L'ex pilota è rimasto sull'Isola soltanto pochi giorni e ha fatto coppia con Ilona Staller. Eccolo in alcuni scatti

Esperienza terminata per Marco Melandri all'Isola dei famosi

        E' stata un'esperienza breve ma intensa quella di Marco Melandri all'Isola dei Famosi. Il format di canale 5 aveva visto l'ex pilota impegnato all'Isola in coppia con Ilona Staller. Purtroppo, nella seconda puntata andata in onda ieri sera, la coppia Melandri-Staller &egrave; stata eliminata.  All'Isola per mettersi in gioco  E' finita in modo repentino e soltanto dopo pochi giorni, l'esperienza di Marco Melendri all'Isola dei Famosi. L'ex pilota aveva deciso di partecipare al programma per accettare una nuova sfida e mettersi in gioco ma la sua esperienza &egrave; durata soltanto poche puntate, due per l'esattezza. La coppia era al televoto con altre due coppie: Carmen Di Pietro e il figlio Alessandro, Antonio Zequila e Floriana Secondi che invece sono rimasti ancora su Playa Palapa, isola dove si svolge il gioco. Dopo il saluto ai compagni, per&ograve;, i due non hanno lasciato definitivamente il gioco, ma si sono spostati su un'altra isola. Ilona Staller aveva scelto Melandri per affinit&agrave;  Come prevede il reality, infatti, Ilona e Marco, non sono stati eliminati definitivamente dal gioco ma solo dall'isola principale. I due, si sono spostati quindi a Playa Esgamada, la spiaggia degli eliminati dove si trovavano gi&agrave; la prima coppia eliminata, ovvero Roger e Jovana. &ldquo;Mi aspettavo questo esito &ndash; ha commentato Melandri dopo l'eliminazione - perch&eacute; sono nuovo di questo mondo, era abbastanza scontato per me. Mi sono divertito abbastanza, ma torno a casa volentieri&rdquo;. Marco era arrivato all&rsquo;Isola dei famosi come concorrente singolo e dato che quest&rsquo;anno il reality si gioca in coppia, durante la prima puntata era stata decreta la sua compagna di avventura, ovvero Ilona Staller che aveva scelto l'ex pilota dicendo di aver trovato una buona affinit&agrave; con lui. MotoGP: secondo i lettori non vedremo pi&ugrave; il Marquez di sempre         

L'ex pilota, in coppia con Ilona Satller, &egrave; rimasto per poco tempo all'interno del reality in quanto ieri sera &egrave; stato eliminato ed ha dovuto abbandonare l'isola

Isola dei famosi 2022, che fine ha fatto Marco Melandri

        Abbiamo dato voce a Marco Melandri, attualmente nell'occhio del ciclone della cronaca per sue esternazioni che hanno alzato un polverone mediatico notevole. Aggiungiamo, adesso, l'opinione di un avvocato, non per porre ulteriori pressioni sulla situazione del ravennate, quanto per spiegare quale sia il valore dell'immagine nelle esternazioni di un personaggio pubblico. Lei &egrave; Federica Costa, gi&agrave; raggiunta pi&ugrave; volta e rivelatasi utile una prima volta e poi ancora nella faccenda legata a Marc Marquez, espressasi sul caso di Andrea Iannone, disponibile ed esaustiva, inserita nel settore e nel mondo imprenditoriale e motociclistico, con particolare attenzione proprio alla contrattualistica. La prima domanda che le porgiamo &egrave; diretta: cosa sta accadendo nelle ultime ore a Marco Melandri? Ecco il suo intervento: "Sulla base di quanto reso noto, sembrerebbe che Melandri si sia lasciato scappare qualche dichiarazione di troppo, soprattutto in ragione del ruolo da lui ricoperto e dell&rsquo;importanza della sua immagine. Egli avrebbe infatti dichiarato in pi&ugrave; interviste e in differenti occasioni di aver cercato appositamente di prendere il virus con l&rsquo;obiettivo di contagiarsi volontariamente, e poter avere poi il certificato senza dover ricorrere al vaccino. L&rsquo;ex pilota avrebbe poi proseguito esprimendo forti considerazioni negative in merito al Green Pass ed avrebbe preso parte, quale oratore, ad una manifestazione organizzata con l&rsquo;obiettivo di opporsi alle recenti disposizioni normative tenutasi lo scorso 15 gennaio.&nbsp;Tutto ci&ograve; lo ha portato all&rsquo;interno di una vera e propria bufera, sia mediatica, sia social, oltre che in termini di possibili provvedimenti". Pensiero lecito di Melandri, tuttavia evitabile   La parola va direttamente a Federica: "Marco da tempo, tramite i social, si palesa contro il cosiddetto &ldquo;obbligo&rdquo; vaccinale ritenendolo una sorta di &ldquo;ricatto&rdquo; ed esprimendo palesemente le sue contrariet&agrave; alle misure di contegno del contagio promosse dal Governo. Cos&igrave; facendo, avrebbe alimentato lo scambio di reazioni tra vaccinati e non. Tra l&rsquo;altro proprio sui social, numerosi sono stati i commenti sfavorevoli alle esternazioni di Melandri". Melandri ha espresso un suo pensiero. Non &egrave; lecito farlo? "Certamente. Tutti noi siamo liberi di avere il nostro pensiero e di poterci esprimere o confrontare; tuttavia, a mio parere, &egrave; sempre bene utilizzare i corretti termini per esprimerci. In pi&ugrave;, bisogna prestare particolare attenzione alla posizione che si ricopre. Mi spiego meglio: limitandomi a leggere le interviste rilasciate, Marco sembrerebbe non aver espresso il proprio pensiero con la dovuta cautela, anzi, sembrerebbe aver utilizzato termini particolarmente forti e frasi ben mirate a toni di ferma opposizione e di polemica: ritengo che, se avesse espresso il medesimo concetto utilizzando parole ed enfasi differenti, forse non si troverebbe in questa situazione di evidente difficolt&agrave;. Queste problematiche poi si appesantiscono in ragione del ruolo di Marco". Melandri &egrave; un personaggio pubblico con i fari puntati 24 ore al giorno   Il concetto del titolo qui sopra lo spiega l'Avvocato:&nbsp;"Marco Melandri &egrave; indiscutibilmente un personaggio pubblico, attorno a cui ruotano sostenitori, ideali e sponsor. Quando si ricopre una certa posizione di visibilit&agrave; e quando si detiene una immagine di un certo spessore, a mio parere, bisogna mantenere un profilo pacato di fronte a certi eventi, cos&igrave; come, sempre secondo il mio punto di vista, bisognerebbe prestare particolare attenzione a come ci si pone ed a come si manifesta un proprio pensiero. Essere un personaggio pubblico infatti comporta avere i fari puntati h24 ed avere una immagine da tutelare e gestire nel migliore nei modi. Tutto ci&ograve; sarebbe stato da evitare, a prescindere dal pensiero, ma proprio in ragione del 'personaggio' quale &egrave; Marco Melandri ed in forza delle inevitabili conseguenze che ne sarebbero derivate". Si riferisce allo sponsor? "Anche. Non possiamo dimenticare che stiamo vivendo un momento particolarmente delicato in ragione della pandemia. La sensibilit&agrave; in merito &egrave; particolarmente alta ed esporsi in certe posizioni con certi termini &egrave; assolutamente sconsigliato. Consideriamo che, comunque, anche in un periodo di vita &ldquo;normale&rdquo; (quindi al di fuori della questione Melandri e senza pandemia) certi comportamenti non andrebbero tenuti. Non dimentichiamo che, a prescindere dalla situazione attuale, in un qualsiasi contratto promo-pubblicitario &egrave; fondamentale la tutela ed il rispetto dell&rsquo;immagine. A ci&ograve; aggiungiamo che in molteplici contratti, tra i possibili motivi di scioglimento anticipato del rapporto, con correlata possibilit&agrave; risarcitoria per i danni subiti, vi &egrave; proprio la lesione dell&rsquo;immagine, come pure la pubblicazione di dichiarazioni potenzialmente lesive o anche situazioni sconvenienti legate alla vita privata dell&rsquo;individuo. Se ci riflettiamo sono tutte situazioni che minano l&rsquo;immagine del soggetto e, di riflesso, quella dello sponsor". Di fatto per&ograve; Marco non ha avanzato frasi sconvenienti nei riguardi dei propri sponsor. "S&igrave;, ma quando una societ&agrave; crea una collaborazione con un atleta o comunque con un personaggio, imprime letteralmente il proprio brand su quest&rsquo;ultimo (lasciatemi passare il concetto ovviamente) ed intende veicolare il proprio messaggio ed il proprio marchio per il tramite del personaggio pubblico. Nessuna azienda vorrebbe che il proprio brand venisse associato ad un personaggio che si pone in una posizione &ldquo;nebulosa&rdquo; o critica.. tutt&rsquo;altro. Per una societ&agrave; &egrave; fondamentale che il personaggio prescelto possa portare avanti i valori del brand e possa diffondere un messaggio positivo correlato al marchio stesso ed all&rsquo;azienda. Un&rsquo;immagine negativa del personaggio trasferisce indirettamente un&rsquo;immagine negativa anche ai brand associati al personaggio stesso. Entrando nel dettaglio, la questione di Marco Melandri vede in parallelo la rinuncia al rinnovo contrattuale da parte dello sponsor Trentino Marketing". Secondo lei, il mancato rinnovo sarebbe correlato alle dichiarazioni rese da Marco? "Rimettendomi alle parole dell&rsquo;Amministratore Delegato dott.Rossini, il contratto con l&rsquo;ex pilota era gi&agrave; in scadenza senza la previsione del cosiddetto &ldquo;rinnovo automatico&rdquo;. In queste situazioni le parti possono permettere che il rapporto si sciolga in automatico per sua naturale scadenza, oppure, in prossimit&agrave; di scadenza dei termini, possono incontrarsi e rinegoziare o stipulare un nuovo accordo.. contratto che potr&agrave; ricalcare il precedente o presentare alcune modifiche e/o adattamenti alla situazione ed alle necessit&agrave; ovviamente. Nella fattispecie, il contratto era in appunto in scadenza e la societ&agrave; avrebbe riferito di non voler rinnovare il contratto. Chiaramente, sempre in ragione di una necessaria cautela nelle dichiarazioni, il dott. Rossini non ha espresso particolari pensieri in merito alle affermazioni rese da Melandri, limitandosi appunto a riferire che la societ&agrave; si sarebbe dissociata da tutto quanto accaduto e pubblicato dall&rsquo;ex pilota". Sponsor Regione Trentino non rinnovato per Melandri  Potrebbe essere che, forzata dalla pandemia, la societ&agrave; abbia scelto di non rinnovare il contratto per una questione economica? Il suggerimento &egrave; partito da Federica, che esplode il discorso: "Non credo. La societ&agrave; ha espressamente reso noto di non rinnovare l&rsquo;accordo con Melandri intendendo intraprendere e creare altre sinergie sempre con l&rsquo;obiettivo di promuovere il brand e &ldquo;veicolare l&rsquo;immagine del territorio. Vorrei porre l&rsquo;attenzione dei lettori anche sulla societ&agrave; stessa. Trentino Marketing &egrave; una realt&agrave; nata con lo scopo di incentivare, promuovere e sviluppare il turismo nel Trentino Alto Adige, o meglio, espressamente per &ldquo;favorire lo sviluppo sostenibile del sistema trentino&rdquo;. La sua Mission &egrave; volta a &ldquo;coltivare l&rsquo;ambizione di migliorare la reputazione e l'immagine del Trentino, la sua capacit&agrave; di accogliere e di ospitare persone da tutto il mondo, le performance economiche connesse ai flussi turistici rafforzando il Brand Trentino e comunicando i suoi valori, rendendoli conosciuti nel mondo&rdquo;. Melandri, con le proprie dichiarazioni &egrave; andato direttamente ad intaccare la positivit&agrave; della mission aziendale, manifestando una forte opposizione alle disposizione normative in un momento, per di pi&ugrave; in cui la situazione pandemica di quella regione &egrave; di stretta sorveglianza e criticit&agrave; poich&eacute;, come ben sappiamo, lo stesso presidente della Provincia di Trento ha evidenziato il possibile passaggio dell&rsquo;area gi&agrave; nelle prossime ore nella cosiddetta &ldquo;zona arancione&rdquo; . A ci&ograve; si aggiunge che la Provincia autonoma di Trento promuove lo sport quale veicolo di buone abitudini, di salute e di un&rsquo;immagine positiva del territorio, avendo anche recentemente approvato la nuova legge sullo sport che identifica il ruolo dello sport anche come volano e strumento di promozione del Trentino stesso. Insomma, va da s&eacute; che il brand non poteva che prendere le distanze dalle affermazioni di Melandri e dalla bufera che lo ha conseguentemente investito" La societ&agrave; potrebbe anche chieder ei danni a Melandri? "Dipende dalla data effettiva di scioglimento naturale del contratto: se posteriore ai fatti, s&igrave;; se antecedente, il tutto potrebbe risolversi come un &ldquo;non rinnovo&rdquo; contrattuale". Melandri per&ograve; poi si &egrave; scusato pubblicamente ed ha chiarito la sua posizione. Cosa ne pensa? "Non poteva fare diversamente. Se le sue parole sono state male interpretate &egrave; corretto e doveroso il suo intervento per poter chiarire la questione &hellip; ed ovviamente &egrave; necessario che ci&ograve; avvenga pubblicamente. E, anche qualora in realt&agrave; quanto espresso fosse reale manifestazione del suo pensiero, &egrave; necessario un suo intervento per smorzare (o cercare di smorzare) i fuochi e placare (o cercare di placare) le acque.. sia con riflesso sui social, sia con riflesso sulla sua immagine e su tutti gli sponsor con contratto in essere che potrebbero quindi convocare Melandri e considerare uno scioglimento anticipato del rapporto o una rinegoziazione del contratto o ancora ipotizzare una richiesta risarcitoria. Ovviamente ciascuna azienda far&agrave; le proprie valutazioni, ma il caso non &egrave; poi cos&igrave; lontano dall&rsquo;iniziativa gi&agrave; intrapresa da Lacoste o da Peugeot con l&rsquo;atleta Djokovic. Tanto pi&ugrave; si mina l&rsquo;immagine, quanto pi&ugrave; vacilla lo sponsor". Federica, una seconda domanda diretta: come ritiene il comportamento di Marco Melandri? "Secondo me lui &egrave; scivolato su un tema dal quale probabilmente, avrebbe dovuto stare lontano. Il suo ritrattare ora &egrave; minato dai numerosi post e dall&rsquo;aver preso parte ad una manifestazione il cui oggetto era ben mirato. Le parole possono essere fraintese e dunque meglio argomentate, ma credo che alle aziende dovr&agrave; per lo pi&ugrave; giustificare il suo ruolo di oratore nella manifestazione. Sinceramente sono dispiaciuta di fronte all&rsquo;accaduto; spero vivamente che tutta la questione possa veramente sistemarsi con uno scambio di mano e con precisazioni sulle parole utilizzate, nel rispetto del pensiero di tutti e nei doveri di vivere in una comunit&agrave;, di scopo finalizzata alla realizzazione di uno specifico interesse pubblico impegnata nell&rsquo;ideazione, realizzazione e promozione di iniziative e progetti orientati allo sviluppo del turismo trentino". Storie italiane: Francesco Cavalli, l'uomo che sussurra ai piloti &nbsp; &nbsp; &nbsp;       

Federica si &egrave; espressa in merito alle parole del ravennate: "Suo &egrave; il diritto di parola ma, essendo Marco noto e legato a sponsor, ha rischiato di ledere la positivit&agrave; delle aziende che lo supportavano"

L'Avvocato Costa: “Melandri ha fatto bene a scusarsi”

        Ha ricevuto critiche e attacchi feroci, si &egrave; difeso per mezzi televisivi. Marco Melandri, nell'occhio del ciclone a seguito di esternazioni in merito al Green Pass, &egrave; stato ieri sera ospite del programma "Non &egrave; l'arena", in onda su La7 e condotto da Massimo Giletti. Il ravennate, salito sul palco di una recente manifestazione a tema tenutasi a Milano, ha spiegato la sua posizione in tal senso: "Io non sono favorevole n&eacute; contrario alla somministrazione dei vaccini - le sue parole - dico solo che farlo o meno debba rappresentare una libera scelta. La libert&agrave; &egrave; un punto fondamentale, io mi espongo e voglio insegnare a mia figlia che nella vita si deve avere il diritto di scegliere. Mi sono esposto, perch&eacute; penso che il Green Pass non sia la soluzione, bens&igrave; oggetto di divisione per nuclei, persone e famiglie". Queste le dichiarazioni nella manifestazione, riproposte in video durante la trasmissione di ieri. Dopo, Giletti gli ha chiesto "Marco, ti senti il Djokovic (Novak, il tennista professionista che, invece, ha espressamente palesato il proprio dissenso nei confronti di vaccino, Green Pass e regole relative) italiano?" Ecco la risposta di Melandri: "Assolutamente no. Sono responsabile di quanto detto e fatto, ma la frase che mi hanno imputato non &egrave; la mia". Marco a Non &egrave; l'arena: "Non ho cercato il contatto con un positivo"   Il conduttore di La7 ha ripreso la frase divulgata da un sito di settore: "Ho preso il virus perch&egrave; ho cercato di prenderlo. Mi sono dovuto contagiare per necessit&agrave;, dovendo lavorare e non considerando il vaccino una alternativa valida. Per me il Green Pass resta un ricatto e posso utilizzarlo solo per lo stretto necessario". Melandri ha risposto: "Era un momento di frustrazione, perch&eacute; vivere, al giorno d'oggi, non &egrave; facile. Io non ho cercato il contatto con un positivo ma, una volta appreso di averlo avuto, ho cercato di ironizzare, prendendo la cosa alla leggera. Non potevo cambiare la situazione". Marco ha continuato "Il fatto che si senta dire in giro di persone che preferiscono contrarre il virus anzich&eacute; fare la terza dose, fa capire quanti problemi la societ&agrave; attuale abbia. Non siamo liberi di decidere ma, ripeto: in non sono un no vax. Forse io sono un free vax, nel senso che ognuno deve scegliere come curarsi". Giletti ha chiesto al ravennate se si sentisse un fenomeno o invincibile, poich&eacute; sfidante della morto a 300 orari su una moto da corsa, aggiungendo se quello spirito di invulnerabilit&agrave; lo facesse sentire pi&ugrave; forte del Covid. Melandri ha ribadito: "No no. Al contrario, gli sportivi conoscono la paura, e questo &egrave; una dote, perch&eacute; sanno sin dove ci si possa spingere. Il Covid va visto a livello personale. Per esempio, Bassetti ha detto che l'Omicron anche per in non vaccinati sia come un raffreddore. Nel marzo scorso ho avuto il virus, non avevo paura di contrarlo nuovamente". L'ex campione della 250 Grand Prix ha continuato: "Ero a contatto con una persona negativa, un paio di giorni a precedere il suo messaggio. il mio amico mi ha chiamato, svelandomi che fosse positivo. Ormai, che dovevo fare? Ho fatto finta che contrarre il Covid fosse quasi una esigenza, poich&eacute; la successiva guarigione avrebbe rilasciato il Green Pass. Che altro dovevo fare se non ironizzare? Ormai, non potevo cambiare una situazione gi&agrave; accaduta. Anche perch&eacute;, all'oscuro di tutto, sono sato con mio padre che, tra l'altro, quattro anni fu operato per risolvere un tumore di livello 8. Ormai, non potevo cambiare una situazione gi&agrave; accaduta". Melandri: "Difendo i diritti dei giovani allo sport"   In effetti, ascoltando l'audio trasmesso dalla trasmissione televisiva, abbiamo capito che Marco fosse sincero, perch&eacute; ha davvero saputo a posteriori di essere stato a contatto con una persona che, a sua volta, in primis non sapeva di essere positiva. Il ravennate era all'oscuro di tutto: "Infatti, ripeto, mai avrei messo a repentaglio la vita di mio pap&agrave;, sessantacinquenne che, peraltro e come gi&agrave; detto, 4 anni fa affront&ograve; addirittura un tumore di livello 8 su un massimo di aggressivit&agrave; 9. Semplicemente, avendo appreso di una positivit&agrave; riscontrata da un amico visto poco prima, ho preso la cosa alla leggera". Un giornalista presente in studio, al secolo Luca Telese, che ha provocato Marco: "Avresti dovuto ammettere che la tua dichiarazione fosse reale, non ironica" e Melandri ha precisato, di nuovo: "Non sono un No Vax, sono un free vax. Ognuno deve scegliere. Sono salito sul palco di Milano per difendere i diritti dei giovani che vogliono praticare sport. La libert&agrave; individuale &egrave; fondamentale". Alex Rins "Il ritorno in Suzuki di Davide Brivio? Mi piacerebbe, manca una figura come la sua"       

Marco &egrave; intervenuto a "Non &egrave; l'arena" di Massimo Giletti: "Non sono contrario al vaccino, dico che farlo deve essere una libera scelta. Non sapevo di essere stato a contatto con un positivo, sicch&eacute; ho ironizzato su una situazione che non potevo cambiare"

Melandri a La7: “Non sono il Djokovic italiano”

        Classe 250, casa nostra. Nelle 61 edizioni della cilindrata di mezzo, il tricolore &egrave; stato padrone in 22 casi, a cui si aggiunge un titolo del sammarinese Manuel Poggiali. Nessuno, inglesi, tedeschi e in tempi recenti spagnoli, &egrave; riuscito ad avvicinare tale predominio, se &egrave; vero che la seconda scuola pi&ugrave; titolata - quella britannica - non raggiunge la doppia cifra di titoli. Un dominio che porta impressi i nomi di Bruno Ruffo, Dario Ambrosini, Enrico Lorenzetti, Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini, Walter Villa, Mario Lega, nel passato pi&ugrave; lontano. E poi Luca Cadalora, Max Biaggi, Loris Capirossi, Valentino Rossi, Marco Melandri e Marco Simoncelli. &ldquo;Macio&rdquo; e il SIC, assieme a Poggiali, hanno consentito alla 250 di parlare italiano anche nel Terzo Millennio, negli ultimi anni della categoria a due tempi, prima del passaggio alla Moto2 del 2010. Il 2002 di Marco Melandri   &ldquo;La 250 era una moto bellissima e difficile da guidare &ndash; dice un nostalgico Marco Melandri, campione con l&rsquo;Aprilia nel 2002 &ndash; 100 cavalli per 100 kg erano tanta roba, era molto delicata e dovevi essere molto preciso&rdquo;. &ldquo;Era il giusto compromesso tra agilit&agrave; e potenza &ndash; spiega Manuel Poggiali, successore di Melandri sull&rsquo;Aprilia e al vertice della categoria &ndash; ai tempi il regolamento prevedeva la possibilit&agrave; di sviluppare liberamente. Rispetto alle tante limitazioni di adesso era tutto aperto&rdquo;. Non sempre, per&ograve;, nell&rsquo;ultimo decennio di storia della 250 la situazione per gli italiani era stata rosea. Dopo il titolo di Rossi nel 1999, il sesto consecutivo per l&rsquo;Italia in una serie iniziata da Biaggi e proseguita da Capirossi, sono arrivati due anni di stallo: nel 2000 a svettare fu il francese Olivier Jacque davanti a uno stuolo di giapponesi, cio&egrave; il compagno di team Shinya Nakano, il compianto Daijiro Kato e Toro Ukawa, con il rookie Melandri quinto. Nel 2001, invece, a vincere il titolo iridato fu lo straordinario Kato in sella alla Honda del Team Gresini, seguito dai due compagni di squadra in Aprilia, Tetsuya Harada e Melandri, con Roberto Locatelli quarto. In quello stesso anno, il giovane e rampante Melandri, alla seconda stagione nella quarto di litro, ottenne la prima vittoria di categoria nel GP Germania, conquistando anche quattro secondi posti e quattro terzi posti. Un bel modo per preparare l&rsquo;assalto al titolo nel 2002. Quando, ancora in sella all&rsquo;Aprilia del Team MS Racing, Melandri lasci&ograve; poco spazio ai rivali, andando a conquistare nove vittorie (sei consecutive) e tre secondi posti. Un totale di 298 punti, 57 pi&ugrave; di Fonsi Nieto, secondo. La gara decisiva della stagione fu quella di Phillip Island, la penultima in calendario, con lo scontro diretto tra Melandri e Nieto: tra i due, al traguardo, ci fu uno scarto di sette millesimi, sufficienti al pilota italiano per conquistare il titolo a soltanto 20 anni e due mesi. Meglio anche di Rossi, ma quel record sarebbe stato infranto due stagioni pi&ugrave; tardi dal diciannovenne Dani Pedrosa. &ldquo;Fu il coronamento di un sogno &ndash; ricorda Melandri &ndash; mettere al sicuro un titolo vincendo la gara e lottando fino all&rsquo;ultimo giro con il proprio rivale... non poteva esserci finale migliore&rdquo;. Loris Reggiani e la 250: "Il 1992 fu un dominio tricolore" Il passaggio del testimone a Manuel Poggiali   L&rsquo;enfant prodige, soprannome che Melandri si merit&ograve; grazie al primo successo in un GP iridato a meno di 16 anni, pass&ograve; la moto e il testimone di campione del Mondo a Poggiali. Il quale non attese per conquistare il titolo della classe di mezzo, due anni dopo aver prevalso in 125. Melandri e Poggiali non si sono mai confrontati nella quarto di litro, ma entrambi concordano sul ruolo di questa categoria: un trampolino di lancio per la classe regina, seppure il sammarinese non comp&igrave; mai il salto: &ldquo;Era una categoria molto istruttiva &ndash; spiega Manuel &ndash; c&rsquo;erano mille soluzioni ed era possibile lavorare in modo maniacale per poter rendere tutto veramente estremo&rdquo;. Poggiali, ripensando al titolo ottenuto nel 2003, ricorda il supporto del grande team che ebbe alle spalle, ovvero l&rsquo;MS Aprilia: &ldquo;Quello che ha fatto la differenza &egrave; stato avere un&rsquo;azienda che credeva in me. Questo mi ha dato una spinta in pi&ugrave;, sono aspetti emotivi che fanno un&rsquo;enorme differenza&rdquo;. Dopo un inverno di test che lo vide adattarsi benissimo alla nuova moto e alla nuova cilindrata, Poggiali piazz&ograve; subito una vittoria nella prima gara in Giappone, anche se a Suzuka non erano mancati gli inconvenienti: nelle qualifiche, che furono bagnate, sbagli&ograve; gomme e riusc&igrave; a piazzarsi soltanto 23&deg; in griglia. Domenica mattina la gara fu per&ograve; asciutta e pur scattando dalle retrovie, Manuel riusc&igrave; a salire sul gradino pi&ugrave; alto del podio. Gli avversari erano avvertiti. Quell&rsquo;anno Poggiali ottenne quattro successi, tre secondi e altrettanti terzi posti: il suo rivale principale fu Roberto Rolfo in sella alla Honda (unico pilota sulla moto di Tokyo a chiudere tra i primi sette classificati, in mezzo al contingente Aprilia). Il torinese, grazie alla costanza, riusc&igrave; a tenere aperta la corsa al titolo fino al GP conclusivo Rolfo, in 250 dal 1998, nel 2002 era riuscito a chiudere con il terzo posto in classifica generale mentre nel 2003 sfid&ograve; Poggiali ottenendo due vittorie, tre secondi posti e un terzo posto. Il sammarinese chiuse la partita a Valencia, l&rsquo;ultimo GP. A dividerli furono 14 punti (249 per Manuel e 235 per Roberto). Come Harada nel 1993, anche Poggiali conquist&ograve; il Mondiale 250 al primo tentativo. Un risultato poi eguagliato da Pedrosa nel 2004. L&rsquo;invasione spagnola, prima di Marco Simoncelli   Un titolo, quello del catalano, che fu l&rsquo;apertura di una nuova era, con cui la 250 anticip&ograve; quanto si sarebbe visto nel Motomondiale: l&rsquo;invasione spagnola. Tra 2004 e 2007, il Paese iberico vinse sempre la 250 con i due rivali storici Pedrosa e Jorge Lorenzo a dividersi equamente la posta. Il maiorchino si ritrov&ograve; a duellare con Andrea Dovizioso, uno debig che non riuscirono a vincere il titolo: come lui, per esempio, Casey Stoner vice campione nel 2005, davanti a Dovi. Il forlivese ci riprov&ograve; nei due anni successivi, ma dovette arrendersi all&rsquo;egemonia di Lorenzo e dell&rsquo;Aprilia. In entrambi i casi, Andrea chiuse secondo davanti al sammarinese Alex De Angelis. Dove non riusc&igrave; Dovizioso, a compiere l&rsquo;impresa fu l&rsquo;allora alter ego &ndash; suo rivale sin dalle Minimoto e caratterialmente agli antipodi &ndash; Marco Simoncelli. Il ventunenne di Coriano, in sella alla Gilera RSA 250 non ufficiale cominci&ograve; la sua stagione d&rsquo;oro, il 2008, con due &ldquo;zero&rdquo; causati da due cadute. Poi, per&ograve;, le porte verso il gradino pi&ugrave; alto del podio si spalancarono al Mugello, dove il rivale Hector Barbera fin&igrave; a terra in modo spaventoso sul rettilineo, mentre era in scia al SIC. Marco seppe ripetersi a Barcellona, al Sachsenring e a Phillip Island, anche perch&eacute; nel frattempo l&rsquo;Aprilia, proprietaria del marchio Gilera, aveva deciso di fornire al romagnolo la versione factory della RSA. E 51 anni dopo Libero Liberati, Simoncelli fu il pilota italiano che riport&ograve; la Gilera all&rsquo;iride (nel mezzo ci riusc&igrave; in 125 Poggiali, sammarinese). Il SIC si fece spazio andando a vincere il titolo su Alvaro Bautista e Mika Kallio con una gara d&rsquo;anticipo, in Malesia, dove tre anni dopo sarebbe scomparso. Indimenticabile resta l&rsquo;immagine del giro d&rsquo;onore senza casco, con la maglietta bianca celebrativa e il gesto delle braccia aperte. "Come un angelo" disse Paolo Simoncelli. Quell&rsquo;immagine simbolica rappresenta idealmente l&rsquo;ultimo capitolo della storia d&rsquo;amore tra l&rsquo;Italia e la 250. Il SIC l&rsquo;anno successivo non riusc&igrave; a ripetersi, pur essendo il pilota pi&ugrave; veloce della categoria, e il titolo and&ograve; a Hiroshi Aoyama. Ma a Phillip Island, Marco firm&ograve; non soltanto la sua ultima vittoria, ma anche l&rsquo;ultimo successo italiano nella categoria. &Egrave; stata l&rsquo;ultima medaglia per un Paese che si &egrave; dimostrato padrone della categoria, come e pi&ugrave; degli Stati Uniti nell&rsquo;era delle 500 due tempi. "I numeri parlano chiaro, non c&rsquo;&egrave; altro da aggiungere" sentenzia Melandri. &ldquo;Abbiamo avuto degli anni pazzeschi &ndash; conclude Poggiali, 'straniero' di passaporto ma non di lingua e soprattutto di estrazione sportiva &ndash; in 250 la nostra scuola ha fatto veramente la differenza creando tanti talenti competitivi e vincenti in ambito mondiale. Bisogna essere fieri del lavoro che &egrave; stato compiuto&rdquo;. Marcellino Lucchi, il super collaudatore della 250       

Dopo il dominio degli anni Novanta, la scuola italiana non si &egrave; fermata, trionfando in 250 con Melandri, il sanmarinese Poggiali e l'indimenticato SIC

Melandri-Poggiali-Simoncelli, trionfatori nella 250 degli anni Duemila

        Quel Mondiale ha fatto la storia: se ne parla ancora oggi. Del resto il successo di Emilio Alzamora &egrave; stato unico nel suo genere: lo spagnolo si laure&ograve; campione del Mondo 125 senza vincere una gara. E contestualmente lo scopritore dei fratelli Marquez tolse a Marco Melandri (ai tempi 17 anni) la possibilit&agrave; di diventare il pi&ugrave; giovane campione del Mondo ogni epoca. Ma l&rsquo;epilogo di quel Mondiale ricco di imprevisti e colpi di scena viene ricordato anche per le polemiche. E un comportamento del quale Melandri oggi non va orgoglioso. Duelli da leggenda: il duello Bianchi-Gresini datato 1985 Inizio di stagione in salita per Marco  L&rsquo;inizio di una nuova stagione del Motomondiale &egrave; sempre un momento di grandi aspettative per i piloti: l&rsquo;edizione del &lsquo;99 part&igrave; con Melandri, che correva con il principale team della Honda, tra i favoriti della 125. L&rsquo;anno precedente, nella prima stagione intera nel Motomondiale, il romagnolo era riuscito a chiudere terzo con 202 punti, alle spalle di Kazuto Sakata e Tomomi Manako, con una bella progressione nella seconda met&agrave; dell&rsquo;annata. Nonostante la giovanissima et&agrave; (vinse la sua prima gara del Motomondiale ad Assen a 15 anni e 324 giorni) &ldquo;Macio&rdquo; aveva gi&agrave; capito che per inseguire il titolo serviva la costanza, e proprio quella virt&ugrave; fu il suo problema nel 1999. Per l&rsquo;enfant prodige la stagione fu immediatamente in salita, visto che nella storica prima del Motomondiale a Sepang, Melandri non era sulla griglia di partenza. Nelle prove, infatti, cadde e si frattur&ograve; il radio sinistro, e fu costretto a saltare anche la successiva gara di Motegi, rientrando a Jerez, dove chiuse ancora con uno zero: &ldquo;Un infortunio stupido &ndash; racconta oggi Melandri &ndash; quando rientrai alla terza gara, anticipando i tempi, avevo ancora un gran male al polso che mi ero rotto. A Jerez mi buttarono gi&ugrave; all&rsquo;ultimo giro mentre ero nono. E mi feci ancora male a met&agrave; stagione, fu tutto molto complicato&rdquo;.  Partito per vincere con Melandri, il Team Playlife si trov&ograve; ugualmente al vertice, grazie per&ograve; a Masao Azuma, che centr&ograve; cinque vittorie nei primi otto GP, compreso il tris iniziale. Alzamora rispose con sei podi in quei primi otto GP, senza mai scendere sotto il sesto posto. Melandri era in difficolt&agrave; ma con il progressivo recupero dall&rsquo;infortunio, anche i risultati si fecero pi&ugrave; costanti: sesto a Le Mans, secondo al Mugello e terzo a Barcellona. Per risollevarsi del tutto mancavano le vittorie, e queste iniziarono ad arrivare quando la stagione sembrava compromessa, dato che Melandri era finito a -82 dalla vetta occupata da Azuma e a -62 da Alzamora: in un&rsquo;ideale staffetta con Azuma &ndash; la coppia del Team Playlife vinse 10 gare! &ndash; il romagnolo infil&ograve; tre successi consecutive. Prima in Germania, dove vinse dopo una bagarre con Alzamora, poi a Brno e Imola. A Valencia, Melandri fece di nuovo uno &ldquo;zero&rdquo; ma poi torn&ograve; alla vittoria a Phillip Island, fu terzo in Sud Africa e secondo a Rio de Janeiro. La gara australiana fu uno dei momenti cruciali della stagione poich&egrave; avvenne un fatto particolare: Alzamora cadde ma seppe rialzarsi e rimontare fino a tagliare il traguardo in quindicesima posizione grazie al compagno di team, Angel Nieto jr., che gli cedette il passo sul traguardo. Quel &ldquo;misero&rdquo; punto si rivel&ograve; decisivo... La gara decisiva. E le annesse polemiche  Prima del conclusivo GP Argentina, la situazione in classifica vedeva Alzamora in testa con 207 punti seguito da Melandri con 201 e Azuma con 190. Allo spagnolo sarebbe bastato un secondo posto, ma al tempo stesso Melandri si sentiva forte: nelle precedenti sei gare in cui aveva tagliato il traguardo, aveva sempre preceduto Alzamora Tuttavia in gara, di fronte a una situazione di tensione che cresceva giro dopo giro, Melandri super&ograve; il limite. Al via, Roberto Locatelli balz&ograve; al comando seguito da Melandri e Alzamora. Poco pi&ugrave; indietro anche Manuel Poggiali, Noboru Ueda e Lucio Cecchinello, mentre Azuma cadde subito. Melandri dovette cercarsi un altro &ldquo;alleato&rdquo; in grado di precedere Alzamora: poteva essere Cecchinello, che prese il largo assieme a Marco, ma anche l&rsquo;attuale team manager in MotoGP scivol&ograve;. Mentre Alzamora super&ograve; Locatelli e sal&igrave; al secondo posto.  A questo punto, la vittoria di un Melandri che aveva preso un vantaggio cospicuo sugli inseguitori non avrebbe avuto alcun valore. Capendo di aver sbagliato strategia, allora, il romagnolo attese lo spagnolo, rallentando vistosamente. Melandri si fece sorpassare e poi prov&ograve; a chiudere la strada in curva al rivale. L&rsquo;intenzione era quella di ostacolarlo per favorire il ritorno di Locatelli. Ma poi si and&ograve; oltre, con un tentativo di &ldquo;spallata&rdquo; per mandare fuori pista Alzamora. Nell&rsquo;ultimo giro le posizioni si cristallizzarono, Marco port&ograve; a casa il successo in gara, ma con il secondo posto Alzamora conquist&ograve; il titolo per un punto. La bufera che si scaten&ograve; dopo offusc&ograve; tutto: ai box venne per poco evitata una discussione accesa tra i due piloti. Lo spagnolo si dichiar&ograve; contento del titolo che reput&ograve; meritato, sebbene non avesse vinto neppure una gara, un fatto raro che non accadeva dal Motomondiale 1989 con Manuel Herreros nella 80. Dall&rsquo;altra parte il romagnolo ribatt&egrave; con parole dure: &ldquo;Credo si sia visto che il pi&ugrave; forte in questa classe &egrave; seduto sulla moto con il numero 13". Melandri si mostr&ograve; rammaricato anche per il mancato aiuto ricevuto dagli altri piloti italiani. "Le moto sono uno sport individuale&rdquo; gliss&ograve; per esempio Locatelli. "Mi sentivo derubato"  Il commento di Marco, a distanza di 21 anni ricostruisce il suo comportamento: &ldquo;Mi sentivo derubato di un campionato che ritenevo mio. Diciamo che non &egrave; stato uno dei gesti pi&ugrave; belli. Credo per&ograve; che se tutto ci&ograve; non fosse avvenuto in quell&rsquo;occasione, magari sarebbe stato un gesto che avrei fatto pi&ugrave; avanti. E invece quando ti succede una cosa del genere impari, e ti fa riflettere per il futuro. Di certo, per&ograve;, a fine gara non andai a complimentarmi con Alzamora, avendo io vinto cinque gare e lui nemmeno una&rdquo;. L&rsquo;allora diciassettenne venne additato come &ldquo;scorretto&rdquo; soprattutto dalla stampa spagnola. La vicenda and&ograve; avanti a lungo e ancora oggi, insieme al brutto infortunio di Mick Doohan in 500 e alla vittoria del Mondiale di Valentino Rossi in 250, quell&rsquo;episodio polemico &egrave; il fatto che pi&ugrave; viene ricordato di quella stagione 1999. Una brutta pagina che Melandri si &egrave; messo alle spalle con il titolo del 2002 in 250. Duelli da leggenda: Jacque e Nakano raccontati da Poncharal       

Pur senza vincere un solo GP, nel 1999 Alzamora conquist&ograve; il titolo per un punto. A Melandri, costretto a inseguire dopo il ko iniziale, non bast&ograve; un recupero prodigioso, e nell&rsquo;ultima gara cerc&ograve; invano il sorpasso, con ogni mezzo. E oggi ammette: "Il mio non fu un bel gesto"

Duelli da leggenda: Alzamora, Melandri e lo "zero" vincente

        Ai microfoni di Dazn Marco Melandri, campione del mondo di 250 nel 2002, ha messo in mostra tutta la sua competenza tecnica e proprio a lui abbiamo chiesto un commento ora che la stagione 2021 si &egrave; conclusa, e quella 2022 sta iniziando con i test pre-stagionali, sul circuito di Jerez. Come avevi predetto a marzo ha vinto Fabio Quartararo, come commenti la sua stagione? &ldquo;Era il pi&ugrave; completo e preparato per giocarsi un mondiale. Il salto dal team satellite a quello ufficiale ha aiutato a dargli quella spinta in pi&ugrave; sulla convinzione, sulla fiducia in s&eacute; stesso. Poi lui &egrave; stato molto bravo perch&eacute; penso che l&rsquo;abbia vinto nelle giornate difficili, tipo Le Mans o in gare dove le gomme non funzionavano al meglio. Nelle ultime gare, una volta vinto il titolo, &egrave; scesa l&rsquo;adrenalina, e non era sicuramente quello di inizio stagione, ma Ducati &egrave; stata molto pi&ugrave; forte delle altre moto&rdquo;. MotoGP, Lorsi Capirossi: "Ducati-Bagnaia &egrave; una combinazione fantastica" Il degno avversario &egrave; stato proprio Pecco Bagnaia, te l&rsquo;aspettavi? &ldquo;S&igrave; perch&eacute; a livello di velocit&agrave; pura sapevo che era molto molto forte e mi aspettavo anche meno difficolt&agrave; per lui a inizio stagione e forse meno supremazia sul finale. Nelle ultime sei gare ha fatto qualcosa di incredibile: era il pi&ugrave; veloce in prova, in gara e spesso anche sul bagnato. Questo &egrave; un bel biglietto da visita per il 2022. Sicuramente anche Ducati &egrave; una moto che va molto bene, perch&eacute; abbiamo visto tanti piloti con stili di guida diversi andare molto forte. Abbiamo visto un podio tutto Ducati su una pista dove storicamente sono sempre andati male, a Valencia, quindi la moto ha fatto un grande passo in avanti&rdquo;.  Come commenti la stagione di Joan Mir? &ldquo;&Egrave; mancato l&rsquo;acuto, ma ha finito terzo in campionato. Pi&ugrave; che Mir &egrave; mancata la Suzuki. A inizio stagione andava proprio male, non hanno lavorato quasi per nulla dallo scorso anno, poi con il sistema holeshot introdotto in Austria Mir ha iniziato a essere veloce anche in prova e lui &egrave; andato sempre forte. A Valencia &egrave; stato l&rsquo;unico a provare a insidiare le Ducati. A Portimao &egrave; stato l&rsquo;unico a seguire Bagnaia per quasi met&agrave; gara. Questo ragazzo &egrave; forte davvero. Il prossimo anno, se Suzuki lavora, lo inserisco nella lotta del Mondiale&rdquo;. MotoGP, Pirro: "Ho chiesto a Valentino Rossi di provare la Ducati e ha detto di s&igrave;" Qual &egrave; stato il momento pi&ugrave; bello per te della stagione? &ldquo;Il pi&ugrave; emozionante &egrave; stato vedere tornare alla vittoria Marc Marquez, l&igrave; proprio ho avuto la pelle d&rsquo;oca. Ho cercato di immedesimarmi in lui, con tutte le difficolt&agrave; che ha avuto. Ha passato due anni davvero durissimi, e quando ti rialzi da un periodo cos&igrave; &egrave; ancora pi&ugrave; bello. Il suo carattere e il suo dna sono sempre gli stessi, non ha mai mollato. Quando ci sono le gare con Marquez in mezzo sono pi&ugrave; belle da vedere. Quella di Aragon dove Bagnaia ha vinto, senza di lui non sarebbe stato cos&igrave; emozionante&rdquo;.  Valentino Rossi si &egrave; ritirato, qual &egrave; il ricordo pi&ugrave; divertente che hai con lui? &ldquo;I pi&ugrave; belli li ho di quando eravamo bambini. Per noi era un gioco e non c&rsquo;erano secondi fini. Quando in inverno spesso ci trovavamo a girare eravamo solo io e lui in giornate dove pioveva o anche nevicava. Giravamo tutto il giorno in maniera spensierata ed era proprio bello. Finivamo fradici, mangiavamo una piadina davanti ad una stufa che ci riscaldava i calzini&rdquo;. Cos&rsquo;ha dato Valentino al motociclismo? &ldquo;Ha dato tanto. Quello che ha dato all&rsquo;inizio &egrave; stato il portare nelle case anche di non appassionati di moto la MotoGP, ha dato popolarit&agrave; e in quel periodo anche la televisione ha aiutato perch&eacute; era alla portata di tutti. Allo stesso tempo dopo c&rsquo;&egrave; stato un effetto boomerang perch&eacute; gli sponsor o andavano con Valentino o preferivano non esserci, perch&eacute; vinceva solo lui. Quindi ad un certo punto ha tolto anche parecchio allo sport in generale e purtroppo &egrave; arrivata anche una tifoseria non da MotoGP, ma calcistica di fanatici e questo &egrave; stato il lato negativo, ma non per colpa sua&rdquo;. Valentino Rossi, quando l'addio di una leggenda &egrave; salutato anche dalla cabala Cosa perde la MotoGP senza Valentino? &ldquo;Come spettacolo nulla, negli ultimi due anni era come se non ci fosse. Per&ograve; perde tanti numeri perch&eacute; per la massa, non essendoci pi&ugrave; Valentino, la MotoGP non &egrave; pi&ugrave; la stessa cosa. Di fatto perde tifosi suoi, non appassionati di moto&rdquo;.  Come commenti il periodo difficile di Marc Marquez? &ldquo;Spero possa tornare a essere competitivo. Porta tanto show quando riesce a lottare. Non penso conosca bene neanche lui la sua situazione, &egrave; un infortunio molto particolare questo della diplopia. &Egrave; una mazzata veramente importante, stava tornando a essere il vero Marquez. La sua vittoria di Misano &egrave; stata davvero significativa. Dovesse riprendersi in tempi brevi torner&agrave; quello di prima, se invece non si dovesse riprendere entro l&rsquo;inizio del 2022 potrebbe essere un problema per lui, moralmente dopo due anni cos&igrave; &egrave; dura rialzarsi&rdquo;. Qual &egrave; la tua opinione sull&rsquo;arrivo di Darryn Binder dalla Moto3 alla MotoGP? &ldquo;Sono rimasto abbastanza sorpreso. Se ci sono tre categorie c&rsquo;&egrave; un motivo e dev&rsquo;esserci un percorso. &Egrave; come se dalle elementari si passasse alle superiori, ancor di pi&ugrave; se sei mediocre in quinta elementare, non un fuoriclasse. &Egrave; strano. Dopo sei anni che guidi una Moto3 il cervello &egrave; focalizzato su quello e da l&igrave; devi cambiare tutti i riferimenti. Non &egrave; cos&igrave; immediato, bisogna ricominciare a imparare. &Egrave; una scelta molto azzardata, &egrave; anche vero che tanti piloti con il cambio di categoria sono andati pi&ugrave; forti. Mai dire mai. Per quanto riguarda la sua pericolosit&agrave; in pista, questo &egrave; un discorso che non ha senso. In MotoGP la moto gli dar&agrave; del lei, sar&agrave; pi&ugrave; calmo di sicuro, se ne accorger&agrave; che &egrave; una cosa diversa. Non per forza di cose arriver&agrave; e far&agrave; dei disastri anche l&igrave;&rdquo;. Dalla famiglia Gardner ai Roberts: padri e figli sul tetto del mondo Guardando al 2022, &egrave; un po&rsquo; prematuro parlarne, ma chi ti aspetti davanti a lottare per il titolo? &ldquo;Mi aspetto che le forze in campo per il Mondiale saranno pi&ugrave; o meno quelle di adesso: Bagnaia, Quartararo e Mir. Sono i tre favoriti, con il punto interrogativo Marquez, se dovesse tornare in forma sar&agrave; della partita anche lui&rdquo;. Non ci metti dentro Franco Morbidelli? &ldquo;L&rsquo;intervento che ha fatto &egrave; stato molto pi&ugrave; invasivo di quello che pensava. Ho avuto il suo stesso infortunio, il professore mi disse che i crociati non me li avrebbe operati perch&eacute; nella velocit&agrave; il problema &egrave; l&rsquo;angolo di chiusura del ginocchio. Una criticit&agrave; importante di questo intervento &egrave; che molto probabilmente vai a perdere gradi di chiusura del ginocchio e sarebbe stato dannosissimo. Questo &egrave; quello che sta soffrendo Franco adesso e secondo me non &egrave; cos&igrave; banale la ripresa. Se non si riprende entro il prossimo mese temo che la mobilit&agrave; nel complesso non la riacquister&agrave; e per questo non lo metto nella lotta del mondiale. Ma a livello di talento e di tecnica mi piace molto&rdquo;.  Cosa ne pensi della lotta in Superbike tra Rea e Razgatlioglu? &ldquo;Ho un debole per il turco, siamo molto amici da sempre, da quando arriv&ograve; in Europa mi &egrave; sempre piaciuto. &Egrave; un personaggio particolare, serio e sulle sue, per&ograve; aveva sempre la battuta pronta ed era molto spontaneo e a livello di guida e di tecnica &egrave; l&rsquo;unico che dalla Superbike potrebbe andare in MotoGP e fare veramente bene: ha un controllo della moto incredibile&rdquo;. Pensi che arriver&agrave; mai in MotoGP?&ldquo;No, per il fatto che &egrave; storicamente un pilota Red Bull e chi gestisce Red Bull in Turchia &egrave; Kenan Sofuoglu, il suo manager. In MotoGP Yamaha &egrave; con Monster e Sofuoglu non gli permetter&agrave; di mollare Red Bull, ha troppi interessi&rdquo;. SBK Indonesia: Rea o Razgatlioglu chi si laureer&agrave; campione? VOTA IL SONDAGGIO       

L&rsquo;ex campione e telecronista di Dazn ha fatto il punto della top class, parlando del piemontese e di Marc Marquez, svelando poi anche per chi tifa in Superbike&hellip;

MotoGP, Melandri: “Bagnaia ha fatto qualcosa di incredibile”

  Valentino Rossi ha annunciato ieri di voler chiudere la sua carriera a fine stagione. Una decisione presa durante la pausa estiva (come lui stesso ha sempre detto) dopo aver valutato attentamente sia l&#39;inizio di stagione sia tutte le opzioni disponibili per il 2022, compresa l&#39;ipotesi di correre per il suo team. In tanti gli hanno chiesto di continuare ma lui ha scelto di dire basta.  Abbiamo chiesto ad alcuni amici ed ex-rivali di Valentino Rossi cosa ne pensassero del suo annuncio ed il primo a rispondere alla chiamata &egrave; stato Marco Melandri.  &quot;La ragione ti porta a dire &quot;basta, &egrave; ora di cambiare&quot;   Abbiamo raggiunto telefonicamente Marco Melandri al quale abbiamo chiesto pi&ugrave; nello specifico cosa ne pensasse del ritiro appena annunciato di Rossi ed ecco quello che ci ha detto: &ldquo;Onestamente &egrave; difficile trovare le parole o dire qualcosa di preciso. Credo che dopo una carriera come la sua, una stagione cos&igrave; difficile, per quanto la passione ti spinga ad andare avanti, la ragione ti porta a dire &#39;basta, &egrave; ora di cambiare&#39;. Quindi secondo me era il momento di farlo ed ha fatto bene a farlo Rossi, non sarebbe stato giusto per lui andare avanti ancora perch&eacute; i tempi sono cambiati e lo stile di guida &egrave; cambiato. E&rsquo; un passo difficile da fare, ma sicuramente adesso si &egrave; tolto un peso e potr&agrave; correre pi&ugrave; rilassato. Poi la paura dopo l&rsquo;ultima gara c&rsquo;&egrave;, ha sempre e solo fatto il pilota e quindi deve capire cosa fare nella vita. Ma ormai Rossi &egrave; un marchio talmente importante che avr&agrave; le strade spianate qualsiasi cosa faccia&rdquo;.  Il ravennate, attuale commentatore tecnico del Motomondiale per DAZN, ha solo belle parole per Valentino Rossi, suo amico-rivale fin dai tempi delle minimoto. Nella giornata di ieri, Melandri ha infatti scritto un post su instagram a proposito del ritiro di Rossi, mettendo anche delle foto che lo ritraggono sia da bambini che da adulti insieme al pilota di Tavullia, con questa didascalia: &ldquo;Lo abbiamo sognato, rincorso, a volte raggiunto (tu 9 volte ed io 1) ed ora siamo al momento dei titoli di coda&hellip;&rdquo;     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)      MotoGP Stiria, ufficiale: Valentino Rossi si ritira a fine stagione 

&ldquo;Qualsiasi cosa faccia avr&agrave; la strada spianata, &egrave; un marchio talmente importante&rdquo; dice in esclusiva per noi il ravennate, ex pilota MotoGP ed oggi commentatore tecnico su DAZN&nbsp;

MotoGP, Melandri: &ldquo;Rossi potr&agrave; correre pi&ugrave; rilassato dopo questo annuncio&rdquo;

La Direzione Gara non ha preso alcun provvedimento per sanzionare il contatto avvenuto tra Joan Mir e Jack Miller durante il Gran Premio di Doha della MotoGP, un episodio che ha fatto molto discutere nel dopo gara di Losail e che suscita clamore anche a distanza di giorni.  I due piloti coinvolti non se le sono certamente mandate a dire. &ldquo;Secondo me lo ha fatto di proposito! Se cos&igrave; fosse, andrebbe sanzionato&rdquo;, ha commentato a caldo il campione del mondo.  Una versione smentita dall&rsquo;australiano della Ducati, che ha catalogato l&rsquo;accaduto come un normale contatto di gara. &ldquo;Io stavo proteggendo la mia traiettoria. Lui &egrave; andato lungo insieme a Rins, voleva rientrare, mentre io non l&rsquo;ho fatto&rdquo;, ha raccontato Miller dopo il Gran Premio. &ldquo;Sono rimasto nella mia posizione e ho cercato di fare la mia gara. Ma non voglio parlarne troppo,&nbsp;sono cose che capitano in gara, avete visto quello che &egrave; accaduto&rdquo;.  MotoGP Doha: il team Ducati Pramac continua a sognare  Il parere di Jorge     Jorge Lorenzo, ormai perfettamente calato nel ruolo di opinionista, ha commentato l&rsquo;episodio nella nuova puntata della sua rubrica Youtube. &ldquo;Mir pu&ograve; essere stato un po&rsquo; troppo aggressivo nel suo tentativo di sorpasso, ma la reazione di Miller all&rsquo;uscita dall&rsquo;ultima curva non mi &egrave; piaciuta&rdquo;, ha commentato il maiorchino, mai troppo tenero nei confronti del numero 43.  &ldquo;L&rsquo;ha guardato un paio di volte, sapeva esattamente dov&rsquo;era, ma non gli ha lasciato spazio pur sapendo benissimo che Mir si sarebbe ritrovato in piena accelerazione in quel punto. Dopo il contatto tra i due Miller ha anche rischiato di colpire Vinales. Grazie a Dio non &egrave; successo nulla, ma secondo me Miller non &egrave; stato corretto&rdquo;.  MotoGP Doha, classifica piloti: Johann Zarco suona la marsigliese  Melandri non le manda a dire     Opinione condivisa da un altro ex campione del mondo, Marco Melandri, che ha analizzato abbastanza duramente quanto accaduto domenica scorsa in Qatar.  &ldquo;Certo, Mir era assolutamente in mezzo e Miller non lo ha fatto apposta. Si nota dalla sua posa composta sulla moto&rdquo; &egrave; il commento, ironico, scritto da Melandri su Instagram, accompagnato da un frame del contatto. &ldquo;Miller avrebbe dovuto pensare solo al risultato invece che dare sfogo a un suo capriccio con una manovra da bandiera nera&rdquo;.  Pareri duri e netti, quelli di Jorge e Marco, e probabilmente non saranno gli unici. Voi, invece, come la pensate?  VOTA IL SONDAGGIO - GP Doha, spallata Miller-Mir: chi ha ragione? 

Il contatto tra Mir e Miller fa ancora discutere: secondo l&#39;ex pilota ravennate, la manovra di Jack &egrave; stata davvero pericolosa. Opinione condivisa da Jorge Lorenzo

MotoGP Doha, Melandri: &ldquo;Miller era da bandiera nera&rdquo;

Domenica 28 marzo scatter&agrave; la MotoGP dal Qatar (qui le dichiarazioni di Dall&#39;Igna)&nbsp; e su DAZN ci sar&agrave; a raccontarla la stessa coppia dell&rsquo;anno scorso, composta da Niccol&ograve; Pavesi e dall&rsquo;ex pilota Marco Melandri. Il ravennate si &egrave; divertito nella sua stagione di debutto ed &egrave; riuscito nel suo obiettivo, ovvero &ldquo;riuscire a trasmettere agli abbonati a casa le sensazioni e i pensieri dei piloti in qualsiasi momento della gara&rdquo;.  Guarda la MotoGP live su DAZN,. Attiva Ora  Curiosit&agrave; interessanti   Oggi &egrave; stata presentata la nuova stagione motori su DAZN che trasmetter&agrave; anche altri due contenuti che faranno capo a Melandri. Si tratta di &ldquo;Officina Melandri&rdquo;, una serie di 3 episodi che si svolge nei reparti corse di Ducati, Yamaha e Aprilia, e di &ldquo;S-Piega Melandri, in cui l&rsquo;ex pilota e campione del mondo racconta stili di guida unici che contraddistinguono i piloti protagonisti del Mondiale.  Del primo appuntamento ha raccontato: &ldquo;Il pubblico pensa che quando non ci sia il campionato i team vadano in vacanza, invece il grosso del risultato della stagione viene fatto proprio in inverno e ci sono tantissime persone coinvolte. C&rsquo;&egrave; la tecnologia, ma c&rsquo;&egrave; l&rsquo;essere umano a guidarlo e il processo di sviluppo della moto &egrave; veramente lungo e complicato&rdquo;.&nbsp;    Via di pronostici   Chi vincer&agrave; quest&rsquo;anno la top class? Melandri dall&rsquo;alto della sua esperienza, dopo aver azzeccato quello dell&rsquo;anno scorso, ha detto senza mezzi termini: &ldquo;Quest&rsquo;anno il favorito &egrave; Quartararo. L&rsquo;anno scorso si &egrave; trovato a giocarsi un Mondiale per la prima volta e sicuramente non era pronto, ha imparato tanto e il salto nella squadra ufficiale gli ha dato una motivazione extra. Sentir&agrave; il supporto dell&rsquo;azienda che lo spinger&agrave; a dare qualcosa in pi&ugrave; anche nei momenti difficili. Sorpresa outsider: Miguel Oliveira&rdquo;. Pavesi ha invece puntato su un altro nome: &ldquo;Marc Marquez&quot;.  E nel portoghese Melandri dice di rivedersi. &ldquo;Nella sua pulizia di guida. Anche se fare paragoni &egrave; complicato. &Egrave; della nuova generazione, ma &egrave; molto molto composto, molto preciso, cerca di centellinare le energie nel corso della gara&quot;.  MotoGP, Ezpeleta: &quot;I piloti vaccinati un modello per la societ&agrave;&quot;  &quot;Deve capire cosa fare da grande con il team VR46&quot;   Il futuro di Valentino Rossi &egrave; ora un punto interrogativo e il suo ex rivale ha spiegato: &ldquo;Deve capire cosa vorr&agrave; fare da grande con il team VR46. Se vorr&agrave; entrare in MotoGP bisogner&agrave; capire con che moto lo far&agrave;. Se volesse Yamaha, potrebbe creare malumori con Petronas. Dovr&agrave; muovere tutte le pedine nel modo giusto&quot;. Situazioni non facili da gestire e nel frattempo dovr&agrave; pensare anche alla stagione: &quot;Mi aspetto delle gare da protagonista. Cambiare ambiente fa bene e ringiovanisce. Ci ha fatto vedere in passato di tirare fuori qualche jolly dal mazzo, chiss&agrave; se gi&agrave; in Qatar lo vedremo lottare per il podio&quot;.  Infine l&#39;ex pilota, vincente nella 250 nel 2002, ha detto la sua su Marc Marquez: &quot;Penso stia veramente bene, ha condiviso una foto sui social e ha fatto capire di essere di buonumore. Questo dopo esser tornato alla guida di una moto&quot;.  MotoGP, Marc Marquez &egrave; tornato: &quot;Da tempo non mi divertivo cos&igrave;&quot;  Attiva ora e guarda le gare di MotoGP, Moto2 e Moto3 live e on demand 

Anche quest&rsquo;anno il ravennate racconter&agrave; la top class e prima del via della stagione ha commentato i temi caldi: da Marquez al futuro di Valentino Rossi

DAZN, Melandri: &ldquo;In MotoGP il favorito &egrave; Quartararo&rdquo;

A marzo dello scorso anno scattava il lockdown, con lo scoppio della pandemia di Covid-19. E tra i promotori dello slogan &quot;Io Resto a Casa&quot; si era distinto Marco Melandri, autore di un paio di scatti provocanti con la compagna Manuela Raffaet&agrave;. A un anno di distanza, rivediamo qualche foto della top model che ha fatto compagnia a &quot;Macho&quot; durante la quarantena

Un anno fa, Io Resto a Casa... con Manuela

Sul suo profilo Instagram Marco Melandri (qui il suo ricordo di Fausto Gresini) di tanto in tanto tira fuori momenti indelebili del suo passato e li condivide con i suoi tifosi. Questa volta il protagonista del ricordo &egrave; un campionissimo delle quattro ruote, il sette volte iridato di Formula 1 Michael Schumacher. L&rsquo;occasione era il Wroom, ovvero la presentazione della squadra Ducati MotoGP e di quella Ferrari del 2008, quando si tenevano nella bella cornice di Madonna di Campiglio.&nbsp;  La passione viscerale   Melandri quell&#39;anno faceva coppia con Casey Stoner, iridato nella passata stagione con la Casa di Borgo Panigale, e ha rivelato che una parte della serata l&rsquo;aveva passata a parlare con il grande &ldquo;Schumi&rdquo;. Nella didascalia infatti ha svelato: &ldquo;Quella sera!! Quando LA leggenda ti fa mille ti fa mille domande sulla MotoGP come fosse un bambino!!!&rdquo; E nella foto si percepisce la gioia del tedesco accanto all&#39;ex campione iridato della 250. Spesso i piloti di auto condividono la passione per le moto (e viceversa), del resto alla base ci sono sempre gli stessi ingredienti: velocit&agrave;, adrenalina e motori.     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)      MotoGP, Melandri: &quot;Ecco com&#39;era la mia caviglia a Laguna Seca 2007&quot; 

Il ravennate ha condiviso sui social un ricordo con una delle bandiere pi&ugrave; importanti della Formula, nonch&eacute; un vero appassionato di MotoGP

MotoGP, Melandri e il ricordo di Michael Schumacher

The death and subsequent funeral of Fausto Gresini continue to resonate with the motorcycle world and will probably do so for some time to come. A few days on, and some of Fausto&rsquo;s former riders continue to share their memories, Marco Melandri included. It was thanks to team Gresini that the Italian was able to relaunch his career after two complicated years with Yamaha, finishing in second place overall in 2005, his first year with the team, and enjoying significant success aboard the Honda. Marco has even offered the team his services, in an advisory capacity, should team Gresini be interested.  Melandri&rsquo;s memory   The Italian has opened his personal album of memories, looking back to when he first met Gresini in 2004. Movistar wanted Pedrosa but Gresini pushed for Melandri, with Marco eventually signing a contract with Fausto&rsquo;s team without the intervention of a manager.  &quot;It was at the end of 2004 when we took risks to race together! I turned down Yamaha Tech3 in order to wait for you, you risked everything to push for me rather than Pedrosa, who Movistar wanted - writes Marco &ndash; I had no manager and negotiated the contract with you, with the help of our friend Alberto Vergani. I convinced you that if I finished top three, I&rsquo;d deserve a top rider&rsquo;s salary, reminding you how many factory bikes we&rsquo;d have to beat&hellip; I&rsquo;ll never forget what you said after this photo was taken (victory in Turkey). You, me and Verga... You took my face in your hands and said: &#39;Marchino! F**k, how much you&rsquo;re costing me, but how happy I am to spend money this way!!!! And what a laugh we had that evening with the team!!! And now I tell you, f**k, how much I&rsquo;m going to miss you!!!! And if Gresini Racing needs any advice, I&rsquo;m there, in friendship!!! In the same spirit as our relationship!!! Ciao Champ!&quot;     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)      Translated by Heather Watson  MotoGP: who was Fausto Gresini 

Marco thinks back to when he first met the Italian manager and offers to help the team that relaunched him after two difficult years with Yamaha

MotoGP: when Marco Melandri first met Fausto Gresini

Non si &egrave; ancora sopita (e crediamo che difficilmente si sopir&agrave; nel breve) l&rsquo;eco della morte e del conseguente funerale di Fausto Gresini, celebrato sabato mattina in forma privata nella cornice dell&rsquo;Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola.&nbsp;  A pochi giorni di distanza riaffiorano i ricordi degli ex piloti del team di Fausto, tra i quali Marco Melandri che con il manager ha stretto un legame fortissimo di amicizia. E&rsquo; proprio grazie al team Gresini che il ravennate si &egrave; rilanciato dopo due anni complessi in Yamaha, raccogliendo il secondo posto finale nel 2005 al debutto con il team ed importanti successi con la Honda. Marco si &egrave; anche proposto al team come &quot;consigliere&quot; qualora il team Gresini lo volesse.    Il ricordo di Melandri   Nella giornata di ieri, il ravennate ha aperto il suo personale album dei ricordi ripercorrendo quel primo incontro con Gresini risalente alla fine del 2004. Movistar voleva Pedrosa ma Gresini spinse per prendere Melandri, contratto concluso tra Marco ed il team di Fausto, senza che il ravennate avesse un manager.  &quot;Era fine 2004 quando ci siamo presi rischi per correre insieme! Io rifiutai Yamaha Tech3 per aspettarti, tu rischiasti tutto spingendo per me anzi per per Pedrosa come voluto Movistar.. - ha scritto Marco -. Ero senza manager e trattai io il contratto con te, con Aberto Vergani che mi dava consigli in amicizia. Ti convinsi che se fossi arrivato nei 3 in campionato meritavo uno stipendio da Top rider ricordandoti quante moto ufficiali avremo dovuto metterci dietro... Non dimentichero mai le tue parole subito dopo questa foto ( vittoria in Turchia ). Eravamo io , te e il Verga... Mi presi il viso con le mani e mi dissi: &#39;Marchino! Ca**o se mi costi, ma quanto sono felice di spenderli cosi!!!!&#39; Che risate poi la sera con tutta la squadra!!! Ora te lo dico io! Quanto ca**o mi mancherai!!!! Ma se la Gresini Racing avra bisogno di un consiglio, io ci sar&ograve;, e in amicizia!!! Come il nostro rapporto!!! Ciao Campione!&quot;     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)     

Il ravennate ricorda il primo incontro con il manager imolese e si offre di dare una mano al team che lo ha rilanciato dopo i due anni difficili in Yamaha

MotoGP: Marco Melandri e il primo incontro con Fausto Gresini

Riders are often considered superheroes for what they do on track, and sometimes they really are, particularly when they manage to race at speeds of more than 300 km/h despite injury. And this was exactly what Marco Melandri did when, back in 2007, he raced at Laguna Seca on Sunday, after being caught up in a serious accident on the Saturday, when he collided with Kurtis Roberts.  What a race!   And he didn&rsquo;t just manage to race, but carved his way through the field in spectacular style, going from tenth on the grid to the podium, crossing the line third behind Valentino Rossi. Having posted a photo of his injured left ankle on social media, Marco comments: &ldquo;When I see this photo of my ankle after the 2007 Laguna Seca MotoGP, I wonder how on earth I reached the podium. Luckily I didn&rsquo;t find out it was broken until I got back to Italy...&rdquo;  He goes on to add some behind-the-scenes detail: &ldquo;Doctor Costa did his magic. I asked him for another infiltration just before the race and he said: &ldquo;If I give you another you&rsquo;ll be asleep too!&rdquo;     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)      Translated by Heather Watson  MotoGP, Rea: &ldquo;I was ready to replace Pedrosa at Honda&rdquo; 

The Italian comes across a photo that shows his swollen ankle after a podium finish at the American track

MotoGP, Melandri: &ldquo;This was my ankle at Laguna Seca in 2007&rdquo;

Spesso i piloti vengono considerati supereroi per le loro prodezze in pista, e a volte un po&rsquo; lo sono davvero, per esempio quando riescono a correre, a portare una moto a oltre 300 km orari, nonostante il dolore degli infortuni. Questo &egrave; stato il caso di Marco Melandri (qui potete vedere la sua uscita sulla EMTB di Alex Puzar) quando nel 2007, sulla pista di Laguna Seca, riusc&igrave; a correre alla domenica nonostante la brutta caduta del sabato, avvenuta dopo aver urtato Kurtiss Roberts.  Che gara!   Ma non solo riusc&igrave; a correre, fece anche una grandiosa rimonta dalla decima casella e chiuse a podio, dopo aver tagliato il traguardo in terza posizione davanti a Valentino Rossi. Dall&rsquo;album dei ricordi ha tirato fuori la foto della sua caviglia sinistra infortunata e ha commentato: &ldquo;Quando vedo questa foto del dopo gara MotoGP di Laguna Seca 2007 mi chiedo come cavolo feci ad andare a podio&hellip; Per fortuna scoprii solo una volta tornato in Italia di avere l&rsquo;astragalo rotto...&rdquo;  Un commento accompagnato poi da un dietro le quinte simpatico: &ldquo;Il Dott Costa mi fece una delle sue magie... Gli chiesi un&rsquo;ultima infiltrazione di anestetizzante prima della gara e lui mi rispose: &ldquo;Se te ne faccio un&rsquo;altra ti addormenti anche te!!&rdquo;  Ecco la foto in questione:     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)      DAZN, &quot;Misano Confidential&quot;: Melandri racconta la sua Misano e svela un dettagli sul titolo 2015 

Il ravennate ha tirato fuori una foto dall&rsquo;album dei ricordi, che raffigura la sua caviglia gonfia dopo il podio conquistato sulla pista americana

MotoGP, Melandri: &ldquo;Ecco com&#39;era la mia caviglia a Laguna Seca 2007&rdquo;

Il mondo delle corse ha tanti lati positivi, e tante belle storie da raccontare, che spesso incamerano grandi rivalit&agrave; ma anche e soprattutto grandi amicizie. E&rsquo; il caso di Marco Melandri e Fausto Gresini, che insieme hanno scritto pagine bellissime delle loro carriere (rispettivamente) da pilota e team manager, soprattutto nel triennio 2005 - 2007 marchiato Honda, che port&ograve; in dote cinque vittorie e svariati piazzamenti sul podio.  Anni cos&igrave; positivi non posso che far nascere un qualcosa di superiore alla semplice collaborazione lavorativa, che diventa infatti rapidamente un&rsquo;amicizia, forte e solida ancora oggi. Non possono dunque venire dal cuore le parole del ravennate nei confronti del suo ex team manager, alle prese con la battaglia contro Covid anche nel giorno del suo sessantesimo compleanno.  Melandri: &ldquo;Fausto mi &egrave; sempre stato vicino&rdquo;     &ldquo;Fausto &egrave; una delle migliori persone che ho incontrato nella mia vita &ndash; racconta Melandri - in generale. Oltre a essere stato un grande capo &egrave; sempre stato anche un grande amico, dato che mi &egrave; stato vicino anche in momenti per me complicati, come il periodo in Ducati. Vederlo nella situazione attuale quindi &egrave; difficile, ma sono sicuro che sta lottando e lotter&agrave; per tornare al pi&ugrave; presto, dato che il verbo mollare non fa parte del suo vocabolario&rdquo;.  La simpatia di chi parla per chi viene raccontato &egrave; tangibile, tra complimenti ed aneddoti, legati sia alla pista che alla vita di tutti i giorni.  &ldquo;Durante i nostri anni insieme Fausto &egrave; stato sempre tanto professionale nel lavoro quanto divertente in tutti gli altri momenti. Mi ricordo un mio compleanno a Marina di Ravenna, con lui sul tetto del tandem (ride ndr). C&rsquo;&egrave; sempre stata una bellissima intesa tra noi - conclude il ravennate - ed &egrave; davvero una bellissima cosa&rdquo;.  Marquez intensifica gli allenamenti pensando al ritorno in pista 

Il team manager romagnolo compie oggi 60 anni, mentre lotta con forza contro il Covid-19. Il pensiero di Marco: &quot;Una delle migliori persone che ho incontrato, mi &egrave; sempre stato vicino&quot;

MotoGP, Melandri e gli auguri a Gresini: &ldquo;Mollare non &egrave; nel suo vocabolario&rdquo;

  L&rsquo;ultima decade della storia del mondiale Superbike ha senza dubbio in copertina il volto di Jonathan Rea, dominatore incontrastato della categoria dal 2015, ma non solo. Tanti piloti hanno infatti contribuito a rendere ogni stagione spettacolare, spesso grazie a cambi di team che hanno mescolato le carte in tavola, anche grazie all&rsquo;arrivo o alla dipartita della case.  Ripercorriamo dunque i cambi di colori pi&ugrave; significativi degli ultimi anni, in attesa di vedere se il dominio di Johnny Rea continuer&agrave;, o se qualcuno (Redding? Rinaldi? Razgatlioglu?) riuscir&agrave; a spodestare il re dal suo oramai consolidato trono.  (2009)&nbsp;Biaggi ed Aprilia si prendono la scena     La decade 2010 &ndash; 2020 si apre con un successo totalmente a tinte tricolori, grazie al binomio formidabile formato da Max Biaggi ed Aprilia. Nel 2008 la casa di Noale annuncia il proprio ritorno in SBK per l&rsquo;anno successivo, con l&rsquo;ausilio di una nuova e portentosa creatura, la RSV4, destinata a diventare un vero gioiello della categoria. Per la stagione di debutto Aprilia sceglie come piloti Shinya Nakano e soprattutto Max Biaggi, reduce dalle sue prime due stagioni in SBK con il team Alstare Suzuki e con il team Sterilgarda Ducati.  Gi&agrave; nella prima stagione la RSV4 si dimostra un ottimo mezzo, che permette a Max di ottenere 9 podi, tra i quali la prima vittoria del nuovo corso Aprilia a Brno, chiudendo l&rsquo;annata con la quarta posizione finale. Dopo una prima stagione di apprendistato, ecco il trionfo: nel 2010 Biaggi conquista 10 vittorie ed un totale di 14 podi, spezzando la resistenza di Leon Haslam e conquistando il suo quinto alloro iridato. Il romano e la casa italiana concederanno il bis nel 2012, quando solo mezzo punto separer&agrave; il campione Biaggi dallo sconfitto Tom Sykes, che si rifar&agrave; per&ograve; l&rsquo;anno successivo.  &nbsp;  &nbsp;  (2010)&nbsp;La classe operaia in paradiso: Checa ed il team Althea    Nell&rsquo;anno in cui Max Biaggi vince il suo primo titolo con Aprilia, Carlos Checa sbarca nel team Althea di Genesio Bevilacqua, all&rsquo;et&agrave; di 38 anni. Sin da subito lo spagnolo si mostra veloce in sella alla Ducati 1098 del team romano, conquistando Gara 2 a Phillip Island. Ad Imola Carlos vivr&agrave; il suo weekend magico, conquistando entrambe le manche in programma, chiudendo poi la stagione con il terzo posto in campionato.  Colpo di fortuna? Nemmeno un po&rsquo;, perch&eacute; l&rsquo;anno successivo il sogno si realizza. Nonostante la presenza di pi&ugrave; di un team ufficiale (Aprilia su tutti ndr) Checa conquista nel corso della stagione 15 successi, mantenendo la testa del campionato dal primo round di Phillip Island sino all&rsquo;ultimo di Portimao, vincendo quello che ad oggi &egrave; l&rsquo;ultimo titolo SBK per Ducati. Il sodalizio tra Checa ed Althea proseguir&agrave; anche l&rsquo;anno successivo, con la quarta posizione finale in campionato, griffata da 4 vittorie di manche.  &nbsp;(2012)&nbsp;Melandri e BMW: rammarico mondiale    Marco Melandri debutta in SBK nel 2011, risultando subito in grado di lottare per le prime posizioni in sella alla Yamaha del team ufficiale. L&rsquo;anno dopo la sua strada si intreccia con quella di BMW, che sbarca in pompa magna nel campionato ha il titolo come obiettivo primario: Marco entra a far parte del team ufficiale della casa bavarese, e andr&agrave; davvero ad un passo dall&rsquo;obiettivo.  In Gara 1 in Australia entra subito nella storia della casa, conquistando il miglior risultato per BMW in SBK, ossia il secondo posto. Nei successivi round Melandri non brilla, ma a Donington (quarto round stagionale) ecco la prima vittoria, che rilancia il romagnolo verso il titolo. A Mosca Marco conquista una seconda piazza ed una vittoria, che gli permettono di andarsene con la leadership di campionato, a tre round dalla conclusione: proprio in quel periodo per&ograve; (come ampiamente raccontato dallo stesso pilota azzurro) BMW annuncia la chiusura del team ufficiale, cosa che destabilizza il team ma soprattutto il pilota, che nelle ultime sei manche incassa cos&igrave; ben cinque zeri, chiudendo terzo un campionato che sembrava davvero nelle sue mani.  &nbsp;  &nbsp;  (2013)&nbsp;Una vittoria a sorpresa: Guintoli ed Aprilia    Partito Max Biaggi, in Aprilia si cerca un sostituto da affiancare a Eugene Laverty, e la scelta ricade su Sylvain Guintoli, trasferitosi tra le derivate di serie da tre stagioni. Il francese si adatta rapidamente alla RSV4, vincendo gi&agrave; la prima manche del primo round stagionale, per poi salire sul podio per altre quattro manche consecutive. Nel corso della stagione non arriveranno altre vittorie, ma i tanti podi del francese (insieme ai punti ottenuti da Leverty) permetteranno ad Aprilia di festeggiare il titolo costruttori.  L&rsquo;anno successivo Aprilia decide di separarsi da Laverty, accogliendo il figliol prodigo Melandri, campione 250 con la casa di Noale nel 2002 e desiderosi di cogliere il suo primo alloro in SBK. Il romagnolo per&ograve; incappa in alcuni e decisivi zeri, mentre il suo compagno Guintoli &egrave; una vera macchina da risultati, tanto da riuscire a completare tutte le manche in calendario: saranno solo cinque le vittorie per il francese, di cui due nell&rsquo;ultimo e decisivo round del Qatar, che permetteranno al numero 50 di conquistare il suo primo (sorprendente) titolo mondiale.  (2014)&nbsp;Davies e Ducati: ad un centimetro dal sogno    Una dei matrimoni pi&ugrave; lunghi della recente storia della Superbike. Chaz Davies entra a far parte del team ufficiale Ducati (tornato dopo l&rsquo;assenza dell&rsquo;anno precedente) nel 2014, dopo due stagioni in categoria tra Aprilia e BMW. Le aspettative non mancano, ma l&rsquo;annata porter&agrave; in dote solo quattro podi e la sesta posizione finale.  Nel 2015 entra in scena Aruba, nella persona di Stefano Cecconi, che prende le redini di quello che diventer&agrave; il &ldquo;team clienti a forti tinte ufficiali&rdquo; di Ducati. Davies in questa &ldquo;nuova&rdquo; struttura rinasce, e coglie per ben tre stagioni su quattro (2015, 2017 e 2018) il secondo posto in campionato, sempre alle spalle di un fenomenale Jonathan Rea, con l&rsquo;intermezzo della terza piazza ottenuta nel 2016, dove domina il finale di stagione conquistando le ultime sei manche.  L&rsquo;arrivo della Panigale V4 non aiuta Davies, che nel 2019 fatica non poco, mentre mostra segnali di ripresa nel 2020, anno in cui per&ograve; si interrompe il suo idillio con il team Ducati Aruba, senza essere riuscito a centrare quel tanto sognato ed agognato titolo mondiale. Che il 2021 possa regalare sorprese?  &nbsp;  &nbsp;  (2015)&nbsp;Il binomio perfetto: Rea e Kawasaki    Nelle sei stagioni disputate in sella alla Honda, pareva chiaro a tanti addetti ai lavori come Jonathan Rea ci mettesse tanto del suo per cogliere certi risultati, quanto pareva chiaro che, con una moto pronta per vincere, Johnny avrebbe potuto davvero spiccare il volo.  Questo accade nel 2015, quando Kawasaki decide di puntare sul ragazzo di Ballymena, affiancandolo a Tom Sykes, campione nel 2013 e vice campione l&rsquo;anno successivo. Come detto in tanti si aspettavano un decisivo passo in avanti da parte di Rea una volta vestitosi di verde, ma in pochi potevano prevedere cosa sarebbe successo: sei titoli mondiali consecutivi conquistati, e la palma di pilota pi&ugrave; titolato della storia del mondiale Superbike. Ogni parola in pi&ugrave; sarebbe superflua.  &nbsp;(2018)&nbsp;Razgatlioglu fa sognare il team Puccetti    In questo caso non si parla di titoli sfumati o conquistati, quanto di una dimostrazione di talento, ossia quella che Toprak Razgatlioglu sforna durante la sua permanenza nel team Puccetti. Dopo aver mancato per pochi punti il titolo in Stock1000 (a favore di Michael Rinaldi), il turco sbarca in SBK nel 2018, ben accudito da Kawasaki e Kenan Sofuoglu, che gli mettono tra le mani la Kawasaki del team italiano, struttura clienti di riferimento della casa di Akashi.  Nella sua prima stagione completa Toprak mostra alcuni comprensibili segni di immaturit&agrave;, ma riesce a raccogliere i suoi primi due podi in classe regina, a Donington e San Juan, terminando la sua stagione di debutto in nona posizione. Nel 2019 il turco si presenta ai nastri di partenza notevolmente cresciuto, portando la sua Kawasaki ben 13 volte sul podio, e centrando soprattutto la sua prima vittoria in gara 1 a Magny &ndash; Cours, subito bissata nella Superpole Race.  A fine stagione conquista il titolo riservato ai piloti indipendenti, grazie alla quinta posizione finale: in tanto lo vedono pronto per approdare nel team ufficiale Kawasaki, ma ecco la decisione a sorpresa (circa), ossia il passaggio in Yamaha.  &nbsp;(2019)&nbsp;Bautista e Ducati: un dominio a met&agrave;    Di stagioni da debuttante entusiasmanti in una nuova categoria ve ne sono state diverse nel corso della storia, ma le prime 11 manche di Alvaro Bautista in Superbike sono probabilmente irripetibili. Arrivato tra le derivate di serie nel 2019, lo spagnolo ha portato a battesimo (insieme a Davies) la nuova Ducati Panigale V4, l&rsquo;arma creata da Ducati per interrompere il dominio di Rea e Kawasaki.  Alvaro si trova sin da subito a meraviglia con la V4, anche grazie alla sua guida condizionata dal grande passato in 250, e nei primi quattro round della stagione annienta gli avversari, conquistando costantemente la vittoria. Incredibilmente per&ograve; la favola di Alvaro e del team Ducati Aruba non termina con il lieto fine, dato che da Misano in poi il castello costruito da Bautista comincia a crollare, complici i molteplici zero e le difficolt&agrave; tecniche insorte, che consegnano nelle mani di Jonathan Rea un titolo a dir poco inaspettato.  SBK, la sfida Kawasaki-Ducati aprir&agrave; il 2021 nei test di Jerez 

Rea in Kawasaki ma non solo. Dal sodalizio felice Biaggi - Aprilia fino a quello complicato Melandri - Aprilia, passando per la favola di Checa con Althea ed il lungo idillio Davies - Ducati Aruba

SBK, i colpi di mercato pi&ugrave; importanti degli ultimi dieci anni

Il Misano World Circuit Marco Simoncelli ospita uno dei due Gran Premi che la MotoGP disputa in Italia e per la maggior parte dei piloti italiani &egrave; &ldquo;di casa&rdquo;, ovvero a pochi chilometri da dove vivono. Oggi 25 dicembre DAZN trasmetter&agrave; in esclusiva lo speciale &ldquo;Misano Confidential&rdquo; che ha in Marco Melandri il grande protagonista.  La voce della MotoGP su DAZN, che affianca Niccol&ograve; Pavesi, si &egrave; sdoppiato vestendo prima i panni del pilota e girando la pista alla guida della Ducati V2 955 del Barni Racing Team, e poi &egrave; diventata la voce narrante di molti episodi accaduti su questa pista, oltre a svelare ogni segreto per andare veloce e diversi aneddoti.  I ricordi   Melandri racconta: &ldquo;Quando ripenso a Misano la prima cosa che mi viene in mente &egrave; quando venivo da bambino a vedere le gare dal prato. Vedevo questi eroi in moto e sognavo di vedermi da grande a essere uno di loro&rdquo;. E ci &egrave; riuscito.  &ldquo;Macio&rdquo; &egrave; stato autore di una carriera pi&ugrave; che ventennale tra Mondiale e Superbike, dove ha raccolto un titolo mondiale, in 250 cc nel 2002 e tanti primati, tra cui quello di essere il pilota italiano pi&ugrave; vincente in Superbike (con 22 successi). E i suoi ricordi pi&ugrave; belli a Misano? &ldquo;Il miglior risultato qui in MotoGP l&rsquo;ho ottenuto nel 2007, quando terminai quarto dopo aver &ldquo;lanciato&rdquo; la moto in tribuna il sabato, fu un weekend strano. Vinse Stoner, ipotecando il Mondiale, e poi nel 2008 diventammo anche compagni di squadra&rdquo;. Riusc&igrave; a fare meglio in Superbike: &ldquo;Nel 2017 caddi in Gara1 alla curva Rio, ma vinsi Gara2. Poi nel 2018 andai a podio e nel 2019 mi sdraiai nuovamente mentre lottavo per il podio&rdquo;.  SBK, esclusiva Barnab&ograve;: &quot;Per Rabat la moto &egrave; la sua vita&quot;  Il potere di Maradona   Da spettatore invece ha raccontato due episodi che gli sono rimasti impressi. In entrambi il protagonista &egrave; Valentino Rossi: &ldquo;Nel 2008 Valentino partiva dalla seconda casella, Diego Armando Maradona venne in griglia di partenza, gli baci&ograve; la mano destra, quella del gas. Quel gas che serve dare per arrivare alla prima variante davanti a tutti. E con quel bacio, Valentino, la gara la vinse!&rdquo;  MotoGP, Haro: &quot;Marc Marquez ha numeri migliori di Valentino Rossi&quot;  Il secondo, invece, &egrave; ben pi&ugrave; amaro e torna su uno dei temi scottanti del motociclismo moderno: &ldquo;Questo ingresso in pit lane nel 2015 &egrave; stato decisivo per il campionato del mondo. Rossi era in testa alla gara, sbagli&ograve; il cambio gomme, l&rsquo;ingresso ai box di un paio di giri e rientr&ograve; in pista in quinta posizione perdendo 14 punti&rdquo;.  Facendo una metafora, come potrebbe descrivere questa pista &ldquo;Macio&rdquo;? Semplice: &ldquo;Misano &egrave; come un vestito sartoriale, bellissimo ma se tiri troppo&hellip; A volte si strappa!&rdquo;  MotoGP, Lucio Cecchinello resta fedele a Honda: &quot;Con HRC fino al 2022&quot; 

Nello speciale in onda oggi, a Natale, il ravennate si &egrave; sdoppiato vestendo i panni del pilota, svelando ogni segreto, raccontando anche aneddoti personali e non

DAZN, &ldquo;Misano Confidential&rdquo;: Melandri racconta la sua Misano e svela un dettaglio sul titolo 2015

        Se un vostro caro ama le moto e non sapete cosa regalargli, potremmo avere l'idea giusta per voi. Stiamo parlando della Desmosedici GP8, Ducati utilizzata in MotoGP&nbsp;nel 2008 e messa in vendita on line in queste ore. Un autentico gioiello, sia nelle fattezze che nel prezzo: 449.000 euro, non proprio alla portata di tutti. Un bolide da 260 CV   La GP8, dotata di motore da 800cc di cilindrata e 191 kW di potenza (circa 260 Cv) fu la creatura realizzata da Filippo Preziosi per difendere il Mondiale conquistato nel 2007. Guidata da Casey Stoner e Marco Melandri, la GP8 conquist&ograve; 6 vittorie e 11 podi, tutti ottenuti per mano dell'australiano, che si guadagn&ograve; il secondo posto finale con 280 punti, contro i 373 accumulati da Valentino Rossi. Un cimelio che farebbe felice qualunque appassionato. MotoGP, Tardozzi: &ldquo;C'&egrave; da riflettere molto per il futuro&rdquo;       

Il bolide utilizzato nel 2008 da Casey Stoner e Marco Melandri &egrave; proposto alla cifra di 449.000 euro

131 risultati per 'Marco%20Melandri'

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