        Si &egrave; spento all'et&agrave; di 74 anni Garry Taylor, manager storico del team Suzuki, capace di vincere due mondiali della classe 500, condivisi assieme a nomi quali Kevin Schwantz e Kenny Roberts. Col texano l'impresa fu firmata nel 1993, il figlio di Kenny "padre" gli port&ograve; il successo nel 2000. Ad annunciare la notizia della scomparsa&nbsp; &egrave; Phoebe, figlia dell'esperto inglese, appartenente alla categoria di autentici personaggi da paddock che oggi non si incontrano pi&ugrave;. Garry Taylor: due volte iridato da dirigente Suzuki Parlava per ore, descrivendo il perch&eacute; e per come il rotore dell'elicottero emanasse tale suono, spiegandone nei minimi dettagli dinamica e tecnica. Si soffermava anche con gli estranei, raccontando le peripezie attraversate nel viaggio da Londra a Shah Alam. Allacciava rapporti proficui con sponsor e Case, realizzando accordi commerciali e sportivi di alto livello. Voleva correre in auto, Garry Taylor, ma non aveva i soldi per farlo. Peccato, Brands Hatch si trovava a due passi da casa, e il Regno Unito offriva opportunit&agrave; a quattro ruote per (quasi) ogni tasca. Decise cos&igrave; di intraprendere il percorso di Marshall, strada ritenuta bislacca dai pi&ugrave;, che lo port&ograve; invece nel Motomondiale dell'epoca, fatto di opportunit&agrave; scaturite dai rapporti umani. Entrato in Suzuki, divenne dirigente del team che, con base Oltremanica, si aggiudic&ograve; i titoli della classe 500 in due edizioni simili ma diverse: gli americani Kevin Schwantz e Kenny Roberts, rispettivamente nel 1993 e 2000. La soddisfazione palesata dal professionista sempre elegante, barbuto, e talvolta simil-hawaiano fu tale, da archiviare la delusione di non aver mai corso gare di alto livello iridato. Garry Taylor 1949-2024 Quando decise di ritirarsi, dal principio di met&agrave; anni 80 al 20004, lo fece per vari motivi. Tra cui, la voglia di trascorrere tempo in famiglia a casa, in Inghilterra. Sebbene fosse sempre attento alle azioni dei suoi ex colleghi, si limitava a guardarli davanti alla TV, comprando giornali di settore, leggendone gli approfondimenti. Ma Kate, la moglie, e Phoebe, la figlia, rappresentavano la priorit&agrave;.&nbsp; Le gare, per lui erano finite,&nbsp; per&ograve; cominci&ograve; la corsa pi&ugrave; difficile. Problemi di salute cominciarono ad attanagliarlo, per&ograve; mai scoraggiarlo. Il carattere sempre positivo, il desiderio di esperienza, il desiderio di vita sono valori trasmessi dal post Facebook divulgato dalla figlia: "Pap&agrave;, hai lottato con forza e a lungo. Riposa, sdraiato sul divano, in pace e protetto da cani che adoravi.&nbsp; Sei stato amato da tanti, perch&eacute; significavi molto per molte persone. Grazie per essere stato il mio miglior amico, capace di portare il buonumore anche nei momenti bui"        

Era il manager del team Suzuki, che ha condiviso i successi della mezzo litro insieme ai due americani. L'inglese aveva 74 anni

Addio Garry Taylor, titolato 500 con Schwantz e Roberts

        Valentino Rossi e Kevin Schwantz sono amici ormai da tempo, e non perdono occasione per incontrarsi quando gli impegni lo consentono. L&rsquo;ultimo incontro tra le due leggende del Motomondiale &egrave; avvenuto alla viglia del GP San Marino e della Riviera di Rimini, che vedr&agrave; impegnate la MotoGP e le altre classi (qui gli orari tv) sul circuito di Misano. A immortalare il saluto tra i due ci ha pensato uno scatto social postato dal Dottore, con la didascalia: &ldquo;46+34&rdquo;. MotoE, Casadei a Misano per la storia Rossi e Schwantz, due leggende insieme  Una caption che non riporta semplici numeri, ma due di quelli che hanno fatto &ndash; e continuano a fare, visti i nuovi impegni automobilistici di Valentino &ndash; la storia del motorsport. Basta infatti infatti leggerli, il 46 e il 34, per pensare immediatamente a loro, a due piloti che hanno emozionato generazioni di tifosi.  MotoGP: le info su parcheggi, navette       

Lo scatto che immortala l'incontro tra i due Campionissimi alla vigilia del GP San Marino e Riviera di Rimini della MotoGP

Valentino Rossi e Kevin Schwantz, incontro tra leggende a Misano

Kevin e Franco hanno guidato le Suzuki con cui hanno corso nel Motomondiale in un'esibizione nel centro del capoluogo piemontese durante la seconda edizione dell'Autolook Week. Eccoli in azione, davanti a numerosi appassionati (e qualche nostalgico) che hanno potuto sentire ancora una volta il “ruggito” delle 500 2 tempi che hanno scritto importanti pagine di storia del motociclismo mondiale

L'urlo del 2 tempi: Schwantz e Uncini in azione tra le vie di Torino

Da Valentino Rossi a Kevin Schwantz: le manovre che hanno fatto la storia 

MotoGP: i cinque sorpassi più belli della storia del Motomondiale

Vincono i Kansas City Chiefs l&rsquo;ultima partita del campionato di NFL, il superbowl. Anche la leggenda del motociclismo, lo statunitense, una volta campionato del mondo con Suzuki, Kevin Schwantz lo ha seguito come gran parte delle persone nel mondo.  Qualche ora prima che Kansas City Chiefs e i Philadelphia Eagles si sfidassero, Schwantz ha pubblicato su instagram un video in cui condivide il suo pronostico.    Kevin: &ldquo;Philadelphia Eagles vincenti&rdquo;  Con sullo sfondo gli animali che il pilota possiede nel suo ranch, il numero #36 della classe 500 dichiara e scommette che la squadra di Philadelphia &egrave; la favorita per la vittoria. &quot;I miei favoriti per la vittoria del Superbowl 2023 sono i Philadelphia Eagles di 3 punti - continua Schwantz. Questa la mia previsione.&quot;  Cos&igrave; &egrave; stato fino al primo tempo, ma nel secondo i Chiefs attuano una rimonta sugli Eagles vincendo 38 &ndash; 35.  &nbsp; 

Tra le mucche del ranch la leggenda del motociclismo prevede la squadra vincitrice&nbsp;

Kevin Schwantz sbaglia le previsioni del Superbowl

Ieri notte si è svolto uno degli eventi più seguiti al mondo, il Superbowl. La leggenda Schwantz sbaglia la previsione della squadra vincitrice

Kevin Schwantz sbaglia le previsioni del Superbowl | IL VIDEO

Alcuni scatti che raccontano l'epopea del pilota statunitense, campione del Mondo nel 1993 della classe 500 

Kevin Schwantz: le immagini più belle di una carriera leggendaria

        La morte della Regina Elisabetta II ha shoccato tutto il mondo, non solo la parte britannica. Non sono mancati i messaggi di cordoglio per la scomparsa della 96enne sovrana, la pi&ugrave; longeva della storia della Gran Bretagna. Ecco una raccolta di tutti i messaggi di piloti e team del &ldquo;Resto del Mondo&rdquo;&nbsp; Il primo a scrivere sui social un pensiero per la Regina Elisabetta &egrave; stato nientemeno che il grande Kevin Schwantz che ha postato una foto che lo ritrae con la ex sovrana britannica con questa didascalia: &ldquo;Anche a 96 anni di et&agrave; &egrave; shoccante ricevere la notizia sulla Regina Elisabetta. Davvero la fine di un&rsquo;era per la Gran Bretagna.&rdquo;             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Kevin Schwantz -- Official (@kschwantz34)      Arrivano i messaggi di cordoglio anche dai team MotoGP: il primo &egrave; il Prima Pramac Ducati con una foto della Regina sorridente e questa didascalia: &ldquo;I nostri pensieri vanno al popolo britannico e alla Famiglia Reale. Che possa riposare in pace.&rdquo;             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Prima Pramac Racing MotoGP (@pramacracing)      E&rsquo; il turno di RNF Yamaha che dedica questo bel messaggio alla Regina: &ldquo;Oggi ci uniamo al Regno Unito ed a tutto il mondo nel piangere la scomparsa di Sua Maest&agrave;, Regina Elisabetta II. Una grande donna, una icona globale che &egrave; stata di ispirazione a tanti e ben voluta. RNF Racing ed il team estendono le condoglianze ai membri della Famiglia Reale ed al popolo britannico in questo triste momento.&rdquo;             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da WithU Yamaha RNF MotoGP Team (@rnfracingofficial)      Via twitter arriva invece il messaggio di cordoglio della MotoGP: &ldquo;Tutti noi della MotoGP vogliamo unirci ai milioni di persone che stanno piangendo la morte di Sua Maest&agrave; Regina Elisabetta II. Mandiamo le nostre condoglianze alla Famiglia Reale, le persone in UK e nel Commonwealth. Che possa riposare in pace.&rdquo; &nbsp;  All at MotoGP would like to join the millions mourning the passing of Her Majesty Queen Elizabeth IIWe send our deepest sympathies and condolences to the Royal Family, the people of the UK and all those across the Commonwealth. May she rest in peace pic.twitter.com/z2qa5FwdLc &mdash; MotoGP&trade; (@MotoGP) September 8, 2022    Pi&ugrave; stringato il messaggio del fresco campione MotoE nonch&eacute; leader Supersport Dominique Aegerter: &ldquo;Riposi in pace Sua Maest&agrave; Regina Elisabetta II&rdquo;   Rest in Peace Her Majesty Queen Elisabeth II  https://t.co/lPbu0cDSDi &mdash; Dominique Aegerter (@DomiAegerter77) September 8, 2022    &nbsp; Anche Marc Marquez si unisce alla sequela di messaggi per la morte della Regina Elisabetta: &ldquo;Triste per la notizia della morte di Sua Maest&agrave; Regina Elisabetta II. Vorrei mandare le mie condoglianze alla Famiglia Reale inglese ed a tutto il popolo britannico.&rdquo;   Saddened to learn of the passing of Her Majesty Queen Elizabeth II.I would like to send my condolences to the British Royal Family and the people of the UK.  https://t.co/hfupzMI31d &mdash; Marc M&aacute;rquez (@marcmarquez93) September 8, 2022          

Tanti i messaggi di cordoglio dei piloti non britannici alla notizia della scomparsa di Sua Maest&agrave;

Da Schwantz a Marquez, messaggi di cordoglio per la scomparsa di Elisabetta II

Il pilota statunitense non si ferma un attimo e in questi giorni è tornato un pista, questa volta sullo storico circuito tedesco, per partecipare ad un evento di moto e auto che hanno fatto la storia dei motori

Kevin Schwantz di nuovo in sella al Sachsenring sulla sua Suzuki RGV 500

Il pilota vincitore di un titolo mondiale con Suzuki di trova in questi giorni all&#39;evento motoristico pi&ugrave; affascinante. Con lui diverse celebrit&agrave; del mondo dei motori

Kevin Schwantz al Festival di Goodwood, con altre leggende dei motori

        Ormai &egrave; certa l&rsquo;uscita della Suzuki dal motomondiale. Vincitrice nel 2020 con Joan Mir, dovrebbe concludere la sua avventura alla fine di questa stagione. Il team ha vinto ben 15 campionati del mondo, prevalentemente nel vecchio formato, quando era la 500. I campioni che sono passati sotto le insegne di Hamamatsu sono stati tanti: Barry Sheene, Marco Lucchinelli, Franco Uncini, Kevin Schwantz.l, Kenny Roberts jr. Oltre ovviamente a Joan Mir, ultimo iridato e in MotoGP. &Egrave; proprio il campione del &rsquo;93 e bandiera Suzuki, che vorrebbe trovare una soluzione per scongiurare il ritiro dalla MotoGP.  MotoGP senza Suzuki: &ldquo;Penso che il campionato ne risentir&agrave;&rdquo; Il problema dell&rsquo;abbandono recher&agrave; un lieve danno anche al motomondiale. Infatti anche Kevin ne parla: "Senza dubbio sar&agrave; difficile per la MotoGP senza un team come Suzuki, ma &egrave; un campionato molto forte. Sulla griglia di partenza sono disponibili 24 posti, che non sono facili da ottenere, quindi questo vuoto sar&agrave; presto colmato. Forse Aprilia vorr&agrave; ampliare il suo parco moto, non so... ma penso che il campionato andr&agrave; bene anche senza Suzuki e probabilmente qualcuno riempir&agrave; questo posto abbastanza velocemente". La bandiera del team giapponese vuole aiutare la squadra sperando di attirare qualche investitore che faccia cambiare idea a Suzuki portando un po' di soldi: "Forse cambier&agrave; idea quando uno sponsor grande e ricco arriver&agrave; e gli dir&agrave; 'ehi, abbiamo soldi, perch&eacute; non restare nelle corse?  Penso che qualche dollaro potrebbe far cambiare la decisione. Ma &egrave; comunque un po' difficile, non sar&agrave; facile convincerli a cambiare il loro pensierou. Una volta che prendono una decisione, pubblicano l'annuncio e lo dicono al team, resta poco da fare.&rdquo; &ldquo;Gli auguro il meglio&rdquo; Schwantz ce l&rsquo;ha messa tutta a far notare questa situazione ad un eventuale sponsor e conclude con un in bocca al lupo, seppur molto dispiaciuto di questa situazione, al team che lo ha reso ci&ograve; che &egrave; oggi: &ldquo;Auguro comunque buona fortuna alla squadra, partendo da Livio (Suppo, ndr). Auguro il meglio a tutti, sono sicuro che i piloti avranno successo cos&igrave; come tutto lo staff di questa squadra: sono professionisti di prim'ordine.&rdquo;       

La casa giapponese &egrave; a corto di fondi per rimanere in MotoGP e la leggenda del motociclismo e campione nel 1993 cerca di attirare un investitore

Kevin Schwantz su Suzuki: “Uno sponsor gli farebbe cambiare idea”

        Il talento Pedro Acosta &ldquo;apparso&rdquo; nel 2021 sul palcoscenico del Motomondiale, &egrave; riuscito subito a far scalpore andando a vincere il titolo Moto3 nel suo anno di esordio. Questo, ovviamente, lo ha portato sotto i riflettori e da subito sono stati diversi i piloti che hanno mostrato interesse nei suoi confronti esaltando le sue grandi potenzialit&agrave;. Tra questi, l'ex iridato nella classe 500 Kevin Schwantz. Schwantz: &ldquo;E' riuscito a stare subito davanti&rdquo; In un'intervista a Marca.com lo statunitense ha parlato del pilota di Mazarron con grande entusiasmo: &ldquo;La sua stagione con la vittoria del titolo &egrave; stata qualcosa di molto bello e speciale per un ragazzo appena approdato al Campionato del Mondo Moto3. &Egrave; questo che ha dato ancor pi&ugrave; risalto alla sua impresa. Come alcuni ragazzi della Moto3, ha dovuto fare un po' di esperienza nella Red Bull Rookies Cup, prendere un po' di velocit&agrave;, ma al suo ingresso nel Motomondiale &egrave; riuscito a stare subito davanti&rdquo;. &ldquo;Quando correvo io ancora non era nato ma...&rdquo; Schwantz, da subito, si &egrave; dichiarato un sostenitore incallito di Pedro, ma la cosa &egrave; reciproca in quanto il giovanissimo spagnolo ha un debole proprio per l'ex iridato 500: &ldquo;Ho incontrato Acosta ad Austin. - ha spiegato - Ho visto un enorme sorriso sul suo viso quando sono andato ad incontrarlo. Mi &egrave; piaciuto. Quando correvo io ancora non era nato ma &egrave; comunque molto bello sapere di essere un pilota al quale s'ispira&rdquo;. Ma secondo Kevin, cosa rende cos&igrave; speciale il 17enne spagnolo? &ldquo;E' speciale allo stesso modo in cui ha vinto il titolo. &ndash; ha proseguito &ndash; Ha vinto nel suo anno da Rookie quindi &egrave; riuscito ad andare forte ed essere competitivo da subito battendo piloti che militavano in Moto3 gi&agrave; da diversi anni." &ldquo;In MotoGP tra due anni&rdquo; Infine, sul suo futuro in Moto2, dato che Acosta, gi&agrave; in questo 2022 correrr&agrave; nella classe di mezzo: &ldquo;Sono sicuro che far&agrave; altrettanto bene come in Moto3. - ha concluso &ndash; Riuscir&agrave; ad essere veloce fin da subito. Sicuramente far&agrave; tutti i test che pu&ograve; con Aki Ajo e il suo team e sar&agrave; molto entusiasmante vedere il suo adattamento. Penso che far&agrave; un anno o due in Moto2 e poi arriver&agrave; in MotoGP. Sicuramente in un futuro non troppo lontano&rdquo;. Mooney VR46 Racing team, la formazione completa       

L'ex pilota e iridato nella classe 500 ha espresso parole di grande enstusiasmo nei confronti del 17enne di Mazarron: &ldquo;Quando correvo io ancora non era nato ma &egrave; comunque molto bello sapere di essere un pilota al quale s'isipra

Schwantz: “Acosta tra due anni sarà in MotoGP, sono già suo fan”

        Dopo un 2020 da campione del mondo, Joan Mir ha concluso il 2021 al terzo posto nella classifica generale alle spalle di Fabio Quartararo e Francesco Bagnaia. Piazzamento figlio delle difficolt&agrave; tecniche incontrate dalla Suzuki, rimasta al palo rispetto all&rsquo;agguerrita concorrenza, Ducati in primis. MotoGP, 6 settimane di riposo assoluto per Marc Marquez Mir: "Ho guidato la stessa moto dell'anno scorso, ma sono stato veloce"  Ma non tutti la pensano cos&igrave;: stando all&rsquo;opinione di Kevin Schwantz, la mancata riconferma iridata &egrave; dovuta anche alle prestazioni non all&rsquo;altezza mostrate dal maiorchino in questa stagione. "Non sono d'accordo. Ho guidato la stessa moto del 2020 e sono stato pi&ugrave; veloce ad ogni gara&rdquo;, ha ribattuto Mir tramite le colonne di Marca. &ldquo;Joan Mir era lo stesso del 2020, gli altri sono migliorati molto e io non sono stato in grado di stare nelle posizioni a cui aspiro". In ottica 2022, i test post-Valencia sembrano aver dato indicazioni positive alla Casa giapponese: "Il nuovo telaio sembra aiutarmi. So che c'&egrave; molto margine. Nei test di febbraio avr&ograve; la possibilit&agrave; di calibrare pienamente questi aspetti". Il futuro  Il 2022 sar&agrave; un anno importante per Joan, in cui dovr&agrave; definire il proprio futuro con la Suzuki: "Sar&agrave; importante testare un po' il mercato per vedere cosa possiamo fare&rdquo;, ha ammesso l&rsquo;ex iridato. &ldquo;A essere onesti, mi fido di Suzuki. So di non aver ancora detto tutto qui anche se nel 2020 abbiamo vinto e nel 2021 abbiamo lottato per le prime posizioni. Penso di dover rivendicare il titolo del 2020, io la vedo cos&igrave;. Non so cosa far&ograve;, ma se vedo che Suzuki ha le mie stesse intenzioni, rester&ograve; sicuramente". La stagione non &egrave; ancora iniziata, dunque, ma il mercato piloti inizia gi&agrave; a muoversi. MotoGP, Melandri: "Bagnaia ha fatto qualcosa di incredibile"        

Mir dovr&agrave; decidere se rimanere in Suzuki anche oltre il 2022: "Se il team avr&agrave; le mie stesse intenzioni, rester&ograve;"

MotoGP, Joan Mir guarda al futuro: “Sarà importante sondare il mercato”

        The Austin win has boosted the morale of Marc Marquez and all his fans, his outstanding performance reminiscent of the Marc of old. It seems he&rsquo;s taken a big step forward in terms of his physical condition, although he&rsquo;s not fully healed yet. With three races to go, the Spanish rider&rsquo;s aim is to continue on the path to recovery, aiming for more podiums ahead of next season, when he&rsquo;ll fight for the title once more. According to the American legend, it&rsquo;s not easy to get over this kind of injury  Speaking to MotoGP.com, the 1993 world champion has commented on the condition, particularly the psychological condition, of the Spanish phenomenon following his shoulder injury: "An injury always stays in your head, it&rsquo;s something you think about when you enter a long turn, the front starts to push and you don&rsquo;t have the strength and ability to do what you were used to doing. But this worry can&rsquo;t always be there, you can try to push it away when you&rsquo;re moving in on the fastest guys weekend after weekend". After the Sachsenring win, Schwantz expected more from the Honda rider as his season went on: "I saw the Sachsenring race and thought his season would then turn around, but he didn&rsquo;t find the right confidence at every track. In any case, I know that the Honda guys will continue to work until the end of the season, to try and build a good bike for next year and try to win again&rdquo;. Translated by Heather Watson MotoGP, Misano to be painted yellow: 10,000 additional spectators for Vale       

The American legend comments on Marquez&rsquo;s situation following his win at Austin, the rider not yet 100%

MotoGP, Schwantz on Marquez: “An injury always stays in your head”

La vittoria di Austin ha dato molto morale a Marc Marquez e a tutti i suoi tifosi, per l&#39;8 volte iridato &egrave; arrivata una prestazione che ha ricordato il &quot;solito&quot; Marc, dominatore assoluto della corsa. Sembra sia stato fatto un bel passo in avanti in termini di condizione fisica, anche se ancora non si pu&ograve; parlare di completa guarigione. L&#39;obiettivo del pilota spagnolo, quando mancano tre gare alla fine, &egrave; quello di continuare sullo strada del recupero, puntando ad altri podi in ottica della prossima stagione dove tenter&agrave; l&#39;attacco al titolo.&nbsp;  Secondo la leggenda americana non &egrave; facile superare un infortunio del genere   Ai microfoni di MotoGP.com, il campione del mondo 1993 ha commentato lo stato, soprattutto psicologico, del fenomeno spagnolo in seguito all&#39;infortunio alla spalla: &quot;Un infortunio rimane sempre nella tua testa, &egrave; qualcosa a cui pensi quando entri in curva un po&rsquo; lungo, l&rsquo;anteriore incomincia a spingere e non hai quella&nbsp;forza e quella capacit&agrave;&nbsp;per fare quello che eri abituato. Per&ograve; questo pensiero non pu&ograve; esserci sempre, puoi provare ad allontanarlo quando ti avvicini ai migliori week-end dopo week-end di gara&quot;.  Dopo il successo del Sachsenring, Schwantz si aspettava di pi&ugrave; dal proseguo della stagione del pilota Honda: &quot;Avevo visto la gara del Sachesenring e avevo pensato che la sua stagione avrebbe avuto una svolta dopo, ma poi non ha trovato la giusta fiducia in ogni pista. Ad ogni modo so che i ragazzi Honda continueranno a lavorare fino alla fine della stagione per fare una buna moto per la prossima e cercare di nuovo di vincere&rdquo;.  Petrucci ancora su una MotoGP? Per Beirer &ldquo;si pu&ograve; fare  &nbsp; 

La leggenda americana ha commentato la situazione di Marquez, reduce dalla vittoria ad Austin ma alle prese con una condizione fisica non ancora ottimale

MotoGP, Schwantz su Marquez: &ldquo;Un infortunio ti rimane sempre in testa&rdquo;

Oggi &egrave; bandiera, simbolo e consulente Suzuki ma in passato ha fatto tutta la carriera in 500 con la casa di Hamamatsu diventando campione nel 93 e salendo sul podio della mitica 8 ore di Suzuka all&rsquo;et&agrave; di 49 anni con Kagayama ed Haga. Stiamo parlando del #34 pi&ugrave; famoso del mondo, ovvero Kevin Schwantz.&nbsp;  MotoGP, Schwantz e l&#39;ipotesi sul ritiro di Rossi prima di fine stagione  Gli inizi: motocross e prime gare AMA   Kevin Schwantz nasce a Houston il 19 giugno 1964 ed alla tenera et&agrave; di 3 anni viene messo su una moto dai suoi genitori proprietari di una concessionaria. Ma i primi approcci agonistici del giovane Kevin sono con il cross, passione dello zio. Nel 1983 per&ograve; deve dire addio a quella carriera a causa di uno spaventoso incidente. Negli anni successivi passa alla velocit&agrave; su pista disputando l&rsquo;AMA Superbike senza mai riuscire a vincerlo.  Disputa la 200 miglia di Daytona in sella alla Yamaha nel 1986 arrivando secondo alle spalle di Eddie Lawson. Viene scoperto da Freddie Spencer che lo porta in Europa a soli 21 anni facendogli disputare il Transatlantic Trophy  Il Motomondiale   Debutta direttamente in 500 nel 1986 in sella alla Suzuki. Disputa le gare di Olanda, Belgio e Misano arrivando al traguardo in due occasioni cogliendo due punti complessivi.  Nel 1987 le gare disputate sono ancora 3: Spagna, Nazioni e Francia. Coglie il quinto posto in proprio in Spagna a Jerez e chiude il campionato con 11 punti.  Per la stagione 88 Suzuki decide di puntare seriamente su di lui per gli anni a venire. Vince in Giappone e Germania cogliendo anche altri due podi per chiudere la stagione al sesto posto con 119 punti. A novembre dello stesso anno vince anche il GP di Macao.  Nel 1989 i successi sono ben 6 pi&ugrave; altri tre podi ma si deve accontentare del quarto posto con 162,5 punti.  Il 1990 &egrave; vissuto tutto sul duello tra lui e Rainey per il Mondiale. Kevin vince 5 gare ma chiude alle spalle del connazionale.  Nel 1991 sono ancora 5 i successi, con la perla della Germania e la staccata tutta di traverso al Motodrom su Rainey. Alla fine per&ograve; &egrave; terzo in campionato con Rainey ancora campione.  Il 1992 &egrave; un anno difficile per Kevin: 1 solo successo ed altri due podi per un quarto posto finale  Nel 1993 parte con l&rsquo;intenzione di riprovarci a vincere il titolo. Alla fine il titolo lo porta a casa anche grazie all&rsquo;incidente di Misano che riduce in sedia a rotelle il suo rivale Rainey.  L&rsquo;anno successivo fallisce la difesa del titolo perdendo contro un Doohan straripante. Di nuovo quarto in campionato con 2 vittorie e sei podi complessivi  Il suo 1995 dura solamente tre gare a causa di un infortunio al polso destro. Quarto in Malesia, annuncia in lacrime il ritiro al Gran Premio d&rsquo;Italia al Mugello.  In segno di rispetto &egrave; stato immediatamente ritirato il suo celebre #34 che nessun pilota potr&agrave; usare nelle gare in MotoGP  Chiude la sua carriera nel Motomondiale con 1 titolo, 25 vittorie, 51 podi, 29 pole, 1236,5 punti in 204 gare.  Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki  Gli anni successivi al ritiro   Ritiratosi dalle moto, Schwantz passa alle auto disputando il campionato Nascar dal 1996 al 2002 cogliendo 2 successi in 18 gare. Attualmente il texano risiede ad Atlanta dove ha aperto una scuola di motociclismo, lavoro che affianca al suo attuale ruolo di consulente e uomo immagine Suzuki.  Tributo a Simoncelli   Schwantz era l&rsquo;idolo d&rsquo;infanzia di Simoncelli ed il 6 novembre il texano si &egrave; prestato a guidare la RC212V #58 per il giro di casino a Valencia in ricordo di Marco Simoncelli, scomparso a Sepang una settimana prima.  EWC   Diciotto anni dopo l&rsquo;annuncio del ritiro, nel luglio del 2013 si rimette tuta e casco per andare a disputare la mitica 8 ore di Suzuka. Con la Suzuki del team Kagayama insieme ai giapponesi Kagayama ed Haga conquista il terzo posto in gara all&rsquo;et&agrave; di 49 anni.  Schwantz terzo a Suzuka  Kevin Schwantz oggi   Accanto alla scuola di pilotaggio da lui aperta ad Atlanta dove risiede, Schwantz &egrave; ancora uomo immagine e consulente per Suzuki. Prende spesso parte alle presentazioni stampa del marchio di&nbsp;Hamamatus, specificatamente delle moto supersportive, scendendo in pista assieme ai giornalisti ed ai tester per gli immancabili turni di prove e le sessioni fotografiche.  Da Sheene a Mir, passando per Schwantz e Kenny Roberts: gli iridati Suzuki in MotoGP/500 

Restiamo in America e pi&ugrave; precisamente in Texas per il nuovo protagonista della nostra rubrica: bandiera e simbolo Suzuki, campione del mondo 1993 in 500 e terzo posto alla 8 ore di Suzuka all&rsquo;et&agrave; di 49 anni con Kagayama ed Haga

Che fine ha fatto: Kevin Schwantz

        Valentino Rossi&rsquo;s eventual retirement from racing is always a &lsquo;hot&rsquo; topic. There are those who hope the Doctor never stops and those who think he should, especially in light of his results so far this season. And 1993 world champion Kevin Schwantz sees it this way. Like many great riders in the past, he too struggled with the decision to hang up his helmet, and so he empathises with Rossi at this tricky time. "I don&rsquo;t think he&rsquo;s ever been so far back&rdquo; &ldquo;It&rsquo;s hard to see how Valentino&rsquo;s riding right now &ndash; Schwantz said during an interview with Speedweek &ndash; the positions he&rsquo;s in now, where he&rsquo;s qualifying and finishing at the back of races. He&rsquo;s never been so far back in his entire career. I bet even in his first years in 125, 250 and 500 he wasn&rsquo;t so far off the pace. It&rsquo;s not just that he&rsquo;s not competitive, but that he&rsquo;s crashing so often. And that&rsquo;s not him&rdquo;. Kevin has also expressed his personal opinion as to when Rossi might retire: &ldquo;He might stop after the Misano GP&rdquo;. &ldquo;I wasn&rsquo;t having fun anymore, and I think that&rsquo;s the same for Vale&rdquo;  In addition, Schwantz looked back to the past, to when he himself dedided to retire: &ldquo;I stopped mid-way through the 1995 season, I&rsquo;d finished 5th, 4th and 6th in the first three races at Eastern Creek, Shah Alam and Suzuka, between 14 and 34 seconds from my rivals. During the return flight back from Japan, I was on the same plane as Wayne Rainey, who came to me and said: &ldquo;Kevin, you&rsquo;re not having fun riding. Tell yourself what you want, but you&rsquo;ve lost the fun. The way you&rsquo;re riding out there, the group you&rsquo;re fighting with in the races, you can&rsquo;t have fun like that. If I look at you today, you&rsquo;re no longer you. You don&rsquo;t have to say anything, I can tell&rdquo;. In conclusion, and in reference to Valentino: &ldquo;This is exactly what I see today in Valentino. On rare occasions he qualifies close to the top ten and he&rsquo;s struggling in the races&rdquo;. Translated by Heather Watson MotoGP: with Quartararo and Zarco, France believes in its first title       

The former 500 world champion adds: &ldquo;For me the fun lay in leading the race, when I realised I wasn&rsquo;t having fun anymore, I stopped. That&rsquo;s what I see in Valentino&rdquo;

MotoGP, Schwantz on Rossi’s hypothetical retirement before the end of the season

Il possibile ritiro di Valentino Rossi dal mondo delle competizioni &egrave; sempre un argomento &ldquo;caldo&rdquo;: c&#39;&egrave; chi vorrebbe che Dottor Rossi non smettesse mai e chi invece pensa che dovrebbe ritirarsi, soprattutto visti i risultati negativi di questa prima met&agrave; stagione. Di questa opinione &egrave; Kevin Schwantz, campione del Mondo classe 500cc nel 1993. Anche lui, come tanti grandi piloti del passato, ha dovuto appendere il casco al chiodo con non poca difficolt&agrave;, per questo si sente vicino a Rossi in questo particolare momento.  &quot;Non penso sia mai stato cos&igrave; indietro&rdquo;   &ldquo;&Egrave; difficile guardare Valentino come guida adesso, - ha detto Schwantz in un&#39;intervista a Speedweek - nelle posizioni in cui si trova ora, dove si qualifica e nelle ultime posizioni dove finisce. Non &egrave; mai stato cos&igrave; indietro in tutta la sua carriera. Scommetto che anche nei suoi primi anni nelle classi 125cc, 250cc e 500cc non &egrave; mai arrivato cos&igrave; lontano. Non solo non &egrave; competitivo, ma cade cos&igrave; spesso! E tutto ci&ograve; non fa parte di lui&rdquo;.  Kevin, inoltre, ha espresso la sua personale idea su quando Rossi decider&agrave; di ritirarsi: &ldquo;Forse si fermer&agrave; dopo il Gran Premio di Misano&rdquo;.  &ldquo;Io non mi divertivo pi&ugrave;, credo anche Vale&rdquo;   Oltre a ci&ograve;, Schwantz &egrave; andato a ripensare al passato, a quando fu lui stesso a decidere di smettere di correre: &ldquo;Smisi a met&agrave; della stagione del 1995, a quel tempo arrivai 5&deg;, 4&deg; e 6&deg; nelle prime tre gare a Eastern Creek, Shah Alam e Suzuka prendendo dai miei avversari tra 14 e 34 secondi. Durante il volo di ritorno dal GP del Giappone, ero sullo stesso aereo di Wayne Rainey, che venne da me e mi disse: &ldquo;Kevin, non ti diverti pi&ugrave; a guidare! Puoi dire a te stesso quello che vuoi. Ma hai perso il divertimento. Il modo in cui guidi l&agrave; fuori e tiri fuori le gare, il gruppo con cui combatti nelle gare, non puoi goderti questo. Se ti guardo oggi, non sei pi&ugrave; tu, non dirmi niente. Posso guardare e farmi un&#39;opinione&quot;&rdquo;.  Per concludere, riferendosi oggi a Valentino: &ldquo;Questo &egrave; esattamente quello che vedo oggi in Valentino. In rare occasioni si qualifica vicino alla top ten e fa fatica in gara&rdquo;.  MotoGP, mercato piloti e lotta al titolo 2021: l&#39;analisi squadra per squadra 

Il campione del Mondo classe 500cc ha poi aggiunto: &ldquo;Per me il divertimento era essere davanti in gara, quando ho capito che non mi divertivo pi&ugrave; ho smesso. Questo &egrave; quello che vedo in Valentino&rdquo;

MotoGP, Schwantz e l&#39;ipotesi sul ritiro di Rossi prima di fine stagione

Seduto e dolorante sul duro asfalto di Donington Park, Kevin Schwantz stava vivendo il punto pi&ugrave; basso di un 1993 della classe 500 che, poche settimane pi&ugrave; tardi, si sarebbe risolta per lui in successo mondiale, che alla Casa di Hamamatsu mancava dai tempi di Franco Uncini, iridato nel 1982. Durante il primo giro della decima gara stagionale, il texano del Team Suzuki sub&igrave; un colpo che, con ironia, i critici definirono &ldquo;lucky strike&rdquo;, come il nome dello sponsor tabaccaio della squadra di Garry Taylor, che schierava il numero 34 e il brasiliano Barros.  Schwantz e Alex furono colpiti e affondati dalla Honda di Michael Doohan, arrivato lungo alla staccata dello Starkey&rsquo;s Straight, il rettifilo caratterizzato dal salto, a precedere la chicane Esses, che Kevin non riusc&igrave; a impostare: &ldquo;L&rsquo;errore di Doohan a Donington ci fece uscire dalla corsa al titolo &ndash; svela Schwantz ventisette anni pi&ugrave; tardi &ndash; ma noi del Team Suzuki tenemmo duro, nonostante quell&rsquo;errore stupido di Mick. Senza quello sbaglio, io non avrei sentito troppa pressione a Misano e, ancora prima, a Brno avremmo ottenuto un risultato migliore del quinto posto. Se Doohan non mi avesse abbattuto, penso che avrei vinto il GP Gran Bretagna, con Barros secondo e Luca Cadalora davanti a Wayne Rainey. Credo che io e il team Suzuki avremmo potuto chiudere in Inghilterra il campionato e, chiss&agrave;, magari tutto sarebbe andato diversamente da quanto accaduto a Misano&rdquo;. &nbsp;Dove il drammatico incidente di Rainey risolse il Mondiale in un modo che nessuno ha potuto dimenticare.  La storia della Suzuki, tra tradizione e famiglia  From zero to hero   Quello &ldquo;zero&rdquo; a Donington rischi&ograve; di essere per te un bel guaio.  &ldquo;S&igrave;, perch&eacute; oltre allo zero rimediato in Inghilterra, arriv&ograve; poi un deludente quinto posto a Brno, ottenuto comunque a denti stretti. Mi rialzai dall&rsquo;asfalto inglese con qualche osso rotto alla mano, ma non lo dissi in giro e non mi lamentai. Oltre a perdere forma, il mio senso di sicurezza ne usc&igrave; attecchito e il mio stato di forma ne risent&igrave;. Senza quell&rsquo;incidente, saremmo arrivati al Santamonica in forma e, chiss&agrave;, forse Rainey non avrebbe avuto la pressione di spingere oltre il limite&rdquo;.  Tu e Wayne vi presentaste al Gran Premio di Italia separati da 11 punti a favore del pilota della Yamaha.  &ldquo;Arrivato al Santamonica, mi dissi: &lsquo;Kevin, metti pressione ai rivali&rsquo;. Sentivo che a Misano avrei avuto l&rsquo;opportunit&agrave; di riuscire a infastidire gli altri, ma Wayne e Luca trovarono il modo per essere i pi&ugrave; veloci. In gara, Rainey e Cadalora mi stavano seminando, non c&rsquo;era niente da fare contro le loro YZR. In quel momento pensai di avere due opzioni: provare ad andare forte come loro, oppure cadere. &lsquo;Li prendo o volo in terra&rsquo;, continuavo a formulare quel pensiero dentro al casco. Speravo ancora di vincere il titolo, mi accucciai dietro il cupolino e spinsi a pi&ugrave; non posso&rdquo;.    Sino all&rsquo;episodio che cambi&ograve; la vita di Rainey e interruppe la sua carriera.  &ldquo;Wayne cadde, io arrivai terzo. Lasciai il paddock con un piccolo vantaggio in classifica, una manciata di punti. Il luned&igrave; appresi che Rainey non avrebbe mai pi&ugrave; gareggiato e, in quel momento, pensai a Laguna Seca, un posto in cui io non ero mai riuscito a batterlo e dove avremmo corso la successiva tappa, la penultima della stagione. Oggi dico che avrei preferito finire secondo il campionato 1993, anzich&eacute; vedere Wayne a terra e ferito&rdquo;.  Per quello che &egrave; stato il tuo percorso con la Suzuki, un titolo &egrave; stato un premio meritato.  &ldquo;Pensa, lo stesso Wayne mi disse che avevo meritato quel successo, perch&eacute; lo cercai con tutta la mia forza e determinazione. Lui ammise di aver corso avvertendo sempre la mia pressione, dall&rsquo;inizio del campionato sino a Misano. Era vero, io e il team Suzuki cominciammo la stagione vincendo a Eastern Creek, poi arriv&ograve; il terzo posto di Shah Alam, una pista sempre difficile per noi. Nel Gran Premio di Suzuka, salimmo sul secondo gradino del podio per un pelo, in volata con Rainey. Non arrivammo in Europa con la leadership di campionato, perch&eacute; lui con la Yamaha aveva nove punti in pi&ugrave;, ma noi avevamo comunque ottenuto buoni risultati&rdquo;.  Quale tipo di lavoro vi garant&igrave; tanta competitivit&agrave;?  &ldquo;All&rsquo;inizio del 1992 ebbi con me un nuovo tecnico, Stuart Shenton. Lui raccolse dati su dati durante quel campionato, apportando alcuni cambiamenti che si rivelarono utili sul momento e pure nel futuro. Non appena fin&igrave; la stagione, andammo a Jerez per preparare il 1993. Con tre giornate di test, provammo tutto il materiale portato in pista nel campionato appena finito, separando ci&ograve; che ci era piaciuto da ci&ograve; che non andava bene: fu un grosso sforzo, per essere certi di intraprendere la via giusta. Tornammo due mesi dopo, sempre a Jerez. Alcune parti nuove furono provate ripetutamente. Per un pilota &egrave; difficile e impegnativo un lavoro del genere, pensa che macinammo in pista qualcosa come 15.000 chilometri di test e, facendolo sempre vicino al limite, su un tracciato impegnativo come quello andaluso, realizzai che stavo guidando come mai avevo fatto. Mi sentivo sicuro e disinvolto in sella alla Suzuki&rdquo;.  Quali caratteristiche aveva la tua moto?  &ldquo;La RGV funzionava bene su quasi tutti i circuiti, per&ograve; faticava a digerire i lunghi curvoni in appoggio di Barcellona, nei quali soffriva nel girare su se stessa. A centro curva occorreva farla sterzare sfruttando la ruota posteriore, in derapata. Per&ograve;, frenate, cambi di piega e curve strette le venivano molto bene. Compensammo le caratteristiche deboli nel miglior modo possibile, preparando il 1993 come mai avevamo fatto in precedenza&rdquo;.    Gli avversari   Quale era la coppia di piloti pi&ugrave; forti della griglia?  &ldquo;Io e Barros costituivano un duo competitivo in ogni weekend. Il brasiliano era giovane ed entusiasta, volevo lui nelle parti alte della classifica, in modo che avremmo potuto battere le Yamaha. Mi ricordo che al Mugello le YZR lottavano per la pole, mentre Alex non trovava la via. Gli dissi di seguirmi e, alla fine, lui si qualific&ograve; meglio di me per la gara, tuttavia, nel GP San Marino io arrivai secondo dopo la Honda di Doohan e Barros settimo&rdquo;.    Ti sei confrontato, e hai vinto, contro avversari fortissimi e non soltanto Rainey.  &ldquo;Cadalora poteva essere veloce, ma successe raramente. Quando Luca doveva firmare il contratto, tirava fuori velocit&agrave; e competitivit&agrave;. Lui aveva guidato bene la 250, non altrettanto la 500 con meno grip della duemmezzo. Di sicuro, era divertente averlo come avversario. Doohan stava riprendendo la forma migliore dopo l&rsquo;infortunio alla gamba e fu in costante crescita. Poi, a met&agrave; stagione arriv&ograve; Kocinski con la Cagiva. John era un grande rivale in alcuni weekend, ma non era un reale pretendente al titolo. Lui non ebbe mai la consistenza per provare a vincere il Mondiale 500&rdquo;.  Bandiera Suzuki   La Suzuki ha vinto in 500 con Sheene, Lucchinelli, Uncini e Roberts Junior, ma i tifosi ricordano il tuo successo, come se tu fossi una bandiera per la Casa di Hamamatsu.  &ldquo;Forse perch&eacute; io sono rimasto con Suzuki per pi&ugrave; tempo rispetto a tutti gli altri che hanno lavorato con la Casa giapponese. Ho vissuto un&rsquo;era bellissima, i team, la copertura TV, i piloti migliori. Avevo e ho ancora un certo rapporto con il pubblico; la gente pensa che io sia umano perch&eacute; commettevo errori, per&ograve;, poi facevo di tutto per rimediarvi. Questo piaceva ai fans e a Garry Taylor, il team manager perfetto, un uomo che amava osservare la situazione con occhi oggettivi e atteggiamenti poco invadenti. Lui non si preoccupava della moto, lasciava fare quel lavoro agli ingegneri. Garry sapeva che a me piaceva molto andare a sparare e me lo lasciava fare. Sapeva che per il team tutto doveva essere interessante e divertente, infatti, l&rsquo;atmosfera era bellissima nella squadra&rdquo;.  Com&rsquo;&egrave; vivere negli Stati Uniti da campione del Mondo classe 500?  &ldquo;Ritengo che in America i piloti di moto e i campioni delle due ruote meritino pi&ugrave; considerazione e rispetto. Ci sono posti in cui posso permettermi di camminare per ore, sapendo che il 90 percento degli abitanti non mi riconoscerebbe mai. Una cosa del genere in Italia e in Spagna non accadrebbe, ne sono certo e l&rsquo;ho visto coi miei occhi&quot;.  Road Races: L&#39;ultima vittoria di Mike Hailwood al TT  &nbsp; 

Nessun pilota ha incarnato i valori della Suzuki meglio del texano, la bandiera della Casa di Hamamatsu, con cui vinse un Mondiale della 500 ma soprattutto diede spettacolo in giro per il mondo

Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki

        Tre anni, la quinta Casa costruttrice conosciuta e l&rsquo;ultimo podio in MotoGP. Questo ha rappresentato la Suzuki nella carriera di Loris Capirossi, pilota di Hamamatsu dal 2008 al 2010. Il romagnolo proveniva da un&rsquo;era in Ducati piuttosto soddisfacente, nella quale aveva portato per primo la Rossa sul gradino pi&ugrave; alto del podio e in lotta per il titolo, ma in quel triennio il binomio Capirossi-Suzuki non riusc&igrave; a raccogliere il successo sperato. Soltanto un terzo posto, a Brno nel 2008, ma Capirex sorride ripensando a quegli anni.  Marco Lucchinelli: &ldquo;Quel consiglio di Sheene a Imola 1981...&rdquo; "Come una famiglia"  Come racconti questa sfida? &ldquo;Con loro sono stato benissimo! La Suzuki &egrave; ancora una grande famiglia e sono tutti fantastici, dagli ingegneri a tutti coloro i quali lavorano l&igrave;. Sono stato anche in azienda e sono stato ricevuto dai capi, dal signor Suzuki, la ricordo come un&rsquo;esperienza bellissima. Purtroppo sono capitato in Suzuki negli anni in cui la moto forse non era troppo competitiva. Negli anni precedenti non era male, poi lo sviluppo probabilmente non &egrave; andato troppo avanti e quindi abbiamo sofferto un po&rsquo;. Per&ograve; la mia esperienza &egrave; stata molto positiva&rdquo;. La difficolt&agrave; maggiore quindi &egrave; stata a livello tecnico. &ldquo;S&igrave;, loro comunque si sono sempre impegnati al 100%, hanno sempre cercato di sviluppare il progetto della 800 di cilindrata. Avevamo un po&rsquo; di problemi che impedivano certi risultati. La cosa che vinceva era il rapporto: in tantissime occasioni loro si scusavano perch&eacute; non riuscivano a darmi una moto competitiva&rdquo;. Che ambiente avevi trovato al box? &ldquo;Il team era gestito da Paul Denning, quindi in parte la squadra era inglese. Il mio capomeccanico era Stuart Shenton, che era il capomeccanico storico di Kevin Schwantz. L&rsquo;ambiente era ottimo. Il metodo inglese &egrave; diverso dal metodo italiano, ma mi sono sempre trovato benissimo con la squadra e specialmente con gli ingegneri della Suzuki. &Egrave; stato un ambiente positivo dal punto di vista della permanenza, conservo dei bellissimi ricordi&rdquo;.  Sei approdato in Suzuki dopo l&rsquo;ottima parentesi alla Ducati, cosa ti aspettavi? &ldquo;Mi aspettavo una moto pi&ugrave; competitiva. Nel 2007 faticavo molto con la Ducati, anche se Casey Stoner in quell&rsquo;occasione vinse il Mondiale. Invece con la Suzuki sono andato subito molto forte, per&ograve; era una moto &lsquo;facile&rsquo; perch&eacute; arrivavi velocemente al limite per&ograve; poi quando dovevi andare pi&ugrave; forte diventava molto difficile. Infatti sono caduto abbastanza spesso&rdquo;. Qual era la difficolt&agrave; maggiore? &ldquo;Avere costanza. La moto era molto maneggevole. Riuscivi anche a fare un giro veloce, per&ograve; poi sulla lunga distanza faticavamo&rdquo;. Con la Suzuki hai conquistato il tuo ultimo podio della carriera. Cosa ricordi di quel giorno? &ldquo;Me lo ricordo perfettamente, a Brno. &Egrave; stato il mio 99&deg; podio in carriera ed ero felicissimo. Quando nella tua carriera hai successo e il podio &egrave; il risultato minimo che puoi fare, se arrivi terzo tante volte sei arrabbiato. Quando poi arrivano le difficolt&agrave; e concludi terzo, allora quello stesso risultato diventa una gioia. Ci sono degli algoritmi nella vita che cambiano&rdquo;. La storia della Suzuki, tra tradizione e famiglia "Suzuki, moto equilibrata"  Hai guidato tante moto diverse, l&rsquo;Aprilia in 250, la Honda in tutte le classi, la Yamaha 500, poi Ducati e Suzuki in MotoGP. Riesci a fare un confronto tra le varie moto? &ldquo;Ho avuto la fortuna di guidare parecchie moto ufficiali e questo fa veramente la differenza. Quando corri per un&rsquo;azienda hai davvero la possibilit&agrave; di poter partecipare allo sviluppo, di poter richiedere modifiche per le tue esigenze e se hai alle spalle un&rsquo;azienda pronta e forte, vedi l&rsquo;evoluzione e la moto che migliora. L&rsquo;Aprilia 250 era una moto velocissima, la Ducati invece era molto scorbutica, difficile da guidare, ti impegnava al 100%. Quando approdai in Yamaha, arrivavo dalla Honda 500 e trovai una moto leggermente pi&ugrave; facile da guidare ma con meno motore. La Suzuki era una moto equilibrata, sembrava che potessi vincere ma mancava sempre quel qualcosina per poter raccogliere un risultato&rdquo;. Parlando del salto dalla Ducati alla Suzuki, &egrave; facile presumere che tu abbia trovato due ambienti molto diversi. &ldquo;S&igrave;, ma il passaggio &egrave; stato molto positivo perch&eacute; avevo trovato di nuovo un&rsquo;azienda che credeva in me e lavorava per me. La moto come primo acchito &egrave; stata positiva e veloce. Mi ricordo che il luned&igrave; di Valencia, quando abbiamo cominciato i test, dopo tre giri avevo gi&agrave; girato pi&ugrave; forte che con la Ducati in tutto il weekend precedente. Questo mi aveva stampato in faccia un sorriso fantastico&rdquo;. Quali differenze hai notato, invece, tra le aziende giapponesi Honda, Yamaha e Suzuki? &ldquo;Sulla professionalit&agrave; di Honda e Yamaha non serve aggiungere nulla, in Suzuki sono pi&ugrave; &lsquo;umani&rsquo;, anche se ho trovato pure da loro tantissima professionalit&agrave;. C&rsquo;&egrave; anche da dire che ho vissuto l&rsquo;era Suzuki nell&rsquo;ultima parte della mia carriera, ero anche pi&ugrave; maturo di quando ero un ragazzino con la Yamaha o con la Honda. Il mio stesso modo di pensare era cambiato&rdquo;. Che rapporti hai con la famiglia Suzuki? &ldquo;Ancora oggi ho un gran bel rapporto con loro, ma in generale ho mantenuto ottimi rapporti con tutti i costruttori con cui ho corso. Nel mio museo ho una Suzuki MotoGP che mi hanno donato, anche se resta di loro propriet&agrave;. Due anni fa quando ho provato tutte le moto sono andato in Suzuki a chiedere se mi davano la possibilit&agrave; di provare anche la loro e sono stati i primi a dirmi &lsquo;Assolutamente s&igrave; Loris, con vero piacere&rsquo;&rdquo;.  Il simbolo della Casa di Hamamatsu &egrave; Kevin Schwantz, contro cui avevi anche corso nel 1995 nel tuo primo anno in 500. &ldquo;Lui &egrave; stato un grandissimo campione. Ha vinto poco nella sua carriera e se Rainey non si fosse fatto male forse non portava a casa neanche un Mondiale. Per&ograve; era un pilota con tanto talento, spettacolare da veder guidare. Ricordo Suzuka, la mia terza gara con la 500, e si correva su asfalto bagnato In gara lo superai e subito dopo mi sentii un po&rsquo; in colpa, quindi alzai il braccio per chiedergli scusa. Mentre alzavo il braccio sinistro, il destro azion&ograve; l&rsquo;acceleratore e volai nella ghiaia. Non glielo andai a dire, all&rsquo;epoca per me Schwantz era un mito e non avevo ancora il coraggio di parlargli&rdquo;. Road Races: L'ultima vittoria di Mike Hailwood al TT       

Il campione imolese, che con la casa di Hamamatsu ha conquistato il suo ultimo podio in carriera, ricorda gli anni in Suzuki e il peccato di 'lesa maest&agrave;' del 1995: "Quando superai Schwantz e feci per scusarmi... volai nella ghiaia!"

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