancora il gradino pi&ugrave; alto del podio; era un obiettivo realizzabile a Misano, pista amica, su cui avevo gi&agrave; fatto benissimo&rdquo;.    Officina: l&#39;importanza delle valvole  Gianola: &quot;Correre a Misano era incredibile&quot;   Il GP Nazioni di quel 1989 si corse &ldquo;al contrario&rdquo;, o meglio nel senso originale, antiorario, del tracciato romagnolo. Le aspettative dei tifosi italiani erano altissime e si desiderava festeggiare almeno un corridore azzurro iscritto alle quattro classi programmate. Gianola era tra i favoriti della 125: &ldquo;Al Santamonica accorrevano migliaia di appassionati - Ezio ricorda la grande folla che assiepava i prati e gremiva le tribune &ndash; ed era incredibilmente bello correre davanti a un pubblico amico e internazio nale. C&rsquo;erano alcuni punti della pista in cui si potevano udire le loro urla&rdquo;.  Preparare al meglio la moto, lavorando sodo nelle prove, per poi attaccare in qualifica e provare il tutto per tutto sabato, eccezionalmente il giorno di gara per le classi pi&ugrave; piccole: &ldquo;Ero veloce nella serie di curve sinistrorse del Carro che portavano in piena accelerazione al rettilineo e poi alla staccata del Tramonto - ricorda oggi il vice iridato dell&rsquo;epoca - ma non ero abbastanza veloce. Il motivo era chiaro: rimanendo in estrema piega per secondi e secondi, non potevo cambiare agilmente le marce. Il piede sinistro rimaneva tra pedana, leva del cambio e asfalto, perci&ograve; per poter inserire un rapporto dovevo rialzare rapidamente la moto, agire con la punta e riabbassarmi. Era un&rsquo;azione laboriosa e nemmeno troppo proficua. Cos&igrave;, per guadagnare tempo e spazio, mi venne un&rsquo;idea&rdquo;.  Il Gran Premio delle intuizioni   Gianola viene ricordato come un pilota-innovatore: dalle leve del freno e della frizione &ldquo;a banana&rdquo; prese in prestito dal Cross, a uno stile di guida allungato verso l&rsquo;avantreno, rivelatosi proficuo nei tempi moderni. Il colpo di genio decisivo per Misano &lsquo;89 fu realizzato con la collaborazione del suo meccanico, il gi&agrave; noto Mario Ciamberlini, decisivo per i trionfi di Franco Uncini: &ldquo;Avevo calcolato che, in ogni cambiata, perdevo tra i due e tre decimi, perch&eacute; scomponevo la moto e non facevo strada. Avendo due Honda nel garage, dissi a Mario Ciamberlini di fare due cose: rovesciare il funzionamento del cambio &lsquo;stradale&rsquo;, mettendo la prima in alto e i successivi innesti in basso; dato che dovetti imparare nuovamente gli automatismi in sella, faticando con il piede destro in staccata, gli chiesi pure di bloccare il freno posteriore, cos&igrave; non avrei potuto usarlo. Considerando le due modifiche apportate, posso dichiarare di aver innovato tecnica di guida e conseguente stile in sella, con tempi sul giro decisamente migliori, Nella notte alla vigilia della gara, per&ograve;, Mario non chiuse occhio, perch&eacute; pensava a quelle modifiche cos&igrave; strane&rdquo;.    Il Gran Premio si rivel&ograve; una battaglia tra il lombardo del Team Pileri, l&rsquo;olandese Hans Spaan (Honda), lo spagnolo Alex Criville su JJ Cobas (fresco di nomina a vincitore pi&ugrave; giovane di un GP iridato) e il pilota Aprilia Fausto Gresini. Seminato quest&rsquo;ultimo, volato a terra Criville nel finale, in lizza per il successo si ritrovarono Ezio e Spaan: &ldquo;Sapevo che mi avrebbe attaccato all&rsquo;ultimo giro, mica ero pirla (ride). Feci una manovra intelligente: alla Brutapela, anzich&eacute; entrare velocissimo, esitai quel tanto da far rallentare Spaan, attaccato al mio codone. Poi, aprii tutto e andai a vincere, beffandolo per un&rsquo;inezia. Suggellai il weekend presentandomi da leader della classifica e uscendo dal Santamonica con in tasca il primato temporaneo&rdquo;. Temporaneo, perch&eacute;? Ce lo spiega lo stesso Gianola: &ldquo;Tribolai con le gomme per tutto il resto della stagione. Alcuni avversari passarono da Michelin a Dunlop, io dovetti mantenere il rapporto con la Casa di Clermont-Ferrand. Ci&ograve; mi cost&ograve;, forse, il titolo mondiale. Riuscii a salire sul podio in altre quattro occasioni, ma non sul gradino pi&ugrave; alto. Per&ograve; tengo nel mio cuore l&rsquo;affermazione colta al Santamonica: erano presenti i vertici di Honda Italia e di Tokyo, il proprietario del team, gli sponsor e tanti addetti del settore. Tutti se la ricordano, quella gara. Rimane una delle maggiori soddisfazioni&rdquo;.  Michel Fabrizio: &quot;Io, dal chiosco alla MotoGP&quot; 

<p>Il lombardo vinse grazie a due idee decisive: &quot;Rovesciai il corso degli innesti del cambio per arrivare meglio al Tramonto, e in gara ingannai Spaan con un&rsquo;esitazione all&rsquo;ultima curva&quot;</p> 

Misano 1989, la doppia intuizione di Ezio Gianola

        Ezio Gianola &egrave; uno che di piccole cilindrate se ne intende: ha corso nel mondiale 125 dal 1983 al 1993, disputando 102 gare, con 9 vittorie e 30 podi, ai quali vanno sommati 12 pole position e 10 giri veloci. Ha sfiorato il titolo mondiale nel 1988 e nel frattempo ha conquistato sei titoli italiani. Attualmente il pilota lecchese gestisce una societ&agrave; di Sport Management, la GRD, insieme ai professionisti Ripamonti e Di Pietto per dare un&rsquo;assistenza completa &ndash; sia legale che di marketing &ndash; ai giovani talenti, che fa crescere nella sua Gianola Academy Race. &ldquo;Sono tutti appassionati, che seguivano Piro (Fabrizio Pirovano, ndr), quando correva ai nostri tempi&rdquo;, spiega Gianola. I suoi piloti di punta quest&rsquo;anno saranno schierati nel CEV: Yari Montella, in Moto2 con il team Speed Up Ciatti, e Mattia Rato, anche lui nella classe di mezzo del campionato spagnolo.  La Moto3 come le Minimoto  Intanto Gianola non smette di osservare il mondiale Moto3. E noi gli abbiamo quali sono le sue aspettative per la stagione 2020. &ldquo;E&rsquo; impossibile fare previsioni nella Moto3&rdquo;, esordisce Gianola. &ldquo;Speriamo che spostino l&rsquo;et&agrave; di ingresso in Moto3 a 17 anni, perch&eacute; da quello che vedo io oggi, mi sembra di vedere delle gare di minimoto. Non &egrave; possibile vedere 15 piloti che fanno battaglia senza imparare molto. &ldquo;In Moto3 ben che vada si imparano le piste, ma di fatto si danno solo delle gran sportellate: molti piloti arrivano troppo presto e non hanno una cultura: non sanno mettere a posto ciclistica, rapporti, sospensioni&hellip; non sanno gestire un turno di libere o di qualifiche o tanto meno la gara, che si decide all&rsquo;ultima curva. Questo perch&eacute; ci sono piloti di 15, 16 anni. Io negli anni Ottanta correvo contro Nieto Tormo, Lazzarini, Bianchi&hellip; noi dovevamo imparare, dovevamo affrontare specialisti con tanti titoli mondiali all&rsquo;attivo. Oggi devono solo guidare: pronti via, ho visto gare da 15-20 piloti tutti ammassati. Perch&eacute; sono troppo piccoli, forse cominciano ad imparare qualcosa nelle ultime gare della stagione. Cos&igrave; Dalla Porta l&rsquo;anno scorso ha vinto perch&eacute; aveva pi&ugrave; esperienza, non un grande talentp, ma tanta gavetta, &egrave; stato bravo e l&rsquo;ha sfruttato. Ragazzi che magari hanno pi&ugrave; talento fanno solo casino e cadono. Poi quando vanno in Moto2 devono fare i piloti: infatti i rookie fanno fatica". E' cambiato molto da quando correvi tu... &ldquo;Io ho esordito nel mondiale a 22 anni. Poi con Capirossi, Rossi, Melandri, le et&agrave; si sono abbassate&hellip; sono arrivate moto molto pi&ugrave; facili rispetto al bicilindrico, dove eri tu a fare la telemetria. Oggi devono solo imparare a gestire il turno, ma non hanno le basi&hellip; Vogliono arrivare tutti subito al mondiale, pensano di essere tutti Rossi, ma io non vedo un nuovo Gianola. &ldquo;L&rsquo;anno scorso l&rsquo;unica volta dove ho visto un pilota tirare una gara e uscire dal gruppo &egrave; stato con Canet a Aragon, che &egrave; riuscito a tenere un bel ritmo senza sbagliare le curve, insomma a fare il pilota a gestire la gara, la forza fisica e mentale, le gomme... Secondo me anche se portassero l&rsquo;et&agrave; d&rsquo;ingresso della Moto3 a 18 anni non cambierebbe niente. Valentino Rossi oggi corre a 41 anni, perch&eacute; c&rsquo;&egrave; una preparazione e un&rsquo;alimentazione diversa rispetto a prima e oggi a 33- 34 anni un pilota non &egrave; finito. &ldquo;Una conferma arriva da Quartararo: l&rsquo;ho sempre visto andare fortissimo, da quando aveva 14 anni e ha vinto il CEV. Hanno cambiato le regole del mondiale per farlo entrare prima del tempo, ma poi si era perso: le idee le ha messe insieme soltanto l&rsquo;anno scorso, prima continuava a cambiare squadra e faceva un sacco di errori...&rdquo; Insomma, non c&rsquo;&egrave; nessuno che vedi favorito quest&rsquo;anno in Moto3? &ldquo;Sicuramenti i piloti di alcuni team notoriamente &lsquo;forti&rsquo;, come quelli di Alzamora, Gresini, e il Team &nbsp;Leopard&hellip; &ldquo;Ma fino alle prime gare non si pu&ograve; sapere chi pu&ograve; vincere. L&rsquo;anno Fenati l&rsquo;han portato indietro, quest&rsquo;anno magari con Biaggi riesce: avrebbe dovuto essere in MotoGP con talento che ha. Arbolino secondo me ha talento, deve puntare a vincere il mondiale, perch&eacute; &egrave; l&rsquo;ora, pu&ograve; farlo con la testa. "Mi piace anche Vietti, lo conosco dal settore giovanile con Federazione, ha ottime doti, ma bisogna vedere se KTM sar&agrave; meglio o peggio di Honda. "Masia ha tanto talento, per&ograve; deve maturare, ma ha grandi possibilit&agrave;: bisogna vedere chi ha vicino, perch&eacute; i piloti cos&igrave; giovani vanno gestiti soprattutto da fermi. "Anche Foggia &egrave; capace, ma deve maturare: una volta arriva nei primi 3 e una volta quindicesimo&hellip;&rdquo;  Rossi ha una bella costanza...  E in MotoGP? &nbsp; &ldquo;Marquez &egrave; il favorito, per farlo arrivare ottavo bisognerebbe bendarlo. Ma anche Vi&ntilde;ales pu&ograve; giocarsela. Quartararo deve imparare a gestire la maggior potenza della moto, e deve stare attento a non farsi schiacciare dalla pressione. E poi c&rsquo;&egrave; la Ducati, che &egrave; sempre forte. Certo, qualcuno che va forte in Moto2 lo metterei al posto di qualcun altro che magari ha 32-33 anni e in MotoGP e fa sempre settimo, senza fare nomi&rdquo;. Facciamoli i nomi invece! &ldquo;Uno per tutti: Crutchlow, che mi &egrave; anche simpatico, ma &egrave; 20 anni che &egrave; l&igrave;, ha vinto 2 gare ma sempre su problemi degli altri&hellip;&rdquo; E di Rossi cosa pensi? &ldquo;Vale &egrave; un grande nome, ma se fa sesto o settimo a tutte le gare&hellip; ha una bella costanza a star l&igrave; con quelli di 20 anni. Comunque, anche se corresse a 50 anni avrebbe pi&ugrave; tifosi di tutti. Sembra sempre giovane, ma quest&rsquo;anno anche Morbidelli gli star&agrave; davanti. Forse per&ograve; in qualche gara pu&ograve; fare bene, come in America e in Argentina.. da Jerez in poi dove tutti hanno pi&ugrave; chilometri e devi avere pi&ugrave; velocit&agrave; in entrata di curva e pi&ugrave; scorrevolezza, Rossi dovr&agrave; guidare come Marquez e Quartararo, e con 20 anni in pi&ugrave; fai fatica&hellip;&rdquo; Moto3: gli italiani chiamati alla vittoria in Qatar       

<p>&ldquo;Sembrano gare di minimoto, nessuno ha l&rsquo;esperienza per fare una strategia. Fenati avrebbe dovuto essere in MotoGP con il talento che ha. Arbolino deve puntare a vincere il mondiale, perch&eacute; &egrave; l&rsquo;ora&rdquo;</p>

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Misano 1989, la doppia intuizione di Ezio Gianola

Esclusivo: Gianola, “La Moto3? Sembrano gare di minimoto”