        L&rsquo;ultimo italiano salito sul podio finale della Dakar &egrave; Giovanni Sala, che ha all&rsquo;attivo la partecipazione a ben 10 edizioni della maratona e negli ultimi tempi le segue ormai da casa, da spettatore. Proprio a lui siamo andati a chiedere un commento sull&rsquo;avventura dell&rsquo;ex pilota MotoGP Danilo Petrucci, oggi in forze al team Tech 3, che &egrave; riuscito finalmente a realizzare uno dei suoi sogni nel cassetto, correndo&nbsp;con la sua KTM tra le dune dell&rsquo;Arabia Saudita. Giovanni, come vedi Danilo in pista? "Danilo &egrave; gi&agrave; un fuoristradista, &egrave; abbastanza bravo, la passione era gi&agrave; dentro di lui. Ha l&rsquo;idea di cos&rsquo;&egrave; il fuoristrada e cosa significa guidare questa moto. Questo aiuta molto perch&eacute; il problema della Dakar &egrave; che molte volte ci sono piste molto veloci con delle insidie che normalmente si trovano all&rsquo;ultimo momento. Guarda qualche anno fa cosa successe a Fernando Alonso, commise qualche errore proprio perch&eacute; far correre un mezzo sull&rsquo;asfalto &egrave; ben diverso. A questa cosa Danilo &egrave; arrivato gi&agrave; pronto. Poi &egrave; un pilota ufficiale hai le idee chiare. Credo abbia un allenamento adeguato ad una gara cos&igrave; massacrante".  &Egrave; stata disputata la terza tappa, ma ha gi&agrave; dovuto affrontare un guaio tecnico. &Egrave; ripartito grazie al &ldquo;jolly&rdquo;&hellip; "L&rsquo;unico inconveniente &egrave; che penso sia arrivato con un po&rsquo; di pressione. Arrivando dalla MotoGP, tutti si aspettavano che facesse bene, anche per il personaggio simpatico che &egrave;. Questo forse l&rsquo;ha un po&rsquo; spinto ad andare piuttosto forte e magari rischiando cos&igrave; di mettere in crisi la moto. Non so bene cosa sia successo, ma credo fosse in una buona posizione. Questo per la prima Dakar &egrave; un po&rsquo; un errore, perch&eacute; &egrave; chiaro che quando sei in gara vuoi fare bene, ma la Dakar dev&rsquo;essere corsa con un ritmo che permette di fare esperienza e capire questo tipo di gara". Cosa pensi abbia portato la sua partecipazione? "Sicuramente un buon interessa da parte di un mondo che forse non era cos&igrave; appassionato alla Dakar e questa &egrave; una cosa bella. Ha aumentato l&rsquo;interesse degli italiani, perch&eacute; anche se c&rsquo;&egrave; tanta passione non si sentono tante notizie alla televisione, quindi poi un po&rsquo; rischia di affievolirsi. Siamo sempre stati un po&rsquo; snobbati, a parte quando Fabrizio Meoni vinse e allora grazie al Cielo un po&rsquo; di pi&ugrave; se ne parlava. Abbiamo tantissimi partecipanti, tra cui Franco Picco che sta correndo con il bastone da nonno e non viene citato".  Potrebbe diventare uno su cui puntare in futuro? "Le capacit&agrave; di guidare la moto le ha e alla velocit&agrave; &egrave; abituato. Alla Dakar per&ograve; nessuno &egrave; mai arrivato e vinto in breve tempo, ci vogliono anni di esperienza. La prima se l&rsquo;&egrave; gi&agrave; bruciata, se ci vuole qualche anno, bisogna rimettersi in gioco con gli anni che aumentano. Una caduta in Dakar, lo dico per esperienza, &egrave; lunghissima, non strisci sull&rsquo;asfalto, continui a rotolare. Quindi temo che sia complicato. Me lo auguro, mi piacerebbe che ci sia un italiano l&agrave; davanti, visto che sono stato io l&rsquo;ultimo salito sul podio". Che consiglio gli daresti?  "Di prenderla con la filosofia giusta e di non puntare al risultato almeno per i primi anni. Farne un paio di apprendistato, per conoscere questa gara. Ci sono talmente tante condizioni e situazioni diverse, la gestione delle energie, della moto, il fatto di riuscire a tenere ritmi su percorsi diversi. E poi la navigazione, &egrave; una cosa importante che Danilo dovr&agrave; apprendere. Quando si correva in Sud America le strade erano pi&ugrave; marcate, i fuori pista erano rari. Questo &egrave; un ambiente di vera Dakar, con il terreno giusto, dove praticamente sei nel pieno deserto con poche piste segnate".  Dopo la Dakar inizier&agrave; poi un nuovo capitolo per Danilo, la MotoAmerica Superbike, di nuovo sull&rsquo;asfalto.  "Questa Dakar per lui sar&agrave; un valore aggiunto alla carriera, ma soprattutto una bella esperienza di gestione della moto in situazioni che poi risultano molto complicate, potrebbe venire utile, credo, e penso sia un&rsquo;esperienza positiva. Anche se ammetto di non aver mai guidato in pista". &nbsp;Valentino Rossi all'assalto della 12 Ore del Golfo: info e orari tv       

<p>L'ex pilota ha commentato queste prime giornate di rally del ternano, che sta esaudendo uno dei suoi desideri, tra le dune del deserto</p>

Esclusiva, Sala: “Questa Dakar è un valore aggiunto alla carriera di Petrucci”

Stefano Passeri ha vinto tanto nell&rsquo;enduro: al suo attivo ha 10 titoli italiani, 4 europei e 4 titoli di campione del mondo a squadre. Ma non per questo oggi, a 54 anni, pensa di appendere il casco al chiodo. Anzi. Lo abbiamo incontrato in occasione del Motor Bike Expo, insieme ad altri &lsquo;giganti&rsquo; dell&rsquo;Enduro, ed &egrave; sempre in sella.    &ldquo;Siamo qui per l&rsquo;iniziativa &lsquo;Passa una giornata con il pilota preferito&rsquo;: gli appassionati hanno avuto la possibilit&agrave; di trascorrere la giornata con noi. La mattina abbiamo fatto la teoria, e quindi come approcciarsi all&rsquo;enduro e nel pomeriggio la prova pratica, dove i ragazzi si sono sfogati sugli sterrati&rdquo;, ci ha detto nella nostra intervista esclusiva.  Chi c&rsquo;&egrave; con te in questa iniziativa?  &ldquo;Giovanni Sala, Gianluca Martini, che attualmente fa il mondiale Enduro, e ci ha aiutato moltissimo soprattutto nella pratica, Pierluigi Rottigni e Gualtiero Gressoni, che oltre a raccontare come gestire la moto fanno parte di un progetto che li porter&agrave; ad affrontare la 6 Giorni di Enduro con le moto di un tempo. Una cosa che ci riempie d&rsquo;orgoglio&rdquo;, aggiunge Passeri, aggiungendo che parteciper&agrave; anche lui all&rsquo;evento.  Stefano, ma com&rsquo;&egrave; l&rsquo;interesse per l&rsquo;enduro oggi?  &ldquo;&Egrave; tanto. L&rsquo;enduro &nbsp;&egrave; uno stile di vita. Andare nei boschi, ovviamente dove &egrave; consentito, ti d&agrave; una sensazione di libert&agrave; e di felicit&agrave;&hellip;&rdquo;  Per ascoltare tutta l&rsquo;intervista con Stefano Passeri e Gi&ograve; Sala, guardate il nostro video.  Copioli: &ldquo;L&rsquo;enduro? I divieti non sono la soluzione&rdquo; 

<p>&ldquo;Andare nei boschi, ovviamente dove &egrave; consentito, ti d&agrave; una sensazione speciale di libert&agrave; e di felicit&agrave;&hellip;&rdquo; ci dice il pluricampione di enduro nella nostra intervista esclusiva</p> 

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